5 Star Frog Splash #231 – L’eterna lotta fra sport e entertainment

Sport-entertainment. In questo brutto termine coniato dalla mefistofelica mente di Vince McMahon risiede l’essenza del wrestling, il segreto del suo successo e la grande contraddizione che si porta dietro. E’ un intrattenimento sportivo, o uno sport spettacolare? Da decenni schiere di tifosi, fan medi e detrattori si scannano per dare una risposta univoca a questa domanda, ma nessuno ci è mai riuscito in maniera esauriente. Fino ad oggi. Adesso i vostri dubbi esistenziali saranno soddisfatti, e potrete dire di avere compreso la natura di questa disciplina che tanto ci appassiona.


“Ma non ci sono dubbi!” diranno gli smartoni più estremi, tronfi e burbanzosi nella loro boria. “Si tratta di un semplice spettacolo dove i lottatori sono come i clown del circo che cercano di far ridere i gonzi, o i trapezisti e i funamboli che eseguono manovre aeree per il gusto di strappare un applauso dal pubblico!” Eh no, amici miei. Il wrestling è uno SPORT. Ci sono vincitori e vinti, c’è la competizione, ci sono addirittura cinture e campionati mondiali che premiano i più bravi.

Non vi è nulla di diverso da discipline come il pugilato o le MMA. E’ trasmesso su canali sportivi a pagamento. E si può scommettere sui risultati in modo legale, vincendo pure dei gran soldi se si è così bravi da imbroccare la sorpresa. “Ma i risultati sono decisi a tavolino dai promoter!” diranno i detrattori. Noi non lo possiamo sapere, e in ogni caso non ne siamo a conoscenza prima dell’incontro. E’ ora quindi di accettare la realtà. Siamo fan di uno sport e non di uno spettacolo.

Ma uno sport è di per sè qualcosa di noioso e ripetitivo, che non ci appassiona se non abbiamo in gioco degli autentici interessi personali. Io pur amando il calcio, riesco a seguire live solo le partite della mia squadra e (non sempre) quelle delle compagini rivali dirette. Per tutte le altre mi strarompo i maroni dopo un paio di minuti. Non sono mai riuscito a guardare i team stranieri affrontarsi fra loro in Champions League, perchè non me ne può fregare di meno di chi vince o perde. Guardo tutte le partite dei Mondiali, ma solo in virtù delle simpatie / antipatie che nutro per le singole nazioni. Ora pensate al wrestling.

Non si tratta di un film con effetti speciali, c’è posto solo per una piccola varietà di azioni che i lottatori riusciranno a eseguire. Si finiranno per vedere sempre le stesse mosse, le stesse sequenze, ripetute all’infinito magari non nello stesso match ma di certo in tutte le esibizioni dello stesso lottatore. Dopo un po’ diventa barboso, meccanico e sarà difficile trovare un motivo per seguire interi show di 3 ore, tanto più che per forza di cose non tutti i wrestler ci piaceranno allo stesso modo e la maggior parte degli incontri sarà fra atleti che ci lasceranno indifferenti.

E a questo punto, arriva ciò che dà gusto a questa disciplina: l’invenzione dell’intrattenimento. Gli atleti non si affronteranno in tante singole sfide che iniziano e finiscono senza una motivazione, ma avranno rivalità personali e sentite che ci daranno una vera ragione per superare la monotonia del lottato. Si vedranno uomini disposti a scannarsi, a farsi del male, perfino a mettersi fuori gioco per mesi a causa di una vendetta, uno sgarbo subito, un’amicizia tradita, una donna contesa. Non si tratterà di una mera battaglia per le cinture, ma di una storia. E non si possono raccontare storie in-ring senza l’elemento esterno che accende la fantasia. E’ l’entertainment che dà un senso all’insieme.

Non è dato da manovre assurde e artefatte o da elaborate coreografie degne di un balletto di avanspettacolo, ma da tutto ciò che non si vedrebbe in una contesa normale: le interferenze, le distrazioni, le scorrettezze che i wrestler usano per prevalere l’uno sull’altro, e i gesti emblematici usati per incitare la folla come nelle antiche lotte dei gladiatori. Il wrestling non è intrattenimento sportivo, ma uno sport spettacolare.

Ha quindi ragione Tony Khan nel proporre un prodotto senza fronzoli che si avvicina alle logiche della NJPW, con tornei infiniti e classifiche a punteggio, con match lunghissimi e straricchi di mosse elaborate, che nascono e muoiono senza bisogno di costruzione? E’ giusta la strada storica della WWE di regalarci abbondanti promo che giustifichino anche il più piccolo incontro, segmenti parlati che superano quelli lottati, un’interazione costante col pubblico e un entertainment selvaggio e senza freni? Per me la risposta è chiara. La formula magica è quella trovata da Vince, perchè in America funziona SOLO una determinata concezione del prodotto, e ha sempre fallito chi ha cercato di allontanarvisi e differenziarsi.

La AEW è destinata all’implosione, al crollo degli ascolti e alla lenta erosione della sua fanbase. Troppo drastico? Forse, ma se si segue questa disciplina da 40 anni si impara a comprenderne le logiche e i meccanismi con precisione quasi perfetta. Ma di questo avremo tempo e occasione di parlare, in modo più approfondito, in futuro. E ci sarà da divertirsi. Imparerete come valutare le gestioni dei wrestler di ogni compagnia, fino a poter dire di saperne più degli stessi promoter. Conoscerete la verità sui vostri lottatori preferiti e su quelli che odiate. Vi sarà svelata la realtà effettiva dietro a tanti luoghi comuni del web.

Salite sul carro e attendete con ansia il prossimo pezzo. Non ve ne pentirete.

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Scritto da Federico “Colosso” Moroni
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