WWE Planet #1007 – ChatGPT come fan e writer

Se si affidasse la scrittura di un editoriale come questo ad un’intelligenza artificiale, come va di moda ultimamente, probabilmente loderebbe e magnificherebbe la Road to WrestleMania partendo dai suoi dati certi: la caratura e il peso che hanno i vari attori in essa. Ignorando, o meglio sorvolando sul mal posizionamento di Zayn in tutto ciò, definirebbe un quadro tutto sommato ottimo, non idilliaco, ma ottimo. Che porterebbe ad una WrestleMania 39 con un certo gradiente d’attesa.


Oltre ad invitarvi a provare, ludicamente, la conclusione iniziale porta ad una riflessione: perché, invece, la situazione attuale non è quella. I dati in mano all’IA sono gli stessi: Roman Reigns, la Bloodline, Cody Rhodes e Sami Zayn. A differire è la parte che, comprensibilmente, sfugge alla schematicità di un’IA, ossia la percezione. Per l’IA è facile attingere al proprio database dove trova i crismi del personaggio di Reigns, di quello di Rhodes, della storia tra Zayn e la Bloodline. Ancor più facile è sviluppare la naturale storia tra il Campione, cattivo e dominante, contro lo sfidante, buono e con una storia di redenzione da compiere; così come quella tra la fazione cattiva e dominante del Campione contro il fuoriuscito da quella fazione, che ne ha guadagnato e poi tradito la fiducia per non rinunciare ai propri principi morali di fronte al fratello di sempre. Si potrebbe riassumere il tutto con un’espressione pesantemente inflazionata sul wrestling web: sono storie che si scrivono da sole. Ma allora perché nessuno le scrive? A volte è indolenza, altre volte voglia di sorprendere a tutti i costi. Arrivati a questo punto, però, sappiamo tutti che quelle storie non sono plausibili. Chiunque abbia visto lo sviluppo di quei personaggi nel corso degli ultimi mesi e settimane, sa bene che quelle descrizioni – quelle desunzioni di questa eventuale IA – non corrispondono alla realtà. Reigns non è mai stato quel Campione dominante che si racconta, avendo avuto bisogno di un aiuto esterno per buona parte delle proprie difese. Rhodes è stato perlopiù fermo e non s’intende quando era infortunato, ma da quando ha vinto la Rumble: in attesa delle storyline degli altri e con poche chance di raccontare la propria. Bloodline e Zayn hanno tutto in regola per completare l’arco narrativo che promettono (certo, aiuterebbe non far perdere l’uomo più over degli ultimi 4 anni contro Sikoa), ma oltre ad essere un arco abbastanza elementare, semplicemente non è quello che la gente vorrebbe vedere.

Sapersi accontentare, si sa, è la chiave della felicità fittizia dei pavidi. Ma anche così non fosse, è lecito accontentarsi di un buon risultato facile a fronte di un enorme sforzo incapace di garantirne uno, di risultato, migliore. Ma nella situazione attuale, ormai la strada è intrapresa: non c’è un’alternativa a Zayn che con Owens andrà per i Titoli di Coppia – per quanto controintuitivo ciò appaia – e non c’è un’alternativa a Rhodes come finale del regno dell’orrore di Reigns, ammesso che finisca. Un vicolo cieco imboccato volontariamente dalla WWE e che ha messo a tacere a più riprese qualsiasi anelito d’ottimismo che provava a immaginare un’altra via. Il procedere loffio, mediamente noioso e tutto sommato anche privo di appeal di Raw e SmackDown, però, sembrano dire che la rassegnazione non è abbastanza. C’è, sicuramente c’è una fetta di pubblico che prova a ragionare come un’IA, con poco onore, va detto, e prova a farsi andare bene quel che vede; prova a farsi andar bene che Reigns appaia comunque una volta ogni 5 show e che avrà l’avversario sbagliato e non potrà esplorare l’unica storyline che stava dando un senso al suo personaggio. Ma a quest’ultima roccaforte di tifosi deve comunque chinare il capo: anche di fronte all’accettazione della strada intrapresa, è difficile scendere a patti anche con le modalità. Davvero – a valle storie stuprate e altre deliberatamente ignorate – la migliore delle cose è permettere a Zayn di perdere per una mossa finale di un low carder, dopo essere stato l’uomo più vicino a resistere, se non a battere Reigns? Veramente, con o senza Vince, il mondo fuori dalla WWE è così tabù da non poter essere nominato nemmeno quando si parla di Rhodes, al punto da dover incentrare il “feud” sul defunto padre che forse ha incrociato i corridoi degli spogliatoi con Reigns per 2-3 mesi circa 10 anni fa? Sul serio si pensa di poter arrivare fin qui senza che il pubblico si senta insultato nell’intelligenza? O meglio, davvero qualcuno non si sente preso per i fondelli da questi sviluppi?

La risposta è no. Il troppo, ad un certo punto, è troppo un po’ per tutti. La storyline principale della WWE è piena di problemi, non solo i problemi che individua in kayfabe la Bloodline. Nella compagnia che considera un problema un proprio lottatore over col pubblico, forse c’è poco da stupirsi. Ma non aver nemmeno voglia di criticare diventa un comportamento da assuefatti, da automi. Artificiali, ecc. Intelligenti… Mah.

Daniele La Spina
Daniele La Spina
Una mattina ho visto The Undertaker lanciare Brock Lesnar contro la scenografia dello stage. Difficile non rimanere incollato. Per Tuttowrestling: SmackDown reporter, co-redattore del WWE Planet, co-presentatore del TW2Night!. Altrove telecronista di volley, calcio, pallacanestro, pallavolo e motori.
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