Piper’s Pit#78 – “The Iron Claw”: occasione sprecata o obiettivo raggiunto?

Bentornati al Piper’s Pit ed oggi torneremo ad occuparci di cinema.


Per molti anni i film dedicati al wrestling ci hanno sempre lasciato con l’amaro in bocca, quando non facendoci assistere a veri e propri scempi che ridicolizzavano la nostra amata disciplina. Poi nel 2008 è arrivato “The Wrestler” di Darren Aronofsky, con Mickey Rourke e Marisa Tomei, ed ha posto l’asticella sul livello delle produzioni sulla disciplina. In seguito abbiamo avuto in tv le ottime serie “GLOW” ed “Heels” e quindi c’era grandissima attesa nei confronti di “The Iron Claw”, in italiano uscito senza alcuna ragione apparente con il titolo di “The Warrior – The Iron Claw”.

Come probabilmente saprete il film parla della storia della leggendaria famiglia texana dei Von Erich, concentrandosi in particolare sulla figura dell’unico sopravvissuto Kevin, interpretato da un ispiratissimo Zac Efron. Comincio con il parlare immediatamente dell’elefante nella stanza: no, non è decisamente una pellicola migliore di “The Wrestler”, che, quindi, resta saldamente sul primo gradino del podio. Del resto la pellicola di Aronofosky ha due vantaggi non da poco rispetto a quella scritta e diretta da Sean Burkin: per prima cosa, mentre la prima storia era del tutto di finzione (lasciando quindi assoluta libertà nei contenuti), la seconda si riferisce ad una vicenda reale, tra l’altro molto conosciuta negli Stati Uniti, quindi si ha il compito di rimanere fedeli il più possibile alla realtà, ma c’è anche la necessita di drammatizzare gli eventi a scopo di intrattenimento. E poi tra i due registi per ora non c’è alcun paragone possibile: Aranofsky è lanciato nell’Olimpo hollywoodiano, mentre Burkin è un onesto mestierante.

Lascia poi abbastanza stupiti il fatto di volersi concentra sulla figura di Kevin, quando tutti sappiamo benissimo che la vera star della dinastia era Kerry, conosciuto in WWF come “Texas Tornado”. Immagino sia una scelta compiuta per dare una visione positiva della famiglia, già tormentata da infiniti lutti e dal padre Fritz che viene rappresentato in maniera esageratemente negativa. Inoltre viene del tutto cancellata la figura del fratello Chris (ricordato solo nei titoli di coda) per non aggiungere un altro avvenimento luttuoso. Del tutto sprecata anche la figura di Ric Flair, che viene rappresentata in maniera macchiettistica.

È tutto da buttare quindi? Assolutamente no! Se non ci fosse il confronto con tale illustre predecessore staremmo parlando del miglior film di wrestling mai realizzato. Le scene di lottato, curate da Chavo Guerrero che vi ha anche recitato, sono molto convincenti, e probabilmente la pellicola è stata apprezzata maggiormente dai fans di wrestling non “duri e puri”, che magari non hanno fatto caso alle molte incongruenze cronologiche del narrato e poi va pure detto che, benché vi consigliamo la visione in lingua originale, il doppiato italiano si è mantenuto su discreti livelli. Concludendo consigliando quindi la pellicola, vi segnalo la presenza come comparse di Maxwell Jacob Friedman (che è anche uno dei produttori) e di Ryan Nemeth.

“I have wined and dined with kings and queens, and I’ve slept in alleys and dined on pork and beans”.


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Roberto Johnny Bresso
Roberto Johnny Bresso
Appassionato di calcio, golf, musica e sottoculture, seguo il wrestling dagli anni '80. Sull'argomento ho pubblicato il libro "Storie dalla terza corda".
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