Michele d. Luffy ha scritto: ↑01/01/2020, 22:32
La cosa mi garba.
Partirei io chiedendo cosa ne pensi del divario che si è creato tra la Premier e gli altri grandi campionati. Se è solo un discorso legato ai soldoni e al ritmo del campionato o c'è di più.
Bell'argomento.
Voglio partire da che concetto ho io di grande campionato prima di andare a discutere della questione piu' grande nonche' ovvia cioe' il giro di soldi che permette al campionato in oggetto di essere nominato the-place-to-be: dal punto di vista storico, considero grandi campionato solo tre tra tutti i campionati europei. Serie A, Liga e Premier.
Questo per il semplice motivo che solo questi tre campionati sono stati capaci di fornire, in momenti storici diversi, piu' squadre capaci di vincere competizioni internazionali nello stesso periodo.
Un paio di esempi recenti o recentissimi:
Atletico, Barcellona e Real nelle prime quattro di Champions.
Inter, Milan e Juve nelle prime quattro di Champions.
Liverpool, Chelsea e Manchester United nelle prime quattro di Champions.
E' vero che la Bundesliga ha fornito squadre che hanno poi vinto la Champione e che nel 2012–13 se la sono giocata in finale Borussia e Bayern ma posso bilanciarmi dicendo che il calcio tedesco e' il Bayern e le altre squadre non gli contendono piu' di tanto il trono. Si puo' aggiungere alle tre sopracitate e accetterei senza riserve un parere contrario al mio.
Finito il preambolo, passiamo al dominio Premier.
Parola chiave: programmazione. Non ci sono paragoni su come la FA abbia capito in anticipo quali fossero le mosse giuste per portare la Premier in alto, piu' in alto degli altri campionati.
Le mosse chiave principali per arrivare a questo punto sono state poche ma precise:
- Cultura dello sport e rispetto per le leggi.
- Apertura alle proprieta' estere.
- Stadio di proprieta'.
- Redistribuzione dei diritti TV.
Andiamo per punti.
Cultura dello sport e rispetto delle leggi.
Credo sia giusto iniziare da un punto di partenza che non sia economico-finanziario. Potrei citare tanti aspetti che rendono l'Inghilterra un paese piu' civilizzato del nostro, senza dover necessariamente andare a parlare di calcio o sport in generale. Ho deciso di prendere alcuni casi particolari che aiutino a comprendere quanto profondo sia l'abisso che separa le nostre culture.
Calcio femminile - Razzismo - Illecito sportivo.
Calcio femminile. In Italia, dove il calcio la fa da padrone a livello sportivo, solo in tempi recentissimi si e' deciso, davanti ad una scelta praticamente obbligata, di considerare il calcio femminile come uno sport professionistico. Credo in molti si ricordino come il calcio femminile italiano sia stato bollato come
"Calcio femminile? Sono 4 lesbiche, basta soldi” da Felice Belloli, presidente della Lega Nazionale Dilettanti proprio durante il campionato del mondo 2015 in Canada. Campionato del mondo che ha alzato tantissimo l'asticella della disciplina (ho avuto il piacere di seguirlo, qui in Australia le donne sono decisamente piu' competitive degli uomini quindi il palcoscenico e' tutto per loro). Concordo con chi considera un signor nessuno quest'essere spregevole ma, importante o no, ricopriva un ruolo istituzionale e questo amplifica di molto la portata delle esternazioni.
Il movimento di calcio femminile inglese e' avanti anni luce rispetto al nostro. Per dare un esempio, basti pensare che Samantha Kerr, astro nascente del calcio femminile mondiale, ha firmato col Chelsea un contratto da 600.000 AUD (400.000 Euro) all'anno qualce mese fa. Qui il l'esempio rispetto-giro di soldi e' lampante.
Razzismo. Questo non e' un problema degli stadi italiani ma degli esseri umani in generale. Certo e' che un tifoso inglese che faceva il gesto dell'orango ad un calciatore di colore e stato isolato e portato via dalla sicurezza che lo ha consegnato alle forze dell'ordine. Ban a vita dagli stadi per chi ha questo tipo di atteggiamenti e procedimenti penali senza troppe remore da parte della polizia. In Italia lo stadio e' un porto franco dove le le leggi non si applicano. Assurdo.
Voglio toccare il tasto delicato del tifo organizzato. In Premier i movimenti sono stati letteralmente falcidiati per uscire da quella situazione paradossale in cui andare allo stadio voleva dire rischiare la vita. E' stato impressionante l'impegno che ha portato dall'assistere ad incidenti tragici come Heysel e Hillsborough agli eventi sportivi con tolleranza zero di oggi dove gli incidenti, se avvengono, sono estremamente isolati e i responsabili vengono pesantemente puniti.
Illecito sportivo. La miriade di illeciti che ogni anno emergono dal sistema calcio professionistico italiano sono deplorevoli e, non vorrei sbagliarmi, senza paragone nei campionati top europei. Si passa dal calcioscommesse alla frode sportive, dalla bancarotta al mancato pagamento dei calciatori. Anche qui, sarebbe un errore non considerare il fenomeno come nazionale e non solo relativo al calcio. La repulsione alla legge ed alle regole che si trova in Italia non e' riscontrabile in Inghilterra. Questa mentalita' ha effetti sul paese in generale e non soltanto sul sistema calcio.
Apertura alle proprieta' estere.
La lungimiranza della FA. Quando Abramovich compro' il Chelsea nel 2003 si registro' un evento quasi epocale nel calcio europeo. Un po' effetto del ritorno della Russia sul panorama economico e finanziario mondiale, un po' effetto della tanto discussa globalizzazione, questo non fu accolto che con favore dalla FA. Soldi, visibilita' internazionale, insomma avevano solo che da guadagnarci da un avvenimento come questo. Un investimento iniziale di £140 milioni nel 2003 per avere un'altro club competitivo in Premier. Nel 2008 so sono aggiunti i due colossi (un club da lanciare ed uno gia' affermato) di Manchester. Dal 2003 al 2008, Glazer ha comprato tutte le quote dello United. E' partito dal 3.17% per arrivare al 100% con spesa totale di quasi £800 milioni. E' stato piu' semplice per Mansour comprare il City per £210 milioni. Il City e' pero' l'esempio migliore per spiegare questo dominio europeo della Premier soprattutto dal punto di vista della gestione e degli investimenti. Partendo da un club modesto si e' arrivati ad avere un colosso con stadio nuovo e di proprieta', top strutture di allenamento, palmares.
Per comprendere quanto avanti sia la EPL in questo ambito, il Liverpool ultimo campione d'Europa e mondiale e' passato nel 2010 da una proprieta' americana ad un'altra proprieta' sempre americana.
Noi in Italia abbiamo avuto poche proprieta' estere di cui una imbarazzante. Da'altra parte chi deve salvaguardare queste transizioni e' altrettanto imbarazzante.
Stadio di proprieta'.
Questo incisto e' doveroso perche' l'avere lo stadio di proprieta' si e' rivelato cruciale nei club moderni. Se a livello economico si e' inizialmente creduto che fosse una prerogativa dei top club, si e' potuto poi notare come a livello organizzativo i club fossero responsabilizzati sotto altri aspetti piuttosto che esclusivamente su quello economico. la sicurezza (questo secondo me il vero motivo per cui sia a Roma che a Milano non vogliono realmente avere uno stadio tutto loro) e' fondamentale nella distribuzione delle responsabilita' tra club, ente comunale e forze di sicurezza pubbliche e private.
Ovviamente l'avere un'infrastruttura cosi' importante, assieme alle strutture di allenamento, fa la differenza a livello di assett.
Redistribuzione dei diritti TV.
Ho lasciato per ultimo questo punto di proposito perche' e' secondo me fondamentale per capire come anche un club di media o bassa classifica inglese possa competere con tutti gli altri club europei, inclusi i top, nell'ingaggiare talenti. Le due classifiche che ho trovato sono indicative per quanto riguarda gli introiti dei club italiani rispetto a quelli inglesi. Lasciando da parte per un momento quanto un club inglese riceve rispetto ad uno italiano, le cifre in ballo e la redistribuzione non sono paragonabili.
