Cosa c'è dietro il tifo.
Inviato: 14/11/2013, 19:58
Mi spiego subito.
Nello sport il tifo è molto sentito e spesso porta a privilegiare le incongruenze piuttosto che i punti di incontro.
In questa sezione, come in qualsiasi altra sezione di calcio, ci si scanna sempre per ragioni di tifo e la parzialità che necessariamente condiziona ogni nostro commento del lunedì mattina.
Ora, a me interessa aprire questo spazio in cui ognuno potrà raccontare e parlare dei motivi che lo portano a vestire determinati colori. Per privilegiare la passione piuttosto che lo scontro. (E' una gran Democristianeria, lo so.)
Vediamo se attacca.
Io sono juventino da sempre. Ricordo con nitidezza la sera in cui mi fu posta una scelta di tifo in famiglia. Avevo cinque anni ed ero a tavola per cena. I miei genitori mi spiegarono che c'erano tre squadre. Una bianconera, una neroazzura e una rossonera e mi chiesero molto semplicemente quale mi sarebbe piaciuta di più. Così, molto stupidamente. Tre squadre su una venitna, prese in considerazione solo per i colori. A me piaceva il rosso, però i miei genitori e mia sorella tifavano per quella bianca (che era il colore che mi piaceva di meno dei tre). Quindi, a malincuore, decisi di non discostarmi dalla fede casalinga.
E' un inizio molto triste e superficiale ma da un bambino di cinque anni non ci si può aspettare una scelta ponderata.
La mia scelta è arrivata 9 anni dopo. Nel 2006.
In quei nove anni mi ero affezionato alla squadra bianconera. L'avevo seguita in televisione con mio padre. Avevo sviluppato una sorta di venerazione nei confrotni di Buffon, visto che quando giocavo in parrocchia a pallone mi facevano stare in porta perché ero lento ed impacciato.
Però, c'è stato Calciopoli. Ed io iniziai ad avere il sentore di tifare per una società che nascondeva qualcosa di sporco, una specie di associazione a delinquere del pallone. In più, nel tempo avevo sviluppato una sorta di affetto, che ancora rimane, nei confronti della Fiorentina. Che è assurdo per uno juventino, lo so, ma era una specie di ripicca cromatica nei confronti della mia scelta indotta dell'infanzia. A sette anni, il mio colore preferito era il viola (che pessimi gusti), quindi iniziai ad apprezzare, in segreto una squadra di cui mi piacesse la maglia. Ero bambino, potevo affezzionarmi a poco più.
Quindi, mi trovai di fronte ad una scelta nel 2006. Continuare a tifare per la squadra sporca o iniziare a parteggiare più seriamente per la squadra meno sporca. Mio padre, che nel frattempo, ascoltando le vicende dei giudici sportivi, ponderava la scelta di abbandonare al fede bianconera per cominciare a seguire il calcio con occhi disincantati, non mi aiutava affatto.
Poi, boh, un giorno semplicemente decisi di disinteressarmi degli scandali giudiziari e di concentrarmi sui ragazzi in campo.
Come il mio Buffon. O Alex Del Piero. Che erano veramente forti, che faceva veramente le magie sul campo. Io tifavo per quei giocatori, con quella maglia. Non per Moggi. Moggi sarebbe passato.
Magari è una scelta un po' superficiale, di nuovo. Ma il tifo è un sentimento più di pancia che di testa. Lo stesso sentimento che porta mia amici di sinistra (come me) a tifare per una squadra messa su da Berlusconi. E non il biasimo.
Ora ho ventun anni e sono felicemente juventino da 16.
C'è poco da dire. Forse è facile tifare per la squadra storicamente più forte ma vivendo nel nulla calcistico più assoluto (Pesaro, Marche. Roba che la squadra più forte in regione è l'Ascoli). Ed essendomi spostato a Bologna solo da due anni, mi è sempre venuto naturale tifare per "Quelli forti".
Poi, si cresce, ci si affeziona e si continua a tifare pure quando si è meno forti.
Ah, alla fine pure mio padre è rimasto felicemente juventino, e quando mi perdo le partite perché sono in treno per fare la spola del fine settimana tra Pesaro-Bologna, mi chiama ad ogni gol della Juve con un'allegria espasperata da scuole elementari.
Nello sport il tifo è molto sentito e spesso porta a privilegiare le incongruenze piuttosto che i punti di incontro.
In questa sezione, come in qualsiasi altra sezione di calcio, ci si scanna sempre per ragioni di tifo e la parzialità che necessariamente condiziona ogni nostro commento del lunedì mattina.
Ora, a me interessa aprire questo spazio in cui ognuno potrà raccontare e parlare dei motivi che lo portano a vestire determinati colori. Per privilegiare la passione piuttosto che lo scontro. (E' una gran Democristianeria, lo so.)
Vediamo se attacca.
Io sono juventino da sempre. Ricordo con nitidezza la sera in cui mi fu posta una scelta di tifo in famiglia. Avevo cinque anni ed ero a tavola per cena. I miei genitori mi spiegarono che c'erano tre squadre. Una bianconera, una neroazzura e una rossonera e mi chiesero molto semplicemente quale mi sarebbe piaciuta di più. Così, molto stupidamente. Tre squadre su una venitna, prese in considerazione solo per i colori. A me piaceva il rosso, però i miei genitori e mia sorella tifavano per quella bianca (che era il colore che mi piaceva di meno dei tre). Quindi, a malincuore, decisi di non discostarmi dalla fede casalinga.
E' un inizio molto triste e superficiale ma da un bambino di cinque anni non ci si può aspettare una scelta ponderata.
La mia scelta è arrivata 9 anni dopo. Nel 2006.
In quei nove anni mi ero affezionato alla squadra bianconera. L'avevo seguita in televisione con mio padre. Avevo sviluppato una sorta di venerazione nei confrotni di Buffon, visto che quando giocavo in parrocchia a pallone mi facevano stare in porta perché ero lento ed impacciato.
Però, c'è stato Calciopoli. Ed io iniziai ad avere il sentore di tifare per una società che nascondeva qualcosa di sporco, una specie di associazione a delinquere del pallone. In più, nel tempo avevo sviluppato una sorta di affetto, che ancora rimane, nei confronti della Fiorentina. Che è assurdo per uno juventino, lo so, ma era una specie di ripicca cromatica nei confronti della mia scelta indotta dell'infanzia. A sette anni, il mio colore preferito era il viola (che pessimi gusti), quindi iniziai ad apprezzare, in segreto una squadra di cui mi piacesse la maglia. Ero bambino, potevo affezzionarmi a poco più.
Quindi, mi trovai di fronte ad una scelta nel 2006. Continuare a tifare per la squadra sporca o iniziare a parteggiare più seriamente per la squadra meno sporca. Mio padre, che nel frattempo, ascoltando le vicende dei giudici sportivi, ponderava la scelta di abbandonare al fede bianconera per cominciare a seguire il calcio con occhi disincantati, non mi aiutava affatto.
Poi, boh, un giorno semplicemente decisi di disinteressarmi degli scandali giudiziari e di concentrarmi sui ragazzi in campo.
Come il mio Buffon. O Alex Del Piero. Che erano veramente forti, che faceva veramente le magie sul campo. Io tifavo per quei giocatori, con quella maglia. Non per Moggi. Moggi sarebbe passato.
Magari è una scelta un po' superficiale, di nuovo. Ma il tifo è un sentimento più di pancia che di testa. Lo stesso sentimento che porta mia amici di sinistra (come me) a tifare per una squadra messa su da Berlusconi. E non il biasimo.
Ora ho ventun anni e sono felicemente juventino da 16.
C'è poco da dire. Forse è facile tifare per la squadra storicamente più forte ma vivendo nel nulla calcistico più assoluto (Pesaro, Marche. Roba che la squadra più forte in regione è l'Ascoli). Ed essendomi spostato a Bologna solo da due anni, mi è sempre venuto naturale tifare per "Quelli forti".
Poi, si cresce, ci si affeziona e si continua a tifare pure quando si è meno forti.
Ah, alla fine pure mio padre è rimasto felicemente juventino, e quando mi perdo le partite perché sono in treno per fare la spola del fine settimana tra Pesaro-Bologna, mi chiama ad ogni gol della Juve con un'allegria espasperata da scuole elementari.