You know me as Rob ha scritto:
E spero che tu prosegua le descrizioni, quella su Butler è stata fatta benissimo.
Le ho già fatte, devo solo copiarle qua.
CONNECTICUT
Alla conquista del West.
Sembra debba essere questo il grido di battaglia di UConn per arrivare fino in fondo. Già, perché il regional West pare veramente portare bene. Due volte i ragazzi di coach Calhoun hanno vinto il titolo NCAA, ed entrambe le volte arrivavano del regional Ovest nel torneo NCAA. Ed una terza volta sono arrivati alle Final Four e, indovinate, erano sempre nello stesso regional. Infatti quest’anno quando il comitato ha reso noto il tabellone, c’era qualcuno che aveva pure pensato di lamentarsi perché contestava di meritare una testa di serie numero 2 invece che la 3 che gli è stata affibbiata, ma appena hanno visto la parte di regional in cui sono stati inseriti, il sorriso è apparso sulle loro facce; ancora una volta l’Ovest, e difatti, ancora una volta, si torna alle Final Four.
Connecticut che non partiva di certo coi favori del pronostico in prestagione, era una squadra che aveva perso buona parte dei suoi pezzi importanti, e che si sarebbe dovuta affidare in toto alla regia di Kemba Walker (talento indiscutibile, ma non certo una garanzia come regia, si pensava ai tempi), a cui aggiungere tanti giovani e inesperti. Ragione per cui la stagione che si andava ad affrontare non era considerata di quelle che potessero uscire fuori memorabili.
E invece si parte subito fortissimo, con gli Huskies che clamorosamente e a sorpresa vanno a vincere il Maui alle Hawaii, uno dei più importanti tornei di inizio stagione, battendo due grosse squadre come Michigan State e Kentucky, e mettendo subito in chiaro che questa sarà la stagione di Kemba Walker: 23 (in un tempo solo in pratica), 38 e 38 il fatturato delle tre partite, dopo che nelle due precedenti aveva viaggiato a 34 e 37.
La prima parte di stagione di Kemba è qualcosa di assurdo, segna in ogni modo possibile immaginabile, ed è inarrestabile per qualsiasi difensore. Lui che era sempre stato un grandissimo penetratore, ora però ha una fiducia in se stesso enorme che lo porta a prendersi anche conclusioni difficilissime che però puntualmente manda a bersaglio, ma soprattutto è infinitamente migliorato come tiratore, il suo vecchio tallone d’achille ora è diventato affidabile, e marcarlo è un’impresa impossibile.
Uconn vince le prime 10 in fila, entra clamorosamente in top 10 nel ranking, e tutto il college basket parla di Kemba.
Poi però le cose si fanno un po’ più difficili. Jim Calhoun e il programma vengono indagati per alcune infrazioni rilevate al suo staff, iniziano le partite di conference, sicuramente più impegnative, e in contemporanea Walker ha anche uno slump al tiro e un brusco calo nelle percentuali. Di conseguenza iniziano a fioccare le sconfitte, e il finale della Big East va male, con 7 sconfitte nelle ultime 11 e 4 nelle ultime 5 che portano gli Huskies solamente al nono posto in conference. Piazzamento che non consente neppure un bye, dovranno affrontare il terribile torneo della Big East a partire dal primo giorno, dal martedì. Dura, anzi durissima.
E invece dal Madison Square Garden Connecticut rinasce, e compie la clamorosa impresa di vincere il torneo con 5 vittorie in 5 giornate, con Kemba che ritrova la mano e inanella prestazioni sfolgoranti una dietro l’altra, nettamente l’MVP del torneo della Big East, condito da quel buzzer beater in step back contro la numero 1 Pitt che vale una vittoria incredibile e fa il giro del mondo.
La chiave, oltre all’ovvia stella, è però la crescita dei giovani, dei tanti freshmen che con minutaggio a disposizione si sono pian piano imposti come giocatori veri, che possono dare il loro contributo ed aiutare il team. Su tutti Jeremy Lamb, swingman dalle braccia chilometriche (rubata su passaggio orizzintale e schicciata in contropiede c'è almeno una volta a partita), magrissimo, atleta strepitoso ma anche gran tiratore da fuori, cresciuto in maniera esponenziale nella seconda parte di stagione che infatti sarà la spalla ideale durante il gran ballo. Ma anche la difesa appiccicosa sulle PG avversarie e la sfacciataggine di Shabazz Napier, o l’atletismo sconfinato e le stoppate di Roscoe Smith, o l’utilità del semilungo bianco Tyler Olander. E poi c’è l’incognita Alex Oriakhi, lungo al secondo anno di cui Calhoun è il primo a lamentarsi dell’incostanza, ma che quando riesce ad esserci con la testa è una presenza molto rilevante sotto canestro, e soprattutto ha la possibilità di esserlo in entrambe le metà campo.
Così si arriva alla March Madness carichi come delle molle, e il tutto se lo portano dietro appunto nel torneo NCAA, dove Kemba (che tra l'altro, in molti non se lo ricordano, ma una F4 l'ha già giocata, quando faceva il sesto uomo da freshman dietro a Price e Dyson) riprende da dove aveva lasciato al Madison, a suon di prestazioni clamorose (33 e 36 contro Cincinnati e San Diego State), coadiuvato come detto sopra da Lamb, e non c’è nulla da fare per gli avversari.
Altro giro alle Final Four, e la concorrenza non sembra irresistibile. Si sogna in grande in quel di Storrs.