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Re: Domande senza (probabilmente) una risposta *Topic Uffici

Inviato: 27/02/2011, 13:45
da Sea-Borg
Jeff Hardy 18 ha scritto:
Ok, però è innegabile che abbia rivoluzionato di molto il concetto stesso di origine del linguaggio, prima di lui c'era ancora la concezione di Watson del "datemi un bambino e lo renderò quello che voglio, avvocato, ladro,...".
C'è da dire che il progetto genoma ha un po' ridotto il peso che si dava alla genetica nel grande scontro ambiente vs genetica.

Re: Domande senza (probabilmente) una risposta *Topic Uffici

Inviato: 27/02/2011, 14:25
da Marshall_Lerner
Sea-Borg ha scritto:
C'è da dire che il progetto genoma ha un po' ridotto il peso che si dava alla genetica nel grande scontro ambiente vs genetica.
Cioè? Potresti dirmi qualcosa di più a riguardo che sono curioso?

Re: Domande senza (probabilmente) una risposta *Topic Uffici

Inviato: 27/02/2011, 14:43
da DeeP
Ce lo vedo uno scienziatone che dice al suo collega petulante "Non scassare la minchia, ci pensiamo un altro giorno"

ahahahahahahahahah

Re: Domande senza (probabilmente) una risposta *Topic Uffici

Inviato: 27/02/2011, 14:46
da MassiveMolecule
MassiveMolecule ha scritto:
[...]

Degli stoici ricercatori dell'MIT, sotto la guida dell'inossidabile David Bartel, hanno preso micropipetta e camice, e hanno costruito OLTRE UN MILIONE DI MILIONI (>1,000,000,000,000) di sequenze casuali di RNA. Quindi hanno preso la frazione di esse che avevano capacità catalitica, e le hanno cominciate a copiare. Copiatura imperfetta, inevitabilmente: e quindi in queste sequenze catalitiche c'erano mutazioni, che potevano farle funzionare meglio, o peggio. In questo modo, sono riusciti a creare RNA in grado di catalizzare la sintesi di altre catene di RNA. Sfortunatamente, per riuscire a copiare loro stesse, queste catene di RNA hanno bisogno di avere in soluzione già altre catene di RNA, troppo lunghe per essersi accumulate spontaneamente. Nonostante ciò, questi esperimenti suggeriscono che l'RNA è in grado di catalizzare la sua stessa replicazione, la prima condizione necessaria per creare vita. Siamo ancora lontani da qualcosa che ricordi anche solo vagamente una cellula moderna, ma abbiamo qualcosa che, con un po' di immaginazione, possiamo chiamare proto-vita.

(continua...)
Ora, facendo per un momento finta che siamo realmente arrivati a RNA in grado di replicarsi da solo, abbiamo ancora un bel pezzo di strada da fare per arrivare a qualcosa che possa essere una protocellula, l'antenato comune di tutte le forme di vita esistenti. Per fare una cellula ci serve qualcosa che stabilisca un confine tra l'ambiente interno e l'ambiente esterno: la membrana cellulare. Nelle cellule moderne la membrana cellulare è composta da un doppio strato di fosfolipidi e altre molecole oleose come il colesterolo, che creano una barriera quasi impenetrabile a molecole grosse: tanto che, le membrane moderne hanno bisogno di tutta una serie di proteine di membrana che funzionino come pompe e cancelli per entrare ed uscire dalla cellula. Ma la nostra proto-vita non sa ancora cosa siano le proteine, e quindi dobbiamo partire da qualcosa di ancora più semplice.

Le membrane primitive erano probabilmente composte da più semplici acidi grassi, molecole più piccole che sono tra i componenti dei fosfolipidi, che hanno la tendenza spontanea a formare vescicole, perché, normalmente, hanno un estremità polare e una apolare, il che significa che hanno un lato preferito da rivolgere in acqua. Queste membrane cominciano come sfere, e poi si allungano in filamenti quando assorbono altri acidi grassi vicini assemblandosi in delle vescicole allungate, stile cannucce.

Immagine
Le membrane sbarazzine che fagocitano i vicini al microscopio

Ora, queste membrane sono abbastanza penetrabili da far entrare dei nucleotidi, al contrario delle loro controparti moderne. Ma per avere veramente una protocellula, questa deve essere capace di dividersi, mentre questa, invece, si ingrossa continuamente... Ma più diventa lunga e grossa, più diventa fragile, tanto che anche una piccola agitazione meccanica è in grado di sbriciolarle. Ma quando si sbriciola, non tornan ad essere acidi grassi disciolti, ma altre vescicole sferiche come quelle da cui siamo partiti, grossomodo tutte della stessa dimensione. Questo ci suggerisce che le prime protocellule potevano formarsi e duplicarsi senza bisogno di complessi apparati, ma con un piccolo aiuto esterno.

Uno scenario abbastanza accreditato è questo: immaginiamo, da qualche parte sulla terra primordiale, una regione vulcanica. L'attività vulcanica della terra primordiale era enorme, e ciò è un bene, perché il sole ci scaldava molto meno quei quattro miliardi di anni fa, e noi abbiamo bisogno di un gradiente termico. In una pozza d'acqua in questa regione, si forma una corrente convettiva, che non solo muove l'acqua, ma da anche quel quid di energia extra utile a favorire alcune reazioni. Sul lato freddo, un filamento di RNA viene intrappolato in una vescicola. Così protetto, non degrada quando la corrente convettiva lo porta sul lato caldo, ma anzi raccoglie con il suo movimento nucleotidi complementari, diventano un doppio filamento di RNA. Il doppio filamento si lega saldamente, tanto che quando la sacca di lipidi con dentro l'RNA è sul lato freddo della cella convettiva, la protocellula è totalmente stabile, e mangia altri acidi grassi maturando ed aumentando di dimensioni. Una volta tornati sul lato caldo, l'energia extra divide il doppio filamento in due filamenti separati. Se la cellula ha raggiunto dimensioni sufficienti, la corrente stessa la sbriciolerà in tante vescicole sferiche di acidi grassi. In due di quelle vescicole, ci saranno due filamenti di RNA. Nel momento in cui scatta questo ciclo, scatta anche un primo meccanismo evolutivo.

La copiatura dell'RNA non è ancora fedele come quella moderna, e una quantità notevole di varianti viene messa al vaglio della selezione naturale. Le sequenze in grado di piegarsi in modo tale da separarsi più facilmente al caldo, ad esempio, saranno copiate più volte di quelle che fanno una fatica boia a separarsi. Finché, un giorno, una sequenza di RNA diventa in grado di catalizzare la duplicazione di se stessa. Nasce il primo ribosoma, e, vista la definizione che abbiamo dato all'inizio, nasce veramente la vita. L'evoluzione parte ad una velocità impressionante, perché le risorse sono poche, le innovazioni possibili pressoché infinite, e le mutazioni molteplici. Nulla deve essere sprecato: se nell'ambiente ci sono un sacco di aminoacidi, o precursori di aminoacidi, una protocellula in grado di sfruttarli avrebbe un vantaggio sconvolgente. Questo passo, quando le prime protocellulle hanno imparato a usare le proteine, è uno di quelli su cui si concentra di più la ricerca attuale.

Sistemi complessi di catalizzatori RNA creano le prime proteine. Queste sono infinitamente più versatili e le loro materie prime reciclabili e diffusissime. Nel giro di poche centinaia di migliaia di anni, le proteine prendono il controllo. Gli enzimi, catalizzatori su base proteica e non più nucleica, prendono il controllo. Nascono le prime proteine di membrana, che si fa più solida e impenetrabile. Una membrana più impenetrabile, però, significa meno nucleotidi liberi che entrano nella protocellula. L'RNA viene quindi lentamente scartato come depositario del materiale genetico della cellula, ruolo che viene assunto dall'appena inventato DNA, lasciando all'RNA il ruolo di tramite tra DNA e Proteine. Quello che abbiamo ora è sostanzialmente un primitivo procariota, la prima cellula, l'antenato di tutte le forme di vita sulla terra. Il mondo a RNA ha lasciato spazio al mondo a DNA, e la vita come la conosciamo ha inizio. Basta aspettare un mezzo miliardo di anni, e viene inventata la fotosintesi; un altro miliardino e abbiamo i primi eucarioti; E, soltanto un miliardo di anni fa, certi organismi decidono che l'unione fa la forza, e diventano multicellulari.
Da loro a noi, è tutto in discesa.

Re: Domande senza (probabilmente) una risposta *Topic Uffici

Inviato: 27/02/2011, 15:05
da KaiserSp
Rob Van DAMN! ha scritto: Come hanno fatto i primi "emigranti" a comprendere e imparare una nuova lingua in terre sconosciute?
come si fa con qualsiasi cosa di cui all'inizio non si conosce nulla, cioè si va a tentativi

ad esempio, io non conosco il giapponese, eppure ho fatto la guida a diversi giochi completamente in giapponese (imparando anche qualche termine) andando ad intuito su certe cose, e a tentativi per altre

se ad un inglese indichi un albero, tu lo chiami "albero", lui lo chiama "tree", e già così vi siete scambiati un termine, poi indichi un cane, e lo chiami "cane", e lui ti risponde con "dog" e così via...

Re: Domande senza (probabilmente) una risposta *Topic Uffici

Inviato: 27/02/2011, 17:19
da Sea-Borg
Marshall_Lerner ha scritto:
Cioè? Potresti dirmi qualcosa di più a riguardo che sono curioso?
Te la butto giù a grandi linee.
In poche parole si è visto che come individui condividiamo un numero impressionante di geni persino con organismi come i lombrichi (!).
Detto questo quel quid che fa la differenza è improbabile che contenga infinite informazioni come sorta di imprinting genetico che si tramanda da generazione in generazione.
E' più probabile che l'evoluzione della neo corteccia abbia portato a percorsi fortemente cablati che sono ottimali al fine di determinate esperienze (per l'uomo l'esempio principale è il linguaggio).
Dire che esiste il gene del linguaggio e più nello specifico quello per l'italiano, per il dialetto lombardo e nello specifico per la zona di milano...Bé è una forzatura.

Re: Domande senza (probabilmente) una risposta *Topic Uffici

Inviato: 27/02/2011, 21:50
da ZioDanilo
Il mondo e' reale?

Re: Domande senza (probabilmente) una risposta *Topic Uffici

Inviato: 27/02/2011, 21:52
da chaos
Doosan ha scritto:
Chomsky e' un generativista, per lui un italiano ha l'italiano nel DNA e se anche dovesse nascere all'estero e viverci, lo potrebbe imparare piu facilmente di un altra persona anche se volesse impararlo a 40 anni. Non capisco come si possa credere a ste cose sinceramente
letto un po' superficialmente eh...

Re: Domande senza (probabilmente) una risposta *Topic Uffici

Inviato: 27/02/2011, 21:54
da MassiveMolecule
ZioDanilo ha scritto:Il mondo e' reale?
Definisci "reale".

La mia definizione preferita è di Philip K.Dick:

" Reality is that which, when you stop believing in it, doesn't go away."

Re: Domande senza (probabilmente) una risposta *Topic Uffici

Inviato: 27/02/2011, 22:03
da Capitan Ovvio
Esistono davvero gli universi paralleli?
E si è finalmente scoperto cosa succede dentro un buco nero?

Re: Domande senza (probabilmente) una risposta *Topic Uffici

Inviato: 27/02/2011, 22:04
da King of OWW
ZioDanilo ha scritto:Il mondo e' reale?

Immagine

Re: Domande senza (probabilmente) una risposta *Topic Uffici

Inviato: 27/02/2011, 22:06
da Sheldon Van Eyck
Capitan Ovvio ha scritto:Esistono davvero gli universi paralleli?
E si è finalmente scoperto cosa succede dentro un buco nero?
Più che altro, per i buchi neri, al loro interno il tempo è fermo?

Re: Domande senza (probabilmente) una risposta *Topic Uffici

Inviato: 27/02/2011, 22:28
da MassiveMolecule
Sheldon Van Eyck ha scritto:
Più che altro, per i buchi neri, al loro interno il tempo è fermo?
Non stai pensando relativisticamente (quasi cit.).

Il tempo non è assoluto, dipende dal sistema di riferimento.

Mettiamola così: diciamo che tu hai due fratelli gemelli, state facendo una gita con il vostro shuttle e decidete di andare a fare una passeggiata. Peccato che siete vicini a Sagittarius A*, ovvero vicino ad un buco nero supermassiccio al centro della nostra galassia. Ora, diciamo che tuo fratello A si trovi a grande distanza dal buco nero, tu (B) sei relativamente vicino e l'altro tuo fratello, povero sfigato, cade nel buco nero. Tuo fratello A è a distanza di sicurezza, e siccome voi siete distanti e vicini ad un oggetto supermassiccio, vi vedrà tutti rallentati.

Adesso la parte in cui non capirai nulla. Tuo fratello C cade nel buco nero, e dalla sua prospettiva, siccome si avvicina sempre più ad un oggetto massiccio, lo vedi sempre più rallentare. Ma mentre lui cade verso l'orizzonte degli eventi, il punto di non ritorno, i fotoni dell'universo circostante ci mettono un "tempo" sempre più lungo per arrivare a lui. Nel momento in cui attraversa l'orizzonte degli eventi, il tempo scorre tranquillamente. Raggiungerà il centro del buco nero in un tempo finito t.

Il problema che rende tutto quanto assolutamente controintuitivo è che nella relatività generale non c'è un modo, indipendente dalle coordinate a cui ti riferisci, per definire il tempo. Conseguentemente, per te il suo tempo rallenterà all'infinito, ma lui sarà già bello che spaghettificato dopo un tempo finito t che dipende dalle caratteristiche del buco nero. E' una specie di " illusione ottica " dovuta alla strada che la luce deve fare.

Non so quanto questo possa aver senso senza buttarci dentro qualche equazione.

Re: Domande senza (probabilmente) una risposta *Topic Uffici

Inviato: 27/02/2011, 22:48
da Sheldon Van Eyck
MassiveMolecule ha scritto:
Non stai pensando relativisticamente (quasi cit.).

Il tempo non è assoluto, dipende dal sistema di riferimento.

Mettiamola così: diciamo che tu hai due fratelli gemelli, state facendo una gita con il vostro shuttle e decidete di andare a fare una passeggiata. Peccato che siete vicini a Sagittarius A*, ovvero vicino ad un buco nero supermassiccio al centro della nostra galassia. Ora, diciamo che tuo fratello A si trovi a grande distanza dal buco nero, tu (B) sei relativamente vicino e l'altro tuo fratello, povero sfigato, cade nel buco nero. Tuo fratello A è a distanza di sicurezza, e siccome voi siete distanti e vicini ad un oggetto supermassiccio, vi vedrà tutti rallentati.

Adesso la parte in cui non capirai nulla. Tuo fratello C cade nel buco nero, e dalla sua prospettiva, siccome si avvicina sempre più ad un oggetto massiccio, lo vedi sempre più rallentare. Ma mentre lui cade verso l'orizzonte degli eventi, il punto di non ritorno, i fotoni dell'universo circostante ci mettono un "tempo" sempre più lungo per arrivare a lui. Nel momento in cui attraversa l'orizzonte degli eventi, il tempo scorre tranquillamente. Raggiungerà il centro del buco nero in un tempo finito t.

Il problema che rende tutto quanto assolutamente controintuitivo è che nella relatività generale non c'è un modo, indipendente dalle coordinate a cui ti riferisci, per definire il tempo. Conseguentemente, per te il suo tempo rallenterà all'infinito, ma lui sarà già bello che spaghettificato dopo un tempo finito t che dipende dalle caratteristiche del buco nero. E' una specie di " illusione ottica " dovuta alla strada che la luce deve fare.

Non so quanto questo possa aver senso senza buttarci dentro qualche equazione.
Ah ma sì, questo allora lo sapevo.

La mia domanda comunque è più relativa alla domanda che ho quotato,nel senso, se non abbiamo nulla che riesca ad uscire dalla gravità del buco nero, e nemmeno i fotoni che sono le cose più veloci nell'universo (o sbaglio?) riescono ad uscirci, come possiamo sapere cosa succede la dentro?

Re: Domande senza (probabilmente) una risposta *Topic Uffici

Inviato: 27/02/2011, 22:58
da MassiveMolecule
Sheldon Van Eyck ha scritto:
Ah ma sì, questo allora lo sapevo.

La mia domanda comunque è più relativa alla domanda che ho quotato,nel senso, se non abbiamo nulla che riesca ad uscire dalla gravità del buco nero, e nemmeno i fotoni che sono le cose più veloci nell'universo (o sbaglio?) riescono ad uscirci, come possiamo sapere cosa succede la dentro?
Possiamo osservare fino all'orizzonte degli eventi, e calcolare quello che succede all'interno fino ad una singolarità, che è un modo scientificoso per dire che la matematica non funziona più.

Non possiamo osservare direttamente quello che succede dentro un buco nero. Quello che succede in un buco nero, resta nel buco nero.

E comunque, nel framework della relatività generale un buco nero è quanto c'è di fisicamente più simile ad un punto geometrico che riesco ad immaginare, quindi non è che ci sia molto " dentro "...