Se le ali non ti fanno volare, tanto vale ripiegarle e aspettare tempi migliori. Anche se, in estate, ci hai costruito sopra il telaio. Così sta pensando di fare la Juve, cioè Antonio Conte. Altro che pasdaran del 4-2-4, per fortuna. Con Krasic disperso nella ricerca di se stesso, Giaccherini ammaccato alla coscia, Elia ed Estigarribia ancora in rodaggio, il set up da gara ce l'ha il solo Pepe. Per questo, sabato contro il Genoa, c'è l'idea di allargare Vucinic a sinistra, in Roma style, con Matri in mezzo e Pepe a destra. Volendo proprio dare una targa all'allestimento, 4-3-3, o 4-2-3-1, se Vidal avanzerà nel terzetto di assaltatori alle spalle dell'ex cagliaritano. La flessibilità al potere.
Del resto, fin qui Conte ha privilegiato i giocatori ai sistemi di gioco: a chi sta bene si trova spazio sul prato, e viceversa. E in questo momento, sulle corsie c'è troppa gente non arruolabile, e ritenuta tale, per diverse ragioni: «Sulla fascia abbiamo un piccolo problema», è stata l'autopsia dopo il pareggio con il Chievo. Se poi Pirlo, capita pure agli dei, non spedisce l'invito davanti alla porta nemica, possono essere guai. Prova ne è la sproporzione che continua a esserci tra lavoro, cioè la produzione di gioco, e incassi, i gol fatti. Con nove gol, la Juve ha il terzo attacco del campionato, insieme a Genoa, Palermo e Lazio, ma lavora ben più palloni. Non a caso, è seconda in serie A per passaggi effettuati e passaggi utili. «Non abbiamo verticalizzato, ci è mancato un passaggio», aveva detto ancora Conte. Quello che, negli schemi del database bianconero, a volte dovrebbero produrre le ali. Tranne il lavoraccio di Pepe, non pervenute. Mica è un caso se l'allenatore ha sostanzialmente invitato Elia ed Estigarribia a sveltire la messa a punto.
Nell'attesa potrebbe pensarci Vucinic, che ai bordi aveva già esercitato, bene, nella Roma di Spalletti. Sistemato lì avrebbe pure più occasioni di ricevere palla in corsa, faccia al bersaglio, e non sempre spalle alla porta, cioè al muro difensivo nemico, come da unica punta. Qualcosina potrà cambiare anche con l'innesto di Matri: difficile segnare venti gol per caso, in Italia, come fece lui la scorsa stagione. Chiaro però, che le movenze e i tocchi, non sono quelli di Vucinic, ma questo è evidente: basta innescare ognuno con le armi che ha. Come pure bisognerà trovare il modo di riattivare Quagliarella, che per varietà di colpi non ha cloni in questa squadra. Anche per ragioni di prezzo, avendone appena pagato il riscatto 10,5 milioni, per 15 totali. Non è faccenda da tecnico, ma da società sì, a gennaio.
La Stampa
cvd..