Don't hate the playa, hate the game (ovvero come ho smesso di preoccuparmi e ho imparato ad amare il Wrestling)

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luchador
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Re: Don't hate the playa, hate the game (ovvero come ho smesso di preoccuparmi e ho imparato ad amare il Wrestling)

Messaggio da luchador »

Alla fine ad essere una merda sono solo i booker. Sono incapaci di costruire storie e di valorizzare gli atleti. E come se non bastasse il destino dei wrestler e' in mano a loro, perche se le merde non riescono a trovare storie e piani su un Tizio, Tizio viene poi segato dalla dirigenza...penso che il male piu grande del wrestling contemporaneo siano i bookers

ps: non l'ho scritto io.



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Re: Don't hate the playa, hate the game (ovvero come ho smesso di preoccuparmi e ho imparato ad amare il Wrestling)

Messaggio da SNM UOTC »

Backbone Crusher ha scritto: 20/01/2022, 19:34 Appunto per quello mi chiedevo se c'è ancora possibilità di innovare. Con i paletti che si sono imposti, ci sarebbe comunque una possibilità di rinnovare il prodotto o siamo destinati a tenercelo così finchè campa?
ci ha provato LU. ma non è durata molto.
e per me quello rimane il futuro del wrestling....quello + un grande evento alla WM (aggiungo la RR)
Ultima modifica di SNM UOTC il 20/01/2022, 19:47, modificato 1 volta in totale.

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Re: Don't hate the playa, hate the game (ovvero come ho smesso di preoccuparmi e ho imparato ad amare il Wrestling)

Messaggio da SNM UOTC »

Darth_Dario ha scritto: 20/01/2022, 19:37 È la WWE che detta mercato. Vediamo se effettivamente venderanno a "breve" (prossimi anni), ma anche lì, bho.
Ma sinceramente...chi ha voglia di investire in questa disciplina con tutti gli annessi e le rotture di cazzo (in primis salute degli atleti) ?
L'unica per me potrebbe essere la Disney che si troverebbe una fucina di "supereroi" già bella che pronta (anche se dovrebbe stare con le chiappe serrate ad ogni incontro sperando zero infortuni ... uno scenario praticamente impossibile)

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Re: Don't hate the playa, hate the game (ovvero come ho smesso di preoccuparmi e ho imparato ad amare il Wrestling)

Messaggio da Darth_Dario »

luchador ha scritto: 20/01/2022, 19:38 Alla fine ad essere una merda sono solo i booker. Sono incapaci di costruire storie e di valorizzare gli atleti. E come se non bastasse il destino dei wrestler e' in mano a loro, perche se le merde non riescono a trovare storie e piani su un Tizio, Tizio viene poi segato dalla dirigenza...penso che il male piu grande del wrestling contemporaneo siano i bookers

ps: non l'ho scritto io.
Chiunque l'abbia scritto, non concordo. Ok, la WWE probabilmente oggi assume solo le scimmie di Burns per scrivere qualsiasi cosa, ma anche il booker più bravo impazzirebe a trovare sempre cose interessanti a X Wrestler per riempire Y ore settimanali di programmazione.

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Re: Don't hate the playa, hate the game (ovvero come ho smesso di preoccuparmi e ho imparato ad amare il Wrestling)

Messaggio da Darth_Dario »

Show No Mercy ha scritto: 20/01/2022, 19:46 Ma sinceramente...chi ha voglia di investire in questa disciplina con tutti gli annessi e le rotture di cazzo (in primis salute degli atleti) ?
L'unica per me potrebbe essere la Disney che si troverebbe una fucina di "supereroi" già bella che pronta (anche se dovrebbe stare con le chiappe serrate ad ogni incontro sperando zero infortuni ... uno scenario praticamente impossibile)
Con lo schema attuale, molti hanno interesse, perché sono tante ore di contenuto a prezzi più bassi di produzioni cinematografiche e/o televisive. In più la WWE ha uno zoccolo duro che a questo punto è provato che non sparirà mai.

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Re: Don't hate the playa, hate the game (ovvero come ho smesso di preoccuparmi e ho imparato ad amare il Wrestling)

Messaggio da SNM UOTC »

Darth_Dario ha scritto: 20/01/2022, 19:53 Con lo schema attuale, molti hanno interesse, perché sono tante ore di contenuto a prezzi più bassi di produzioni cinematografiche e/o televisive. In più la WWE ha uno zoccolo duro che a questo punto è provato che non sparirà mai.
finche dura il giochino di contratti televisivi carichi.
ma anche li finiranno prima o poi.

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Re: Don't hate the playa, hate the game (ovvero come ho smesso di preoccuparmi e ho imparato ad amare il Wrestling)

Messaggio da =TimothyLeary= »

hai pure ragione, ma alla fine il wrestling è un prodotto televisivo che malgrado tutto funziona ancora. I numeri che fanno WWE e AEW sono più che rispettabili, malgrado il netto calo rispetto a 15-20 anni fa (che però è di tutta la tv in misura anche maggiore rispetto al wrestling), e infatti la WWE ha firmato i contratti più lucrativi della sua storia e la AEW ci ha messo molto poco a trovare TNT e ancor meno ad avere un rinnovo migliorativo. E se mantengono i numeri attuali, specie nella fascia 18-49, il prossimo lo sarà ancora di più.
Poi c'è il problema di fondo: la tv tradizionale la guarda principalmente un pubblico relativamente vecchio, che per forza di cose è destinato a restringersi progressivamente. Ma gli sport, e anche il wrestling, sono tra i prodotti che tengono botta meglio nella fascia più appetibile e questo spiega perché i network se li contendano a suon di dollaroni, a prescindere dalla qualità del prodotto e dalle lamentele degli smark su internet.

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Re: Don't hate the playa, hate the game (ovvero come ho smesso di preoccuparmi e ho imparato ad amare il Wrestling)

Messaggio da Smoker »

-Jeremy- ha scritto: 20/01/2022, 18:37 Beh, la tv via cavo comunque vada ti garantisce degli introiti "fissi". Personalmente vedo le piattaforme di streaming come deleterie per le compagnie.
Nel senso che affidandosi solo ed esclusivamente ad esse esponi troppo il fianco ad un pubblico che in larghissima parte non ha intenzione di spendere soldi per guardare.

Cioè se prendiamo l'aew il ppv con più buyrates considerato tutto il mondo è all out 2021 con 205mila aqcuisti.
Dynamite bene o male è visto 5 volte tanto, solo negli Usa e solo sul cavo. (E ci sono parecchi che utilizzano le vpn per usare fite, i mercati esteri etc etc).

Pubblico "non pagante" che è un pò il motivo principale che porta all'apertura del thread.
Se si pagasse per vedere probabilmente ad una certa si direbbe "Nah, non merita il mio denaro. Addios" e si vivrebbe meglio.
Ma infatti io parlavo di andare su qualche piattaforma già avviata (i vari Netflix o streaming sportivi) non di uno privato AEW che quando ti stanchi lo disdici e via.
La TV sicuramente garantisce più introiti ma io ne facevo un discorso di sola qualità del prodotto che avrebbe così più possibilità di prendersi il suo tempo e respirare invece di dover continuare a proporre tutte le rivalità per forza ogni settimana andando verso inevitabili ripetizioni e fasi di noia. Poi ovvio che devi guardare anche a quello economico e quindi per il wrestling ad oggi l'obbiettivo rimane un contratto TV.

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Re: Don't hate the playa, hate the game (ovvero come ho smesso di preoccuparmi e ho imparato ad amare il Wrestling)

Messaggio da Darth_Dario »

=TimothyLeary= ha scritto: 20/01/2022, 20:04 hai pure ragione, ma alla fine il wrestling è un prodotto televisivo che malgrado tutto funziona ancora. I numeri che fanno WWE e AEW sono più che rispettabili, malgrado il netto calo rispetto a 15-20 anni fa (che però è di tutta la tv in misura anche maggiore rispetto al wrestling), e infatti la WWE ha firmato i contratti più lucrativi della sua storia e la AEW ci ha messo molto poco a trovare TNT e ancor meno ad avere un rinnovo migliorativo. E se mantengono i numeri attuali, specie nella fascia 18-49, il prossimo lo sarà ancora di più.
Poi c'è il problema di fondo: la tv tradizionale la guarda principalmente un pubblico relativamente vecchio, che per forza di cose è destinato a restringersi progressivamente. Ma gli sport, e anche il wrestling, sono tra i prodotti che tengono botta meglio nella fascia più appetibile e questo spiega perché i network se li contendano a suon di dollaroni, a prescindere dalla qualità del prodotto e dalle lamentele degli smark su internet.
Ma si, le ragioni economiche sono abbastanza chiare e, comunque, spiegate meglio da tante altre persone.

Io volevo proprio parlare alla pancia degli smarkoni che guardano gratis e che hanno tutto il potere di scegliere cosa guardare quando e perché.

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Re: Don't hate the playa, hate the game (ovvero come ho smesso di preoccuparmi e ho imparato ad amare il Wrestling)

Messaggio da Commander Cool »

A me il concetto di show settimanale continua a piacere, se solo fosse fatto bene, sarebbe il modo migliore di portare avanti storie che poi culminano al PPV o quello che è adesso.

Ci vorrebbe però uno show che venisse diviso per stagioni e che avesse un off season, anche se per ovvi motivi penso che non avverrà mai a livello di major.

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Re: Don't hate the playa, hate the game (ovvero come ho smesso di preoccuparmi e ho imparato ad amare il Wrestling)

Messaggio da FAT MIKE »

Dalle discussioni degli ultimi giorni mi sono reso conto che in effetti devo cambiare il modo di guardare il prodotto. Guardo la WWE da vent'anni e quindi c'è un aspetto sentimentale che mi lega alla federazione, ma è talmente cambiato che non lo reputo più tollerabile. Le ultime settimane mi hanno proprio stancato. La qualità del lottato è terrificante e le storie raccontate sono tristi e banali. Penso che continuerò a guardare gli highlights su YouTube e i ppv per non perdermi le cose più importanti, ma gli show settimanali ormai sono tremendi. La gestione dei talenti è assurda. Un conto sarebbe se prendessero una virata decisa sul trash totale, ma attualmente è solo mediocrità e piattume.

Nella AEW ci sono tante cose che non mi piacciono ma comunque a Dynamite c'è sempre qualcosa di interessante, in mezzo a tutti quei difetti. E soprattutto c'è varietà, ci sono tanti stili diversi, ed è difficile che non ci sia proprio nulla che stimoli l'interesse.

L'ideale comunque sarebbe un prodotto a stagioni. L'ideale sarebbe Lucha Underground.

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Re: Don't hate the playa, hate the game (ovvero come ho smesso di preoccuparmi e ho imparato ad amare il Wrestling)

Messaggio da Hohesc »

Per quanto abbia apprezzato il modello Lucha Underground, mi rendo conto che aveva tolto al wrestling il suo elemento distintivo per eccellenza in quanto narrazione finzionale, ovvero la continuità in tempo reale.

La possibilità di seguire, settimana in settimana, per mesi ed anni gli stessi protagonisti, che invecchiano in tempo reale e si rapportano in maniera realistica (nel senso che rispettano le leggi della fisica), crea un legame affettivo inestimabile ed esalta enormemente i culmini delle narrazioni.

Per me l'ideale sarebbe la primissima Ring of Honor, con un'impostazione sportiva che non necessiti costantemente di chissà quali storie. Si avrebbero show settimanali di un'oretta dove mettere in mostra talenti sempre diversi ed esporre grande varietà, permettendo ai wrestlers di apparire meno, spingere di più quando lottano e riflettere sulla resa dei match coi propri avversari più lungamente; si costruirebbero personaggi e rivalità per lo più sul ring, o attraverso i social, con relativo secondo show settimanale che riunisce i video e le iniziative social dei vari wrestlers, se proprio si vuole strafare. Data la minore presenza anche dei top, ci vorrebbero molti meno eventi speciali, tipo quattro o cinque all'anno, anche per centellinare le storyline più o meno complesse, che vadano oltre il valore sportivo. Bisognerebbe (e qui sogno molto più di quanto già non ho fatto) che più federazioni si unissero per imbastire show da un paio d'ore totali (poi ognuna riporta la propria ora sul proprio sito o nella sezione a lei dedicata dello servizio streaming a cui si appoggia; per la TV, si potrebbero mettere semplicemente live una in fila all'altra?), per mantenere l'aspetto dell'evoluzione in tempo reale e realizzare eventi appetibili anche dal vivo; l'alternativa sarebbe registrare l'intera programmazione mensile, un po' come faceva Lucha, rinunciando in parte a quest'aspetto, proponendo giusto gli eventi speciali live.

Poi certo, alla base di match e rivalità ci stanno sempre le stesse emozioni e quelle non si possono cambiare, ma almeno desaturando di molto l'offerta spropositata di lottato e storie, si potrebbe dare un'impressione di freschezza; ma mi rendo conto sia tutta una grande masturbazione ad occhi aperti.

(Poi i progetti come LU dovrebbero assolutamente continuare ad esistere, solo non diventare lo standard, a mio parere)

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Re: Don't hate the playa, hate the game (ovvero come ho smesso di preoccuparmi e ho imparato ad amare il Wrestling)

Messaggio da Misterraza »

Quindi volete i momenti "alti" ma non volete la costruzione dietro, le grandi narrazioni ma vi annoia guardarvele?
Immagine

Sulla ricerca ossessiva dei grandi momenti ci avevo pure aperto un topic ([url]viewtopic.php?t=69587/url]), constatando come i mezzi tecnici consentano da parecchio di sezionare e segmentare a piacere federazioni, show, carriere alla ricerca del "meglio".

Che è un meccanismo che favorisce ciò che può essere isolato e visionato a parte, per esempio un match d'esibizione con senso compiuto piuttosto che il match/segmento inserito in una narrazione più ampia. Sto topic mi sembra il passo successivo, la "normalizzazione" della dinamica e piena accettazione.

Però mi sembra paradossale che il passo successivo sia il ritorno al grande show, che era tale perché poco ricorrente e perché tutti gli show precedenti costruivano quello.

I TV show "meglio dei PPV/grandi show" e il numero elevato di grandi show transitori hanno ucciso i grandi show, ma anni prima avevi le trasmissioni vetrina che promuovevano lo showdown in arrivo.

Quindi che si fa, show inutili con squash fino all'evento, oppure mandiamo su Netflix un week end di grandi show al mese senza costruzione in mezzo? Non è poi pure quella una forma di serialità?

Si continua poi a ragionare solo e soltanto all'interno della cerchia di gente che il wrestling alla fin fine se lo guarda comunque. Sia che si diverta, come i fanboy AEW, sia che ci si annoi, sono dinamiche all'interno di una cerchia ristretta.

Un paio di mesi fa lessi su /squaredcircle una dichiarazione di Punk secondo cui ormai i casual non esistono e chi guarda il wrestling è già qui.

Una dichiarazione senza dubbio per portare acqua al suo mulino, ma a suo modo terrificante: se è vera, allora il wrestling è una nicchia destinata a rimanere in un angolo; se è falsa, dimostra che perfino un performer come Punk e la AEW (che è la forza nuova del wrestling business) ha rinunciato ad estendere il giro.

La bellezza di un procedurale, del sintonizzarsi ogni settimana su una trama standard che si ripete sempre uguale a sé stessa, è nel passare del tempo con dei character per cui abbiamo interesse. E l'abilità sta nel mantenere vivo quell'interesse.

Il wrestling televisivo nell'ottica della ricerca del meglio ha poco senso, ma probabilmente ne ha ancora molto o può averne per i casual.

Sapete qual è il miglior segmento di Stone Cold, l'eroe dell'epoca d'oro del wrestling televisivo idolo dei casual? Il Beer Bash? La Corvette di McMahon? Austin Commissioner?

No, è un segmento ad apertura di un RAW del 1998 in cui mi vende il ME della serata e mi convince a guardare un'ora e venti di show. Lì sta la grandezza di Austin e di tutti quei wrestler il cui lavoro era molto più del segmento da collezione che puntualmente si cita.

Sapete chi l'ha visto e apprezzato quel segmento? I casual, non i wrestling fan che già nel 1998 seguivano Nitro / Raw dando i voti ai match televisivi (stralol!) e indicando cosa fosse skippabile.

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Re: Don't hate the playa, hate the game (ovvero come ho smesso di preoccuparmi e ho imparato ad amare il Wrestling)

Messaggio da Darth_Dario »

Misterraza ha scritto: 21/01/2022, 7:57
Quindi volete i momenti "alti" ma non volete la costruzione dietro, le grandi narrazioni ma vi annoia guardarvele?
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Sulla ricerca ossessiva dei grandi momenti ci avevo pure aperto un topic ([url]viewtopic.php?t=69587/url]), constatando come i mezzi tecnici consentano da parecchio di sezionare e segmentare a piacere federazioni, show, carriere alla ricerca del "meglio".

Che è un meccanismo che favorisce ciò che può essere isolato e visionato a parte, per esempio un match d'esibizione con senso compiuto piuttosto che il match/segmento inserito in una narrazione più ampia. Sto topic mi sembra il passo successivo, la "normalizzazione" della dinamica e piena accettazione.

Però mi sembra paradossale che il passo successivo sia il ritorno al grande show, che era tale perché poco ricorrente e perché tutti gli show precedenti costruivano quello.

I TV show "meglio dei PPV/grandi show" e il numero elevato di grandi show transitori hanno ucciso i grandi show, ma anni prima avevi le trasmissioni vetrina che promuovevano lo showdown in arrivo.

Quindi che si fa, show inutili con squash fino all'evento, oppure mandiamo su Netflix un week end di grandi show al mese senza costruzione in mezzo? Non è poi pure quella una forma di serialità?

Si continua poi a ragionare solo e soltanto all'interno della cerchia di gente che il wrestling alla fin fine se lo guarda comunque. Sia che si diverta, come i fanboy AEW, sia che ci si annoi, sono dinamiche all'interno di una cerchia ristretta.

Un paio di mesi fa lessi su /squaredcircle una dichiarazione di Punk secondo cui ormai i casual non esistono e chi guarda il wrestling è già qui. Una dichiarazione senza dubbio per portare acqua al suo mulino, ma a suo modo terrificante: se è vera, allora il wrestling è una nicchia destinata a rimanere in un angolo; se è falsa, dimostra che perfino un performer come Punk e la AEW (che è la forza nuova del wrestling business) ha rinunciato ad estendere il giro.

La bellezza di un procedurale, del sintonizzarsi ogni settimana su una trama standard che si ripete sempre uguale a sé stessa, è nel passare del tempo con dei character per cui abbiamo interesse. E l'abilità sta nel mantenere vivo quell'interesse.

Il wrestling televisivo nell'ottica della ricerca del meglio ha poco senso, ma probabilmente ne ha ancora molto o può averne per i casual. Sapete qual è il miglior segmento di Stone Cold, l'eroe dell'epoca d'oro del wrestling televisivo idolo dei casual?

Il Beer Bash? La Corvette di McMahon? Austin Commissioner? No, è un segmento ad apertura di un RAW del 1998 in cui mi vende il ME della serata e mi convince a guardare un'ora e venti di show. Lì sta la grandezza di Austin e di tutti quei wrestler il cui lavoro era molto più del segmento da collezione che puntualmente si cita.

Sapete chi l'ha visto e apprezzato quel segmento? I casual, non i wrestling fan che già nel 1998 seguivano Nitro / Raw dando i voti ai match televisivi (stralol!) e indicando cosa fosse skippabile.
Tanta roba, non so se risponderò a tutto. Parto dalla fine: quanti segmenti così ed efficaci ha fatto Steve Austin nella vita?

L'abilità è sicuramente nel mantenere l'interesse, ma è un bisogno che nasce da una richiesta economica, non narrativa. Ci sarebbero tanti altri mezzi a disposizione per costruire gli show importanti e portare avanti le grandi narrazioni, la AEW lo ha dimostrato costruendo i suoi primi show senza bisogno di 3 ore di show settiminali fisse.

In sostanza, c'è modo e modo per narrare e quello scelto adesso da anni (forse da sempre) non è pensato per massimizzare la narrazione ma per servire tutta un'altra serie di scopi.

Le parole di Punk dovrebbero portare proprio a questa riflessione, questo metodo a chi ci porta? È come se l'MCU fosse iniziato con 5 film e tre serie in uno spazio temporale di 6 mesi.

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Re: Don't hate the playa, hate the game (ovvero come ho smesso di preoccuparmi e ho imparato ad amare il Wrestling)

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Immagina guardare show completi di qualunque federazione :stupito:

Io roba completa che vedo è solo la roba che vedo Live (ben poca fortunatamente)

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