pingumen96 ha scritto:
Mi sapresti consigliare qualche testo per imparare qualcosa su questi argomenti? Mi piacerebbe approfondire.
Eh... ce ne sono tantissimi, perché tantissimi sono gli oggetti.
Tra i libri che, nella mia carriera universitaria, finora mi hanno aperto di più ci sono sicuramente due di Francesco Remotti (docente della mia università), "Fare Umanità" e "Contro Natura", ma consiglio qualsiasi suo lavoro perché anche solamente leggendo o ascoltando estratti degli altri suoi libri che ancora non ho letto ho capito che fossero degni di nota.
Il primo parla del concetto di "antropopoiesi" ("antropos" = "uomo", "poiein" = "fare", "modellare"), ovvero del modo in cui le varie culture forgiano la propria idea di essere umano (sia in senso "spirituale", cioè composto da un'anima, da due anime, tre anime eccetera, sia in senso fisico, e quindi tatuaggi, segni esteriori sul corpo, circoncisioni eccetera). Forse hai sentito parlare di "riti di passaggio": sostanzialmente parla di quello, ma non solo.
Il secondo invece prende spunto da alcune frasi di Benedetto XVI sulla "famiglia naturale" (ovviamente, secondo il pontefice, quella monogamica uomo + donna), e fa vedere come in realtà nel mondo (sia nel presente che nel passato) esistano innumerevoli casi di famiglie e parentele differenti, e che ognuno abbia il suo senso all'interno della propria cultura di riferimento. Inoltre esamina il concetto di "natura" e mostra come esso sia sostanzialmente un costrutto sociale, e che ogni cultura definisca la propria idea di "natura". Accenna anche a forme di omosessualità presenti anche nel mondo animale (e rimanda alla specifica bibliografia, qualora ti interessasse anche questo argomento).
Consiglio anche, sempre di Remotti, "Cultura. Dalla complessità all'impoverimento", che anche se non ho letto so di cosa parla, e cioè di come la cultura esista per creare un ordine al mondo che in sé appare complesso, e che quindi la cultura sia sostanzialmente un processo di "impoverimento" della complessità della realtà, definendo schemi particolari. Tali schemi non sono universali, perché sono sempre relativi ad una determinata cultura ed al contesto ambientale nella quale vive.
Un altro di Remotti interessante è "Contro l'identità", che invece è più "politico", nel senso che mette in discussione l'idea di "identità" (etnica, politica, religiosa eccetera), e del fatto che sia una categoria fragile, precaria, costruita socialmente, particolare, mentre la si intende come qualcosa di "naturale", di definito, e valida eternamente. Inoltre mostra come le culture siano elastiche e predisposte al mutamento. E' un libro che dovrebbero leggere tutti quelli preoccupati per il futuro della nostra "identità" italiana e cristiana.
Cito Remotti perché i suoi libri sono scritti in modo molto chiaro, sono abbastanza generali per le tematiche che affronta, e poi presenta molto spesso teorie di autori cardine dell'antropologia (quindi se ti interessa un autore o una tematica in particolare puoi cercare il riferimento bibliografico).
Un altro libro abbastanza "generale" (il difetto degli antropologi è che si occupano troppo spesso di campi ristretti, e che difficilmente osino fare qualche panoramica generale su un argomento) e ben scritto è "Il mondo fino a ieri" di Jared Diamond (del quale consiglio il bellissimo "Armi, Acciaio e Malattie"), dove affronta numerose tematiche (famiglia, infanzia, anzianità, guerra, economia, politica, religione, spazio domestico eccetera) e presenta modalità differenti di come vengano affrontate dalle varie culture. E' però stato criticato perché sembra che veda le culture un po' troppo rigide, immutabili, e poco elastiche ed aperte al cambiamento (d'altronde lui non è un antropologo culturale), ma rimane bello perché mette in discussione molte nostre convinzioni.
Per quanto questi libri contengano molto, sono la punta dell'iceberg di un mondo vasto e complesso. Man mano che ci si addentra sempre più nel microcosmo, analizzando casi specifici, si comprendono meglio queste differenze.
Non ricordo dove lo avevo letto, ma, per fare un esempio, ricordo di una tribù della foresta pluviale africana che non aveva il senso della prospettiva. Questo non perché fossero stupidi, ma perché vivevano in fitte foreste dove non vedevano cose troppo in lontananza. Un giorno, uno studioso ha portato uno di loro a fare un giro fuori dalla foresta e l'ha portato a vedere la prateria, e, nel vedere animali all'orizzonte, l'indigeno si era stupito di vedere animali così piccoli, e allungava la mano per poterli toccare. Era sempre vissuto nella foresta, e non aveva mai concepito la prospettiva. E' dovuto venire uno "da fuori" per fargliela vedere.