
Detto questo, io non condivido né l'analisi catastrofista dei tifosi del Napoli(NAPOLI!!!), che si rammaricano per aver vinto un campionato dopo trent'anni, dominandolo, ottenendo nel frattempo il miglior risultato della loro storia in Champions; né un'analisi semplicistica sul Milan che ha il DNA europeo per vincere certe partite, quando la quasi totalità dei giocatori rossoneri sono completamente nuovi a certi palcoscenici nelle fasi finali della Coppa con le grandi orecchie.
Secondo me, questo quarto di finale è stato uno spot su cos'è il calcio italiano. Due partite (tre, contando quella di campionato) molto tattiche che hanno decretato un unico, grande, vincitore: Stefano Pioli.
Pioli ha preparato queste partite per giocare all'apparenza il più classico gioco all'italiana: catenaccio e contropiede. Il Milan aveva un piano difensivo ben preparato, pensato per isolare il terminale offensivo del Napoli in un'area di rigore molto affollata (i centrali coadiuvati dai centrocampisti, specialmente Krunic, con tanto lavoro sporco hanno ingabbiato Raspadori all'andata e Osimhen al ritorno) e per raddoppiare sistematicamente quello che era l'esterno più pericoloso della squadra di Spalletti, Kvara. Nel fare ciò il Milan ha pressoché rinunciato ad essere pericoloso nella fase di costruzione, speculando però sugli errori del Napoli in fase di possesso e giocando una partita magistrale in ripartenza.
Spalletti, invece, ha imparato poco dalla lezione di campionato: perché sicuramente ha rivisto qualcosa nella fase di pressione per annullare completamente il gioco del Milan in fase di costruzione, ma allo stesso tempo ha concesso a Pioli di fare esattamente la partita che voleva mentre, al contrario, il Napoli si è trovato imbrigliato e non ha provato niente per cambiare davvero l'inerzia della partita.
La sensazione forte che ho avuto ieri sera in diretta è stata quella di un Pioli che ha saputo adattarsi all'avversario (qualità importantissima in Champions League) e di uno Spalletti "integralista", che anche a fronte di tre indizi che fanno una prova (per dirla alla Agatha Christie), col suo Napoli che proprio non riusciva ad essere pericoloso, si è ostinato a ripetere per 270 minuti lo stesso copione. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un gol di Osimhen a tempo scaduto quando erano saltati tutti gli schemi, con uno score nei 90 minuti di 6-0 e più occasioni pericolose per il Milan nell'arco delle tre partite, nonostante il Napoli abbia tenuto il pallone per più tempo.
Giustissimo quindi lodare le grandi partite di Leao, Calabria, Kjaer, Krunic e quasi tutti i giocatori del Milan. Sarebbe ingiusto però non dedicare un post di apprezzamento per quello che è stato il capolavoro tattico del condottiero rossonero, Pioli, che ha dimostrato di essere molto bravo ad adattarsi all'avversario. A differenza di uno Spalletti che esce battuto su tutta la linea, fosse solo per non aver minimamente provato a sparigliare le carte a fronte non di una, ma di due partite prima di questo ritorno che avevano dimostrato l'incapacità del suo Napoli di creare reali pericoli al Milan.