Ciao bimbo, ho deciso di scriverti una lettera. Ogni volta che penso a te mi viene da piangere e non so bene neanche il perché, ma forse è perché mi manchi, forse perché vorrei poterti fare uscire fuori un po’ di più, farti vedere quella che oggi è la mia vita.
Sai, la gente mi conosce e mi chiede selfie insieme. È una bella sensazione venire apprezzato da milioni di persone, poi sai, non piaccio proprio a tutti, ma piaccio a me stesso e questo è un ottimo inizio. Il tuo futuro? Una premessa: ho sempre cercato di renderti fiero, tutto quello faccio lo faccio per te, per il bambino che sono stata. Ma c’è una cosa che mi fa stare male in qualunque fase della mia vita, che mi accompagna dalla cameretta fino ai red carpet. È un pensiero fisso nella mia testa: non sentirmi abbastanza. Quando ci penso vorrei solo poterti abbracciare forte, perché quando ho pensato qualcosa di negativo su di me lo ho pensato anche di te e tu non lo meriti. Vorrei dirti soprattutto questo, sei abbastanza e lo sei sempre stato. Tutte quelle volte che non ti sei sentita abbastanza bello, intelligente, lo eri e sai, in certi momenti ti sentirai ancora così. Questo è uno dei quei momenti, è normale che lo sia. Le sfide più importanti sono sempre con noi stessi.
Cominciamo piccolo Lebron, parliamo della tua vita. Crescendo avrei tanti momenti di felicità, ma anche alcuni densi di paura e ansia e sai cosa ho imparato? Goditi il vento, vivi quei momenti con tutto te stesso, piangi, arrabbiati, urla se devi, fanno parte del tuo percorso e più che mai dei te. Un amico un giorno mi ha detto: nessuno fa la fila per delle montagne russe piatte. Vivile al massimo, sia quando sono altissime che ti manca il fiato, sia quando sali che la vita ti sembra un traguardo lontano.
Sai cosa ho imparato? Che se una cosa ti fa paura è la cosa più giusta da fare, alcune le sconfiggerai, altre ti faranno compagnia per tanto tempo, ma capirai che va bene così. Abbiamo tutti la scritta fragile, siamo scatole che contengono meraviglia e vanno aperte con cura. Ho tre bambini bellissimi adesso (sullo schermo appare la foto con i figli)

la somma immensa di un sentimento perfetto, ma di Savannah non ti dico nulla, non ti voglio togliere la meraviglia dell’amore vero. Diventerai un padre anche tu e sarai sempre la stessa persona, con gli stessi dubbi e le insicurezze di sempre.
Anche i tuoi genitori, che ti sembravano infallibili, hanno la consapevolezza a volte di sbagliare. Sarà semplice fare i genitori? Mai. Sarà il lavoro più duro di tutti e l’unica persona che potrà dare un giudizio finale sono i tuoi figli. Ti sentirai quasi sbagliato ad avere altri sogni al di fuori della famiglia. La nostra società ha dei ruoli definiti: sei solo un papà. Quante volte la società fa sentire in colpa gli sportivi perché vanno al lavoro stando dietro ai figli? Sempre. Quante volte lo stesso trattamento agli altri? Mai. Ma se il tuo pensiero va sempre ai figli, stai facendo la cosa giusta. Se farai sempre del tuo meglio per i tuoi figli, togliti il dubbio, forse sei un bravo padre, non perfetto, ma bravo abbastanza. Un consiglio: celebra sempre i tuoi successi, non sminuirti mai di fronte a nessuno. Noi sportivi siamo abituati a farci piccoli davanti a uomini duri (guarda Boban Marjanović in platea). Se non mostri il tuo corpo sei un prete, se lo mostri troppo sei una gigolò.
Essere di Akron non è un limite, dillo alle tue amiche e lottate insieme ogni giorno per cambiare le cose. Io ci sto provando, anche in questo momento. Senti come batte il mio cuore? Riconosci queste emozioni? Ti vorrei abbracciare piccolo Lebron, per dirti che alla fine andrà tutto bene e che sì, sono fiero di te.