Karl Gotch ha scritto:@LowRyder: È ovvio che si può parlare di un Jim Londos, come si può parlare di qualsiasi altro personaggio storico. C’è ovviamente un sacco di materiale da cui attingere, ci possono anche essere le descrizioni dei match. L’unico cosa che non avrebbe senso è valutarlo come facciamo per un wrestler contemporaneo o anche uno preistorico ma di cui c'è ancora qualche testimonianza
In ogni caso il discorso non c’entra con Thesz, visto che le testimonianze visive ci sono. Ma delle sue abilità sarà meglio parlarne in una fase più avanzata del torneo
Ancora non riesco a capirlo perché il wrestling dovrebbe essere l'unico intrattenimento/sport/arte dove l’importanza conti più delle qualità. Quando si fanno le classifiche di calciatori, attori o cantanti mi pare che l'unica cosa che venga considerata sia propria la bravura (=abilità) di questi calciatori/attori/cantanti
Poi ci sono i casi in cui le persone più abili sono anche le più importanti; ma nel pro-wrestling per qualche strano motivo queste due cose non coincidono quasi mai
Frank Gotch nel torneo non c’è, quindi presumo ti riferisca a Karl. Anche in questo caso i match essenziali per farsi un'idea più o meno precisa ci sono, basta saper cercare a fondo
Posso capire lo spaesamento, ma c'è un'obiezione abbastanza importante e di un certo peso che ti porrebbero i più. Il pro-wrestling dal 1870 in poi nasce
per la massa, non per far esprimere due che combattono al fine di veicolare un messaggio artistico allo spettatore. I messaggi sono arrivati dopo e sono una gradita sofisticazione della formula base, che non va oltre il "vediamo chi è il più forte".
Nel bene e nel male, è una concezione saldamente ancorata al prodotto - desculpame se ne parlo in termini aziendalistici - da quando il nostro wrestling ha acquisito un'identità compiuta: in ambito nord-americano, nessun produttore di wrestling ti direbbe che sta donando "arte" al mondo, tant'è che si parla sempre e solo di "intrattenimento". Parzialmente, può valere per le realtà giapponesi, ma i nipponici ti direbbero che al massimo è uno sport e un rito (ambo le cose però possono anche non coincidere con l'arte). Parzialmente, può valere e per le messicane e i messicani di ti direbbero che è folklore e tradizione (idem). C'è poi un rischio e il rischio in questione è di confondere i valori del pro-wrestling, ossia un "formato", con quelli del concetto di lotta in senso olistico. Questo quando il pro-wrestling, superata una fase di assestamento, non è mai stato una lotta vera da quasi un secolo. Ammesso che fosse ancora una "lotta", ossia una competizione, si tenderebbe a
premiare i risultati come in qualunque disciplina sportiva (gli heel immagino verrebbero osteggiati) e ci si riserverebbe di discutere delle partite più belle solo di tanto in tanto, come corollario.
Il cinema e le arti non seguono iter permeati da criteri simili. Il cinema, in particolare, è praticamente dalla nascita del cross-cutting (intorno al 1900, quindi; "Fire!" del 1901 è l'esempio che ti citerebbe uno del settore) che viene riconosciuto non più come una sovraimpressione di dati su celluloide, bensì come espressione di un microcosmo, una rappresentazione scenica che è parto di tante individualità e atta a suscitare emozioni in quelli capaci di capirla, non indistintamente e a facoltà d'utilizzo universale. Al cinema non importa se al fruttivendolo (con tutto il rispetto per i fruttivendoli, ci sarà qualche aficionado) non piace "Quarto Potere" perché il valore e il successo di un film non vengono definiti stratificando e soppesando il giudizio per fasce - quindi se non piace al suddetto fruttivendolo, o a una suddetta tipologia di fruitori, non significa per forza che sia una sconfitta per l'arte.
Tornando ai lottatori, nella sua accezione moderna primigena, considerando che il wrestling nascerebbe nell'ambito delle fiere circensi (salvo non si voglia fare il passo lunghissimo indietro di qualche millennio fino ai greci, gli egizi e i sumeri, ma anche qui ti verrebbe detto che il pro-wrestling è una mercificazione di quei valori, uno ha tra le caratteristiche principali l'essere monetizzato, l'altro no), il wrestling non si propone l'obiettivo di appellarsi a quelli più sensibili, ma a quante più persone possibile. Messo a fuoco questo - che poi è la base, ovvio che ci sono stati i rovesciamenti del wrestling che vuole essere per pochi o per ristrette cerchie -, diventa più facile capirne, se non tutte le ramificazioni, almeno il ceppo costitutivo. Ci sono comunque forme più e meno nobili.
Chiuso l'excursus storico, se iniziano a tirare fuori termini come "bravura" è proprio così che ti rendi conto che il discorso sull'abilità è potenzialmente ambivalente. Se lo vuoi paragonare ancora al cinema ti direi che il trait-d'union è che entrambi mirano a far sentire lo spettatore emozionalmente "investito" nello spettacolo.
Checché se ne dica ci vuole abilità o bravura anche ad agire in maniera tale che qualcuno senta del trasporto nei tuoi riguardi (è un discorso di qualità della comunicazione, in tal senso conta fino a un certo punto quanto siano degne di nota le caratteristiche innate e quelle acquisite/raffinate); fermo restando che parli con uno i cui wrestler preferiti sono soprattutto i worker dei 90s e che ha una lista assolutamente smart per i suoi "match migliori/più belli della storia", in cui non figura nessuno dei nomi in cima alle classifiche come quelle degli giornalisti-storicisti. Quindi per me non è affatto vero che non c'è "mai" o "quasi mai" coincidenza tra i più bravi della disciplina e quelli più importanti. Per diventare importante devi essere bravo. In qualche modo, a seconda di ciò che ti viene richiesto in quel determinato momento. Il contrario non è diverso dal guardare il resto del mondo barricati in una torre d'avorio in cui tutti sono fessi tranne te.
Insomma, questo senza stare a definire dei paletti, operazione che è tanto poco utile quanto in buona parte artificiosa.
Okay su Gotch. Sì, mi riferivo a Frank ed ero convinto di averlo visto.