C’è un’altra Fiorentina. Uno stato nello stato, costruito sulla classe di Santana, la “legna“ di Donadel, il coraggio di Comotto (piedi ruvidi, attributi di ghisa). Gente che festeggia quando vede un 7 in pagella; abituata piuttosto al 6 in progresso, al fischio in agguato, ai sommari in pagina, perché i titoli sono per Mutu, Gilardino, Montolivo e Vargas, quando il peruviano ha voglia di fare qualcosa di buono. Se la Fiorentina ha tenuto botta nel periodo peggiore della stagione, quando i 40 punti sembravano un miraggio - mentre Mutu era fuori per i noti problemi, Montolivo era ko per la caviglia, Vargas perennemente infortunato, Frey e Jovetic in infermeria da mesi-, il merito è stato anche, soprattutto, dei tre precari viola: Donadel, Santana, Comotto.
Senza contratto, sì. Molti colloqui con la dirigenza, nessuna fumata bianca. Tanti «arrivederci», seguiti da un classico «ci aggiorniamo», mai la firma. Cose che capitano ai giocatori, fa parte dell’incertezza del mestiere, però nontutti reagiscono alla stessa maniera. C’è chi si tira indietro, accusa il dolorino, e nel frattempo massacra il cellulare di telefonate, privilegiando la parte promozione di se stesso, a quella tecnica. Privando, così, il proprio allenatore di un prezioso supporto. Non è certamente un comportamento da elogiare, ma sarebbe assurdo non registrare che gesti del genere, nel mondo del calcio, sono all’ordine del giorno. Il calciatore in questione fà un ragionamento di questo tipo: «Perché devo rischiare la gamba quando ho il contratto in scadenza? E dopo come faccio a trovare squadra...?». I tre in questione hanno fatto il contrario. Si sono lanciati nel fuoco senza tuta ignifuga, magari hanno indossato quella «blu», da operai. Si sono sentiti così nella Fiorentina: funzionali alla causa e umili. E sono risultati spesso tra i migliori.
L’argentino da jolly puro ha saltato come un grillo tra la mediana, la fascia e la trequarti. Un pendolo di rara intelligenza tattica. Ultima prova? Col Catania Mutu è stato il più in vista con i suoi due gol e altre belle occasioni, ma il migliore, guardando il calcio a 360 gradi, è stato Santana. Donadel è diventato elemento imprescindibile, ingaggiando un sano e bizzarro dualismo con D’Agostino - tecnicamente sono giocatori molto diversi - perché Mihajlovic ha scelto di giocare con un mastino davanti alla difesa e non un regista. Comotto ha fatto concorrenza ai professionisti della politica andando sempre o quasi al ballottaggio con De Silvestri. E nel frangente di maggior pericolo, quando la classifica faceva paura, Sinisa tra il vecchio e il giovane, ha puntato decisamente sul primo. Comotto non ha mai avuto paura, grazie anche alla sua esperienza. Poi uno che è passatio nel Torino di questi ultimi anni, ha visto cose ben peggiori
di quelle accadute a Campo di Marte nella stagione attuale.
E ora? Continueranno a giocare perché la Fiorentina è a 3 punti dalla fine del tunnel - la salvezza matematica -, e si prepara ad un volatone che potrebbe anche regalare gioie conle fattezze dell’Europa League. Mihajlovic non rinucerà ai suoi precari: non l’hanno tradito e Sinisa sa riconoscere i valori morali, prima ancora di quelli tecnici. E la società? Questo è un altro fronte. Corvino ha creduto in Donadel (lo ebbe a Lecce quando il biondo mediano aveva appena 17 anni); ha creduto in Santana portandolo a Firenze e difendendolo quando gran parte di tifosi e critica lo avevano bocciato senza appelli; ha creduto in Comotto quando in molti storsero la bocca vedendolo (ri)tornare in viola. Però adesso la sensazione è che la carte in tavola siano cambiate. Corvino e gli altri dirigenti attendono maggio per dirlo apertamente, ma loro sono i primi ad essere ormai convinti che questa Fiorentina è alla fine di un ciclo. E quando un ciclo si esaurisce molte pedine vengono sostituite. Tra queste non è difficile immaginare che ci siano Donadel, Santana e Comotto. Resta, però, un interrogativo: è giusto privarsi di giocatori che hanno dimostrato professionalità, coraggio e attaccamento alla maglia? Calciatori così non farebbero comodo in qualsiasi rosa? Crediamo di sì, ma la società la pensa diversamente. Morale: Donadel al 90 per cento (e siamo avari nella previsione...) se ne andrà. I segnali che ha ricevuto dalla dirigenza sono chiari. Santana e Comotto sono nella medesima situazione. Non resta che attendersi una sorpresa da Corvino, un cambio di marcia (francamente difficile), sempre che - i regolamenti lo permettono - i tre non si siano già accordati con un’altra società. Qualcuno potrebbe chiamarli ingrati?
gli unici tre che hanno a cuore la maglia se ne vanno

bravo corvino

altra grande mossa di mercato

e ora comprimao stafavic, benzebu e sjkfdgb
