Domani affrontate i campioni d’Africa, gli egiziani
dell’Al Ahly, nel Mondiale per club: chi vince
va a giocare martedì la semifinale coll Bayern. I
cinesi si rendono conto del livello di queste sfide?
«Non del tutto. Credo siano ancora un po’ sotto
sbornia Champions. Gli egiziani sono tosti, ma
Pezzotti è andato a vederli e dalle relazioni abbiamo
capito di potercela fare. Hanno un campione,
Aboutrika, al passo d’addio com’era Zidane
prima della finale 2006: lo prendo come un
auspicio. Sarà una gara equilibrata, e ci terrei
tanto a vincerla anche e soprattutto per vedere le
facce dei miei giocatori davanti al Bayern. Abbiamofatto
tutto molto in fretta, un anno e mezzo fa
internazionalmente non esistevamo».
Quasi come il calcio italiano in Champions.
«Ah, questo è un colpo basso ma io glielo restituisco
subito: non parliamo di crisi generale. Il
Milan ce l’ha fatta in condizioni difficili, e il Napoli
è arrivato a un millimetro da un’impresa
straordinaria. Non si può parlare di fallimento se
esci da Dortmund e Arsenal con 12 punti».
La delusione vera è stata la Juventus, questo
non lo può confutare.
«Molto giustamente e, aggiungo, dignitosamente,
Conte ha ammesso a Istanbul che la qualificazione
è stata persa nelle due partite iniziali.
Certo che è una delusione: la Juve vale almeno i
quarti come l’anno scorso, non l’Europa League.
Conosco bene molti giocatori, so quanta rabbia
provino ora. Si sentono di un’altra dimensione
rispetto al Galatasaray, e hanno ragione».
Questo lo pensiamo tutti, ma non è un sollievo.
Perché la Juve è in grado di giocare alla pari
con ilReal,mapoi ilReal segna 5 o 6 gol alle altre
avversarie mentre la Juve non riesce a batterle?
«Non c’è una risposta a questa domanda, peraltro
giusta. Forse torniamo all’esperienza internazionale
dell’ambiente, e intendo dell’intero
ambiente, non solo dei giocatori. Insomma,
sarà mica un caso se il Milan passa sempre, no?».
Il famoso Dna europeo?
«A me fa sensazione vedere che gli unici superstiti
sono quelli che sin qui in stagione hanno
avuto più problemi. Ma lo ripeto, non è casuale:
il rapporto del Milan con l’Europa e la capacità
di concentrare in Champions le energie migliori
sono proverbiali».
Infatti Allegri si lamenta di come la squadra
non replichi in campionato le prove europee,
mentre Conte ha il problema opposto.
«L’eliminazione della Juve è un grave incidente
di percorso, ma resto convinto che nel giro di
un paio d’anni tornerà a essere competitiva anche
in Europa. In Italia, beh... Non vedo chi possa
impedirle di vincere il terzo scudetto».
Tornando al Milan, e al braccio di ferro dirigenziale,
la qualificazione è una medaglia sul
petto di Galliani?
«Certo. Ma se fosse solo per le medaglie, non
avrebbe più spazi liberi sull’intera giacca. Galliani
è un uomo di mondo, uno consapevole che
certe situazioni si possano verificare. Ne uscirà
bene grazie all’esperienza. Ultimamente parlo
molto di esperienza, ma è col passare del tempo
che realizzi quanto sia importante».
Lo 0-0con l’Ajax è stato salvifico,masudatissimo.
Per quanto costretto dall’espulsione di
Montolivo, Allegri si è difeso soltanto. Anche lei
avrebbe scelto così?
«Non solo. Mi chiedo anche cosa debba fare di
più Max per convincervi di essere un grande allenatore
Sono tre anni che il Milan viene smontato
e rimontato, eppure lui riesce sempre a trovare
la chiave per riaccenderlo e ripartire. Allegri
è un tecnico di qualità superiore perché sa
uscirne sempre: e la ripetitività delle sue imprese
dovrebbe avervelo fatto ormai capire».
Pensa che gli ottavi per il Milan saranno un
muro invalicabile a prescindere dal sorteggio?
«Le cose nel calcio cambiano in una settimana,
figuriamoci in due mesi. Passando il girone il
Milan ha guadagnato tempo; ora può ritrovare
Pazzini ed El Shaarawy, inserire quel buon difensore
che è Rami (Honda in Champions non
può giocare, ndr), accentuare l’evoluzione di
Kakà come leader tecnico. Può crescere molto. E
deve rimontare in campionato».
Che cosa pensa di Balotelli? Alla vigilia del
Mondiale 2010 le fu chiesto da più parti di aggregarlo
alla spedizione...
«Abete mi è testimone: prima di stilare la lista
gli spiegai il perché dell’esclusione di Mario. All’epoca
giocava nell’Under 21, e il suo comportamento
disciplinare non era proprio inappuntabile.
Ditemi pure che sono all’antica, ma per me
la convocazione in Nazionale di un giovane, per
quanto forte, è comunque un premio. E i premi
si danno a chi li merita. Premesso questo, aggiunsi
ad Abete che la mia squadra avrebbe avuto
bisogno di una poderosa rinfrescata dopo il
Sudafrica, a prescindere dal risultato, e che Balotelli
sarebbe stato uno degli uominichiave
del nuovo ciclo. E’ ovvio che sia lui l’uomo su cui
puntare in attacco. L’importante è che non si
senta depositario di tutte le nostre speranze, finendone
schiacciato. Lasciamolo giocare tranquillo
».
Resta da analizzare l’eliminazione del Napoli,
che pure è stata per punti conquistati e gioco
mostrato la migliore delle tre.
«Ha detto bene, è stata la migliore. E il modo
rocambolesco in cui è uscita guida il mio giudizio
complessivo. Se si fosse qualificata assieme
al Milan, come stava per succedere, parleremmo
di discreto risultato delle nostre squadre. Il Napoli
è forte, e sta accumulando esperienza. Crescerà».
Le piace Benitez?
«Sì, perché gli si legge in faccia la serenità di
chi ha già vinto tanto e quindi sa come si fa. Non
vorrei sembrare presuntuoso, ma parlo per
esperienza: chi ha già vinto di solito rivince. La
grande discriminante è il primo successo, non il
secondo».
In questo senso la scuola tecnica italiana fa
impressione. Lei ha vinto la Champions asiatica,
Zaccheroni la coppa d’Asia, Capello si è qualificato
al Mondiale precedendo Ronaldo, oltre ad
Allegri in Champions avanzano Ancelotti, Mancini
e Spalletti...
«Siamo i migliori del mondo, non c’è alcun
dubbio. E’ una questione di cultura calcistica. In
Cina sto cominciando a introdurla, ma ci vuole
tempo perché per la strada non vedi ancora ragazzi
che giocano a pallone, e imparare la tattica
a vent’anni è un lavoro. Da noi i bambini sanno
già tutto dei movimenti del terzino, del trequartista,
della punta, lo apprendono per osmosi dall’aria
che respirano. Abbiamo i tecnici più preparati,
anche nelle serie inferiori, e gli arbitri più
bravi, se lo lasci dire da uno che ne ha conosciuti
di tutti i colori e nazionalità. Una volta a Coverciano,
in un incontro con gli allenatori, chiesi a
Mourinho come avesse trovato il livello tattico
della Serie A. Lui mi rispose che in un InterGenoa
era stato costretto a cambiare quattro volte
assetto dalle mosse di Gasperini. Fu una laurea
per tutti».
Lei ne ha a sufficienza per vivere in serenità
questo Mondiale per club.
«Sì. Ma affrontare Guardiola mi piacerebbe
un sacco».