Grazie, tizio venduto alle multinazionali.Nicolasblaze ha scritto:
Eccellente, dear.
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-/2013 ... -come.html" onclick="window.open(this.href);return false;
Recensione del nuovo DVD di HHH.
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http://clathevoiceofvoiceless.blogspot.it/" onclick="window.open(this.href);return false; Ci sono 3-4 articoli che non avevo postato poichè mancai dal forum, faccio prima a linkarvi il blog.
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Post con riflessioni sulle ultime notizie di cronaca a livello generale.
http://pingumen96.blogspot.it/2013/10/r ... zione.html" onclick="window.open(this.href);return false;
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TV spazzatura: vero o falso?
Che bello cavoli, finalmente ho un fisso nuovo di zecca (si fa per dire) e una connessione internet stabile con la quale posso scrivere quanto mi pare e con comodità. Ma andiamo con ordine.
L'argomento di cui vorrei parlare oggi è la televisione.
La televisione, cosa diversa dal televisore, è uno strumento di comunicazione di massa, come la radio, i giornali e Internet. Dagli anni '60 ha fatto compagnia nelle case degli italiani, grazie alle imprese di Mike Bongiorno o Calimero.
Ma nel tempo la tv si è evoluta, come ogni mezzo di comunicazione, in base alle esigenze del pubblico. Siamo nel 2013, la televisione vive e ci aggiorna ogni giorno su tutto ciò che succede nel mondo. La sua diffusione è ormai fuori da ogni controllo e, come ogni altro mezzo comunicativo, ha pregi e difetti.
Prosegue su: http://pingumen96.blogspot.it/2013/10/t ... falso.html" onclick="window.open(this.href);return false;
Che bello cavoli, finalmente ho un fisso nuovo di zecca (si fa per dire) e una connessione internet stabile con la quale posso scrivere quanto mi pare e con comodità. Ma andiamo con ordine.
L'argomento di cui vorrei parlare oggi è la televisione.
La televisione, cosa diversa dal televisore, è uno strumento di comunicazione di massa, come la radio, i giornali e Internet. Dagli anni '60 ha fatto compagnia nelle case degli italiani, grazie alle imprese di Mike Bongiorno o Calimero.
Ma nel tempo la tv si è evoluta, come ogni mezzo di comunicazione, in base alle esigenze del pubblico. Siamo nel 2013, la televisione vive e ci aggiorna ogni giorno su tutto ciò che succede nel mondo. La sua diffusione è ormai fuori da ogni controllo e, come ogni altro mezzo comunicativo, ha pregi e difetti.
Prosegue su: http://pingumen96.blogspot.it/2013/10/t ... falso.html" onclick="window.open(this.href);return false;
- Nicolasblaze
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Re: Blog
http://soundandsociety.blogspot.it/2013 ... music.html" onclick="window.open(this.href);return false;
Un cd costa(va) tra i 15 e i 25 euro/dollari.
Poi è arrivato iTunes.
Poi YouTube.
Poi Spotify.
Il prezzo della musica è crollato.
Come può il music business sopravvivere? Io qualche idea ce l'ho, e umilmente la propongo.
Un cd costa(va) tra i 15 e i 25 euro/dollari.
Poi è arrivato iTunes.
Poi YouTube.
Poi Spotify.
Il prezzo della musica è crollato.
Come può il music business sopravvivere? Io qualche idea ce l'ho, e umilmente la propongo.
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Re: Blog
Prima di tutto complimenti per l'articolo. Appena avrò tempo vedrò di dire la mia in un commento.Nicolasblaze ha scritto:http://soundandsociety.blogspot.it/2013 ... music.html
Poi avrei una domanda: scrivi in inglese per qualche motivo particolare? Se è per avere un bacino di lettori più ampio, hai notato che questo aiuti veramente ad attrarre più visitatori?
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Re: Blog
Bacino di lettori & tipologia di interlocutori (giornalisti e critici inglesi sono più disposti al dialogo, in media). Sì, mi sembra che funzioni, perlomeno le risposte sono state ottime fin qui e c'è stata sempre la possibilità di dialogare con gli interpellati. Che ne so, nell'articolo su Sinead O'Connor, Amanda Palmer & Miley Cyrus la stessa Palmer ha detto la sua su twitter, sul poptimismo l'ha fatto Ewing (ex-Pitchfork) e l'ha fatto Reynolds, e così via.Sonoio ha scritto:
Prima di tutto complimenti per l'articolo. Appena avrò tempo vedrò di dire la mia in un commento.
Poi avrei una domanda: scrivi in inglese per qualche motivo particolare? Se è per avere un bacino di lettori più ampio, hai notato che questo aiuti veramente ad attrarre più visitatori?
E grazie dei complimenti

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Re: Blog
Che bel pezzo, fa riflettere. Mi piace quando qualcuno fa notare cose che in un certo senso sono sotto l'occhio di tutti ma nessuno stranamente se ne rende conto oppure le prende alla leggera, come fosse normale routine e quindi non si vuole perder tempo a rifletterci. Spero di essermi capito.Nicolasblaze ha scritto:http://soundandsociety.blogspot.it/2013 ... music.html
Un cd costa(va) tra i 15 e i 25 euro/dollari.
Poi è arrivato iTunes.
Poi YouTube.
Poi Spotify.
Il prezzo della musica è crollato.
Come può il music business sopravvivere? Io qualche idea ce l'ho, e umilmente la propongo.
Ah, io quando compro un album(e ne ho tantissimi a casa nonostante compri roba raramente), presto molta più attenzione a ciò che ascolto, sia per quanto riguarda la musica che per il testo. Cosa che faccio difficilmente con la musica 'free' di youtube ecc.
Per me è molto più facile assimilare quando ho il lavoro di una band fra le mani, in modo concreto.
Infatti mai capita la necessità di scaricarsi gratis intere discografie per poi lasciarle ammuffire sul pc, preferendo andare sul tubo e cercarsi i pezzi più cliccati(della band in questione). Lo dico perché molti miei amici fanno così.
Comunque mi piace anche il tuo inglese, chiaro e senza americanate.
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Re: Blog
Capito. Figo.Bacino di lettori & tipologia di interlocutori (giornalisti e critici inglesi sono più disposti al dialogo, in media). Sì, mi sembra che funzioni, perlomeno le risposte sono state ottime fin qui e c'è stata sempre la possibilità di dialogare con gli interpellati.
Riguardo all'articolo mi sento particolarmente tirato in causa, da studente di musica e aspirante professionista.
Di solito preferisco dedicarmi alla parte artistica della questione, ma la domanda: come guadagnare dalla musica? non può ovviamente non interessarmi.
Appurata la premessa che il mercato discografico tradizionale è morente e tra poco lo sarà del tutto, bisogna fare un distinguo, tra artisti di successo, emergenti e professionisti della musica.
I primi (una Miley Cyrus piuttosto che un Baglioni che un Emis Killa) quanto possono risentire nelle loro entrate della mancanza di vendita dei cd? Molto, sicuramente. Ma bisogna considerare che pure nell'età dell'oro della discografia (quando cioè un Pino Daniele vendeva tranquillamente 2 milioni di copie solo in Italia) la maggior parte dell'entrate non era comunque rappresentata dalla vendita dei cd. Nel loro caso, quindi, le mancate vendite sono in qualche maniera controbilanciate dalle maggiori possibilità di esposizione rappresentate dal web e dai media e da una cura più attenta al business dei live. Sicuramente fanno meno soldi, ma sopravvivono e bene con tranquillità.
Il problema si presenta per gli artisti emergenti, in quanto una casa discografica ormai ha cancellato dai suoi bilanci le uscite per la ricerca e la promozione di artisti non affermati. Se prima un disco di Renato Zero ti consentiva, con le sue vendite milionarie, di dedicarti ad altri 1000 progetti minori, fregandotene se anche 999 di questi fossero falliti, ormai la casa discografica punto o sui soliti, o sui prodotti dei talent da sfruttare per un paio di anni, o su quei pochi che ce la fanno da soli. E non è un caso che l'artista emergente deve avere già un'intensa attività live, un paio di album autoprodotti e qualche video dalle decine di migliaia di visualizzazioni, anche solo per essere preso in considerazione da un'etichetta minimamente seria.
Potremmo dire che tutti questi svantaggi sono controbilanciati dalle possibilità del web, e che se prima rischiavi di non essere mai scoperto anche meritando, oggi se hai qualcosa da dire hai tutti i canali per uscire fuori da solo, e questo è un gran bel vantaggio a fronte di tutti gli altri problemi.
Una terza categoria, la più numerosa, quella dei musicisti professionisti che lavorano dietro le quinte (compositori, parolieri, turnisti etc.) se la prende allegramente nel culo. I soldi per produrre un disco non ci sono più (se prima alla Pausini davano un budget di 600.000 euro per realizzare un album, adesso gliene danno 60.000 - e sono fonti sicure), lavorano in pochi e lavorano poco.
E la risposta alla domanda iniziale - come si può guadagnare dalla musica pura - è per me: ormai non si può più. Gli ascoltatori (io in primis) ci siamo abituati all'idea di musica gratis e ovunque. Servizi come Spotify sono specchietti per le allodole, come dimostrato ampiamente dagli artisti stessi.
L'unica cosa da fare - da parte dei musicisti - è abituarsi all'idea di essere più poveri. Produrre musica (singoli e album) rientra ormai nel concetto di promozione, e non può più rappresentare una fonte di entrate in nessun modo. Si guadagna dal diritto d'autore, da live (soprattutto), e da tutto ciò che alla musica è collaterale (dal merchandising allo sfruttamento dell'immagine).
C'è poco da fare, per me.
- Nicolasblaze
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Re: Blog
Ti ringrazio per i complimenti.Avantard ha scritto: Che bel pezzo, fa riflettere. Mi piace quando qualcuno fa notare cose che in un certo senso sono sotto l'occhio di tutti ma nessuno stranamente se ne rende conto oppure le prende alla leggera, come fosse normale routine e quindi non si vuole perder tempo a rifletterci. Spero di essermi capito.
Ah, io quando compro un album(e ne ho tantissimi a casa nonostante compri roba raramente), presto molta più attenzione a ciò che ascolto, sia per quanto riguarda la musica che per il testo. Cosa che faccio difficilmente con la musica 'free' di youtube ecc.
Per me è molto più facile assimilare quando ho il lavoro di una band fra le mani, in modo concreto.
Infatti mai capita la necessità di scaricarsi gratis intere discografie per poi lasciarle ammuffire sul pc, preferendo andare sul tubo e cercarsi i pezzi più cliccati(della band in questione). Lo dico perché molti miei amici fanno così.
Comunque mi piace anche il tuo inglese, chiaro e senza americanate.
Non c'è dubbio che ogni formato si porti dietro ascolti diversi. L'ascolto di sottofondo è non solo una realtà, ma una realtà importante. Non può essere l'unica, perché sarebbe uno spreco. Quello che noto (e magari ne scriverò più diffusamente) è che la musica da sola, intesa come mera esperienza auditiva, non basta a catturare l'attenzione dell'uomo medio. Perché siamo abituati a ricevere almeno 5-6 stimoli diversi contemporaneamente, e quindi qualcosa scivola inevitabilmente nel background. E' il motivo per cui sono diventate estremamente importanti forme musicali in loop (molta elettronica da djset, per capirci), perché consentono a chi ascolta di "entrare" ed "uscire" dal pezzo senza problemi, atteggiamento contrapposto alla tradizionale sacralità dell'ascolto tipica della cultura occidentale. Credo che possa quindi essere interessante arricchire la musica di altri stimoli (un po' già lo fa il videoclip, che non a caso con YouTube ha trovato la seconda - e forse quasi-eterna - giovinezza) per tenere l'ascoltatore incollato.
Consideriamo che partiamo da punti di vista differenti. Io credo che ci siano ampie possibilità per gli apparati discografici, e che sia complesso ma importante e urgente far prendere strade nuove ai "colossi burocratici" delle multinazionali.Sonoio ha scritto: Capito. Figo.
Riguardo all'articolo mi sento particolarmente tirato in causa, da studente di musica e aspirante professionista.
Di solito preferisco dedicarmi alla parte artistica della questione, ma la domanda: come guadagnare dalla musica? non può ovviamente non interessarmi.
Appurata la premessa che il mercato discografico tradizionale è morente e tra poco lo sarà del tutto, bisogna fare un distinguo, tra artisti di successo, emergenti e professionisti della musica.
I primi (una Miley Cyrus piuttosto che un Baglioni che un Emis Killa) quanto possono risentire nelle loro entrate della mancanza di vendita dei cd? Molto, sicuramente. Ma bisogna considerare che pure nell'età dell'oro della discografia (quando cioè un Pino Daniele vendeva tranquillamente 2 milioni di copie solo in Italia) la maggior parte dell'entrate non era comunque rappresentata dalla vendita dei cd. Nel loro caso, quindi, le mancate vendite sono in qualche maniera controbilanciate dalle maggiori possibilità di esposizione rappresentate dal web e dai media e da una cura più attenta al business dei live. Sicuramente fanno meno soldi, ma sopravvivono e bene con tranquillità.
Il problema si presenta per gli artisti emergenti, in quanto una casa discografica ormai ha cancellato dai suoi bilanci le uscite per la ricerca e la promozione di artisti non affermati. Se prima un disco di Renato Zero ti consentiva, con le sue vendite milionarie, di dedicarti ad altri 1000 progetti minori, fregandotene se anche 999 di questi fossero falliti, ormai la casa discografica punto o sui soliti, o sui prodotti dei talent da sfruttare per un paio di anni, o su quei pochi che ce la fanno da soli. E non è un caso che l'artista emergente deve avere già un'intensa attività live, un paio di album autoprodotti e qualche video dalle decine di migliaia di visualizzazioni, anche solo per essere preso in considerazione da un'etichetta minimamente seria.
Potremmo dire che tutti questi svantaggi sono controbilanciati dalle possibilità del web, e che se prima rischiavi di non essere mai scoperto anche meritando, oggi se hai qualcosa da dire hai tutti i canali per uscire fuori da solo, e questo è un gran bel vantaggio a fronte di tutti gli altri problemi.
Una terza categoria, la più numerosa, quella dei musicisti professionisti che lavorano dietro le quinte (compositori, parolieri, turnisti etc.) se la prende allegramente nel culo. I soldi per produrre un disco non ci sono più (se prima alla Pausini davano un budget di 600.000 euro per realizzare un album, adesso gliene danno 60.000 - e sono fonti sicure), lavorano in pochi e lavorano poco.
E la risposta alla domanda iniziale - come si può guadagnare dalla musica pura - è per me: ormai non si può più. Gli ascoltatori (io in primis) ci siamo abituati all'idea di musica gratis e ovunque. Servizi come Spotify sono specchietti per le allodole, come dimostrato ampiamente dagli artisti stessi.
L'unica cosa da fare - da parte dei musicisti - è abituarsi all'idea di essere più poveri. Produrre musica (singoli e album) rientra ormai nel concetto di promozione, e non può più rappresentare una fonte di entrate in nessun modo. Si guadagna dal diritto d'autore, da live (soprattutto), e da tutto ciò che alla musica è collaterale (dal merchandising allo sfruttamento dell'immagine).
C'è poco da fare, per me.
Parto dalla metà e dico che indubbiamente i turnisti e i tour-isti (assieme a fonici e altre personalità tecniche) sono quelli più penalizzati. Dico anche che, per necessità di cose, i top tecnici (includendo tutti i ruoli di cui sopra) italiani sono scarsissimi rispetto ai top tecnici americani. Ci sono delle difficoltà di sistema. Prendiamo il caso di un'interprete - una Laura, una Emma, una Amoroso, una Noemi. Ha bisogno di canzoni, necessariamente. O si rivolge a collaborazioni varie (Tiziano Ferro, ad esempio, ora lavora con la Amoroso), oppure va dai songwriter. Che producono poche, brutte canzoni. Negli USA ci sono laboratori del pop dove ogni giorno escono fuori 10-15 canzoni finite - arrangiate, provinate e preprodotte. E sono di qualità ben più che decente. Certo, se vuoi il pezzone magari vai da Timbaland o chi per lui, ma con quelle riempi un album e lo rendi anche godibile. Per cui io credo che bisognerebbe alzare la qualità...ma essere anche messi, economicamente e lavorativamente, nelle condizioni di farlo.
Inserisco un'altra categoria, perché è diventata un "problema" per le case discografiche. Gli artisti di mezzo. I big-che-non-sono-big. Quelli che quando Pino Daniele vendeva due milioni, loro vendevano centomila, e ora hanno contratti economicamente importanti ma non vendono una sega. I Luca Carboni, i Niccolò Fabi, etc. Loro sono veramente nella merda. Con l'ultimo disco di Cristicchi la Sony ha perso soldi. Il prossimo disco di Cristicchi, a meno di exploit inattesi, sarà l'ultimo in Sony, perché come dici tu non ci sono soldi da perdere.
Sulle altre categorie sono abbastanza d'accordo, dovrei aggiungere delle cose ma ora non ho troppo tempo, in caso ci torno.
Considera che facevo una domanda simile al ragionamento con cui chiudi a De Gregori. E lui diceva, fondamentalmente, che il musicista part-time non funziona: bisogna trovare il modo per (soprav)vivere di musica.
Secondo me ci si riesce se si accentua il lato manageriale della gestione musicale. Senza preclusioni, con l'unico limite di fare sempre un prodotto moderno e al di sopra di un certo standard di qualità. Da ogni punto di vista: testi, arrangiamenti, suoni, packaging, comunicazione, viralità, videoclip...
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Domani sarò, con amici, al Linux Day di Cagliari.
Ecco le mie prime impressioni su Linux e l'attesa dell'evento.
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http://clathevoiceofvoiceless.blogspot. ... atore.html" onclick="window.open(this.href);return false; La parabola discendete di Adriano, sconfitto dai suoi demoni personali nel momento migliore della sua carriera.
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http://lecosearandom.blogspot.it/2013/1 ... sione.html" onclick="window.open(this.href);return false;
e un pezzo vecchio che mi ero dimenticato di linkare
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http://pingumen96.blogspot.it/2013/10/linux-day.html" onclick="window.open(this.href);return false;
Breve reportage sulla giornata trascorsa al Linux Day, con curiosità riguardo alla correlazione tra Linux e i videogiochi.
Breve reportage sulla giornata trascorsa al Linux Day, con curiosità riguardo alla correlazione tra Linux e i videogiochi.