Yourself is Steam ha scritto:
Sì, è tutto molto bello ed hegeliano, ma non funziona così. Funziona che uno spettacolo d'intrattenimento ha valore a sè ed è già di suo completo in tutto e per tutto.
Non vedo a cosa serva aspettare il classicone compromessista, tanto Levitt è e sempre sarà Tom Hansen.
Sul discorso di Nolan, trovo futile ridurlo in termini qualitativi, quando il punto sta all'origine, nella scelta (e con questo non voglio sembrare Kierkegaard)
Eh potrei rigirartela e dire che tu invece sei fin troppo pragmatico. Un prodotto d'intrattenimento ha senza dubbio un valore intrinseco e confezionato, ma quando cominci a parlare di genere, corrente e simbolo allora estendi automaticamente il campo d'indagine.
Non parlo nemmeno di "classicone compromessista", parlo semplicemente dell'evoluzione di Levitt. Facevi il paragone con DiCaprio: ebbene, lui magari il filmone universale non ce l'ha avuto (The Departed spakka ma non è questo il punto), però si è guadagnato uno status tale nel tempo che ora non è più il film a vendere DiCaprio, bensì il contrario. JGL non sarà mai come Leo perché come dici tu ha preso un altro treno, però non credo che sia ancora arrivato a destinazione.
Se mi parli di compromesso io penso proprio a (500), perché in 90 minuti scarsi Webb vuole rappresentare una nuova fetta di pubblico, ma per farlo scade inevitabilmente in cliché narrativi ed espedienti funzionali. Per fare un esempio banalissimo, l'infodump che ci presenta la Deschanel è il classico errore da esordiente, in quanto un buon cineasta dovrebbe essere capace di trasmetterti queste sensazioni attraverso la mera comunicazione visiva e sensoriale, e non presentandoti una scarna bio del personaggio. E questo senza togliere dignità alla pellicola di Webb, che ritengo uno dei migliori esordi post-2000, però negarne i limiti e l'acerbità mi sembra fazioso.
Si tratta di un'opera genuina e passionale che finalmente dà riconoscimento al movimenti indie contemporaneo. Però non basta per diventarne il perno assoluto, non a me.
Manud, non è che sia tanto d'accordo eh. Soprattutto sull'espressività, trovo il tuo discorso tanto legato alla mera tecnica facciale.
L'espressività è prima di tutto comunicazione, la capacità di un attore di esprimere e rappresentare se stesso all'ennesima potenza. E sta proprio lì la differenza tra un Bale e un Fassbender, laddove mentre Bale ha trasformato ciò che potrebbe essere un grave difetto in un punto di forza, la sua staticità che diviene profonda e magnetica, Michael invece non è mai riuscito ad esprimere il suo carisma e s'è sempre rifugiato dietro la fredda recitazione.
L'importante nel cinema, background tecnico a parte, è il costruirsi un volto. Bale ce l'ha fatta, e a parer mio è diventato proprio un viso cult, di quelli che danno spessore ad un personaggio. E no, non sa fare solo il pazzo, lo ha dimostrato in The Prestige, lo ha dimostrato in Batman, lo ha dimostrato in The Fighter, lo ha dimostrato in The Flowers Of War.
Su Leo ne riparleremo quando verrà lo scontro, se verrà.