The Chronicles of Italian Nightmare
Capitolo 3: Il Leader deve morire!
Dal giorno in cui per sbaglio uccisi il mio rivale mi sentivo meglio, il problema è che la gente aveva paura di me e le voci arrivarono a mio padre.
Leader: "E così te ne vai in giro ad uccidere la gente?"
Jack: "Tecnicamente è stato un errore, non volevo ucciderlo, lo sai pure te."
Leader: "Io non ti ho cresciuto per uccidere la gente, lo sai da quanti secoli in questo villaggio controlliamo il destino di questa terra?"
Jack: "Me lo hai detto un sacco di volte, questo villaggio era sacro pure per gli antichi romani, che il capo, divenuto leader negli ultimi anni, è scelto dal popolo che lo vota in base alle sue idee e alla sua forza."
Leader: "Bravo, qualcosa l'hai imparato in questi anni. Ora dimmi, che forza hai dimostrato uccidendo un uomo? La gente ora non ti ama più di prima, ora ha paura."
Jack: "Cosa ho dimostrato? La mia forza! Ecco cosa ho dimostrato. Ora non sono solo il figlio del loro amato Leader, ma anche il combattente più forte di questo villaggio."
Leader: "Che brutte parole figlio mio, la nostra forza sta nell'amore verso il popolo."
Jack: "Se non ti facevo conoscere Marco tu neanche conoscevi questa gente, guardaci, sembriamo ancora vivere nel medioevo, i miei coetanei vivono una vita normale fuori di qui, parlano con dei telefoni portatili e io? Guardami! Sono il figlio del Leader, colui che è a capo di una tribù di stolti. Tutto questo cambierà, presto ci sarà una rivoluzione, sento già l'odore di cambiamento."
Leader: "Per questo ti ho chiamato, tu devi difendermi, ora che sto sempre più a contatto con la gente essa mi vuole morto, il popolo è stolto e cattivo. Per cui quando morirò tu sarai il nuovo Leader e dovrai migliorare questo villaggio, modernizzarlo e rendere queste persone consapevoli dell'errore in cui si sono cacciate quando mi hanno ucciso."
Jack: "Parli già da uomo morto.."
Leader: "Lo sono, presto o tardi il mio destino è arrivato, in troppi mi vogliono morti e in pochi vivo, forse solo te."
Jack: "Ok, non permetterò a nessuno di ucciderti."
Fu così che per settimane mandai il mio amico Marco nei bar e in qualche negozio a scoprire chi tramava contro mio padre, la prima cosa che mi disse fu significativa:
Marco: "Oggi ho chiesto a circa 50 persone cosa ne pensano del Leader e sai cosa mi hanno risposto? Quasi tutti mi hanno detto che ha la loro fedeltà, una persona mi ha detto che gli altri mentono, tutti lo vogliono vedere morto, sperano di ottenere una sorta di potere collettivo."
Jack: "Questi sono pazzi! Non si è mai sentito da nessuna parte che il popolo detiene il potere, è un'utopia stupida!"
Marco: "Beh, a tutti farebbe piacere."
Jack: "Anche tu uccideresti mio padre per il potere?"
Marco: "Certo che no, sono l'unico amico del figlio e non ti farei mai una cosa simile."
Passarono i giorni e a casa mia mio padre era sempre più teso, finchè un giorno Marco venne da me in corsa e mi diede un nome: Leonardo Sarti, lui è uno dei rivoluzionari e sta venendo qui!
Mi ricordo ancora quell'istante, mentre lo diceva si aprì la porta e mi ritrovai questo ragazzo di fronte a me, la prima cosa che disse fu:
Leonardo: "Ciao Jack, stai proteggendo tuo padre vero? Non vorrai mica uccidere anche me, assassino!"
Da questo momento in poi non mi ricordo nulla, mi ricordo solo di averlo colpito diverse volte con dei pugni e poi con dei calci alla testa, mi ricordo solo del sangue e le sue ultime parole: "Io sono solo il primo, presto saremo il tuo incubo."
Il mio amico mi prese da parte e mi guardò finchè mi disse: "Siamo nei guai o scappiamo o lottiamo."
Jack: "Il popolo vuole il potere? Vediamo se ha il coraggio di ribellarsi dopo quello che sta per succedere."
Andai in piazza con il corpo del ribelle e senza parlare tutti capirono che il loro primo alleato era morto, nel frattempo dietro di me arrivò un'altra persona, questa più anziana.
Anziano: "Complimenti, hai appena ucciso un padre di famiglia, hai portato il corpo qui in piazza dove sua figlia può vederlo, dove la moglie è morta qualche anno prima. Voi non rappresentate il nostro popolo, voi non lo conoscete."
Queste parole mi turbarono, io in pochi giorni avevo ucciso due persone, ma non mi sentivo in colpa e fu così che attaccai l'anziano lasciando anche lui senza vita. Le persone in piazza mi guardarono e io li sfidai.
Jack: "C'è qualcuno che vuole sovvertire il potere? Dopo tutto quello che abbiamo fatto per voi, che vergogna."
??: "Io! Sicuramente non mi conoscerai, sono il padre della persona che ti sta affianco, sono colui che per primo ha voluto uccidere tuo padre, io sono l'anti-Leader. E sono qui per ucciderti."
Jack: "Marco, è tuo padre?"
Marco: "Sì, è lui. Non me lo aspettavo, te lo giuro. Perchè vuoi ucciderlo? Lui vuole il nostro bene, il popolo non sa autogestirsi, ha bisogno di una guida!"
Anti-Leader: "Quanto sei stupido, ti hanno fatto il lavaggio del cervello. Ora spostati o sarò costretto ad uccidere pure te."
Jack: "Accetto la sfida, ma tieni lontano tuo figlio."

La gente si mise a cerchio intorno a noi, qualcuno giurò di aver visto mio padre affacciarsi alla finestra per vedere come sarebbe finita la sfida, all'inizio la sua bravura mi stupì tanto che i suoi colpi mi ferirono alla testa, facendomi sanguinare parecchio, poi prese un coltello e cercò più volte di accoltellarmi. Io odio tutti questi oggetti e così decisi che non dovevo abbassarmi al suo livello e lo colpii con un calcio al suo braccio, facendo così cadere il coltello. Qualcuno iniziò a incitare il mio avversario, quel momento capii che io odiavo quella gente, io volevo vivere con loro e loro mi avevano sempre voluto morto. Nei miei occhi scattò una scintilla, il mio nemico se ne rese conto e si rese conto che per lui era finita, prima con dei calci gli ruppi le gambe e poi la testa. L'unica persona ad essere felice ero io. Marco piangeva, la gente delusa tornava nelle proprie abitazioni, io ero euforico. Salutai il mio amico, lo consolai e me ne tornai a casa.

Aprii la porta e trovai mio padre seduto sulla poltrona.
Leader: "Complimenti! Hai ottenuto quello che volevi da parecchi anni."
Jack: "Sì."
Lui capì che quello che volevo in realtà era il
potere.
Fine terzo capitolo.