Altra scomparsa di un mito della mia generazione, sportiva e non, e altri ricordi che riaffiorano, un pochino impolverati, nella mia mente.
Grande atleta, ma soprattutto grande uomo, scomodo ai gerarchi della federazione e ai cultori del doping, contro il quale si è sempre schierato con parole dure. Schifato da quello che stava crescendo notevolmente davanti ai suoi occhi senza che nessuno intervenisse, lasciò il tartan con non poche polemiche, causa del suo essere schietto, pregio o difetto che ho sempre ammirato e cercato di imitare e ritrovare nelle persone e ancor di più negli atleti.
Sempre messo da parte, a differenza del leccaculo Berruti suo nemico, in federazione, dove poteva essere molto utile nel sfornare nuovi velocisti, che ahimè latitano paurosamente in Italia.
Quanti ricordi, e come dice il buon Denis, quel dito verso l'alto è rimasto nella nostra mente, ed io ero un pochino più grandicella dell'allora bimbetto veneto, e mi ricordo come mio papà adorasse l'atletica e quel barlettano. Ed io, per sfruttare quel poco tempo che potevamo passare insieme, mi mettevo a seguire con lui i 100 metri e i 200 metri, discipline che ancora adesso, tempo permettendo, seguo volentieri, perchè mi affascina sapere come in decine di secondi si concentrano gli sforzi di anni, che possono svanire con una falsa partenza o per pochi millesimi.
Impressionante nel vedere quella finale olimpica, i fisici degli otto finalisti, a differenza degli atleti superfisicati di adesso. Tutt'altra cosa.
Consiglio di leggere il libro "La Corsa Non Finisce Mai", dove si narra personalmente e racconta il clima delle gare, il suo "pane e pastasciutta" ben diverso dalla alimentazione(vabbè, diciamo alimentazione) di adesso, l'insospettabile amicizia con l'orsetto russo Borzov, con il quale ruppe il dominio degli atleti di colore. Libro che mi sono mangiata in poco tempo, perchè scritto col cuore e con la mente di chi sembra ancora vivere in quel periodo.
Ora ci rimane il suo record europeo nei 200 metri, quel 19'76, unico record italiano in circolazione, che da oltre 30 anni non ci battono, e nostro fiore al povero occhiello, nella speranza che il francese Lemaitre non lo batta, anche se credo sìa solo questione di tempo.
Ma certo ora con il tartan più veloce, i costumi elasticizzati ben lontani dai pantaloncini svolazzanti, la palestra che potenzia i muscoli, i blocchi di partenza notevolmente più molleggiati(suo tallone d'achille), è molto più facile fare i tempi e limare decine di centesimi, ed infatti lo stesso buon Pietro ha sempre sostenuto che ora varrebbe un 19'50.
Sicuramente, in Italia, non batterà nessuno finchè muoio quel record e quello dei 100 m.
Ma lui rimarrà per sempre, anche nella mente di chi non lo seguiva, di chi non amava quei 10-20 secondi di adrenalina, perchè se ancora adesso, come allora, si dice "e chi sei, Mennea", nel descrivere un amico che corre o "non la prende neanche Mennea" per far capire che quel lancio da centrocampo sulla fascia è imprendibile, beh, un motivo c'è.
Grande uomo anche nel dopocorse, con la sua fondazione.
Certo che mette un pochino di tristezza, o meglio di una sensazione strana, nel vedere come miti del passato ti lasciano, e quando senti che avevano più di sessant'anni, capisci che il tempo scorre veloce e tu non te ne stai accorgendo.
Addìo grande uomo, addìo FRECCIA DEL SUD.
Ti ricorderò sempre e grazie a te ricorderò sempre quei bei momenti col papà.