Jon Moxley parla di WWE, Vince, Lesnar e i writer

Nel corso della settimana, Jon Moxley ha rilasciato una lunga intervista a Wade Keller nel suo Wade Keller Pro Wrestling Podcast (la trovate divisa in due parti qui e qui. Moxley ha toccato moltissimi temi riguardanti la WWE, ha parlato del suo attuale stato e di come si senta ora, raccontando anche diversi aneddoti. Eccone alcuni estratti.


Sul suo stato attuale, sul come si sia sviluppato il suo addio, il suo approdo in AEW e nella scena indipendente:

Moxley ha iniziato parlando dell'intervista con Chris Jericho al suo Talk Is Jericho dicendo che è stato catartico e liberatorio e che aveva sempre pensato di togliersi dei pesi andando da lui. Era stato naturale. Sapeva di aver bisogno di accendere un riflettore su quanto succede nel backstage WWE: molti, come Keller stesso, pensano di sapere come funzioni, ma si sbagliano.

Moxley ha poi parlato di come si sia sentito libero appena arrivato in AEW. Ha registrato il promo post-Double or Nothing al primo colpo, senza bisogno che un writer glielo scrivesse e che qualcuno glielo approvasse. Ha solo chiesto a Cody di avere una telecamera ad aspettarlo a fine show nel backstage. Ha registrato tre promo (uno dei quali che dev'essere ancora pubblicato) in meno di 10 minuti appena finito DoN: gli sembrava di aver fatto più in quei 10 minuti che in anni in WWE. In WWE era andato fuori dal copione in alcuni casi, una volta facendo infuriare Vince al punto da farsi cercare per tutti i corridoi del palazzetto di Atlanta urlando, ma non lo ha fatto spesso, nemmeno quando se ne stava andando via e poteva permetterselo. La cosa che gli faceva più paura era il rischio che qualcuno, tra writer e producer, fosse licenziato per quello.

Moxley ha discusso dell'angle con Nia Jax, presumendo che l'abbiano ideato e inserito una volta che fosse chiaro che non avrebbe rinnovato: arrivò dopo il comunicato stampa della federazione e quindi i fan sapevano che se ne sarebbe andato. Pensa sia successo per quello. Era preoccupato di come sarebbe andata la cosa e del fatto che avrebbe dovuto fare a pugni con una donna di fronte a sua moglie al tavolo di commento. Ma fu tutta la questione attorno all'addio ad essere strana, verso la fine. Continuavano a farlo uscire per dire addio al pubblico ed era strano perché sapeva dove sarebbe andato dopo (anche se era l'unico a saperlo). Quindi usciva e non sapeva cosa dire e ogni volta era più imbarazzante. Anche la sera del Raw post-WM: Michael Hayes gli disse di uscire a salutare e lui pensò che in realtà avrebbe dovuto salutare loro, non il pubblico. Era il pubblico di WM, quindi avrebbe probabilmente rivisto la maggior parte delle persone a DoN o nelle altre federazioni.

Ha poi parlato ampiamente della situazione in WWE, di come sia avvertita attualmente, di come la veda lui e di cosa pensi di Vince. Ha discusso la sua posizione riguardo al lavoro da fare con writer e producer, risalendo fino ai suoi inizi con la compagnia di Stamford:

A proposito delle minacce sui posti di lavoro, Moxley ha ribadito che i wrestler non temono per il proprio posto di lavoro se provano a dare la loro idea, sono abbastanza sicuri al riguardo. Semmai sono gli autori e i produttori ad avere paura. Alcuni hanno delle idee fantastiche ma non le propongono perché sanno che sarebbero scartate da Vince. Sono molto più in bilico e questo crea una dinamica strana tra loro e i wrestler, un rapporto delicato a cui tutti fanno attenzione. Dal canto suo non ha mai voluto far perdere il lavoro a nessuno e si è trovato abbastanza bene con molti: gente come Michael Hayes o Jamie Noble ha sempre lavorato al massimo e sa che farebbero quello che amano ora in AEW perché avrebbero più libertà. Tuttavia secondo lui il ruolo degli autori è superfluo, non dovrebbe esistere nel wrestling, dato che nessuno conosce un personaggio meglio del wrestler che lo impersona.

Moxley ha detto che la sua più grande qualità come wrestler è sempre stata che fosse bravo a parlare e la cosa gli è stata praticamente tolta subito in WWE. Era giusto la bocca dello Shield perché era quello più a proprio agio nel parlare. Gente come Dusty Rhodes e Roddy Piper non avrebbero avuto mezza opportunità di suonare meglio di Baron Corbin con un microfono in mano, se fossero wrestler oggi, perché tutti passano dai promo scritti. Tutti sullo stesso piano. Persino Austin, nel suo miglior periodo, se fosse in WWE nel 2019, non avrebbe tirato fuori “Austin 3:16”.

L'ex Dean Ambrose ha detto senza troppi giri di parole che Vince McMahon è il problema del prodotto WWE: “Voglio spiegarmi: sembra che NXT piaccia a tutti. E qual è l'ingrediente chiave che manca ad NXT? Vinny!”. Ha poi detto che gli piacerebbe vedere Triple H guidare la baracca per un po' e vedere cosa succede. HHH ha quello che serve per farlo ed è un'opzione migliore in questo momento: la WWE non sarebbe come la AEW o come la vorrebbe lui, ma sarebbe più aperta e collaborativa. Ha provato sempre a dare credito a Vince, è l'inventore del wrestling come lo conosciamo dopo tutto, ma: “Nel 2019, non credo che sappia che ca**o stia succedendo. Il mondo attorno a lui è cambiato mentre lui resta lo stesso”.

Moxley ha poi specificato che probabilmente non tutti la pensano come lui in WWE: c'è qualcuno che è felice davvero per come vanno le cose e sicuramente la compagnia, quando vuole, sa come costruire un wrestler. Di sicuro, però, ci sono anche molti altri che la pensano come lui. Non è tutto nero ma neanche tutto bianco. Ad esempio Vince riesce ancora, a volte, a cambiare le cose in meglio: per il suo match di SummerSlam 2014 con Seth Rollins la sua idea era quella di provare a strappare la lingua di Rollins con un paio di pinze, ma Vince gli spiegò che fosse molto più d'impatto che usasse il Curb Stomp su di lui. Fu illuminante e dimostrò che era un genio. Ma su altro dimostra di essere indietro: per esempio è convinto che l'unica cosa importante sia raccontare una delle solite storie sul ring. Non gli importa delle mosse o del “wrestling” puro, lui vuole una storia. Lavorare una gamba o un braccio, comportarsi scorrettamente, ecc. Afferma che sarebbe incredibile scoprire quali cosa ha cancellato e in favore di quali sciocchezze solo negli ultimi anni.

Moxley ha poi parlato dei primi tempi nel main roster: quando fu promosso, pensò che i copioni fossero una traccia, un suggerimento. Si sentì stupido quando invece capì che erano da recitare a memoria. Ricorda anche il primo promo fatto come Shield: tornarono nel backstage gasati per il debutto ma, una volta che si furono calmati, realizzarono che era così contorto che nessuno aveva capito quello che avevano appena detto e fu triste. Mox ha ricordato anche come prima che lo Shield fosse messo insieme, lui avrebbe dovuto debuttare contro Mick Foley e avevano persino iniziato a stuzzicarsi sui social. Poi venne fuori che Foley era infortunato, doveva operarsi e non sarebbe stato in grado di combattere più. Nella sua testa pensava sarebbe stata una cosa grandiosa. Poi più avanti nel tempo, dopo il debutto nel main roster, capì che anche quella faida sarebbe stata scritta passo a passo con un copione e si disse che la cosa lo avrebbe decisamente abbattuto visto quanto fosse eccitato all'idea di poter lavorare con Foley. Scoprì che tutto si sarebbe risolto a lui che aveva un pessimo comportamento e Foley che cercava di rimetterlo in riga. Ora è lieto che non sia mai andata avanti.

Ha poi parlato apertamente dell'impostazione WWE attuale: “3 ore di Raw diluiscono il prodotto. Quando è tutto prodotto uguale e sembra sempre la stessa cosa, risulta annacquato. Ma poi uno non sa come riempire 3 ore di Raw. Almeno SmackDown ne dura due ed è gestibile. Forse si dovrebbe tornare addirittura ad un'ora. Mi ricordo da bambino che Bret Hart difficilmente lottava in TV ma se veniva annunciato contro un Brad Radford qualsiasi, io mi sintonizzavo solo per vederlo. A causa del fatto che ora ripropongono lo stesso match ancora e ancora, poi alcuni ragazzi non vengono nemmeno utilizzati. Ma chi invece viene utilizzato è sovraesposto. E uno finisce col vedere match da PPV per 3 settimane di fila. A molte delle persone che vengono usate tutte le settimane piacerebbe vedere altri ragazzi avere un'opportunità. Anche perché lo show in TV è l'ultimo di un lungo giro e ai ragazzi non dispiacerebbe prendersi una serata libera ogni tanto o essere mandati a casa a riposare. Anche se a un certo punto partisse un video e dicesse: “Tra poco Tyler Breeze in azione!”. Ma anche meglio: ragazzi come Tyler Breeze, Chad Gable o Apollo Crews andrebbero usato per sembrare più importanti, invece di metterli da parte per avere Dean Ambrose vs Drew McIntyre per 3 settimane di seguito. […] È proprio l'impostazione ad essere sbagliata: andrebbero rivisti i parametri di pagamento e il calendario. Gli hosue show, ormai, non fanno più incassare alla compagnia quanto una volta. Sono i contratti televisivi a farlo ora ma ai talenti non viene dato un riconoscimento per quelli. La mole degli impegni non è il motivo per cui me ne sono andato ma resta parecchio faticosa. Durante il periodo da Campione ero mentalmente e fisicamente a terra”.

L'intervista è stata l'occasione anche di condividere un paio di aneddoti su quanto successo in varie fasi del suo stint in WWE come l'ultimo SummerSlam, in cui era previsto il ritorno dello Shield, il suo match con Brock Lesnar di WrestleMania 32 e la sua intervista al podcast di Steve Austin:

Moxley ha parlato del match di WrestleMania 32 con Brock Lesnar. Lesnar non fece il minimo sforzo per quell'occasione. Lui era esaltato all'idea dell'incontro ma odiò la costruzione perché era sciocca e non riusciva a fare niente per migliorarla: penso a qualunque tipo di idea ma venne ignorato e per Brock sembrava che fosse abbastanza essere sul ring. Provò a parlare con Lesnar delle cose stupide che era costretto a fare nelle settimane precedenti l'incontro e provò a lavorarci ma Lesnar gli rispose di non preoccuparsene. Immaginò un finale in cui veniva scagliato da Lesnar sulle puntine e poi strozzato fino a cedere ma quando inviò un messaggio a Vince ottenne un “forse” come risposta. Poi propose un finale in cui spruzzava Lesnar con dello spray al peperoncino, salvo poi perdere sulla furia di Lesnar: il finale piacque a Lesnar ma fu giudicato male dai producer. Provò allora a proporre una cosa simile al match tra Lesnar e Orton a SummerSlam 2016, con lui che veniva colpito fino a svenire ma anche quella fu scartata. Persino l'idea di provare a inserire nei suoi match delle settimane precedenti alcune mosse, come l'Ankle Lock, per suggerire che stesse studiando gli incontri passati di Lesnar, fu giudicata troppo complessa. Alla fine non riuscirono nemmeno a ripassare il match con Lesnar: The Beast non arrivo in città che il giorno prima WM e si presentò all'arena a 3 ore dello show. Riuscirono a discutere dell'incontro solo a WM iniziato, durante il secondo match della serata. Lì Lesnar gli disse che l'incontro non era così rilevante e che a nessuno importava. Non gli interessava nemmeno essere lo show-stealer della serata, per quanto sarebbe stato facile.

Il wrestler di Cincinnati ha poi ricordato anche quanto successo in occasione dell'ultimo SummerSlam:
“Alla fine dello show sarebbe dovuto avvenire il ritorno dello Shield. Eravamo preoccupati al riguardo, su come sarebbe stato preso l'impatto la sera successiva. Comunque alla fine funzionò alla grande ma non quel giorno. Il finale di SummerSlam era Roman vs Brock, Braun venne fuori e sembrò un imbecille perché non riuscì a capire come incassare. Tutto quello che successe fu un'idea di Lesnar. Alle 6 del pomeriggio, poco prima dello show, tutto era scritto: lo Shield sarebbe venuto fuori e avremmo usato tutto quello su cui i writer avevano lavorato senza sosta per avere un finale perfetto a SummerSlam. Lesnar arrivò alle 6 appunto e cambiò tutto. Vince disse che allora avrebbero usato l'idea di Lesnar. Che fece sembrare tutti stupidi tranne Lesnar stesso. E i writer erano lì immobili, seduti a guardare la stanza con un'espressione che diceva: “Andiamo, abbiamo già questa, abbiamo un gran finale”. Tutti soffrono queste situazioni ma, di nuovo, non è più un mio problema ora.

Parlando della sua intervista con Steve Austin al podcast di quest'ultimo, ha raccontato come mai l'intervento fu così particolare: “Fu strano. Non ricordo che fu un'intervista così buona anche se non vedevo l'ora di farla. Sono andato lì in uno dei miei giorni liberi e pensavo che fosse figo, che avremmo parlato di wrestling. Ricordo che il producer Adam Panucci mi chiamo una settimana prima per prepararci. Provò a chiedermi tutte quelle cose personali, con delle domande profonde sulla mia infanzia e io pensavo: “Non sono affari tuoi, amico”. Non dirò cose brutte su persone che non sono nemmeno lì a difendersi. Membri della mia famiglia. La mia famiglia è buona, non cercherò di buttargli me**a addosso sulla tv nazionale. Non è giusto. Ma nel giro di 5 secondi mi ritrovai in quelle fo****e domande lo stesso, non ricordo esattamente quali. Mi chiese qualcosa che mi mandò davvero in bestia e lì spensi il cervello. Andò sempre peggio”. Poi ha continuato dicendo: “Adoro Steve. Se fosse stata un'intervista normale, sarebbe tutto a posto con lui. Penso che volesse che dicessi a lui le cose che sto dicendo a te ora. Sotterrare tutto e tutti. All'epoca però stavo facendo i doppi turni. Lavoravo a un match all'inizio di uno show, salvato su un volo privato e combattevo nell'ultimo di un altro show. L'ho fatto per tipo 600 giorni di fila. Mi stavo facendo il mazzo. E oltretutto dovevo avere a che fare con quelle sciocchezze del team creativo e la spazzatura per il mio personaggio. Certo: non ero l'unico a soffrire per quella condizione. L'intera nostra generazione ha a che farci. E la gente come Steve dice: “Perché non vai fuori dal copione e fai cose come Austin 3:16?” Ma la situazione è completamente diversa di quando c'erano loro. Non puoi semplicemente dire: “Austin 3:16”, io ho uno stupido copione da rispettare. È diverso, sto cercando di fare del mio meglio con questo, ma all'epoca non potevo dire tutto questo sul suo podcast. Volevo provare ad alzarmi e mettere le cose in chiaro per la mia generazione. Fu un punto morto. Finimmo a parlare di wrestling perché entrambi lo amiamo ma di cose differenti. […] Adoro Steve, è uno dei miei preferito. Ma ora potrei andare al suo podcast e dire qualsiasi cosa voglia, perciò chiamami Steve”.

Daniele La Spina
Daniele La Spina
Una mattina ho visto The Undertaker lanciare Brock Lesnar contro la scenografia dello stage. Difficile non rimanere incollato. Per Tuttowrestling: SmackDown reporter, co-redattore del WWE Planet, co-presentatore del TW2Night!. Altrove telecronista di volley, calcio, pallacanestro, pallavolo e motori.
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