23 Gennaio 1984 – 40 anni fa, l’inizio dell’era moderna del wrestling

Negli ultimi ventiquattro anni ho scritto di wrestling su siti, libri e riviste, ho presentato e commentato spettacoli in giro per l’Italia e ne ho parlato perfino sul mio canale YouTube.


Su Tutto Wrestling però, negli ultimi due decenni, ho pubblicato soltanto un paio di articoli, non perchè non fossi interessato, ma solo in quanto lo stile dei miei pezzi classici, molto lunghi ed approfonditi e che richiedevano tanto tempo per essere preparati, non era compatibile con le scadenze settimanali richieste all’epoca dal sito.

Da qualche anno, nell’era dei social network, mi sono però adattato ai cambiamenti del pubblico della rete ed ho aperto una pagina su Facebook, chiamata Titan Morgan: Storie di Wrestling, sulla quale pubblico dei brevi racconti ispirati da una foto, da un video o da un qualche gadget. Questo espediente ha funzionato alla grande e sta riscuotendo un successo inaspettato, tanto che gli iscritti alla pagina stanno aumentando di continuo giorno dopo giorno. Per questo mi è stata offerta da Tutto Wrestling la possibilità di portare questo format anche su quello che, da oltre venticinque anni, è il sito di wrestling numero uno in Italia.

Non è un caso che abbia scelto la data del 23 gennaio 2024 per pubblicare il mio primo pezzo.

Il 23 gennaio 1984 è la data che tutti gli esperti annoverano come quella in cui ha avuto inizio l’era del wrestling moderno.

Fino ad allora, il panorama del wrestling negli Stati Uniti era diviso in territori, molti dei quali affiliati alla National Wrestling Alliance, il consorzio che governava il business nel nord-America ed in varie altre parti del mondo.

Era molto raro che una di queste promotion sconfinasse nel territorio di qualcun’altra, in virtù di un tacito accordo che stabiliva che ogni promoter rispettasse i confini che erano stati stabiliti all’epoca della fondazione della gloriosa NWA, negli anni cinquanta.

Questo fino a quando Vincent Kennedy McMahon, figlio del promoter Vincent James McMahon, subentrò a suo padre al comando della World Wrestling Federation (oggi WWE).

Vince McMahon, Jr. aveva una visione completamente inedita per l’epoca, ovvero un tipo di wrestling basato su storie e personaggi decisamente fuori dagli schemi ed ispirati agli eroi dei fumetti e dei cartoni animati, un prodotto per famiglie che non fosse appetibile soltanto nell’area in cui la sua promotion era stata confinata, ma in tutti gli Stati Uniti e nel mondo.

Per realizzare questo “sogno”, Vince McMahon aveva assolutamente bisogno di un personaggio che qualche anno prima aveva lasciato la World Wrestling Federation di suo padre per la American Wrestling Association di Verne Gagne: Hulk Hogan.

Secondo Vincent Kennedy McMahon, Hulk Hogan era l’unico in grado di rappresentare la personificazione di quella che era la sua visione e voleva costruire il suo progetto di wrestling globalizzato interamente intorno alla sua figura.

Hulk Hogan, nel frattempo, godeva di una straordinaria popolarità grazie al ruolo che aveva avuto nel film di Sylvester Stallone, Rocky III, nel quale aveva interpretato il campione di wrestling “Thunderlips” (Labbratonanti), ma nonostante il pubblico del Minnesota stravedesse per lui ed a tal proposito era già stato coniato il termine “Hulkamania” (che veniva sfruttato anche per la commercializzazione delle t-shirt), il promoter Verne Gagne si rifiutava di concedergli la possibilità di diventare campione del mondo della AWA. Gagne aveva infatti la brutta abitudine di mettere come stelle della compagnia soltanto i wrestler che gli erano in qualche modo più vicini dal punto di vista della parentela o delle amicizie familiari. E secondo le intenzioni di Gagne, se desiderava divenire campione, Hulk Hogan doveva prima sposare la sua figlia maggiore per poter entrare a far parte della famiglia; inoltre avrebbe dovuto garantirgli una percentuale sui guadagni ottenuti negli incontri disputati in Giappone per la New Japan Pro Wrestling (altra federazione per la quale Hogan lavorava all’epoca).

Ma nel 1983, durante un evento organizzato dalla AWA, un fotografo chiamato Steve Taylor (che in seguito è divenuto uno dei produttori esecutivi della WWE), consegnò di nascosto nel backstage un biglietto ad Hulk Hogan, sul quale stava scritto di chiamare Vince McMahon il prima possibile.

Inizialmente Hulk indugiò, ma dopo l’ennesima discussione con Verne Gagne, si decise a contattare Vince McMahon e successivamente a lasciare la AWA.

Vince McMahon spiegò ad Hulk Hogan la sua intenzione di espandere la propria compagnia a livello mondiale, proponendo la sua visione di wrestling convertito in intrattenimento per famiglie e per farlo pensava di sfruttare questo fenomeno della “Hulkamania” esploso nel Minnesota, facendo di Hulk Hogan il campione del mondo dei pesi massimi della WWF ed il protagonista indiscusso della sua promotion. Questi erano gli accordi che portarono Hogan a lasciarsi alle spalle l’esperienza del Minnesota per cominciare una nuova fase della sua carriera in quel di New York.

Alla fine del 1983 però, l’allora campione del mondo dei pesi massimi WWF Bob Backlund, si rifiutò categoricamente di concedere all’astro nascente Hulk Hogan un incontro per il suo titolo.

Il motivo era che, secondo Backlund, chiunque non fosse stato un atleta olimpico o amatoriale non era degno di indossare quella cintura, questo nonostante prima di Hogan, il titolo di campione del mondo WWF (precedentemente noto come titolo di campione WWWF) fosse stato detenuto, tra gli altri, da Bruno Sammartino e da “Superstar” Billy Graham, lottatori che, come Hulk, non avevano mai avuto un “background” di lotta amatoriale.

Il padre di Vincent Kennedy McMahon, all’epoca molto legato a Bob Backlund, pensò di dar ragione al campione, per cui Hulk Hogan, vedendo che le promesse che gli erano state fatte non venivano mantenute, informò Vince della sua intenzione di lasciare immediatamente New York e di tornare in Minnesota a lavorare per la AWA, dove tutti impazzivano per lui.

Ma Vince McMahon, Jr. gli disse di non preoccuparsi, perchè aveva intenzione di mantenere tutte le promesse che gli aveva fatto e per quel che riguardava Bob Backlund, riuscì a stabilire un compromesso: Bob avrebbe affrontato The Iron Sheik, atleta che pare avesse rappresentato l’Iran ai giochi Olimpici ed in altre competizioni internazionali, mettendo in palio la sua cintura di campione del mondo dei pesi massimi WWF. Hulk Hogan avrebbe poi sfidato il 23 gennaio 1984 al Madison Square Garden di New York, il vincitore di questa contesa.

Il 26 dicembre 1983, The Iron Sheik riuscì a sottomettere il campione Bob Backlund grazie alla sua terribile presa chiamata “camel clutch”, laureandosi nuovo campione del mondo dei pesi massimi WWF. Per soddisfare l’ego di Backlund, fu deciso che la sua sconfitta sarebbe stata proclamata dopo che il suo manager Arnold Skaaland, avrebbe gettato la spugna in segno di resa, in modo tale che lui non avrebbe dovuto cedere esplicitamente alla tecnica mortale dello sceicco.

E come aveva promesso Vince McMahon, il 23 gennaio 1984 potemmo assistere alla definitiva consacrazione del fenomeno della Hulkamania, quando Hulk Hogan si presentò al Madison Square Garden accompagnato dalla musica “Eye of the Tiger”, colonna sonora del film Rocky III. In questa data, Hogan sconfisse lo sceicco iraniano e diventò il campione del mondo dei pesi massimi WWF per la prima volta, cintura che difenderà per più di quattro anni consecutivi.

Dopo l’incontro, The Iron Sheik raggiunse Hulk Hogan nello spogliatoio in lacrime, lo abbracciò, si congratulò con lui e lo informò in presenza di Vince McMahon che la sera prima aveva ricevuto una telefonata da parte di Verne Gagne che gli aveva offerto centomila dollari chiedendogli di spezzare una gamba all’ignaro Hogan nel corso dell’incontro. The Iron Sheik aveva rifiutato l’offerta e sicuramente ne valse la pena, dato che la sua carriera nella World Wrestling Federation, tra “rematch” titolati con lo stesso Hogan e vittorie delle cinture di coppia, è stata sicuramente molto più che dignitosa, mentre Gagne e la AWA intrapresero una rapida discesa che portò la compagnia al fallimento nei primi anni novanta. Verne Gagne e suo figlio hanno sempre negato che quel colloquio telefonico con The Iron Sheik abbia mai avuto luogo, ma chi al loro posto avrebbe ammesso di aver fatto qualcosa del genere?

Quel giorno, in quel preciso istante in cui Hulk Hogan sollevò al cielo la cintura e Gorilla Monsoon proclamò “Hulkamania is here!”, ha avuto inizio la nuova era del business, un’era in cui la World Wrestling Federation ha esportato il pro-wrestling in ogni angolo del globo facendolo entrare in tutte le case.

In Italia quell’incontro lo abbiamo potuto vedere, anche se solo in parte, soltanto molti anni più tardi. Io ricordo di averlo visto per la prima volta nel 1991, all’interno del documentario “Hulk Hogan: a real american story” trasmesso da Tele+2 e commentato da Dan Peterson.

Per celebrare i quaranta anni della Hulkamania, in questi giorni la WWE ha messo in vendita sui propri negozi on-line, una nuova linea di prodotti dedicati ad Hulk Hogan, che potete trovare sia sullo shop americano che, in parte, anche in quello europeo.

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“Titan Morgan” Manuele Poli
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