WWE Vintage Critic #7 – Royal Rumble 1988

Danny Davis approfitta sempre di quando qualcuno è stordito per attaccarlo, o aspetta che qualcun altro tenga l’avversario. Il #11 è Don Muraco, ma viene raggiunto direttamente da Nikolai Volkoff.  I due discutono davanti al ring, poi parte un brawl a bordoring Dopodiché, Muraco entra. Nel frattempo, Jake Roberts e Jim Brunzell eliminano Zhukov. Anche Nikolai Volkoff vorrebbe entrare, ma deve aspettare il suo turno, che tanto è il prossimo. Sam Houston sta per eliminare Race, ma poi desiste e prova a eliminare Danny Davis mentre Muraco si occupa di Harley Race. È il momento del #12 e Volkoff entra. Muraco elimina Harley Race. Questi vorrebbe rientrare e ci prova più volte, ma niente da fare – gli arbitri lo mandano via. Match in fase di stallo. Il #13 è “Hacksaw” Jim Duggan, che si fa strada con il suo “HOOOOOOOOO” munito del suo 2×4. Ottima reazione da parte del pubblico. Duggan attacca la Hart Foundation. Il #14 è Ron Bass. Sebbene la Royal Rumble preveda il concetto di “tutti contro tutti”, si scontrano solo ed esclusivamente i rispettivi face e heel. Nikolai Volkoff elimina Brunzell. Il #15 è proprio il suo compagno dei Killer Bees, B. Brian Blair.


La Hart Foundation si occupa di Blair. Non succede quasi nient’altro. Hillbilly Jim è il #16. Irrompe sul quadrato e butta fuori Jim Neidhart. I commentatori sottolineano che i primi due uomini sono ancora presenti. Non è vero, perché Tito è stato eliminato. Arriva il #17: Dino Bravo. Nel frattempo, Ron Bass si libera di Sam Houston. Wow, è stato un atterraggio duro. Gli heel formano alleanze, Danny Davis riesce ad evitare l’eliminazione come un’anguilla. Il #18 è Ultimate Warrior. Don Muraco butta fuori Bret Hart. I commentatori sottolineano subito che è stato sul ring a lungo. Warrior se la prende con Dino Bravo. Il #19 è One Man Gang, che è considerato uno dei favoriti alla vittoria, vista la sua stazza. E infatti, tanto per cominciare, elimina B. Brian Blair e Jake Roberts. Il #20 e quindi ultimo partecipante è Junkyard Dog. Attacca immediatamente Dino Bravo. Jim Duggan schiva un attacco ed elimina Nikolai Volkoff. OMG butta fuori Hillbilly Jim.  Duggan manda Danny Davis oltre la corda con una Clothesline. Adesso accelera il ritmo. Per eliminare Warrior, però, ce ne vogliono due: Dino Bravo e One Man Gang. Ron Bass, subito dopo, elimina JYD e viene eliminato a sua volta.

Final Four: Dino Bravo, Don Muraco, One Man Gang, “Hacksaw” Jim Duggan. Gli heel dominano. Frenchy Martin sale sull’apron e interferisce, ma viene mandato giù da un Dropkick di Don Muraco. La distrazione però gli costa il match, perché Bravo e OMG lo lanciano fuori. OMG e Bravo lavorano insieme contro Duggan, ma questi si abbassa sotto una Clothesline e OMG elimina accidentalmente Dino Bravo. OMG domina il match usando la sua potenza e la sua stazza a suo vantaggio. OMG arriva in corsa, ma Duggan si abbassa e tira giù la corda, OMG va a finire fuori dal ring.

Vincitore della Royal Rumble 1988: “Hacksaw” Jim Duggan (33:00 minuti)

VC: ** 1/2 Per il primo tentativo in assoluto, può starci. Ci sono stati diversi momenti in cui il ritmo si è pressoché fermato, chi sollevava, chi si aggrappava, insomma la classica battle royal, e l’azione non è stata particolarmente alta. Ma il booking era egregio, certo si può fare (e si farà) di meglio, ma se il concetto ha funzionato, un motivo ci sarà. Bello anche l’ordine di entrate, che ha fatto sì che lo starpower fosse sparso per tutta la lunghezza del match. Jim Duggan come vincitore ci sta, era molto popolare e ha anche ottenuto la reazione più forte di tutti i partecipanti al match.

Statistiche della Royal Rumble

Iron Man: Bret Hart (25:42 minuti)

Maggior numero di eliminazioni: One Man Gang (6)

Miglior eliminazione: Sam Houston (da parte di Ron Bass) – per il 1988 un bump abbastanza spettacolare di Houston

3 stelle della Rumble:

  1. Bret Hart – buona prestazione ed è stato sul ring più a lungo di tutti, e ci sarà un motivo
  2. Jim Duggan – molto popolare e ci sa fare con il pubblico
  3. One Man Gang – è lui la ragione per cui da oltre trent’anni ci propinano il credo che gli uomini alti e pesanti sono SEMPRE i favoriti a vincere (e non vincono quasi mai… mah?)

Vediamo il replay della firma del contratto tra Hogan e André. Adesso, Hulk Hogan è vicino a Craig DeGeorge e fa uno dei suoi tipici promo per pubblicizzare il match il 5 febbraio.

VC: Quello è stato il match che ho menzionato ultimamente con il Twin Referee Scandal, dove André è stato in grado di vincere il titolo grazie al gemello corrotto di Earl Hebner, e poi lo ha venduto a Ted DiBiase. Il titolo fu quindi reso vacante.  Così si tenne un torneo a WrestleMania 4 con in palio il titolo WWF. Hogan e André furono ammessi direttamente alla fase finale senza doversi qualificare.

Tag Team Two out of Three Falls Match

The Islanders (Haku & Tama) vs The Young Stallions (Paul Roma & Jim Powers)

VC: Gli Islanders sono gli heel, i Young Stallions sono i face. Stasera ce l’hanno con questi 2 of 3-Match, eh?

Gli Young Stallions prendono il controllo con mosse di chain wrestling e alcuni Running Attack, andando a segno con mosse bellissime, ma alla fine si arriva alla fase di dominio degli heel, mentre Jesse Ventura dice che i Young Stallions non sono ancora al livello degli Islanders. Powers manda dentro Paul Roma, che riesce temporaneamente a ristabilire l’equilibrio, anche se botcha un Dropkick. Haku tira giù la terza corda, facendo cadere Roma fuori dal ring. Il ring doveva essere altro 4-5 metri, o come mi spiegate che Roma non si alza più? L’arbitro non può che terminare il conto di 10. Così, gli Islanders conducono 1-0.

Vincitori del primo Fall: The Islanders

Dopo la pubblicità, Vince ci dice che il match è stato fermato perché Paul Roma ha riportato un infortunio alla gamba e viene visitato in questo momento. Nel frattempo, vediamo un’intervista con André The Giant e “Million Dollar Man” Ted DiBiase. DiBiase: “Everybody’s got a price for the Million Dollar Man, and the Million Dollar Man always gets his way”. André annuncia che distruggerà Hulkamania il 5 febbraio e vincerà il titolo per Ted DiBiase.

Continua il match. La gamba di Paul Roma è ora fasciata. Tama infierisce sulla gamba di Roma con dei calci, ma Roma riesce a dare il cambio a Powers, che fa piazza pulita sul ring, mentre Jesse Ventura predice la nascita di “Giantmania”. Powers mette a segno un Vertical Suplex, ma gli Islanders possono ancora mantenere il controllo con cambi veloci. Isolano con successo Jim Powers, lo tengono sotto controllo con un Abdominal Stretch. Powers si libera, ma non abbastanza da raggiungere il compagno. Vince commenta tutte le mosse con il suo “what a maneuver!” e continua a definire Haku un “carro armato”. Quando Haku prova un Dropkick e manca l’avversario, Powers finalmente dà il cambio a Roma. Il pubblico non reagisce affatto. Roma tenta il comeback da face, ma ha ancora la gamba dolorante. Haku attacca la sua gamba, poi Tama si lancia con uno Splash sulla gamba di Roma. Haku chiude Roma in un Half Boston Crab. Roma non può che cedere, il che porta al 2-0 e quindi alla vittoria degli Islanders.

Vincitori per sottomissione: The Islanders (14:00 minuti)

VC: ** È stato un match mediocre per mandare over gli Islanders come heel pericolosi. I Young Stallions non se li filava nessuno, per cui viene da chiedersi perché si è scelto di chiudere lo show con questo match. È anche insolito che un 2 of 3 finisca in un pulitissimo 2-0. Sarebbe bastato un normale match di coppia, ma è servito per rendere i vincitori ancor più credibili: hanno sconfitto gli avversari non una, ma due volte. Non che Haku non avesse avuto partner migliori durante la sua carriera, ma questo forse era il suo periodo di maggior risalto. Un’altra cosa insolita è la scelta di non chiudere uno show con una vittoria dei face, perlomeno non succedeva quasi mai negli anni ’80.

Vince McMahon e Jesse Ventura ricapitolano quanto visto durante la serata. È interessante notare come il Royal Rumble match in sé venga appena menzionato, perché l’attenzione è rivolta alla firma del contratto tra André The Giant e Hulk Hogan e su Dino Bravo che sollevava i pesi. Per finire, salutano i telespettatori e con un primo piano di un’arena vuota, la prima Royal Rumble della storia va off-air.

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5 pensieri random:

  • Nel 1988 non c’erano ancora gli spot caratteristici di una Royal Rumble, come il pubblico che conta alla rovescia, gli “HOOOONK” prima delle entrate, i cosiddetti spot “Two Men” dove tutto il resto si ferma a guardare lo showdown di due determinati partecipanti, le eliminazioni cariche di pathos e dramma o quant’altro. Tuttavia, il concetto ha funzionato e hanno cercato di migliorare anno dopo anno. È chiaro che da qualche parte bisogna pure cominciare.
  • Cosa ha reso il Royal Rumble match migliore di una normale Battle Royal? Molto semplicemente: il ring non era mai troppo pieno e quindi permetteva di poter seguire l’azione e dava lo spazio e la libertà di fare qualcosa di diverso oltre a spingere l’avversario contro la corda. E il pubblico ha avuto l’opportunità di VEDERE davvero ogni singolo partecipante. Nelle Battle Royal è altrimenti comune per tutte le superstar di venire sul ring contemporaneamente e in un’enorme confusione, in modo che tu come spettatore non abbia idea di chi sia sul ring e difficilmente puoi farne un riassunto senza consultare zio Google.
  • Capisco che non era un PPV, ma il team di commento non ha fatto un buon lavoro a promuovere la Rumble. Cioè, metti in piedi uno show chiamato “Royal Rumble”, specifichi che la Royal Rumble è una Battle Royal con entrate a sequenza, e poi per tutto lo show non ti ricordi nemmeno di menzionare il match, se non durante il match stesso? Per tutta la serata, i commentatori parlano solo di Dino Bravo e di Hogan-André, ma non tentano minimamente di dare prestigio alla Royal Rumble. E questo considerando che al commento c’è il boss in persona!
  • Hanno barato con il minutaggio. Per quanto riguarda tutti i match “normali”, tutto legittimo. Per quanto riguarda la Royal Rumble, invece, già solo aritmeticamente, non ci siamo. Se i primi due iniziano il match a tempo 0:00 e ci sono 20 partecipanti, altri 18 devono ancora entrare, giusto? Presumendo che le entrate avvengano ogni 2 minuti, sono già 36 minuti di match prima che l’ultimo partecipante arrivi sul ring. Anche se supponiamo che l’ultimo uomo ribalta il ring in stile Undertaker e butta fuori tutti, il match dura come minimo 37 minuti. Il match però è durato 33 minuti, e questo compresi i 5-8 minuti di match DOPO l’ultimo ingresso. Non riesco a capire perché la WWE abbia il vizio di taroccare i propri numeri. Cosa ci guadagnano? Vabbé che, probabilmente, nessuno si aspettava che, a distanza di 33 anni, qualcuno si metta davanti alla TV munito di cronometro, ma lo trovo sbagliato ugualmente, perché si rischia di manomettere la percezione temporale dello spettatore – infatti quando uno dice “arrivo tra 10 minuti”, quanti ne passano in realtà? Che sia colpa della WWE?
  • Abbiamo visto solo 4 match e metà dei quali erano “2 of 3”. Ora, se questi “2 of 3” fossero durati mezz’ora ciascuno, ben venga. Ma col senno di poi, fa fare ai perdenti la figura dei deficienti, perché in un quarto d’ora scarso, sono stati sconfitti non una, ma due volte. Vada bene per i jobber, ma non per un Tag Team che detiene un titolo. Certo, d’altra parte, fanno bella figura i vincitori. Nel Main Event, addirittura, stravincono con un 2-0 piano e piatto, il che li fa sembrare molto più pericolosi di quanto non fossero. Alla fine, però, non ne beneficiò nessuno. Paul Roma avrebbe in seguito formato il tag team “Power & Glory” con Hercules, mentre Haku formò alleanze con The Barbarian e persino con André The Giant.

Statistica

Match più lungo

Royal Rumble (33:00 minuti)

Miglior match

The Glamour Girls vs Jumping Bomb Angels /  ***

Match più corto e peggior match

The Islanders vs. The Young Stallions (14:00 minuti)  /  **

Moment of the Night

“Hacksaw” Jim Duggan vince la prima Royal Rumble di sempre

3 star della serata

  1. Jumping Bomb Angels – arsenale versatile e ritmo veloce; non ci si annoia mai a guardarle
  2. “Hacksaw” Jim Duggan – incredibile energia e ottimo carisma, primo vincitore di una Royal Rumble
  3. Bret Hart – la seconda Battle Royal che recensisco in cui partecipa e la seconda in cui ha un ruolo di spicco – si è messo in mostra benissimo e si vede già da adesso che avrà un grande futuro

Risultato

5/10

La prima Royal Rumble della storia è stata di qualità mediocre. Né infamia né lode, niente di memorabile. Non è stato assolutamente un One Match Show, come spesso succede al giorno d’oggi. È un peccato che la Rumble non sia stata il Main Event della serata e alla Rumble non sia stata attribuita alcuna importanza, ma è bello che sia stata migliorata in seguito. Evidentemente, dietro le quinte, c’era qualcuno che ci credeva. Bellissimo il match femminile. Vale sicuramente la pena dare un’occhiata a questo show, ma senza avere aspettative troppo alte. Il segmento con Dino Bravo era così maledettamente noioso e non ho premuto il tasto “Fast Forward” solo per motivi di completezza. Se siete amanti dei pesi, è un segmento che fa per voi, altrimenti saltatelo.

E anche per oggi abbiamo dato. Per lodi, critiche, minacce, percosse, tangenti, domande, suggerimenti o parolacce potete utilizzare i commenti oppure contattarmi via FacebookTwitterInstagramTumblrTwitch oppure via E-Mail scrivendo a [email protected]

Per chi volesse lasciare un like al mio blog tedesco, faccia un salto qui. Spero vi sia piaciuto e ci rivedremo su queste righe per andare a vedere WrestleMania 4, dove fu consacrata una leggenda. A presto!

Io sono il WWE Vintage Critic, e viaggio nel tempo al posto vostro!

Fabio Barbuscia
Fabio Barbuscia
Da quando vidi The Undertaker chiudere Ultimate Warrior in una bara, sono rimasto legato a vita a questo mondo magico. Sono quello che accompagna i nostalgici sia in italiano che in tedesco. Sono il WWE Vintage Critic e viaggio nel tempo al posto vostro.
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