WWE Planet #977 – Ode inutile a Kevin Owens

Nel vuoto cosmico che lascia l’assenteismo del plurisupercampione Roman Reigns, lasciando il suo posto in eredità a degli inadatti cugini, e nell’onnipresenza forzata figlia dell’abolizione silenziosa del brand split, la doppia presenza di Kevin Owens a Raw e a SmackDown da il là a parecchie riflessioni, tutte purtroppo tristi. E poi c’è poc’altro di cui parlare.


Quando nell’agosto di ormai 8 anni fa la WWE annunciò la firma di Kevin Steen era lecito aspettarsi cose enormi. Nel fare man bassa tra le fila delle indy, la federazione di Stamford aveva messo sotto contratto una delle più grandi stelle mai scaturite dalla scena indipendente oltre che un wrestler che sembrava già pronto a sposare in pieno lo stile della compagnia. Più di altri lottatori, Kevin Owens è sempre stato propenso, per caratteristiche, ad essere a 360° il prototipo del wrestler perfetto, incarnando anche la modernità. Fisime mcmahoninane a parte sul fisico, Owens era destinato a grandi cose e così è sembrato per la prima, breve parte del suo stint. Quei tempi, ora, sembrano lontanissimi, a tratti come se mai fossero esistiti. Nonostante il canadese abbia migliorato e non poco le sue skill – praticamente tutte – ha raccolto sempre meno, finendo in una spirale negativa che definire immeritata è riduttivo. Da tanti anni ormai il Prizefighter è un passante nelle zone che contano – e solo ed esclusivamente a far numero o come “+1” – e per il resto si limita a vestire i panni del buffone di lusso.

Tag team assurdamente sprecato con il compagno di una vita Sami Zayn, agnello sacrificale a più riprese di Shane McMahon, vittima immotivata di Braun Strowman, membro onorario del New Day, avversario della delirante stable di Seth Rollins (ve li ricordate gli AOP? Spero di no), babysitter casuale di Logan Paul, solo per citare alcuni degli arzigogolati metodi trovati per far perdere tempo ad Owens. Poche variazioni di frequenza, nessuna nella sostanza e la situazione è immutata ad oggi. Nessuno mette in dubbio, infatti, la bravura di KO di saper essere quello che serve, dove serve. Esilarante, dissacrante, pungente, traendo sempre il meglio da tutto. Ma c’è un motivo se anche l’interpretazione più a tono possibile di un cinepanettone non ha mai fruttato un Oscar a nessuno. Il valore di fare un buono, anzi un ottimo lavoro ad una latitudine del genere, è a dir poco risibile. Chi si gusta i segmenti con Ezekiel può comunque rassegnarsi al fatto che sta avendo tutto tranne il meglio di Kevin Owens e che Kevin Owens sta avendo tutto tranne ciò che merita. Il tutto con buona pace di chi incredibilmente credeva che una sottospecie di main event con Steve Austin potesse essere qualcosa di rilevante – persino un game changer – anche 20 anni dopo la fine dell’arco narrativo di Stone Cold.

La verità è che è stato solo l’ennesimo costume da clown indossato da Owens, solo di un colore sgargiante, ma che resta un costume da clown. Addosso però ad un performer che inopinatamente dovrebbe essere uno dei vertici del wrestling mondiale. Non sono in discussione le scelte dell’uomo Kevin Steen, che meritano tutto il rispetto possibile e restano intoccabili. Ma visto che spesso ci chiediamo se chi lascia faccia un errore di valutazione sulle proprie possibilità, allora è lecito chiedersi se davvero Kevin Owens non sia una delle occasioni più sprecate di sempre. Da lui forse, dalla WWE di sicuro, per noi al 100%, anche se proviamo ad illuderci ogni volta.

Daniele La Spina
Daniele La Spina
Una mattina ho visto The Undertaker lanciare Brock Lesnar contro la scenografia dello stage. Difficile non rimanere incollato. Per Tuttowrestling: SmackDown reporter, co-redattore del WWE Planet, co-presentatore del TW2Night!. Altrove telecronista di volley, calcio, pallacanestro, pallavolo e motori.
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