WWE Planet #972 – Stavolta no

Il wrestling, come tutto il materiale umano e scibile, può e forse deve sempre essere oggetto di dibattito, per sua stessa natura crea posizioni e giudizi diversi, genera un plateau di reazioni e emozioni, rendendo diversi risultati finali a fronte di un unico show messo in scena. È sempre così, sempre e comunque una cosa da rispettare. Tranne stavolta. Stavolta, per WrestleMania 38, no.


Perché un conto è avere posizioni diverse, aver vissuto eventi diversi con reazioni ed emozioni differenti, un conto è avere idee diverse. Ma tutt’altra cosa è fingere di non vedere ciò che è chiaro, è mascherare quello che ci viene proposto come se così non fosse. Il rispetto dell’opinione di tutti è e resta sacro ma talvolta l’oscillazione normale nel giudizio di un evento non può prescindere da certi limiti entro i quali spingersi, per non smettere di avere attendibilità. Sempre valga la volontà di evitare discussioni e garantirsi il privilegio di voler conservare l’attenzione solo per quanto c’è di buono da prendersi. È lecito che qualcuno si sia divertito di più, qualcun altro di meno guardando WM. Non è però lecito che esista in quella forbice di tolleranza – racchiusa inevitabilmente tra la competenza e l’onestà intellettuale – che possa aver concluso la visione della due giorni di Dallas con una sensazione di soddisfazione. Non stavolta. Se la WWE fosse una serie tv, questo sarebbe “l’episodio dell’attentato”, che chiude tutto o quasi senza dare spiegazioni perché gli ascolti non funzionano. Se fosse un film, sarebbe il cartone animato senza morale, dove il cattivo vince e schiaccia l’eroe; il film d’azione senza scene di combattimento; il film horror che non mette paura. La WWE ha passato gli ultimi mesi a scrivere un libro con di 300 pagine, presentandoci 100 personaggi in 2 pagine e 2 personaggi nelle altre 289: dicendoci però che l’assassino è il maggiordomo fin dalla copertina.

Sacrificare l’evento più importante dell’anno a Roman Reigns senza mai provare a far raccontare una storia al tuo personaggio principale – una storia effettivamente coerente – è un delitto irreparabile. Ma se la risultante di questo errore è sotto gli occhi di tutti ad ogni segmento che lo coinvolge, ad ogni main event che occupa (WM incluso), ben più grave è il distacco con la realtà con cui tutto questo è stato fatto. Le sfrontate regole del marketing ci hanno abituato all’iperbole come regola, ma nessuna esagerazione ha mai reso comunque accettabile considerare questo main event come il più grande della WM più grande, più stupenda. Il credere a questo – stavolta sì, impossibile persino per il fan più sfegatatamente di parte – è stata la mancanza di rispetto più grande. Nell’edizione che forse più di tutte ha ignorato e calpestato il valore del roster WWE, l’offesa massima è stata creata nel mettere su teatrini di falsa nostalgia a unico supporto del posto in cima alla catena alimentare meno meritato di sempre. Le infinite combinazioni di lottatori che avrebbero potuto creare un momento migliore di quello creato da Reigns e Lesnar sono evidenti ad ogni show settimanale; l’aggravante è che avrebbero potuto farlo con molto meno lavoro profuso, distribuendo meglio le forze della WM che sicuramente non è stata la più stupenda, ma certamente la più pigramente costruita.

La presa in giro è compiuta, grandemente attesa e consciamente inevitabile per tutti. Chi non si sente preso in giro da questa edizione, probabilmente riuscirebbe ad accusare persino sé stesso per non aver ricevuto regali di Natale dagli altri. La macchina continua a girare, con i soldi che continuano ad essere fatti nonostante sé stessi ma stavolta no, non basta a giustificare il tutto e a far credere che la mossa giusta da fare fosse questa. WrestleMania sarà un evento della WWE e resta prima di tutto della WWE. Ma rappresenta qualcosa per chiunque si sia avvicinato alla disciplina. Mancare di rispetto ai fan e a chi segue con passione il pro-wrestling è una costante di casa Stamford, in nome di interessi economici e presunti codici prestabiliti. Spesso si trova una giustificazione, ci si auto-addolcisce la pillola e si prova a fingere eccessiva esigenza, bollando tanta parte come mera voglia aprioristica di criticare. Stavolta no, non facciamoci questo. Sarebbe ingiusto e, soprattutto, sarebbe falso.

Daniele La Spina
Daniele La Spina
Una mattina ho visto The Undertaker lanciare Brock Lesnar contro la scenografia dello stage. Difficile non rimanere incollato. Per Tuttowrestling: SmackDown reporter, co-redattore del WWE Planet, co-presentatore del TW2Night!. Altrove telecronista di volley, calcio, pallacanestro, pallavolo e motori.
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