WWE Planet #954 – Sopravvivere ai tempi

Del fattore “sopravvivenza” di Survivor Series, nel 2021, ora che ci avviciniamo all’evento, è rimasto davvero poco. I tempi sono cambiati, i momenti dell’anno WWE sono cambiati, ma sopravvive strenuamente il concetto più vecchio possibile dell’evento: il proporsi terribilmente uguale a sé stesso nell’indifferenza generale.


Persino i più irriducibili sciocchi hanno (quasi) smesso di tifare per Raw o per SmackDown. Dalla nuova brand extension, l’esclusività dei roster è sempre stata molto labile. Non viene mai menzionata la competizione, nonostante i due show vadano in onda su canali differenti. Il Draft è stato spostato ad ottobre e, essendo persino i Campioni non esenti da spostamenti, il tempo per ambientarsi nel nuovo brand è pressocché nullo. E allora perché la WWE continua a proporre Raw vs SmackDown, le Series come l’unica volta nell’anno in cui i due show si affrontano? Per nessun motivo. O meglio, per inerzia – per evitare di dire stupidità. Le Series sono ormai un retaggio piuttosto vecchio di concezioni non più esistenti. Si potrebbe persino dire che quando il roster era unico, si era riusciti in parte a superare il dogmatismo di questo PPV, salvo poi ricascarci dal 2016 in poi. Per pigrizia, per mancanza di voglia di cercare un’alternativa. Così come sono le Series sono controintuitive, sciocche, narrativamente inutili, prive di senso anche, dall’interesse scarso e dal valore minimo. Ma sono, soprattutto, facili. I Campioni contro, due o tre team e il gioco è fatto, depennando il fastidio di dover scrivere un PPV (come se lo chiedesse qualcuno di farne 80 all’anno). Nessuna profondità, nessuno strascico: uno 0-0 già portato a casa prima ancora di scendere in campo. E tante grazie.

Lo dimostra anche l’insistenza di non provare nemmeno a costruire qualcosa attorno all’evento. I team, l’unica cosa da decidere visto che i Campioni sono tali e basta, sono stati composti a tavolini, annunciati sui social e poi rimasticati in puntata. Togli e metti senza ratio, stando anzi accuratamente alla larga da storyline già esistenti, che bene potrebbero intersecarsi con le Series come spesso fatto in passato. Trattati come una tassa da pagare e senza contesto: non essendoci i GM, non si capisce chi dovrebbe fare il bene di quale show e perché. Un enorme calderone alla rinfusa, palla in tribuna e aspettiamo solo che arrivi la fine. Con buona pace di chi ci prova, di chi tenta di dare interpretazioni, è evidente che da interpretare ci sia solo la non voglia di provarci. Come se a novembre in WWE fossero tutti in ferie e ci fosse poco, pochissimo tempo per lavorare. Inutile illudersi che le storie attorno ai team avranno senso, inutile illudersi che lo avrà il resto: i Campioni traccheggiano con i possibili sfidanti in attesa di affrontare il pari grado dell’altro brand, in una sfida completamente disinteressante e vuota. Storyline vere messe in pausa o terribilmente allungate, senza impiegare tempo a costruirne per le Series.

Insomma, la WWE continua a far sembrare che alle Series ci tenga, salvo poi trattarlo come il peggiore, il più inutile, indesiderato dei PPV. Il solito comportamento da dr. Jekyll e mr. Hyde, che non dà riferimenti e toglie prospettiva alla maggior parte delle cose proposte. Queste settimane saranno un lento e inesorabile stillicidio che porterà impalpabilmente alle Series. Di cui di dimenticheremo il giorno dopo.

Daniele La Spina
Daniele La Spina
Una mattina ho visto The Undertaker lanciare Brock Lesnar contro la scenografia dello stage. Difficile non rimanere incollato. Per Tuttowrestling: SmackDown reporter, co-redattore del WWE Planet, co-presentatore del TW2Night!. Altrove telecronista di volley, calcio, pallacanestro, pallavolo e motori.
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