WWE Planet #873

Parlare di tutto quello che è stato WrestleMania 36 è praticamente impossibile, provare a tracciarne il contorno è già un’impresa vagamente più alla portata. Per farlo, l’opzione più pigra era inflazionare ulteriormente un format fin troppo abusato ma in fondo, in tempi d’emergenza, come abbiamo visto, tutto è concesso. Eccovi il Pagellone da 0 a 100 di WrestleMania 36!


SV ai riempitivi. In una WrestleMania a porte chiuse ci si aspettava quantomeno l’inserimento di qualcosa di più di un paio di segmenti sul 24/7 Championship. Un match dopo l’altro risulta un po’ come andare di fretta, nelle parti centrali quasi asfissianti, con il rischio di non riuscire a trovare pathos. Anche da casa, anche in due serate.

Voto 0 all’idea di andare avanti comunque. L’ho scritto, l’ho detto, lo ribadisco: andare avanti non è stata una buona idea. Da facili profeti era prevedibile che presto o tardi un impiegato WWE risultasse positivo e così è stato. Era facile anche prevedere che WM si sarebbe fatta, per cercare di limitare i danni economici, ma in una visione che si può tranquillamente definire naif resto dell’idea che la salute delle persone, specialmente in un momento del genere, debba avere sempre la priorità. Resta il pessimo messaggio lanciato.

Voto 1 alla post-produzione. Non è chiaro quale tipo di problema volessero cercare di risolvere con i tagli “cinematografici” che si sono sprecati durante WM. Ma è chiaro invece che ne abbiano solo creati di nuovo: da Kairi Sane che resta in volo un’eternità al finale di Lynch vs Baszler, passando per Owens che risale uno stage di 3 o 4 metri in 0,2 secondi. Sono stati parecchi gli strafalcioni da questo punto di vista e sono saltati all’occhio. E anche senza il senno di poi, era un’improvvisazione evidentemente azzardata nelle mani a chi è riuscito a non inquadrare la prima Spear di Edge dopo quasi un decennio.

Voto 2 ai match per i Titoli Mondiali. Minutaggio ridicolo, sforzo al minimo sindacale, esecuzione da “via il dente, via il dolore”. Chiaro: per motivi diversi, sia nel caso di Goldberg che in quello di Lesnar, le strade erano abbastanza obbligate e probabilmente si è scelto per il male minore. Ma questo non impedisce di restare con un bell’amaro in bocca. E con Strowman Campione, che è anche peggio.

Voto 3 al minutaggio di Elias vs King Corbin. Che sarebbe stato il match per assopirsi o andare in bagno, lo sapevamo fin dall’inizio. Che fossimo più interessati a quale pigiama indossare durante la diretta che a questa faida l’abbiamo sempre saputo. Che sarebbe durato quasi 10’ senza un valido motivo è francamente più di quanto si potesse tollerare. Anche cercando disperatamente di rifilarsi la scusa che, comunque, i due ci abbiano provato.

Voto 4 alla divisione femminile. Protagonista della scorsa edizione col main event, oscillante tra la comparsata e il rimpianto in questa. Non tutto negativo, è la media a far scendere il bilancio. Ripley-Flair è stato un ottimo incontro ma ha pagato la pigrizia del non uscire dalla testarda monodimensionalità affibbiata a Flair da troppo tempo. L’incontro per i Titoli di Coppia sarebbe un buon opener se non fosse valido per qualcosa che ha perso di valore due minuti dopo la creazione. Lynch e Baszler non vanno oltre il compitino e potevano fare di più. Il match a 5 ad eliminazione ha la sola funzione di dare il via allo split delle Hug ‘n’ Boss ma resta mediocre. Genericamente peccato.

Voto 5 al Boneyard Match. Sarebbe unpopular opinion comunque. Ci si divide tra chi gli darebbe 100 e chi 0 e come spesso succede la verità sta proverbialmente nel mezzo. Non è un match di wrestling, su questo siamo tutti d’accordo. È ottimo intrattenimento, altrettanto d’accordo. Non dovrà essere ripetuto spesso e su questo non transigo. Una serie tv più che un segmento. Giusto provare ad osare, specie in un’occasione che mai come prima (e forse mai più) si prestava a fare il tentativo, mettendo in cassaforte il tutto grazie agli interpreti. Riuscito, è vero, pur passando dal cringe al divertente in più momenti, ma resta uno dei “se” di questa WM: chissà cosa avrebbe potuto essere, nel bene e nel male, in condizioni normali.

Voto 6 alla divisione in due serate. Sarebbe stato insostenibile reggere una mole del genere senza pubblico. La divisione in due serate è stata funzionale e funzionante, diluendo le emozioni ma anche l’impatto di una WM così. Forse la formula si potrà replicare, forse sarà il futuro di eventi come WM ma francamente, in una situazione normale, non rinuncerei per nulla al mondo al TakeOver del sabato. Con SD il venerdì e Raw il lunedì non ci sarebbe posto e soprattutto diventerebbe un weekend ancora più pieno.

Voto 7 ad Edge vs Randy Orton. A blast from the past. Fino ad Edge e Orton non mi ero reso conto di quanto mi mancassero questo tipo di incontri. Rissa più che wrestling puro e tecnico, in una cornice hardcore fantasiosa e mutante, capace di interagire bene con tutto quello che c’è attorno. Orton ed Edge hanno fatto un incontro che ci sarebbe stato benissimo prima del ritiro del canadese che ha decisamente superato la prova del tempo, ricordando che non esiste un solo modo per interpretare questo incontro. Nulla di epocale ma molto bello e divertente. Forse il minutaggio poteva essere ridotto, ma si può scusare la voglia di sovraesporre Edge dopo tanto tempo. Per il resto, quasi impeccabili nel loro elemento: c’è poco da lamentarsi.

Voto 8 al Triple Threat Ladder Match. Senza dubbio è l’incontro che ha affrontato meglio il cambio in corsa. Per quanto sia poco ortodosso vedere tre singoli giocarsi le Cinture di Coppia, la soluzione è calzante e il risultato è stato molto positivo. Rispolverando la vecchia tradizione di un Ladder Match a WM, gli interpreti sono stati decisamente all’altezza e hanno pure raccontato un finale nuovo, bello e sensato. Non sono mancati gli spot, non sono mancati i bei momenti e John Morrison ci ha rammentato perché lo abbiamo seguito nonostante tutto in questi anni lontano dalla WWE. Per un match cambiato pochissimo prima di andare in scena è utopico chiedere di più.

Voto 9 a Kevin Owens vs Seth Rollins. A volte la cosa giusta è fare esattamente quello che doveva essere fatto. Non siamo qui a raccontare di un incontro che resterà negli annali ma, di sicuro, è stato uno degli incontri più godibili e coerenti (questa sì, una vera rarità ultimamente) della card. Owens e Rollins hanno messo su un match coi fiocchi – e grazie tante –, in più implementando alla perfezione quest’altro capitolo della loro storia. Quasi un clinic di come si fa egregiamente il proprio dovere senza strafare. Finalmente l’Owens e il Rollins che adoriamo.

Voto 10 a Otis vs Dolph Ziggler. Voto generoso ma questo non significa che sia la cosa migliore della serata o l’incontro più bello. Semplicemente è la cosa meglio riuscita di tutte. Non della serata, degli ultimi mesi. L’eccezione che conferma la triste regola che manca la voglia di scrivere delle storie lunghe, lineari e semplici in WWE senza stravolgerle o abbandonarle. La storia del triangolo amoroso ha tenuto ottimamente banco a SmackDown da gennaio ad oggi, è salita d’intensità quando serviva, si è nascosta quando doveva cedere il passo. Una perfetta storyline da mid card come non se ne vedevano da ere geologiche, il Godot che finalmente arriva; perché che piaccia o no, servono anche queste e come il pane. Inoltre è stata raccontata egregiamente a WM, riscoprendo le doti sempre bistrattate di Ziggler come storyteller e scoprendo invece quelle di un Otis al posto giusto nel momento giusto. Nulla di più, nulla di meno. E non serviva chissà quale sforzo.

Voto 100 al Firefly Fun House Match. Poteva onestamente essere altrimenti? Ok, non è un incontro e va bene. Ma se non vi siete divertiti allora è perché non lo avete capito. Quanto di più geniale potesse essere partorito dalla mente di Windham Rotunda e che forse solo con John Cena poteva raggiungere vette così epiche. Un affresco in divenire che tira fuori tutto quello che abbiamo provato in anni di carriera dei due, con sorrisi, riflessioni e citazioni che necessitano persino più visioni per essere colte a pieno. Le analisi si sono sprecate, quindi non serve dilungarsi. Anche questo, probabilmente, in condizioni normali sarebbe stato diverso ma per stavolta va bene così. È la dimostrazione di due cose da non sottovalutare: che con un po’ di libertà creativa in più alcuni wrestler sanno tirare fuori delle cose straordinarie; che nella vita e nel wrestling ci sono cose opinabili e altre che invece sono indiscutibilmente così. Punto.

Daniele La Spina
Daniele La Spina
Una mattina ho visto The Undertaker lanciare Brock Lesnar contro la scenografia dello stage. Difficile non rimanere incollato. Per Tuttowrestling: SmackDown reporter, co-redattore del WWE Planet, co-presentatore del TW2Night!. Altrove telecronista di volley, calcio, pallacanestro, pallavolo e motori.
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