WWE Planet #347

Un altro che se ne va, un altro di quei fantastici atleti capaci di farmi piacere questo sport-spettacolo, apparentemente invincibile come tutti i lottatori ma nella realtà forse assai meno forte di mali e problemi che ahimè forse invincibili lo sono per davvero.


Troppe volte mi è successo in questi anni, dover aprire di corsa Tuttowrestling per scrivere o leggere qualche notizia tragica, ascoltare la voce di Antonio o di Michele che nel cuore della notte mi svegliano e precipitarsi qui, esattamente come questa notte, in un misto di incredulità e tristezza che porta via proprio tutta la voglia di dormire. Da domani ci sarà il solito stillicidio di ulteriori particolari, che purtroppo ci diranno se ed in quale misura questa tragedia dovrà essere ricollegata a quei mali che ho appena citato e dei quali il Wrestling proprio non riesce a liberarsi. Per il momento so solo che a differenza di molti altri Umaga ero riuscito a conoscerlo di persona grazie alla tappa di Napoli del tour NWE, ed al dolore per la scomparsa di uno dei giganti del mio mondo fantastico si aggiunge quello di sapere che una persona così disponibile e affabile ci ha lasciato troppo, troppo presto.

Onestamente non so nemmeno come comportarmi, se rivedere tutto l'editoriale che avevo nella mia mente o solo accennare alla notizia secondo il più classico “show must go on”: da appassionato mi sento sia vittima che colpevole. Vittima, perché non capisco come si possa permettere una simile mattanza, non si possa fare qualcosa da parte delle federazioni o delle autorità per impedire che ritmi non sostenibili ed esigenze fisiche massacranti obblighino a seguire strade così deleterie. Colpevole, perché so che quei ritmi li impone il mercato, ciò che il pubblico come me vuole vedere, lo stesso pubblico che lunedì prossimo guarderà Raw magari con un pizzico di dispiacere ma pronto a ricominciare come se nulla, assolutamente nulla fosse successo.

Ecco perché cercherò in un difficile equilibrio di non parlare di wellness
program, drug test, né dipingere Vince Mc Mahon come un orco criminale, perché facendo solo questo mi sentirei in fondo un po' ipocrita, seppur dal basso delle limitate colpe che posso avere come singolo fan. Proverò come sempre a parlare di wrestling, con una tristezza infinita rispetto al solito ma consapevole che forse è l'unica cosa della quale ho capacità di parlare, senza sconfinare da un lato nel qualunquismo e nel luogo comune e dall'altro nel cinismo becero ed esasperato. Qualcuno la penserà diversamente, inutile dire che rispetterò profondamente anche la sua opinione


Era attuale settimana scorsa, lo è naturalmente anche in questa: il mio anatema contro la scelta di elevare Sheamus a number one contender per il titolo detenuto da John Cena ha trovato, com'è naturale che sia, pareri favorevoli e pareri contrari, sia nelle mail che mi sono arrivate sia anche all'interno delle opinioni dello staff del sito; tutti con delle valide, anzi validissime motivazioni per sostenere l'una o l'altra tesi.

Non è certamente bastata una puntata di Raw in più a farmi cambiare idea; nel frattemo Sheamus ha distrutto Santino Marella, parlato nuovamente al microfono con il suo accento very british, ma ahimè proprio non è riuscito a far cambiare idea a GP, e francamente temo anche a molti altri.

Una cosa infatti credo sia condivisibile a prescindere da lui o da qualunque altro destinatario di un push: un wrestler non può essere reso convincente solo con il percorso che booker e dirigenti hanno pensato per lui. Di sicuro è un elemento importante, anzi fondamentale, ma è una delle condizioni, non l'unica e forse nemmeno la più importante. Se poi il wrestler stesso non dimostra qualcosa, in più doti (atletiche, di carisma, mic skill, ecc.) o almeno in una sola francamente quello stesso push si ridurrà in una mera questione di tempo in attesa del dimenticatoio. E che dire di quando proprio un percorso troppo lento o troppo accelerato hanno rovinato o comunque reso assai difficile la vita a qualcuno che le doti del campione le aveva o le ha? Due esempi.. Chris Jericho per il troppo lento, John Cena per il troppo veloce.

Esaurita la necessaria premessa generale, veniamo nuovamente al caso specifico: appare ormai evidente e al riparo da qualunque interpretazione che per il Celtic Warrior è stata scelta la figura del distruttore, l'heel sanguinario e senza scrupoli pronto a massacrare con la sua potenza dominante gli avversari. E forse se c'è un ruolo per eccellenza che richiede entrambe le componenti da me citate in precedenza , questo è proprio il monster heel. Non basta, infatti, organizzare un bel massacro+ritiro contro Jamie Noble, o un assalto a Santino Marella con Michael Cole al commento che abbassa la voce per quando è cruda la scena. La scena cruda deve esserlo, certo, ma non solo per chi deve “venderla” (vedi i due wrestler più i commentatori) ma anche per chi deve “comprarla”, chi deve farsi l'impressione che Sheamus sia davvero una macchina da guerra; quasi inutile aggiungere che questo qualcuno siamo noi fan, quanti più è possibile e delle fasce più variegate, dal superesperto allo spettatore occasionale.

Ed è qui che arriva la domanda decisiva.. fatte salve le condizioni a contorno favorevoli, Sheamus questa immagine la dimostra? Al livello che si richiede a qualcuno che dopo pochi mesi è nel main event di Raw? Ahimè non posso che ribadire la mia personalissima risposta.. no, magari non assolutamente no, ma sempre di un convinto parere negativo si tratta. Potrei ricorrere alla memoria storica, e ricordare che fino a pochissimo fa l'irlandese era a duellare ad armi pari con Shelton Benjamin in ECW, ovvero non esattamente un avversario insormontabile e che come detto si batteva alla pari con lui, ma preferisco ignorare questo aspetto, poiché per definizione (e non sono d'accordo per nulla, ma è tutto un altro discorso) Vince ritiene che lo spettatore non deve avere memoria storica, o meglio deve averla come quando e se lo decide lui con le storyline. Ignoro (e anche qui senza essere per nulla d'accordo) anche il paragone con la “concorrenza”, ovvero quegli atleti che per il ruolo ricoperto (l'heel, ovvio) potevamo ambire alla stessa posizione; mi costa una fatica enorme, considerato lo scempio di vedere The Miz perdere in quel modo da Mark Herny.

Lasciamo dunque perdere l'excursus storico o il paragone con possibili alternative e focalizziamoci sull'as-is, che ripeto continua a convincermi poco. Sarà questione di gusti, ma questa immagine così cattiva proprio non riesco a trovarla in Sheamus, che al contrario mi sembra ancora troppo anonimo e troppo in via di maturazione per un ruolo così. Ancora una volta non voglio addentrarmi in paragoni folli come quelli con Undertaker e Brock Lesnar, due che di fatto debuttarono proprio come monster heel e fecero una impressione ben diversa, ma perfino con fallimenti clamorosi come Vladimir Kozlov la mia impressione iniziale era più solida, ovvero proprio quella di un fan che si era lasciato convincere almeno a dare fiducia ai suoi venditori, salvo poi vedere quella minima fiducia completamente distrutta già nel primo match contro Triple H. Certo parliamo di tre giganti a confronto di un wrestler di “appena” 272 libbre, ma già Orton che è grosso assai meno mi ha dato una impressione di “cattiveria” ben diversa massacrando Kofi Kingston nella stessa puntata di Raw. Ci è riuscito con lo sguardo, la mimica, dove ovviamente eccelle. Sheamus proprio non riesco a reputarlo eccellente in nulla: non eccellente fisicamente, non eccellente nella mimica, non eccellente al microfono.. morale? Non eccellente scelta.

Infine, e stavolta inevitabilmente anche il contesto esterno rientra nell'analisi, quale campione ha più bisogno di un signor heel di un face controverso che dovunque va trova comunque qualcuno che lo fischia? Certo poi si rischia un effetto domino, ovvero un pubblico tutto per l'heel, ma vostri occhi è preferibile un pubblico “contestatore” o uno completamente in silenzio? Personalmente scelgo la prima opzione tutta la vita..

Per un debuttante assoluto a Raw, a Smackdown invece c'è un veterano del main eventing, che tra l'altro a sua volta ha iniziato i passi che contano come monster heel. Il Batista visto nelle ultime due settimane sta migliorando a vista d'occhio: meno incline a scappare, non più costretto a subire troppi colpi ed al contrario a darne di santa ragione, resta forse ancora da lavorare un pò al microfono, dove l'animale a volte sembra ancora leggermente legato al suo vecchio ruolo. Le sue azioni sono quelle giuste, ma a volte invece che rivendicarle parla con un tono basso, pacato, quasi a rammaricarsi invece che da vantarsi degli assalti rivolti al becchino. Elementi in ogni caso marginali di una rivalità che sta andando avanti benissimo, e che – paradossalmente rispetto a quanto detto per Raw – mi preoccupa più al momento del consuntivo, ovvero la qualità dell'incontro che vedremo a TLC. C'è una stipulazione ad aiutare per fortuna, staremo a vedere.

Un pensiero conclusivo va una volta tanto anche per la ECW, che sempre al pay per view ci proporrà un ladder match per il titolo fra Christian e Shelton Benjamin; è sempre un piacere mettere almeno ogni tanto da parte discorsi di storyline, push e depush, mic skill e via dicendo.. questo incontro non ne ha bisogno, né ha bisogno dei miei commenti; semplicemente si preannuncia un signor match, candidato a essere esattamente ciò che i due alteti promettono, ovvero lo showstealer della serata e, chissà, il colpo di coda della WWE per la classifica di match dell'anno.

Giovanni Pantalone
Giovanni Pantalone
Super appassionato di wresting dagli inizi degli anni 90, al punto da vedersi, tra WWE e Impact, una trentina di Pay Per View e show televisivi dal vivo in giro per il mondo. Si occupa da sempre di tutta la parte tecnica del sito, compresa la App e la gestione del Forum, ma non disegna sporadici editoriali e comparsate nei podcast.
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