WWE Planet #1012 – La Cintura tiene su i pantaloni

Con un annuncio un po’ a sorpresa, La WWE si è assicurata la notizia della settimana: con l’introduzione, durante la puntata di Raw, del nuovo Titolo dei Pesi Massimi, tutti gli appassionati hanno commentato la decisione, che apre nuovi scenari alla vigilia del Draft e di WrestleMania Backlash.


Che prendesse la scena era inevitabile. L’introduzione di una nuova Cintura, oltretutto con il rango (apparente) di Titolo Mondiale, non può che attirare l’attenzione di tutti. La WWE è stata brava a celare le proprie intenzioni e finché Triple H non l’ha svelata, era difficile capire che l’annuncio fosse davvero uno di quelli importanti. Complice anche l’abitudine a magnificare anche il più piccolo di essi. Stavolta è qualcosa che cambia le regole del gioco, resta da capire come. Al di là della sorpresa, infatti, e delle valutazioni estetiche e soggettive sulla nuova Cintura che è legittimo lasciare al gusto personale, resta da valutare come l’arrivo di questo nuovo Titolo e la sua presentazione, modifichino la percezione o abbiano un impatto sulla situazione attuale. Partendo sicuramente da un presupposto, il cui esempio più recente è forse il Titolo Universale: presentare un Titolo come importante, non lo rende automaticamente importante o comunque di pari grado rispetto al precedente. Lo Universal Championship ci ha messo meno di 6 anni ad essere inglobato nell’altro Titolo e 7 a sparire definitivamente, passando ad oggi 1769 giorni su un totale di 2443 (il 72%) in mano ad un Campione che non si presentava tutte le settimane. E questo è sicuramente un primo motivo del nuovo World Heavyweight Championship: lo stesso HHH ha detto che questo sarà il Titolo di chi ci sarà e sarà presente, con la forte speranza che al di là dei proclami, poi non ci si smentisca col primo Lesnar o Goldberg che passa di qua. La differenza la faranno i Campioni, il loro comportamento e la loro popolarità, le storie che gireranno attorno alla Cintura e come essa verrà raccontata e dunque percepita. Se l’importanza però verrà data da come verrà scritto il Titolo, come tutto nel mondo del wrestling, è sicuramente presto per valutarlo in questo senso.

Non è presto, però, per valutarne le intenzioni e l’impatto. E su questo Triple H è stato molto chiaro: la cosa più sorprendente dell’annuncio, infatti, non è stata la creazione di un nuovo Titolo in sé, quanto i termini in cui è stato contestualizzato. Con i suoi sorrisi e la sua conosciuta modalità di dire tramite il personaggio di The Game cose che evidentemente pensa anche come COO della WWE. Oltre agli elogi di circostanza, Triple H si è “lasciato sfuggire” più di una parola al vetriolo per Reigns e il suo accordo trovato, dunque il suo comportamento, evidentemente non gradito da Hunter e da una fetta delle persone all’interno della WWE. Un qualcosa che affonda forse le radici nella inevitabile difficoltà creativa in cui lui stesso si è ritrovato a capo del team d’autori, costantemente a dividere le forza tra i diritti del lottatore e l’imposizione di averlo comunque sempre in cima alla montagna. Qualcosa che non ha funzionato, dopo 3 anni è più che è evidente, e che forse ha fatto storcere più di un naso. Nel contesto di una WWE appena venduta, in fase di cambiamento e riassetto, dove non è detto che tutti gli alti papaveri di Stamford resteranno in circolazione dopo l’estate – Triple H e consorte compresi – sembra evidente che stavolta The Game si sia fatto portavoce di un pensiero condiviso da almeno una parte dei dirigenti e degli addetti ai lavori, più che abbandonarsi ad uno sfogo personale. Le sue parole sono state pesanti, per essere dette pubblicamente durante lo show. Dirette e poco equivocabili, in perfetto stile Triple H politicante del backstage come spesso accaduto durante la sua carriera da lottatore. Proprio per questo, oltre a non lasciare adito a dubbi, danno anche il là ad aspettative. È lecito aspettarsi che adesso o sarà lui ad avere l’onere di mantenervi fede, dando davvero alle persone “un Titolo e un Campione di cui andare fieri” e che lotta sempre, che non se ne va spesso e volentieri e di cui “avere rispetto”. Oppure la forza di quelle parole era indirizzata a chi sa già che quell’onere lo sta sobbarcando a qualcun altro, come ultimo sfregio o contrappasso, per quando li sarà lontano: chiunque, non solo Triple H, nei prossimi anni dovranno provare a mantenere fede a quelle parole. Nessun clima da guerra fredda, al massimo un tentativo di dividere le strade, dove ognuno fa quel che vuole del “suo” giocattolo; di certo qualche sassolino tolto dalla scarpa e qualche messaggio più che limpido spedito.

Insomma il peso che questo Titolo ha nel momento in cui nemmeno ha debuttato è già importante. Dovrà essere il Titolo diverso da quelli che abbiamo visto nell’ultimo lustro almeno. Un concetto più vicino al wrestling che conosciamo e, così facendo, una sorta di biglietto di scuse per essere mancati all’appello per troppo tempo. Non è una rivalsa proiettata dai fan, ma una dichiarazione d’intenti che è arrivata precisa e che non può essere ritirata; al massimo sconfessata, cadendo in un magma di delusione già ampio e ribollente. Spesso succede, è vero, ma tempo al tempo per valutare. In fondo è tutto nella nostra testa: una cintura serve pur sempre e solo a tenere su le braghe, non a dire di essere i migliori; da queste parti, da tempo, le braghe son calate. Magari, il problema, era la Cintura.

Daniele La Spina
Daniele La Spina
Una mattina ho visto The Undertaker lanciare Brock Lesnar contro la scenografia dello stage. Difficile non rimanere incollato. Per Tuttowrestling: SmackDown reporter, co-redattore del WWE Planet, co-presentatore del TW2Night!. Altrove telecronista di volley, calcio, pallacanestro, pallavolo e motori.
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