WWE Planet #1000 – Mille e un Planet

DAVIDE PROCOPIO

È stato meno di sei mesi fa quando abbiamo festeggiato i venticinque anni di Tuttowrestling. Un traguardo storico e che ha visto nel corso degli anni un susseguirsi di avvenimenti nel mondo del wrestling e di staffer del sito pronti a raccontarli o semplicemente a dire la propria.


E dopo meno di sei mesi e con un anno appena iniziato ho l’onore di aprire questo numero MILLE (!) del WWE Planet.

Come detto di acqua sotto i ponti ne è passata e alcuni di coloro che leggeranno questo editoriale non erano nemmeno nati al suo lancio. Ciò che però ha sempre accomunato questo sito è stata l’attenzione e la dedizione di chi ne fa e ne ha fatto parte. Ed è per questo motivo che oggi toccherà a loro, gli ex editorialisti del WWE Planet, prendere la parola e raccontarci la loro storia all’interno del sito e la loro passione per il wrestling. Posate il cotechino e lenticchie e apriamo le danze.

MARIO TOBIA

Il periodo in cui mi sono occupato della redazione del WWE Planet è coinciso all’incirca con il primo decennio di questo secolo. Non essendo ovviamente possibile, per ragioni di tempo e di spazio, ripercorrere la storia della WWE di quegli anni, mi limiterò a riportare alcuni ricordi relativi a tale periodo che, senza alcun criterio logico o temporale, mi sono venuti in mente.

  1. La Brand Extension. Capisco, da un punto di vista economico, le ragioni che portarono alla creazione di due roster differenti, con due campioni distinti; tuttavia, da appassionato, non ho mai digerito questa scelta. Una federazione deve avere un campione ed un roster, non due cinture più o meno equivalenti (e quindi svilite) e wrestler che saltano da una parte all’altra in continuazione. Tra l’altro i due roster non erano mai realmente completi, il che ha portato spesso wrestler non propriamente eccelsi (per usare un eufemismo) a combattere nei PPV.  
  2. Il match The Rock vs Hollywood Hogan a Wrestlemania X8. Un incontro incredibile. Il face (Rock) fischiatissimo, l’heel (Hogan) osannato, in uno scambio di ruoli forse ipotizzabile alla vigilia, ma certamente non in quei termini. Il match tecnicamente fu bruttino (The Rock non è mai stato un fenomeno sul ring, Hogan idem, e all’epoca era anche sulla cinquantina), ma l’atmosfera che si respirava, anche guardandolo in televisione, fu un qualcosa di unico che mai mi era capitato di vivere prima e che mai mi è capitato di rivivere successivamente.
  3. La mancata interruzione della Winning Streak di Undertaker. La Winning Steak di Undertaker a Wrestlemania non mi ha mai convinto: col passare del tempo i suoi incontri diventavano scontati, con gli avversari di turno, a prescindere dalla loro grandezza, a fungere da agnelli sacrificali. All’epoca auspicavo dunque una sconfitta di Undertaker contro il giovane Randy Orton, nelle vesti del “Legend Killer”. Ciò, tuttavia, non accadde. Uscendo a questo punto per un attimo dal mio periodo di competenza, devo aggiungere però che se non apprezzavo le continue e scontate vittorie di Undertaker a Wrestlemania, ancor meno ho apprezzato la decisone di interrompere la Streak nel 2014 contro Brock Lesnar. Arrivati a quel punto, tanto valeva mantenerla, piuttosto che farla interrompere da un wrestler part time a cui la vittoria è servita a poco.
  4. Il “Legend Killer” Randy Orton. Una delle gimmick più riuscite di quegli anni. Peccato che la WWE ad un certo punto gestì malissimo Orton, che da heel funzionava alla grande, dandogli giustamente il titolo a Summerslam 2004, ma trasformandolo in face la sera dopo (e distruggendo così tutto quel che di buono aveva fatto sino ad allora). Orton, a riprendersi, ci mise moltissimo tempo.
  5. Triple H. Triple H è stato il wrestler che a mio avviso ha incarnato più di tutti (vuoi anche per il rapporto con Stephanie McMahon) la WWE di quel periodo. Dotato di una personalità incredibile, che lo ha portato a ricoprire il ruolo di face e di heel in maniera egualmente efficace, è sempre stato una sicurezza, per la federazione e per i fan.
  6. Il lungo regno da WWE Champion di JBL. Quando, nel 2004, John Bradshaw Layfield sconfisse a The Great American Bash Eddie Guerrero e divenne WWE Champion rimasi decisamente perplesso, ritenendo JBL, che sino ad allora era stato l’onesto compagno di coppia di Faarooq negli Acolytes, il WWE Champion più scarso che avessi mai visto. Mi sbagliavo clamorosamente, però. Il personaggio di JBL funzionò invece alla grande, e l’odio clamoroso che generava nel pubblico era tale da sopperire alle sue carenze tecniche. Non a caso la WWE decise di lasciargli (meritatamente) il titolo per circa un anno, una rarità per quei tempi.
  7. La distruzione della Tag Team Division. Quando ho iniziato a seguire il wrestling (fine anni ‘80) la divisione tag team era interessante quasi quanto le storyline per il WWF Title e per l’Intercontinental Title, con wrestler che di fatto combattevano solo in coppia (dai Demolition ai Legion of Doom, dai Rockers ai Powers of Pain, dalla Hart Foundation ai Killer Bees, e via discorrendo). Col passare del tempo, tuttavia, la Tag Team Division è diventata una sorta di peso per la WWE, con coppie sempre più improvvisate e cinture che passavano di mano in continuo. Un vero peccato.
  8. John Cena. Non posso non parlare, infine, di John Cena, uno degli indiscussi protagonisti del decennio, amato da una parte del pubblico (i giovanissimi) ed odiato dalla restante, il primo (e forse unico) wrestler in grado di ricoprire (involontariamente) nello stesso momento sia il ruolo di face che quello di heel. Non sono mai stato un suo grandissimo fan, ma è indubbio che abbia caratterizzato un’epoca.

ADRIANO PADUANO

Il periodo in cui mi occupavo del WWE Planet (ma anche del Raw Report) su Tuttowrestling.com, è certamente il periodo più piacevole nella mia lunga “carriera” nel wrestling web. Mi fa sorridere quando penso a quanto tempo ho trascorso scrivendo di questa disciplina. Alcuni mi dicevano “ma non hai niente di meglio da fare?”. La risposta era sempre la stessa: no. Quando si ha passione per qualcosa, si trova sempre tempo, entusiasmo ed energia (anche nel seguire e scrivere un report in diretta alla 2 di notte). Ne è passata di acqua sotto quei ponti: la vita, il lavoro è tutto ciò che ne consegue rende più difficile seguire con lo stesso impegno. Il wrestling web (e il wrestling in generale) è anche cambiato con Twitch, YouTube ed i podcast a surclassare le rubriche scritte come il Planet. Dimenticando, a mio avviso, un fattore importante a favore del “la mia è la teoria giusta e tu non capisci nulla” ovvero la passione. La passione, però, quella non manca mai sia per quel che mi riguarda che, sono sicuro, per quel che riguarda tutti coloro che hanno continuato a scrivere il WWE Planet negli anni successivi. In fondo stiamo parlando di wrestling. Con o senza del wrestling le nostre vite vanno avanti. Anche se molte volte ci fa arrabbiare. Auguro al WWE Planet 1000 altri numeri scritti con passione, per un sito che ha fatto della passione per questa disciplina, il motivo del suo successo.

GIUSEPPE CUOZZO

Il Planet per me è stato una sfida sin dal primo momento in cui ho cominciato a scrivere le prime parole. Il mio predecessore, Adriano, mi aveva affidato una creatura difficile da gestire ed affascinante al tempo stesso. In quel periodo ero il responsabile del report live di Raw, notti insonni che mi hanno insegnato molto e che molto probabilmente mi han portato via molti anni di vita. Ricordo che avevo una sorta di paura reverenziale nei confronti del Planet, non volevo cambiare molto dello stile di scrittura e di come veniva proposto l’editoriale riassuntivo della settimana WWE. Dopo qualche settimana decisi di voler lasciare una seppur minima impronta nella storia del Planet. L’ansia e la voglia di voler raccontare a modo mio mi accompagnò per qualche giorno, fino a quando decisi di rendere un po’ più snello e facile da leggere il Planet. Divisi per macro argomenti la settimana WWE, in modo da semplificare la lettura e dare più respiro alla pagina. Per dare anche una sorta di filo conduttore tra le varie edizioni, a fine editoriale inserivo una personale “Top 5” e “Flop 5” della settimana. Scrivere il WWE Planet è stato un orgoglio personale, motivo di emozioni contrastanti, ma quasi sempre positive, un modo per parlare di come la pensavo e penso tuttora del wrestling made in WWE. Son passati più di sette anni ormai, la voglia di parlare di wrestling è sempre viva sotto le ceneri, ma la vita lavorativa ti mangia il tempo da dedicare a queste passioni. Mille edizioni non son poche, son testimonianza di un sito che parla di wrestling adattandosi ai tempi, un archivio sempre a disposizione per chi vuole capire cosa accadeva negli anni passati. Non sarà molto, ma avere il mio nome impresso in alcuni numeri di questo editoriale è motivo di orgoglio personale. Macte Animo.

MARCO ASTORI

Innanzitutto è doveroso salutare dopo tanto tempo tutti i lettori di TuttoWrestling.com, in particolare quelli del WWE Planet, e i ragazzi della redazione. Descrivere cos’è stato per me esserne l’autore per un bel periodo di tempo non è facile: principalmente è stata una grande emozione poter scrivere della disciplina che ho apprezzato sin da bambino in una delle rubriche più lette del sito. Passare da lettore assiduo a redattore è stato molto particolare, come la sensazione provata nel momento in cui Lorenzo Pierleoni mi ha chiesto di occuparmi dell’editoriale in modo fisso.

Purtroppo la vita, lavorativa e non, mi ha portato a staccarmi leggermente dal mondo wrestling, complici anche le diverse modalità di fruizione della disciplina: ma il coinvolgimento e l’interesse sono rimasti intatti, perché cerco sempre di rimanere aggiornato leggendomi i vari report e guardando i video degli eventi sui social WWE e sul canale YouTube della federazione. Ecco perché sono dunque felicissimo che il Planet abbia raggiunto l’edizione numero 1000 e auguro a TuttoWrestling che ne arrivino altre 1000 e 1000 ancora. Perché il tempo passa, ma la passione che questo sito trasmette in modo particolare, restano per sempre.

CARLO DI BELLA

Il WWE Planet e il suo anniversario, che emozione. Era l’ormai lontano 1999 quando decisi di scrivere il primo numero. Nacque da una semplice idea, ovvero raccontare gli avvenimenti settimanali della WWE (allora si chiamava ancora WWF!) e commentarli. A quel tempo non tutti avevano completa visione di quello che succedeva, non c’erano trasmissioni in chiaro e in italiano, solo chi aveva SKY UK riusciva a captare il segnale che permetteva di vedere WWE RAW con pochissimi giorni di ritardo (il venerdì sera). Era un altro mondo, è proprio il caso di dirlo, e il sabato mattina giù a scrivere per raccontare e commentare quanto accaduto, per l’uscita puntuale nel week end. Fu un successo istantaneo e l’allora WWF Planet divenne la rubrica più seguita del wrestling web. Mi piace ricordare gli inizi e ammettere che, sono sicuro non stentiate a crederlo, mai avrei immaginato che 24 anni dopo la rubrica avrebbe avuto ancora un grande seguito e sarebbe stata ancora parte di Tuttowrestling. Sono felicissimo di questo, e ci tengo a ringraziare sicuramente voi, i lettori, ma anche e soprattutto i redattori che grazie alla loro passione hanno permesso alla rubrica di raggiungere questo storico traguardo. Auguri a tutti, allora, e lunga vita al Planet!

GIOVANNI PANTALONE

Parliamoci chiaro: il vero record non è che il WWE Planet sia arrivato all’edizione numero mille, ma che abbia resistito a quasi un centinaio di edizioni curate dal sottoscritto! La mi avventura alla conduzione di questa rubrica cominciò partendo dall’omonimo TNA Planet, in un periodo nel quale la WWE di fatto superò senza nessunissimo problema la timidissima concorrenza di Impact, per ritrovarsi in un nuovo monopolio durato per quasi un decennio. I brand erano ancora tre, sebbene fosse ormai già chiaro come la ECW targata WWE avrebbe avuto ancora vita breve, cannibalizzata nelle poche cose buone ed incapace di offrire un vero prodotto alternativo e per un pubblico più adulto. 

Ovviamente, il volto principale era quello di John Cena, che in questo periodo (la mia conduzione del Planet terminerà subito dopo Wrestlemania XXVII) aveva ampiamente superato il picco di popolarità del suo personaggio, trovandosi nelle reazioni miste che dividevano la folla. È forse questo l’elemento che più vorrei sottolineare di quel periodo, ovvero come per tutta una serie di ragioni fosse sempre più complesso, per la WWE, arrivare a costruirsi una nuova figura di riferimento assoluto, come erano stati Hulk Hogan, Steve Austin e The Rock. Il mondo stava cambiando, internet aveva decisamente preso il sopravvento in termini di perfetta conoscenza delle logiche nel backstage e non solo, ed anche i primi podcast, per certi versi antenati di quello che oggi sono Twitch, Youtube, Tiktok, stavano semplicemente cominciando a spiegare a voce altissima alla Federazione un concetto molto semplice: non accettiamo più a prescindere ciò che ci proponi, i face e le storyline che ci piacciono li decidiamo noi.

La “cassa di risonanza”, insomma, stava cominciando a crescere, e non avrebbe più smesso. Nessuno si illuda che, nella sua storia, la WWE abbia annoverato dei periodi “perfetti”. Esistevano sciocchezze gigantesche nell’era gimmick, sciocchezze gigantesche nell’era attitude, nella cosiddetta ruthless agression e così via. Ciò che cambiava era la capacità di vederle amplificate, di trascinare una reazione positiva o negativa del pubblico molto, molto più a lungo.  Ed ecco le difficoltà di Cena, che pochi anni dopo saranno ancora più grandi per il Roman Reigns “imposto” face; ma soprattutto, ecco la possibilità per quelle voci presentate abilmente come fuori dal coro di emergere. CM Punk, The Miz, e qualche anno dopo Daniel Bryan hanno costruito la loro fortuna non soltanto sulle loro capacità, ma anche sul poter essere la rottura degli schemi, essere l’alternativa che il pubblico, stufo del vedere sempre gli stessi (e tra questi inserite pure Randy Orton e Triple H), voleva vedere al vertice. 

Ecco perché, in chiusura di questa lunga mia riflessione, sono davvero convinto che anche in futuro la WWE avrà sempre qualcosa da offrire agli spettatori più esigenti come il sottoscritto. Concorrenza o meno, la storia ci dimostra come anche le fasi più noiose e criticabili siano sempre state interrotte da svolte, ripensamenti o direzioni che hanno sempre ridato entusiasmo ai massimi livelli. Pensate alla notte di Chicago con CM Punk e John Cena, al lungo percorso di Daniel Bryan verso WrestleMania 30, al turn a heel (con un “finalmente” grosso come un condominio) di Roman Reigns e la nascita del Tribal Chief… pensateci, accadrà anche in futuro, chissà con chi, chissà per quale motivo, ma sicuramente lo leggerete qui, in questa rubrica dalla longevità infinita!

DANIELE LA SPINA

Abbiamo chiuso. Un altro anno e un’altra edizione del Planet. La n°1000 come detto e ridetto in queste righe. Con Davide abbiamo deciso di affidarla principalmente ad altri, perché la grossa verità è che una storia lunga quanto il Planet ha solo tanti intrepreti, gestori, timonieri, ma nessuna vera proprietà se non quella di chi lo legge. Siamo stati e saremo diversi: per le epoche che raccontiamo ed analizziamo, per come lo facciamo, per l’anno in cui tutto questo succede. Siamo stati lettori e poi autori, tornando lettori quando vite e tempi non sono più associabili. La vera cosa che è stata comune a tutti, gli autori interpellati e quelli che per motivi di spazio non ci sono, anche chi si è messo alla guida del Planet per una sola settimana, è sempre stata una sola: chi legge. Non a caso è l’idea che ritorna in tutto quello che hanno scritto i miei predecessori. Perché è l’idea fondante del Planet stesso, lo spirito con cui ci si prende la responsabilità e l’onore di scriverlo.

Per una volta, tuttavia, abbiamo voluto fare anche una riflessione su di noi. In 1000 edizioni ci sono stati errori, aggiustamenti, miglioramenti, difficoltà, emozioni e mille altre cose, appunto. Come nel wrestling che raccontiamo. E come nel wrestling che raccontiamo, il Planet ha incassato critiche, complimenti, correzioni, appunti, insulti, revisioni, conferme e opinioni di ogni tipo. Raccontando i grandi e piccoli momenti della WWE passo per passo. Era inutile ripercorrere la storia già passata per queste pagine, perché siamo certi che lo starete facendo voi a mente, anche solo rileggendo i nomi di chi mi ha preceduto. In queste righe si è parlato di impegno, di idee, di passione, di sogni arrivati dove non si osava nemmeno. È l’essenza dell’essere fan di wrestling, se ci pensate. Ed è, praticamente, esso stesso il wrestling: il WWE Planet è semplicemente la più bella storyline mai riuscita a Tuttowrestling. Una storia da mille e un Planet, il prossimo.

Daniele La Spina
Daniele La Spina
Una mattina ho visto The Undertaker lanciare Brock Lesnar contro la scenografia dello stage. Difficile non rimanere incollato. Per Tuttowrestling: SmackDown reporter, co-redattore del WWE Planet, co-presentatore del TW2Night!. Altrove telecronista di volley, calcio, pallacanestro, pallavolo e motori.
15,941FansLike
2,666FollowersFollow

Ultime notizie

Ultimi Risultati

Articoli Correlati