Impact Planet #181

Impact Planet

Questa settimana non voglio parlare di cose che sono già successe e non ancora andate in onda: non voglio anticipare nulla sui tapings di Impact Wrestling per i quali vi rimando all'appuntamento di settimana prossima, perché preferisco, come sempre, vedere prima di giudicare in toto. Per oggi voglio focalizzare l'attenzione sulla sensazione che Destination X ha lasciato appena dopo la sua messa in onda.


Con Destination X mandiamo agli archivi un PPV davvero bello, con match costruiti bene, quasi sempre di livello più che sufficiente (e per ciò rimando, come sempre, all'appuntamento con Lino e il suo Orlando Report) ed una sensazione generale che ad Orlando non possono far finta di non aver visto e sentito: la X-Division non è morta.

Appena concluso il report e nelle ore successive alla visione del pay per view ho rivissuto ciò che non vivevo ormai da un paio d'anni, cioè la sensazione di aver visto la TNA, quella vera. Qualcosa che appartiene alle radici della federazione, qualcosa che per svariato tempo mi ha emozionato, tenuto attaccato allo schermo con la bocca aperta ed in cerca di altre e più estreme emozioni. Qualcosa che, nel business del wrestling, mi è capitato solo di fronte a cose che davvero avrebbero fatto, a modo loro, storia. E non parlo dei superclassici targati WWF / WWE, i quali sono di fatto la storia del wrestling, e per i quali ci siamo e continueremo ad innamorarci per molto tempo ancora. Parlo di cose che, come ad esempio la vecchia ed originale ECW, danno la sensazione di arrivare alla leggenda percorrendo un'altra strada, diversa e per certi versi meno semplice, ma non per questo meno attraente o meno efficace. Parlo di momenti nei quali si percepisce che si è riusciti a creare qualcosa di bello, magari in modo anche casuale, ma di davvero indimenticabile. E di questi momenti la TNA ce ne ha fatti vivere diversi, soprattutto negli anni d'oro che l'hanno portata dove sta ora, ovvero al secondo posto tra le major del business. E quella sensazione il pay per view Destination X ce l'ha fatta rivivere: per una sera nessuno ha sentito la mancanza di Hogan e Bischoff, di Flair e Hardy, nemmeno di Sting ed Angle. Per una sera la X Division è tornata ad essere quello spettacolo che da sempre abbiamo amato e che da troppo tempo la TNA non ci propone. AJ Styles e Daniels, Samoa Joe, Austin Aries, Low-Ki, l'Ultimate X: tutti grandi classici che non fa mai male riproporre in quelle vesti. Magari i match non sono stati i migliori di sempre, ma di sicuro i migliori da un po' di tempo a questa parte, e per chi non dovesse averlo ancora visto, il miglior PPV (insieme a Lockdown a parer mio) dell'annata TNA.

Tutto davvero riuscito molto bene, ma con un piccolo problemino, già sollevato dal sottoscritto proprio sette giorni fa: sarà la rinascita o la celebrazione della morte della X Division?

E la domanda è di quelle da un milione di dollari, perché le teste pensanti della TNA hanno, in questo momento, un'opportunità che difficilmente gli si riproporrà. Da un anno e mezzo ad Orlando provano in tutti i modi di sfondare utilizzando delle strade canoniche: grandi e storici nomi, colpi di scena (spesso overbooking), storyline dai grandi presupposti ma spesso non mantenuti fino in fondo. Finora il risultato è stato, lo sappiamo, altalenante e di certo inferiore al miglioramento che ci si aspettava: lì erano e lì sono rimasti. Ora la chance che hanno è da prendere al volo: partiamo dal presupposto che non si potrà riproporre ogni anno un solo pay per view celebrativo della X-Division, perché sappiamo bene come l'esperimento che ai tempi fu di ECW One Night Stand produsse una, massimo due edizioni di rilievo. La X Division deve essere ripresa in toto, con i suoi pregi e difetti, ma nella sua totalità. Ad Orlando si ha ora la possibilità di dare nuova linfa alla categoria, dando vita ad una nuova generazione di atleti X Division da una parte e rimettendo in carreggiata i vecchi dall'altra. Questo significa dover puntare di più su nomi magari meno altisonanti, magari che non riempiono le locandine con facce note, ma che garantiscono una nuova ondata di business, riempiendo magari le pagine di internet e dei social media.

Mentre nei piani alti credo che ci voglia ancora del tempo per far comprendere ad Hogan e Bischoff che puntare su gente come Joe e Styles non è una bestemmia, nel mid carding si può provare da subito a lanciare gente come Aries o Low-Ki, che garantiscono un livello di esperienza mondiale già elevatissimo oltre che un'abilità davvero da far invidia a chiunque. E poi, chissà, questa generazione di lottatori che è iniziata proprio con Styles e Joe, un giorno potrebbe diventare davvero l'immagine dominante della TNA, il suo marchio di fabbrica nel mondo.. ma qui stiamo già volando troppo alto. Sperando che queste idee balenino nelle teste di chi decide ad Orlando, vi lascio con il consueto appuntamento con l'angolo dedicato al grande torneo che decreterà il #1 contender per il titolo a Bound For Glory.


BOUND FOR GLORY SERIES CORNER
Le Series continuano, senza infamia e senza lode, confermando che di wrestling se ne vede tanto, ma anche che non è possibile (ne richiesto a dire il vero) produrre match a cinque stelle ogni settimana. La cosa più positiva è che dai match escono in continuazione spunti per storyline che, in un modo o nell'altro, possono tenere impegnate le seconde linee. Quella meno positiva è che non sempre queste storyline sono di primissima scelta..

Crimson def. Bobby Roode: VOTO 5.5
Crimson deve essere pushato in tutti I modi, questo è un dato di fatto. E alla fine della fiera sacrificare uno come Bobby Roode non è poi così un problema. Non è un problema perché i Beer Money rimangono il miglior Tag Team in circolazione probabilmente nell'intero panorama nordamericano, e quindi solo un pazzo furioso slitterebbe tanto ben di Dio. Il problema vero è che l'imposizione di Crimson come main eventer non funziona per due motivi: il primo è che difficilmente una cosa che ci viene imposta ci piace, il secondo è che Crimson ce la sta mettendo tutta, ma il suo personaggio non spacca, ne dal punto di vista della personalità, ne del wrestling lottato. E questo è il motivo principale per il quale i suoi match sono sempre un po' insulsi.

The Pope & Devon def. Matt Morgan & James Storm: VOTO 6+
L'azione sul ring non è poi così male, anche perché due dei quattro componenti la sanno ben lunga sui match di coppia. Morgan e Pope fanno la loro, ed il wrestling lottato è perlomeno sufficiente. La storyline che prevede Devon “geloso” dei suoi figli e in lite con Dinero, invece, convince ben poco, e sa tanto di contentino per due che stentano a trovare lo spazio desiderato. Devon sarà anche secondo in classifica ma non è di sicuro tra i favoriti per la vittoria finale.

..buona TNA a tutti!

Scritto da Luca Soligo
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