5 Star Frog Splash #27 – Evolution of a Corporation

Triple H [parlando a Stephanie McMahon]: “…e così il problema non è Scott Armstrong ma alla fine si scopre che è Daniel Bryan? È stato coinvolto per tutto il tempo…”
Stephanie: “Lo so, lo so…”
Randy Orton: “Ehi Hunter! Hunter! Che diavolo sta succedendo?!? Cosa diavolo è successo là fuori?!?
HHH: “Che significa cos'è successo?”
Orton: “Che è successo? Dov'è il mio titolo? Ridammelo! È mio!”
Stephanie: “EHI! A chi credi di stare parlando?!? Lui è il COO della WWE! Per quanto ci riguarda tu ti sei meritato di perdere la scorsa notte! Cosa è successo al Randy Orton dei vecchi tempi? Cosa è successo al Randy Orton che non aveva moralità, nessun rimorso? Cosa è successo al bastardo schizzato che ha ammanettato mio marito e mi ha colpito con un DDT? Finché non ritrovi quel Randy Orton forse noi dovremo trovare un nuovo volto della WWE!”
HHH: “È esattamente ciò che stiamo cercando.”


È inutile nasconderlo: Night of Champions è stato un PPV di valore, importanza e caratura nettamente inferiori rispetto alle ultime uscite in casa WWE. Due match aggiunti a PPV in corso e nella loro individualità tranquillamente risparmiabili, il Tag Team Championship match indefinito fino all'inizio del PPV, vari titoli in palio senza alcun accenno a storie pregresse tra i protagonisti… Di fatto, Night of Champions è stato un PPV basato sui due match di cartello della compagnia, ovviamente Daniel Bryan vs Randy Orton e CM Punk vs Curtis Axel & Paul Heyman, sui quali la WWE ha concentrato tutte o quasi le sue attenzioni, anche a PPV in corso. Un qualsiasi PPV costruito in questa maniera difficilmente riesce ad essere un evento da ricordare; se si distingue per qualche motivo gran parte delle volte è appunto in virtù dei match di cartello che rimangono nell'immaginario collettivo. E Night of Champions, infatti, non sarà assolutamente un PPV da ricordare, anzi è probabile che presto non ne resterà traccia nella nostra memoria. Ciò non toglie che questo evento sia stato comunque molto efficace per il ruolo che si proponeva di svolgere, quello di semplice PPV di passaggio senza troppe pretese, sviluppando le storyline in maniera interessante e offrendo comunque un buon prodotto.

Sì perché entrambe le storyline principali si sono sviluppate in modo coerente, sensato e, se vogliamo, anche inaspettato. Innanzitutto buone le idee per costruire i due match in questione anche durante il PPV, prima con il segmento tra Paul Heyman e Brad Maddox, poi con quello sul ring con Heyman, Curtis Axel e Triple H e infine con quello nel backstage tra il COO della WWE e Randy Orton. Prima del PPV tutti noi ci saremmo aspettati che il match tra Punk e Axel & Heyman si concludesse o con una sorta di massacro a senso unico o con un'affermazione per squalifica del Best in the World, mentre quello tra Orton e Bryan aveva come apparente finale una vittoria di Orton sporchissima e con mille interferenze, cosa che ci sarebbe stata dato il leitmotiv della storyline. E invece la WWE ha mostrato ancora una volta come sappia sorprendere nella maniera corretta, cambiando la rotta delle storyline a PPV in corso riuscendo però a fare in modo che la coerenza e il senso delle storyline rimanessero inalterati.

CM Punk ha infatti perso per schienamento contro Paul Heyman, un'eventualità che non avevo proprio considerato possibile. Come tanti, immagino, dato che credevo che Night of Champions avrebbe costituito la fine della faida tra Punk e Heyman con la vendetta sacrosanta del primo ai danni del secondo. Non che escludessi a priori la possibilità del debutto di un nuovo Paul Heyman Guy in soccorso del suo manager, ma sinceramente non credevo che la WWE si spingesse a tanto, facendo addirittura perdere Punk via pinfall. Invece tutto ciò è accaduto e CM Punk è costretto a perseverare nei suoi propositi di vendetta e rivincita dopo aver subito forse l'umiliazione più grande di tutte, un pin dal suo ex mentore e amico. La faida dunque continua e io credo che tutto ciò accada per un motivo molto semplice: evitare di inserire CM Punk nella storyline principale che ruota intorno al WWE Title. Se CM Punk terminasse la rivalità con Paul Heyman, infatti, vedrei poche alternative al gettarlo nel mezzo e ad inserirlo nella storyline, cosa che sarebbe indubbiamente errata arrivati a questo punto. La presenza di Punk toglierebbe importanza a quella di Bryan, sottraendogli almeno parte della luce dei riflettori che invece al momento deve essere puntata praticamente solo su di lui. Continuando la faida in corso si prendono invece i classici due piccioni con una fava, tenendo Punk occupato in un contesto interessante e tenendolo fuori dalla storyline del regime, con la scusa che Triple H vuole vedere Heyman perdere e subire una batosta fisica e morale almeno quanto CM Punk e quindi appoggia quest'ultimo nella sua caccia alla testa del suo ex amico.

Per quanto riguarda l'inserimento di Ryback nella storyline, devo dire che non mi sono ancora fatto un'idea precisa. Tutti conosciamo le limitate, limitatissime capacità di Ryback: la sua presenza in una storyline principale normalmente sarebbe intollerabile, com'è stata intollerabile l'anno scorso nei WWE Title match proprio contro Punk. E infatti quando si parlava di un nuovo Paul Heyman Guy tutti caldeggiavano ben altri nomi: Antonio Cesaro, Kassius Ohno… persino quel Matt Morgan non più sotto contratto con la TNA. Tutti questi nomi sono ovviamente dei wrestler imparagonabili a Ryback per quanto riguarda le singole capacità: non ci sarebbe alcun dubbio che l'utilizzo di uno di questi nomi, o anche di altri, garantirebbe uno spettacolo e un interesse maggiore nella storyline. Tuttavia, la scelta di Ryback per certi versi credo sia una scelta efficace se non addirittura auspicabile per il filo conduttore della storyline. E questo perché i Paul Heyman Guy devono risultare inadeguati. L'inadeguatezza di Curtis Axel a confrontarsi con CM Punk è stato il punto focale dell'intera storyline da Summerslam a Night of Champions; la scelta di Ryback prosegue senza dubbio su quel filo logico. L'obiettivo della compagnia in questa storyline è principalmente quello di dimostrare come CM Punk sia il migliore tra i Paul Heyman Guy… e come Brock Lesnar di riflesso sia il migliore tra quelli rimanenti, avendo rappresentato tutt'altra sfida per Punk in quel di Summerslam. Il tutto strizzando l'occhio a quegli smart che conoscono le limitate capacità di Axel e quelle limitatissime di Ryback e si chiedono perché siano lì… Ecco perché sono lì, per risultare inadeguati.

Tornando alla storyline principale, la coerenza con cui Triple H e Stephanie McMahon stanno portando avanti le loro azioni è lampante. Grandissima narrazione quella di Night of Champions, con Triple H pronto a usare il pugno di ferro per affermare il suo punto di vista con i wrestler della compagnia, ma che poi si ferma a riflettere e vuole la controprova che Randy Orton sia effettivamente degno di essere il volto della compagnia e di rappresentarla in quanto suo campione. E il tutto si rimanda allo splendido promo che il King of Kings ha fatto con Edge in quel di Raw lunedì scorso: a volte ho torto, a volte ho ragione; darò a Daniel Bryan la possibilità di smentirmi. E lo ha fatto, così che Bryan ha ancora una volta riconfermato la sua eccellenza e la sua “A”, battendo Randy Orton senza nessuna possibilità di recriminazione. Ma lo ha fatto con l'inghippo, benché indipendente dalla sua volontà: quel fast count che ha costituito il fulcro della puntata di Raw di lunedì e che ha privato ancora una volta Bryan della possibilità di fregiarsi del titolo e di cominciare il suo regno. E, rimanendo coerente, Triple H non ha riconsegnato il titolo a Randy Orton, ritenendolo non all'altezza, ma lo ha reso vacante. E così ora non solo riparte la rincorsa di Bryan al WWE Title, ma comincia anche quella di un Orton che deve tornare ad essere il “sick bastard” di un tempo per poter riconquistare quello che sente essere il suo titolo. Perfetto.

Impossibile non notare che entrambe le storyline si basano su un principio molto semplice: l'eterna rincorsa di un face al conseguimento di qualcosa che merita senza ombra di dubbio ma che per un motivo o per un altro non riesce mai a raggiungere pienamente. Non c'è dubbio che la storia funzioni… ma quanto deve essere “eterna” questa rincorsa? Quanti titoli dovrà conquistare e poi perdere Daniel Bryan per giungere alla sua definitiva consacrazione? Quante sconfitte umilianti dovrà subire CM Punk prima di fare a pezzi Paul Heyman? La risposta è… che non importa. Personalmente penso siano ridicoli gli argomenti come “Bryan ha già vinto due WWE Title” o “CM Punk da quando è tornato ha vinto solo a Payback” Come se il wrestling fosse solo costituito da vittorie e sconfitte (predeterminate), titoli conquistati (che decidono di concederti) e durata dei regni (che dipende da un miliardo di fattori diversi). Il wrestling è anche questo, ma non è uno sport in cui la competitività e i titoli conquistati sono fondamentali, oserei dire il fulcro di tutto. Il wrestling è composto principalmente da storie. Finché le storie sono portate avanti nella maniera consona, in modo coerente e sensato, e offrono un bello spettacolo, tutti questi discorsi non hanno ragione di esistere. E il punto è che le storie che la WWE sta promuovendo attualmente riescono a proporre tutto questo, a tenere il pubblico attaccato alla TV. E lo fanno divertendo, intrattenendo, sorprendendo. E il tutto torna a racchiudersi in Night of Champions, un PPV che solo un anno fa avremmo saltato a piè pari in quanto “solo di passaggio” ma che invece è riuscito ad essere interessante e a rendere ancora più profondo ed intrigante lo scenario attualmente proposto dalla WWE.

Lorenzo Pierleoni
Lorenzo Pierleonihttps://www.tuttowrestling.com/
Dicono che sia il vicedirettore di Tuttowrestling.com ma non ci crede tanto nemmeno lui, figuriamoci gli altri. Scrive da otto anni il 5 Star Frog Splash, per un totale di oltre 200 numeri. Cosa gli abbiano fatto di male gli utenti di TW per punirli così è ancora ignoto. A marzo 2020 si ritrova senza niente da fare, inizia un podcast e lo chiama The Whole Damn Show. Così, de botto, senza senso.
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