5 Star Frog Splash #17 – The Strange Case of Dr. Ryback and Mr. Cesaro

5 Star Frog Splash

“Signori, si smonta!”. I cori, i boati, le urla si placano. Le luci si spengono una ad una, i cartelloni pubblicitari vengono smontati, il sipario cala. Anche quest'anno, è tutto finito. Appuntamento all'anno prossimo, Wrestlemania.


Mai come quest'anno la mia sensazione, al termine di Wrestlemania 29, è stata esattamente questa. Uno sbaraccare immediato, come se si cercasse di passare avanti senza pensarci troppo. L'obiettivo di mettere su un'edizione quanto più riuscita possibile di Wrestlemania – obiettivo centrato solo in parte per quanto mi riguarda – è stato raggiunto anche quest'anno. Per cui via baracca e burattini, si ritorna alla solita routine. A differenza degli anni scorsi, però, questo processo è stato fin troppo evidente ed ha condizionato un post-Wrestlemania in generale davvero poco riuscito, con diverse falle e svariati errori da sistemare. Tralasciando l'episodio di Raw subito successivo a Mania di cui già ho parlato nell'ultimo editoriale e che fa un po' storia a sé per il tipo di pubblico presente, ho come l'impressione che alcune delle decisioni prese dalla WWE siano state troppo affrettate, traballanti e quantomeno discutibili.

Ovviamente, in questo caos di booker in difficoltà e Superstar part-timer che tolgono le tende, ci sono le solite individualità che si distinguono per le loro ottime capacità e si mettono in evidenza all'interno del roster, attirando interesse e distinguendosi nella massa. Paradossalmente, la stella che in questo momento risplende più fulgida e luminosa è tutto fuorché un'individualità: lo Shield. È un gruppo coeso, che fa della sua unione la propria forza. E che grazie a questa risulta imbattibile. Dean Ambrose, Seth Rollins, Roman Reigns: un gruppo assemblato alla perfezione e che da mesi dimostra di costituire il futuro di questa WWE, migliorando costantemente. Quanto è più sicuro di sé Roman Reigns sul ring negli ultimi tempi? E quanto meno sembra un pesce fuor d'acqua Seth Rollins al microfono rispetto ai primi tempi? Il lavorare insieme sta consentendo a queste tre Superstar di imparare l'uno dall'altro e di superare i propri limiti individuali. Certo, a pagare non è solo il lavoro tra loro, ma anche quello con la serie di Superstar battute, sempre piuttosto nettamente, in questi mesi. Ryback, Randy Orton, Sheamus, John Cena, Chris Jericho, Daniel Bryan, Kane, Undertaker (!): tutti loro sono caduti vittime dello strapotere dello Shield.

Tuttavia, dopo mesi, la domanda è sempre la stessa: chi è e cosa vuole lo Shield? Una domanda alla quale il Creative della WWE non ha creduto necessario dare una risposta, abbinando il gruppo a Paul Heyman e CM Punk e poi allontanandolo da loro, ma sempre senza mai spiegare esattamente quali fossero gli obiettivi del gruppo. Anche lo Shield ha lo stesso problema di quasi tutto il resto del roster: non ha una direzione, un risultato da conseguire. La sua costruzione finora è stata ottima, ma manca sempre quel quid che trasformerebbe l'ottimo in sensazionale e che darebbe una base ai tre componenti dello Shield per tutto il resto della loro carriera in WWE. A volte basta una sola storia costruita bene e terminata nel modo corretto per creare il giusto background ad un wrestler: Batista ed il suo feud con Triple H nel 2005 sono la prova di questa tesi. Lo Shield ha tutti i presupposti per emergere: abilità in-ring, extra-ring, carisma… Tuttavia, deve necessariamente essere salvaguardato e portato avanti con una storia. Altrimenti il tutto si ridurrà a valorizzare coloro che infine li batteranno, senza che la costruzione dello Shield portata avanti abbia una valenza effettiva.

L'elemento più rivoluzionario di questo post-Wrestlemania è stato senza dubbio il turn heel di Ryback. Anche il Big Hungry è stato costruito in maniera molto attenta da parte della WWE: basti pensare che il suo turn, nato per far fronte alla mancanza improvvisa di un top heel come CM Punk nel roster, è uno dei più sensati e uno dei più rilevanti degli ultimi anni. Mandarlo contro John Cena è sicuramente un segno di fiducia nei confronti di Ryback da parte della WWE, che continua a proteggere il wrestler mascherando i suoi evidenti limiti, proponendolo in maniera da farlo risultare convincente. Il suo promo registrato della settimana scorsa e il suo segmento con Mick Foley di questa settimana sono una prova di questa tesi: in questo modo lo si è protetto prima dalla reazione del pubblico e poi gli si è fatta fare bella figura con uno dei più grandi promoman della storia. Nonostante le continue sconfitte in PPV, Ryback ha lo status adeguato per affrontare John Cena e, per quanto sia strano affermare una cosa del genere, mi trovo d'accordo con la WWE nel proporlo come suo avversario in questo momento.

Il risultato di questo feud, però, sarà un'altra sconfitta in PPV. Impensabile credere che Cena possa perdere immediatamente il WWE Title riguadagnato con fatica dopo un anno e mezzo di allontanamento forzato dalla cintura: Ryback rappresenta solo una tappa del percorso di John Cena. Non che mi dispiaccia questo, dato che sono fermamente convinto che uno come Ryback non possa assolutamente diventare campione mondiale: fino ad adesso non ha dimostrato nulla, se non i suoi limiti. È un wrestler che bisogna gestire in maniera oculatissima, costruendo feud e rivalità fatte apposta per lui e che gli consentano di non far finire sotto i riflettori i suoi limiti: assolutamente rivedibile in ring, appena sufficiente al microfono. È sicuramente ed inspiegabilmente over, come ha dimostrato il pubblico negli ultimi mesi, ma questa non è una motivazione sufficiente ad affidargli un regno da campione. Come dissi già tempo fa, Ryback è un powerhouse senza power. O meglio, la forza ce l'ha, ma a quanto pare non è in grado di applicarla dato che anche una Shell Shocked (che non è altro che una semplice Musclebuster) risulta essere un problema con avversari molto grossi. E infatti in questi casi deve cambiare le modalità di caricamento e farlo diventare un semplice Samoan Drop, mossa banalissima e che non richiede sforzi fisici sovrumani, ad esempio contro Mark Henry a Wrestlemania.

Antonio Cesaro, ad esempio, ha un fisico più potente e costruito molto meglio di Ryback. Al contrario di quest'ultimo, tuttavia, lo svizzero sta accusando un periodo di depush che francamente trovo inspiegabile. Era lo United States Champion, con una gimmick marcata, costruita nel tempo e che era diventata piuttosto efficace – lasciando cadere nel dimenticatoio quella del rugbista svizzero che era da mani nei capelli – con delle potenzialità ben definite come appunto la sua grande forza e abilità in-ring. Adesso è un wrestler generico che canta lo yodel e perde da R-TruthÂ… qualcuno sa spiegarmi perché? Ok, anche Cesaro ha i suoi limiti, prevalentemente nell'extraring, ma per quanto mi riguarda è uno dei pochi a risaltare in un midcarding abbandonato a sé stesso, senza la minima attrattiva ed affidato a due wrestler mediocri come Wade Barrett e Kofi Kingston, che ormai sarà arrivato al suo quindicesimo Triple Crown Championship dei titoli minori, completando il suo ennesimo giretto Tag Team Titles – Intercontinental Title – United States Title. La dimostrazione dello stato di abbandono del midcarding? Il capitolo finale della faida Cesaro vs Miz poteva avvenire a Wrestlemania, costituendo un altro match di sicuro interesse. Non è stato fatto: The Miz si è ridotto a vincere il titolo Intercontinental (perdendolo ventiquattr'ore dopo) in un match da quattro minuti scarsi, Antonio Cesaro nemmeno ha partecipato a Wrestlemania.

La WWE non ha una direzione. Lo dimostra nella gestione di quasi tutti i suoi talenti: dai main eventer ai midcarder ai jobber. Ed è questo il motivo per cui poi, nel periodo di Wrestlemania, è costretta a richiamare i famosi wrestler part-timer che costituiscono la marcia in più della Road to WM: perché non presta nessuna intenzione a costruirsele in casa queste “marce in più”. E nascono le discussioni sul fatto che i part-timer rubino il posto al sole a coloro che si impegnano tutto l'anno per arrivarci. Ma per quanto mi riguarda queste discussioni non hanno motivo di esistere finché la WWE non metterà i talenti che ha in casa in condizione di poter rendere come e più dei wrestler part-timer, che al momento, a conti fatti, hanno molto in più da offrire rispetto ai componenti del roster regolare.

Scritto da Lorenzo Pierleoni
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