AEW Planet #58 – Si tutto bello, ma le donne?

Che la All Elite Wrestling abbia un serio problema con la divisione femminile penso sia ormai un fatto universalmente riconosciuto e che si sta a trascinando nel tempo, portando continuamente a faide o incontri femminili che, pur soddisfacendo dal punto di vista dell’azione in-ring, lascia poi sempre l’amaro in bocca su tutto il contorno consegnandoci storie discutibili o, ancor peggio, assenza di una storia coerente nelle sfide fra le donne del roster.


Campionessa ma non protagonista

Se ce ne fosse stato bisogno ulteriore riprova di ciò è il regno di Thunder Rosa come AEW Women’s World Champion che continua a mancare di quella storia importante che lo possa rendere un regno titolato da ricordare ma che ad oggi, come accennavamo poco sopra, si costella di ottime difese titolate senza però che venga mai raccontato qualcosa: anche recentemente, a Forbidden Door, la scelta di costruire la faida fra Rosa e la sua sfidante Toni Storm con continui promo dal backstage e non mostrando le ottime capacità sul ring delle due, ha lasciato sicuramente abbastanza perplessi, cosi come l’aver dato, sempre parlando di eventi accaduti nelle ultime settimane, la vittoria della Owen Cup femminile alla sempiterna Britt Baker, che ad oggi non se ne sta facendo nulla di tale trofeo, lasciato li e nemmeno sfruttato come incipit narrativo per iniziare un qualcosa di nuovo.

Britt Baker
Britt Baker

Britt Baker. Già, proprio lei, che nei primi mesi della AEW definivo un “personaggio in cerca d’autore” ed a cui consigliavo, in maniera figurata, di capire cosa volesse fare da grande, è diventata nel giro di 3 anni la più grande risorsa ed il peggior problema della divisione femminile: è innegabile che la nativa di Pittsburgh sia stata costruita ed abbia conquistato lo status di faccia della divisione, rimanendo molto spesso al centro della narrativa pur se non campionessa ma proprio per questa continua sovraesposizione è ora divenuta, molto spesso, un problema, come per ciò che ha riguardato l’Owen Hart Cup che è stata appunto vinta da lei, quando il torneo poteva essere occasione di costruire qualche nome nuovo o arrivato da poco nella compagnia; è altrettanto chiaro che la colpa non è della stessa Baker ma della compagnia o, più specificatamente di Tony Khan.

Tony Khan, se ci sei batti un colpo.

Ed arriviamo quindi all’ideale destinatario di questo editoriale, il CEO e GM della AEW Tony Khan che nonostante stia dimostrando di avere le idee molto chiare su moltissimi aspetti della compagnia a lungo termine, sta facendo emergere mese dopo mese un vero problema nella gestione delle donne della compagnia, nonostante nei tempi recenti siano state messe sotto contratto molte atlete di esperienza, rilegando moltissime volte le sfide più interessati a Dark o Elevation che, per loro natura di programmi Youtube, non hanno e non avranno mai la stessa esposizione dei vari Dynamite o Rampage.

Mi chiedo quindi: è un’incapacità quella che sta emergendo? O vi è una volontà, legata a una miriade di possibili reticenze personali o meno, di non proporre una divisione femminile che possa davvero competere anche agli occhi dei fan con la sua controparte maschile; perchè è bellissimo avere la possibilità di vedere Moxley – Tanahashi o Okada presente in un tuo PPV, ma perchè mi deve essere tolta la possibilità di godermi un bel incontro fra due atlete donne con una storia appassionante alle spalle?

E’ vero, vi lascio con una domanda, la cui risposta forse arriverà nei prossimi mesi o anni, ma, volendo essere positivi, possiamo anche dirci: “Ai posteri, l’ardua sentenza”.

Mattia Borsani
Mattia Borsani
Inguaribile nerd seguo il wrestling ormai dal lontano 2004; redattore dello Stamford Report, newsboarder, co-host del TWDS e host delle TW Pills.Mi trovate su Twitter/X (@MattiaBorsani) & Instagram (thedoc_mb)
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