AEW Planet #53 – Io sto con Jade Cargill

No, non sto annunciando una mia presunta relazione clandestina con Jade Cargill. Solo che mi sembra che nei suoi confronti ci sia un’ingiusta disconoscenza di quanto di buono stiamo vedendo. Ma andiamo con ordine, good news (spero) in apertura di questo AEW Planet. Come avrete notato, abbiamo avuto la fortuna di tornare a leggere su questo editoriale la penna del Doc Mattia Borsani. L’AEW Planet è diventato quindi una poltrona per due. Anzi, due poltrone per un pezzo da scrivere.


Potremmo risolvere con un Texas Death Match, che tanto va sempre di moda, così randomicamente. Potremmo creare una stable tutta nostra, fatta di oscurità e bipolarismo insensato. O ancora potremmo sfidare Red Velvet in una gara di moonsault e chi segna regna. Come quando da bambini si giocava nei campetti di quartiere al grido di “A regazzì, e mo‘ vo‘o buco ‘sto pallone“. E invece abbiamo deciso di raddoppiare: non più un solo appuntamento mensile con l’AEW Planet bensì due, con l’alternanza in cabina di conduzione. Speriamo che questo possa essere gradito, per poter avere sempre il polso della situazione in quel di Jacksonville. Dove di cose ne succedono ogni settimana, non sempre in maniera limpidissima, ma quantomeno lo sforzo creativo è dal mio umile punto di vista sempre apprezzabile.

Ed è per questo che trovo un filino ingenerose le critiche a Jade Cargill e al suo regno di campionessa. Facendo una comparazione con le altre cinture, oserei dire che quella TBS risulta forse quella meglio gestita. In cui si tenta di sopperire con la scrittura alle evidenti carenze della wrestler. Il regno di coppia è sin qui tendente al soporifero perché privo di faide in cui la cintura sia il reale nucleo di interesse. Il titolo TNT sta diventando una barzelletta da 24/7, il titolo massimo vive una fase di quiete prima della tempesta CM Punk.

Beninteso, tornando al titolo TNT, non c’è niente di male a voler portare avanti una faida in cui la cintura cambia di mano spesso. Ma deve essere scritta come tale, creando due figure che si equivalgono in una rivalità vera e propria. Non, come ora, una stable che non sa di niente che affronta un face a furor di popolo turnato heel perché la sua relazione portata on screen piace poco o nulla. Creami una rivalità uno contro uno, quella tensione di poter vedere il titolo cambiare, dammi dei match che raccontano una storia e non dei gimmick match a caso solo per vedere Sammy volare.

Ne ho vedute tante da raccontar, giammai gli elefanti volar! cantavano i corvi in Dumbo. Se invece vediamo elefanti volare ogni giorno ne risente l’eccezionalità che dovrebbe essere un fattore dominante nel creare hype intorno a un titolo e a un potenziale cambio. Trovo invece coerente la costruzione intorno a Jade Cargill, per tornare a bomba. Le lacune della Cargill sono evidenti, sul ring sembra sempre un po’ un pesce fuor d’acqua e non è in grado di condurre un match se di fronte non c’è un’avversaria di valore.

Sta crescendo? Personalmente, penso di sì. Forse lentamente, ma dei miglioramenti si vedono. Probabilmente anche grazie al fatto che il team creativo sta cercando in ogni modo di farla sentire in character. La sua forza è e sarà sempre la presenza dominante, quindi ben venga darle una winning streak messa alla prova di settimana in settimana. Così come potrebbe essere di buon livello darle una stable. Anche se qui entriamo un po’ nel regno del controverso.

Infatti, la Cargill non è una cerebral assassin, è una powerhouse. Quindi, da canone classico, se io sono grande, grossa e cattiva non ho bisogno che mi si mettano accanto altre persone per rendermi dominante. A maggior ragione se quelle due sono tra l’incapace e l’irrilevante. Stessa cosa per quanto riguarda la streak. Giusto creare tensione intorno alla sua imbattibilità perché aiuta a mantenere alto il focus. Però al tempo stesso va data credibilità ai suoi avversari, oppure va mantenuto lo status di forza della natura della campionessa.

La Cargill non può aver bisogno di più di 10 minuti per battere Marina Shafir o più di 7 per battere AQA. Capisco l’esigenza di non depauperare il proprio roster con degli squash, ma o migliori la costruzione (e questa è una questione atavica per la divisione femminile AEW), oppure è un controsenso narrativo usare la campionessa per far risaltare le sfidanti.

Soprattutto visto che la campionessa, a torto o a ragione, a oggi non è in autogestione. Ma necessita quasi più delle sue sfidanti di essere aiutata. Questo però non deve far passare inosservati, come dicevo, gli enormi miglioramenti in termini di confidenza e capacità che stiamo vedendo a parte sua. Sia microfono alla mano che in ring stiamo vedendo passi avanti, anche abbastanza significativi contando che fa wrestling da un annetto. E non si può dire che non stia dando il giusto spazio alla cintura, visto che a differenza di altri, difende praticamente ogni settimana.

Ininterrottamente, da gennaio ai giorni nostri soltanto nell’ultimo Rampage la Cargill ha fatto dell’altro, vincendo un six women tag team match. Per il resto solo difese titolate in rapida successione. Anche qui, molto meglio sarebbe avere una storia da raccontare che coinvolga il titolo e il personaggio Jade Cargill. Ma in attesa di questo, direi che quanto abbiamo per le mani non è da buttar via. Anche alla luce del fatto che le avversarie tanto conclamate, a oggi, vivacchiano nell’inutilità (Ruby Soho, per fare un nome). Quindi, come all’epoca della finale del TBS, mi ritrovo a dire: davvero è stato così sbagliato secondo voi dare la vittoria a Jade Cargill?

Per me no. Anche perché il cliché del big man applicato al femminile sarebbe risultato altrettanto indigesto. Vinco match a ripetizione contro sparring partner di nessuna rilevanza e poi ogni volta che devo fare il salto perdo. Di fatto de-costruendomi invece che consolidandomi. I mattoncini devono servire a costruire una casa, non a far sì che ne manchi sempre uno e che quindi una folata di vento mi butta giù tutto. Soprattutto se sei un heel: puoi anche permetterti di fare piazza pulita di carne da macello. Non hai sempre bisogno dell’avversario di valore o della dicotomia con la polarità opposta. Sei heel, dominante, soverchiante: ti basta fare danni a destra e a manca.

E che piaccia o meno, la AEW con la Cargill ha fatto questo: ti ho costruita, ti ho lavorata, ti ho plasmata. Ho preso le tue doti fisiche e di presenza scenica in ring e intorno a queste ho portato avanti una storia banale ma coerente (la striscia di imbattibilità). E al momento opportuno ho capitalizzato, dandoti un titolo e provando a vedere come si mette ai piani alti. Si può fare un errore da cui poi occorre tornare indietro. Ma una non-decisione spesso scade nella noia, nel disinteresse. E da questo, tornare su è molto, molto più difficile.

Andrea Samele
Andrea Samele
Laureato in filosofia, amante della creatività, della scrittura e del suono musicale di una chop. Appassionato di wrestling di lunga data per la capacità di creare personaggi e storyline in grado di coinvolgere gli spettatori. Per Tuttowrestling.com curo l'AEW Planet.
15,941FansLike
2,666FollowersFollow

Ultime notizie

Ultimi Risultati

Articoli Correlati