AEW Planet #49 – Sano diritto di critica

Il Covid ci ha insegnato che essere negativi non sempre è un male, a volte è una virtù. Ecco perché, molto spesso, esercitare del sano diritto di critica, per quanto inviso a coloro cui piace l’abitudine e il sapore sempre uguale della minestra, aiuti a guardare in maniera più completa e oggettiva al disegno che abbiamo davanti.


E il periodo che stiamo vivendo in AEW credo sia perfettamente inquadrabile in quest’ottica. Tutto può essere criticabile, ma al tempo stesso tutto ha una sua ragione di esistere nonché un possibile e interessante sbocco futuro. Il che può voler dire che stiamo andando incontro a cocenti delusioni, a momenti incredibili oppure, più realisticamente, a metà e metà.

GRANDI ASPETTATIVE

Lo so, prendetemi per matto, ma ciò che al momento mi interessa di più è la situazione legata a Cody Rhodes. E il promo di Dynamite non ha fatto che acuire la sensazione magari immotivata che Cody sarà uno dei personaggi di punta nell’intero panorama wrestling del 2022. Il suo rapporto con il pubblico è stato oggetto delle sue parole, un dialogo fatto di sottintesi e di accuse. Un’espressione elegante di una mente heel vestita da face. Ha chiamato in causa CM Punk, affermando che tutti gli ideali che avevano animato il Best in the World sono poi stati interiorizzati da Cody.

E voi, che avete tanto amato Punk, perché ora non riconoscete me, Cody? L’ho trovato un grandissimo Aknowledge me. Io sono andato in NJPW, io in Ring of Honor, io ho fondato una federazione per oppormi alla WWE. Al nemico con cui tu avevi rinnovato, alla fine della fiera. Eppure io non vi basto mai, non vi basto nemmeno come heel, perché poi quando vi servo mi tifate.

Stanno portando all’estremo una narrazione che nel nonsense più puro alla fine sta trovando un senso. E dal match con Sammy Guevara potremo avere ulteriori indizi sulla direzione che questa storyline sta prendendo. Quel che è certo è che a differenza dei primi episodi del Cody-verse, paragonabili alla recente saga Djokovic, con grandissime vette di sonore corbellerie, ora il pubblico sembra molto più coinvolto e chiamato in causa. Anche in virtù del fatto che lo spettatore è a tutti gli effetti un personaggio caratterizzato.

E parlando di pubblico, l’altro elemento notevole della puntata di Dynamite di questa settimana è stato il ritorno di Jon Moxley. Raramente si è sentito un silenzio tale mentre un wrestler, microfono alla mano, raccontava le sue verità. Accoglienza più calda non ci poteva essere, secondo me, della libertà di esprimere ogni emozione vissuta in questo periodo di buio. E Bully Ray l’ha decisamente fatta fuori dal vaso, dicendo che Mox avrebbe dovuto in primis chiedere scusa ai fan.

Assolutamente no, nessuno dovrebbe mai scusarsi per i propri demoni personali. Nessuno dovrebbe sentirsi in colpa nell’ammettere un problema grave come la dipendenza e prendersi del tempo per risolverlo. E il pubblico questo lo sa e l’ha capito, lasciando il palcoscenico alla dichiarazione di intenti di Moxley. Che se prima era ritenuto già sufficientemente una scheggia impazzita, ora che è finalmente libero, lo sarà ancora di più.

COCENTI DELUSIONI?

Era davvero Lance Archer l’avversario migliore per Hangman Page? Per me, no. Intendiamoci, Archer è un ottimo worker, che il pubblico conosce e ri-conosce. Però, dopo aver incrociato le lame con gente come Kenny Omega e Bryan Danielson, di certo il lignaggio del presunto nuovo number one contender è un passo indietro anche per il campione. Si è verificato quanto personalmente preconizzavo da tempo, dai pronostici di Full Gear in cui speravo in una vittoria di Miro.

Perché ti sei messo nella situazione di avere un campione senza avversari. Ha raggiunto una statura inavvicinabile dopo aver battuto l’eroe dei due (o più) mondi e uno dei migliori wrestler non solo di questa epoca. Page ha dimostrato di poter reggere il gioco, di poter combattere alla pari con codeste entità sovrannaturali. E ora? Subisce contro Lance Archer? Meh. Insomma. Mi è parsa una mossa un pelo affrettata, stile WWE. Non sappiamo chi mandare, ricicliamo il big man turnandolo heel a caso.

E per rimanere in tema randomico, continuo a chiedermi perché Chris Jericho debba feudare con Eddie Kingston. Da un po’ di tempo a questa parte, con Jericho, non si capisce bene che strada prendere. Sembra sempre fuori contesto, a volte troppo vecchio, a volte troppo “iconico”, a volte troppo lento, a volte troppo importante. E anche Kingston per quanto mi riguarda sta iniziando a stancare. Un narratore di wrestling come lui, a più livelli, non può e non deve essere imprigionato in un immotivato attaccabrighe.

Perché è proprio nelle motivazioni, personali soprattutto, che Kingston ha fatto presa con il pubblico. In forma lottata, in forma parlata soprattutto, in forma scritta altrettanto. E così, è solamente una sorta di gattara asociale che risponde male a chiunque le suoni al campanello.

COLOR CHE SON SOSPESI

Chi è fermo in prigione, direttamente e senza passare dal via, è sicuramente Adam Cole. Anche qui però siamo di fronte ad aspetti positivi e negativi. Perché piuttosto che pagare in tutto il circondario che va da Via Accademia a Piazza Dante, a quel punto meglio aspettare dietro le sbarre di un feud con Orange Cassidy, in attesa di fare un numero doppio. Che i piani per Cole ci siano credo sia fuori da ogni dubbio, probabilmente si è dovuto posticipare il clash con Kenny Omega a causa dei problemi fisici di quest’ultimo.

In ogni caso, occhiali sul naso, non è difficile notare come in maniera pur meno eclatante rispetto a CM Punk o al Danielson dicembrino, la AEW stia preservando Cole da singolo. Combatte sempre o quasi nel main eventing (che sia a inizio o fine puntata), in ottimi incontri con lungo minutaggio. Ed è coinvolto in più filoni narrativi, tra Omega ed Elite, i ReDragon e O’Reilly, infine Britt Baker. Di sbocchi, insomma, ce ne sono tanti, e per quanto sia effettivamente dissonante non solo la statura di Cole ma anche il sostegno in termini di tifo che riceve rispetto alla situazione narrativa in cui si trova… diamo tempo al tempo.

E chiudiamo con Punk ed MJF, che stanno palesemente allungando il brodo per arrivare fino a Chicago o fino a Revolution. La qualità del parlato rimane eccellenza purissima, pinne gialle del microfono. Tuttavia, siamo rientrati nel canovaccio per cui MJF è inarrivabile e c’è da fare come i Cavalieri dello Zodiaco. Ovvero affrontare ostacoli in periodica successione e soprattutto un imprecisato numero di gradini prima di arrivare alle stanze del sacerdote, al tempio di Nettuno o chicchessia.

L’intreccio con Wardlow e il (supposed to be) Pinnacle è assolutamente interessante e scritto bene, però stiamo entrando in una fase in cui è necessario passare dal via e ritirare le tanto agognate 20 mila.

Andrea Samele
Andrea Samele
Laureato in filosofia, amante della creatività, della scrittura e del suono musicale di una chop. Appassionato di wrestling di lunga data per la capacità di creare personaggi e storyline in grado di coinvolgere gli spettatori. Per Tuttowrestling.com curo l'AEW Planet.
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