AEW Planet #44 – Born again wrestling, CM Punk

Born again wrestling, la rinascita. Di uno dei più grandi performer della storia recente, CM Punk, ma anche della disciplina stessa. Del wrestling, dei tifosi. Perché quanto successo venerdì notte a Rampage riconcilia chiunque, anche buona parte degli hater per partito preso, con la propria passione. O per lo meno dovrebbe. E non perché è CM Punk, non perché è la AEW e non la WWE.


Ma perché il boato, le lacrime, l’emozione, noi che abbiamo fatto nottata per guardarlo, che non ci siamo persi nemmeno una sillaba, che abbiamo scritto ai nostri amici “stai vedendo?” oppure “pazzesco” o ancora “è lui!”. Questi sono i motivi per cui amiamo il wrestling. Un amore che Facebook definirebbe Relazione complicata. Contrastata da tanti fattori, tra logiche televisive, pigrizia creativa, il vil denaro, un pizzico di disincanto da parte di tutti noi fan di vecchia data. Ma quando si scrive, a modo suo, la storia del wrestling, siamo tutti lì: CM Punk è tornato.

La AEW ha saputo gestire il momento nel migliore dei modi, dall’inizio alla fine. Tacendo. E lasciando alla realtà il compito di dare a ciascuno la propria emozione. Perché lo sapevamo tutti che sarebbe arrivato, vero? Ma da Jacksonville nessuno ha mai detto niente. Ha taciuto in primis la federazione. E allora, se alla fine esce MJF? Se si tratta di un gigantesco work? No, impossibile, Tony Khan non è scemo. Sarebbe un clamoroso autogol. Già. Ma quel silenzio, quell’1% di possibilità che CM Punk non si presentasse ha genuinamente preservato, in quell’esplosione di tifo, l’effetto sorpresa per cui dopo 7 anni e tutto quello che c’è stato, un pochino non ci credevi al fatto che sarebbe tornato davvero.

Hanno taciuto anche i commentatori, lasciando che Punk facesse la sua entrata visibilmente commosso. Lasciando che la televisione immortalasse le sensazioni del Best in the World, che ci portasse in casa l’espressione del suo viso e il tono della sua voce, la gestualità. Hanno fatto silenzio anche gli altri wrestler, nessuna interferenza, nessun feud in the making con promo scriptati o segmenti in-ring. Solo il tempo, per CM Punk, di dire la sua verità, indiscussa e indiscutibile. Ed è stata, a parer mio, una scelta assolutamente vincente. Tempi, modalità, spazio, perfino viral marketing (la genialata dei gelati): davvero difficilmente si sarebbe potuto fare meglio, dal punto di vista della programmazione del ritorno di Punk.

Veniamo ora alle sue parole. Cosa ci ha detto Phil Brooks?

L’IMPORTANZA DELLE PAROLE

Prima di parlare di sé, prima di parlare di obiettivi, prima di qualsiasi altra cosa, ha nominato un membro del roster AEW. Britt Baker, nella fattispecie. Sembra una scemenza, ma tu sei CM Punk e il primo pensiero che spendi è per paragonarti a Britt Baker in rapporto al pubblico: lezione su come mandare over qualcuno. Che peraltro è già non over, di più. Un gran modo per dire, unitamente a ciò che verrà in seguito, che CM Punk è davvero All Elite.

E non per un paio di date, ma per i Mercoledì, i Venerdì e per 4 Sabati o Domeniche all’anno in Pay per View. I got the time, and I ain’t going anywhere. A tempo pieno, quindi, non part-time. Perché in AEW ci sono tanti giovani talenti con cui Punk non vede l’ora di avere a che fare. Perché in AEW può ricominciare a fare quello che gli piaceva tanto fare nella Ring of Honor, del puro e semplice Pro-Wrestling.

Non prima di aver chiesto scusa ai fan per questo periodo di lontananza, motivandolo con il fatto che mai sarebbe riuscito a stare bene fisicamente, mentalmente ed emotivamente nel posto che l’aveva avvelenato nell’anima. Non è stata l’unica frecciata alla WWE, che non è stata minimamente menzionata in rapporto al Pro-Wrestling di cui sopra. Ma sono stati proiettili lanciati quasi in modo randomico, nell’economia di un discorso il cui punto fondamentale non è solo criticare la sua gestione precedente, ma proiettarsi su quello che sarà il futuro.

CAN I TELL YOU A STORY?

Seduto, al centro del ring. In piena posizione pipebomb. Punk ci racconta la sua storia, dalla felicità di poter combattere in Ring of Honor, alle lacrime quell’ultimo giorno di agosto in cui lasciò. La passione è l’elemento ricorrente del discorso, la passione è quel qualcosa che anche se magari prendi meno soldi o hai orari peggiori, ti fa piacere il lavoro che fai. Capita a tutti noi, c’è chi è invischiato in lavori magari anche buoni, ma che ogni giorno fanno pensare “Sì, ok, ma io che ci faccio qui, io non sono questo qui”. E c’è invece chi torna a casa distrutto la sera tardi con un sorrisone grande così.

Ed è questa sensazione che CM Punk vuole ritrovare. Lavorando con quei giovani che iniziano ora a fare il percorso che lui fece anni addietro: there’s a hell of a lot of young talent, loro sono qui, qui e ora. E tu dove sei, Punk? I’m back, sono tornato. Ed ecco il suo secondo nome: non quello di qualcuno con cui ha già un passato e qualche ruggine, ma quello di uno dei performer under 30 più over che la AEW abbia a roster.

IL PRIMO MATCH: DARBY ALLIN

Darby Allin. You’re good, you’re tough, ti lanci dagli aeroplani, vieni sbatacchiato a destra e a manca, ma alla fine torni sempre per avere l’ultima parola. Un primo match che secondo me apparecchia in modo perfetto la tavola per un ritorno con i tempi e i modi giusti. Perché 7 anni di inattività non sono facili da cancellare, bisogna ritrovare il ritmo e le sensazioni del ring, l’interazione con gli altri wrestler e con il pubblico, testare la propria forma fisica. Per evitare il fiatone dopo pochi minuti di match…

E Darby è l’uomo giusto, sia dal punto di vista fisico, sia come move-set, che come appeal presso il pubblico. Significativo in tal senso il fatto che a Chicago, nella città di Punk, nella serata di Punk, nel promo stesso di Punk e nell’esatto momento in cui Punk ci raccontava la sua storia, è bastato nominare Darby Allin per far partire i cori. Educatissimo il pubblico di Dynamite a Chicago, fantastico, capace di esaltare Punk, di dare ad Allin quel che è di Allin e di continuare poi a tifare per il resto della puntata.

ASCOLTI RECORD

5 settembre, All Out. Il grande ritorno. E nel mentre ci godiamo la sua presenza nelle puntate degli show settimanali. In tal senso, Rampage ha fatto saltare il banco in termini di ascolti. 1 milione e 129 mila spettatori in seconda serata, per uno show secondario, sono un risultato semplicemente pazzesco, che fa il paio con i 700 mila e qualcosa del debutto. Il risultato nella fascia demografica 18-49 è il secondo migliore di sempre per la AEW, dopo il primo Dynamite del 2019.

E notizia freschissima, Rampage sarà su Sky Sport, un ottimo segnale non solo per la AEW ma anche per noi. Più wrestling c’è in TV, meglio è per l’intero movimento. E se aggiungiamo il seguito che i video della AEW hanno avuto su YouTube, tra milioni visualizzazioni e la presenza nella top 5 delle tendenze per entrambi i video tratti da Rampage, beh, questo contribuisce a darci la portata di ciò che la nottata di Chicago ha avuto.

E ora tocca proprio allo show di punta della federazione di Jacksonville tirare fuori i numeri. Perché se è vero che la Summer of AEW ci ha tendenzialmente consegnato Dynamite spesso sopra il milione, è anche vero che di fatto mancava quel qualcosa in più che cementifichi questo risultato e che dia i presupposti per migliorare ancora. E meritatamente, aggiungerei. Perché può piacere o meno, potranno essere rivedibili alcune scelte, alcune modalità di gestione, il prodotto stesso. Ma è innegabilmente degno di ammirazione l’intento di Tony Khan e soci di far rinascere quella pura passione di cui sopra per il Professional Wrestling in ciascuno di noi.

In tal senso vi invito a vedere l’ultimo Road to Dynamite che ci mostra anche dal punto di vista del backstage tutto ciò che c’è stato nella serata di CM Punk in quel di Rampage.

Si è scritta una pagina di storia del wrestling, ma altre ci aspettano, in un settembre che si prospetta, spero non in senso meteorologico, davvero caldissimo.

Andrea Samele
Andrea Samele
Laureato in filosofia, amante della creatività, della scrittura e del suono musicale di una chop. Appassionato di wrestling di lunga data per la capacità di creare personaggi e storyline in grado di coinvolgere gli spettatori. Per Tuttowrestling.com curo l'AEW Planet.
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