S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

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El Principe
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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da El Principe »

Ma sono tutti DATI, quelli sugli aumenti del bilancio alla sanità, che non servono perché non ci toccano visto l'accordo vertenza entrate. Il PNRR poi è parte di un piano dell'Unione Europea con lo scopo di rimettere in sesto l'economia dopo la pandemia. Mica un aumento di bilancio deciso dall'Italia. Ovvio che qualcosa fosse destinata alla sanità di quelli messi peggio di tutti. È lo spirito del programma di ripresa stesso.

Il Friuli, avrà anche più poligoni, ma la percentuale di terra sul totale dedicata ai militari in Sardegna è inarrivabile, il 60 per cento di tutte le basi italiane è nell'isola. E la differenza, il punto vero, è sempre il trattamento e la considerazione, perché non credo che in Friuli abbiano distrutto monumenti archeologici per poi essere umiliati sentendosi dire che si deve stabilire se questi avessero un valore culturale. In ogni caso, piena solidarietà ai friulani che difendono la salute del loro territorio e si battono contro i danni della presenza militare invadente. Perché come detto più ingiustizie non fanno giustizia, così come dovete fare di tutto per preservare il presidiio di Tinchi. Questo non rende meno tragica la situazione a Sorgono, Nuoro e in Ogliastra.

Non paragonavo i sardi con gli indiani d'America, che pure ammiro in modo incommensurabile, indicavo solo dove trovare esempi di articoli sulla bontà della "repressione armata per portare democrazia e benessere". Scusa eh, ma questa è stata davvero troppo grossa, per questo ti prendevo solo un po' in giro e ironizzavo nelle ultime righe del mio messaggio, senza semplificare nulla. Non prendertela .:smile5:.

Mo basta però, tanto non ci si schioda e si ripetono cose in loop. Questo sarà davvero Il mio ultimo messaggio su questo topic per un po' prima di tornare con la storia che ho anticipato.



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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da Depeche boy »

il PNRR è una forza di fuoco che viene dalla UE ma i singoli stati decidono come impiegarli in quale percentuale per le singole regioni tant'è che i neobarboni si sono lamentati delle percentuali che andranno al Sud.
Senza contare pure la finanziaria 2021-2023.
Sui poligoni altre fonti dicono che sia il Friuli la regione più militarizzata. In quanto soprattutto nel periodo della guerra fredda era terra di confine con la Jugoslavia.

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El Principe
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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da El Principe »

Il 60% delle servitù militari italiane si trova in Sardegna, il Friuli segue con il 30 e gli altri dieci sono divisi nel resto del Paese. Non ci sono fonti alternative, al di là di cosa si possa intendere per "più militarizzata", se conta il numero di caserme o lo spazio effettivo interdetto ai civili, che in Sardegna è il doppio del Friuli. Il poligono del Salto di Quirra-Perdasdefogu e il poligono di Teulada sono con immenso distacco i più grandi d'Italia, e sono le basi delle peggio malefatte. Ma anche se fosse stato il contrario, noi il 30 e loro il 60, non è una gara e non cambierebbe assolutamente nulla perché il punto del mio discorso era su altro. L'ho specificato chiaro chiaro qual'è la cosa che fa più male di quanto successo e succede a Teulada. Poi su Quirra ci arriveremo. Sempre solidarietà ai friulani che difendono la salute del loro territorio e si battono contro i danni della presenza militare invadente.

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da Depeche boy »

No, lo dice chiaramente Timothy Dissegna collega universitario di Trieste, la storica Roberta Corbellini e Famiglia Cristiana (per quello che può valer) in un articolo facendo proprio l'elenco dei poligoni.
Poi oh io sono d'accordo con te che sia una vergogna l'inquinamento e tutto ma se viene meno l'eccezionalità del caso sardo, e viene meno, è chiaro come non vi sia la discriminazione in tal caso. Questo forse non ho reso chiaro. La Sardegna è una regione come le altre che anzi, ha pure avuto nel corso del tempo più autonomia rispetto alle altre.

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da El Principe »

Eh ma il vero punto della storia dei resti archeologici al poligono di Teulada non è l'inquinamento, così come non lo sarà (non solo, lì non manca nulla ma si farà un discorso più in profondità) quando parlerò di Quirra, e non credo sia il caso di ripetermi ancora. Anche se danni ambientali così gravi come quelli che ci sono stati a Perdasdefogu/Quirra, che hanno portato a morti, persone, fortunatamente per gli amici friulani da loro e nelle altre parti d'Italia non ci sono mai stati. Quello è un disastro che è successo solo qui.

Adesso basta sul serio, come detto da HiO nelle prime pagine non è cosa andare avanti con un ping pong infinito quando si è già ampiamente detto quello che si doveva dire e non si fa altro che ripetersi.

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da Depeche boy »

Scusa El Principe ma la conta dei morti per quanto forse più esigua l'hanno fatta anche nello stesso Friuli eh. Anche lì ci sono battaglie per risolvere questo grave problema e l'abbandono dei luoghi militari.

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da El Principe »

Mi ero ripromesso di esaurire il filone dei danni, e anche di raccontare qualche rivincita, causati dalle servitù militari, ma la data di oggi (ieri n.d.r) mi obbliga a uscire da questo proposito e riprendere in mano i libri di storia. Storia sarda ovviamente, perché in quelli italiani non esistiamo.

Oggi, cioè ormai ieri, il 28 aprile, si celebrava Sa Die de sa Sardinna, "il giorno della Sardegna": festività ufficialmente istituità dal Consiglio Regionale nel 1993 per commemorare i cosiddetti "vespri sardi", o "rivoluzione sarda", della fine del 1700. Proprio il 28 aprile del 1794, infatti, ci fu uno degli episodi più significativi delle rivolte contro gli occupanti piemontesi, che culminò poi, il successivo 7 maggio, nella cacciata del vicerè sabaudo Vincenzo Balbiano, della sua corte e dei sui più alti funzionari, che furono rispediti in Piemonte.



Scusate se ci sono barriere linguistiche: learn sardinian now! Don't cheat with subtitles!


Un po' di storia allora. All'inizio del 1700, alla morte di Carlo II di Spagna, la Guerra di successione spagnola scuote l'Europa e le varie casate reali che avevano la pretesa di impossessarsi, ognuna per motivi diversi, del trono iberico. A noi, più che i fatti della guerra in sè, interessa soprattuto uno dei suoi esiti. Sulla base del trattato di Utrecht del 1713, che ha diviso diversi possidementi della Corona di Spagna nel Mediterraneo, e poi del trattato di Rastatt (1714), infatti, la Sardegna viene assegnata, insieme al Regno di Napoli e al Ducato di Milano, agli Austriaci della Casa d'Asburgo. La Sardegna era spagnola dagli anni 70 del 1400, quando era entrata in modo ufficiale nel Regno d'Aragona a seguito della sconfitta nella battaglia di Macomer (1478) dei sardi di Leonardo Alagon, marchese di Oristano e ultimo erede del Giudicato di Arborea, quello che era stato di Eleonora, appunto, d'Arborea. A proposito, e a margine, su di lei invece ci sono stati diversi tentativi di "appropriazione culturale" per farla passare come "italiana". Ma magari lo vedremo un'altra volta.

Immagine
Macomer, murale che ricorda quando, in un'infausta battaglia ai piedi del castello del celebre Monte 'e Macumele, la Sardegna perse un'Indipendenza che ancora ci manca

Tornando alla Sardegna austriaca (!), dopo la Guerra della Quadruplice Alleanza (1720) tra la Spagna e "le 4" (austriaci, inglesi, "olandesi" e duchi di Savoia), nel trattato dell'Aia i sabaudi subiscono uno sgarbo diplomatico non da poco e sono costretti a cedere il Regno di Sicilia agli alleati asburgici, per ricevere in cambio la Sardegna. Lo scambio era osteggiato e ritenuto impari dai piemontesi perché la Sicilia è più estesa come territorio, era più abitata e più ricca (quindi più tassabile) e con un casato reale molto più prestigioso e antico come valore simbolico della Corona in sè, mentre la Sardegna era considerata un possedimento periferico random della Spagna finito chissà come in possesso di Vienna. È con questa sorta di "vittoria mutilata", in cui i Savoia hanno dovuto cedere alle pressioni di Impero e Inglesi, che la Sardegna, suo malgrado e non voluta (tanto che Vittorio Amedeo II di Savoia proverà a cederla per avere “qualcos'altro”) diventa sabauda.

Ma perché, dopo 70 anni di dominazione, la tensione sociale e il malcontento diffusi in tutta l'Isola a tutti i livelli sono sfociati in un vero moto rivoluzionario? La cause sono diverse. Per prima cosa, i Savoia hanno sempre favorito i pochissimi grandi signori e alimentato il sistema feudale, rendendolo forte come non mai e “vendendo” titoli nobiliari ai ricchi feudatari, in cambio di soldi e garanzie legali. Le cose sono migliorate un minimo solo durante gli anni 60, con il regno di Carlo Emanuele III, più che altro grazie al conte Giambattista Lorenzo Bogino, nominato ministro per gli Affari di Sardegna, che seguiva la moda del sovrano “illuminato”. Per favorire l'alfabetizzazione, infatti, ha introdotto le riserve di grano pubblico da consegnare ai contadini che dimostrassero di aver studiato (i monti frumentari) e ha riavviato e razionalizzato le università di Cagliari e Sassari, fondate dagli spagnoli nel Seicento. Tuttavia, a lui si devono anche le prime forme di repressione culturale della lingua sarda, con le prime leggi (1760) che imponevano il divieto di ogni lingua locale, a discapito degli usati sardo, spagnolo e catalano (Alghero) nelle comunicazioni ufficiali e nelle pubblicazioni. Inoltre, ha continuato a tenere e proteggere i privilegi feudali e a reprimere nel sangue ogni tentativo, anche minimo, di protesta. Oltre ad aver tenuto viva una pratica che ha caratterizzato l'occupazione sabauda dal giorno uno continuata anche col Regno d'Italia: i rastrellamenti casa per casa, le devastazioni e gli omicidi fatti con il pretesto di combattere il banditismo.


Risale agli anni gli 90 del 700 la composizione antifeudale di Francesco Ignazio Mannu diventata inno della Sardegna.


Procurad'e moderare
Barones, sa tirannia
Chi si no, pro vida mia
Torrades a pés in terra
Torrades a pés in terra

Decrarada est giaj sa gherra
Contra de sa prepotentzia
Incomintzat sa passentzia
In su pobulu a mancare
In su pobulu a mancare

Con Vittorio Amedeo III di Savoia la repressione torna totale insieme alla massima pressione fiscale. Questo porta alle prime vere rivolte antifeudali e antipiemontesi organizzate, diffuse e partecipate, nel 1783. I moti vengono repressi nel sangue e alcune comunità vengono cancellate, soprattutto nel 1789, quando in molti paesi contadini e pastori si rifiutano di pagare ogni tributo. Negli anni successivi si inserisce un nuovo fattore: la diffusione delle idee della rivoluzione francese e la loro approvazione tra gli intellettuali e nelle classi borghesi, stufe dello strapotere dei funzionari del Regno e dei feudatari. Altra causa che scatenerà il malcontento, questa volta nei ceti elevati, è la mancanza di ogni sorta di premio o miglioramento delle condizioni dopo la difesa a oltranza delle coste dell'Isola dai francesi, che nel 1793 avevano attaccato La Maddalena partendo dalla Corsica (con un giovane Tenente Bonaparte) ed erano stati respinti a Palau grazie a una forte mobilitazione popolare. A seguito della vittoria, però, l'alta borghesia e i dirigenti sardi mandano con una loro delegazione a Torino le “cinque domande” al Re (ignorate), che in sostanza erano una richiesta di maggiore autonomia e di mantenimento dei privilegi e delle cariche piemontesi, che però dovevano essere affidate a sardi (a loro che erano aristocratici).

Immagine
Famoso disegno della cacciata dei piemontesi nei vespri sardi. Nello sfondo la Torre dell'Elefante di Cagliari

Nello stesso tempo, a parte dalle classi dirigenti sarde che volevano mantenere lo status quo, nelle campagne si sviluppa anche un movimento antifeudale davvero rivoluzionario e di stampo repubblicano che poi farà capo a Giovanni Maria Angioy, con tanto di occupazione dei campi e rifiuto di sottostare ai padroni, feudatari sardi o piemontesi che siano. E arriviamo al 28 aprile 1794, quando l'arresto pretestuoso di due militanti “sardisti”, gli avvocati Cabras e Pintor, ordinato dal vicerè Balbiano, fa scoppiare la rivolta a Cagliari. È la classica goccia che fa traboccare il vaso, perché il malcontento alimentato per anni dalla repressione savoiarda coinvolge, per i diversi motivi che si è detto, ogni classe sociale. La rivolta è totale e partecipata, tanto che i soldati piemontesi non possono fare nulla. È il giorno de “s'acciappa”, ovvero la cattura dei tiranni sabaudi. Mentre il 7 maggio successivo ci sarà la cacciata e l'imbarco forzato di Balbiano e dei suoi 514 più alti funzionari, tutti piemontesi. Sono i momenti che oggi, in diverse città, sono stati rievocati con rappresentazioni in costume. E vabbè poi ci sarà una sorta di “restaurazione” con prima una serie di concessioni di Torino agli Stamenti (parlamento sardo) e poi piano piano con l'invio di rinforzi militari e la solita repressione. Questa era la storia de “Sa die de sa Sardinna”. Poi altre cose le vedremo con la storia di Carlo “Feroce” Felice e altri singoli episodi eclatanti. Comunque questa è stata una rivolta importante perché ha, di fatto, portato alla nascita della “questione sarda” ed è stata chiarita ai Savoia l'esistenza di un popolo oppresso, con una sua forte identità, che non sempre è disposto a sottostare senza combattere. Ma, come vedremo, a Torino non lo dimenticheranno.


Immagine
Su patriota sardu: s'eroicu Zuvanne Angioy

Ci tengo, però, oltre a tutto a ricordare in modo particolare il succitato Zuvanne Maria Angioy, giurista nato a Bono nel 1751 e laureatosi a Sassari, che davvero ha provato a migliorare le condizioni dei sardi. Prima lo ha fatto entro i confini della legge come giudice della Reale Udienza e poi, mandato dal nuovo vicerè a trattare con i ribelli, ha invece fraternizzato con loro e sollevato la popolazione sia contro gli occupanti Savoia che contro i feudatari sardi nei moti di stampo giacobino del 1796. È stato poi, sfortunatamente, sconfitto e costretto all'esilio a Parigi, dove morirà nel 1808 in povertà estrema.


E dopo tutta la storia un mio piccolo pensiero, editoriale, su questo 28 aprile in particolare per i lettori o utenti sardi.

Belle le celebrazioni, le manifestazioni in costume e le parole. Ma, a parte rievocare la storia sulla quale si basa la festività e ricapitolare per l'ennesima volta, ma non fa mai male ricordarle, le malefatte dello Stato Italiano invasore come i danni e la beffa enorme della vertenza entrate e l'occupazione militare, ecco, quest'anno ancora di più voglio che "Sa Die" sia (anche se ormai mentre scrivo è finita) un'occasione per noi sardi per riappropriarci della nostra storia e non accettare più gli stereotipi che ci sono stati appioppati dai colonizzatori. E che anche gli stessi sardi, a volte addirittura con orgoglio (di sicuro ci sarò cascato anch'io mentre ero fuori) accettano. Basta con la Sardegna selvaggia, misteriosa, arcaica, dura, bandita. Basta con questo modo esotico con cui la Sardegna viene raccontata e si racconta. No, non si può più accettare questo orientalismo da due soldi, che per annientare e azzerare la nostra cultura ci ha lasciato fuori dalla storia mentre questa ce la scrivevano gli oppressori, per giustificare il loro opprimere imperialista. Proprio come hanno fatto gli inglesi nelle loro colonie: la Sardegna come l'Oriente mistico a cui portare la civiltà. Noi non siamo così, non siamo i banditi che uccidono i cinghiali a mani nude e fanno sesso con le pecore, come pensano in continente. Noi siamo gente come tutti, senza eccezionalismi o “durezza” in quanto sardi. Abbiamo una civiltà unica che viene snobbata volutamente e poi se "Ulisse" ne parla fa scalpore e in Italia si leva il grido "ah non lo sapevo". Strano. Basta con questa auto-colonialità per cui noi siamo i primi a considerarci vulnerabili e bisognosi di protezione e aiuto da parte di una potenza fraterna, che bontà sua ci ha escluso dalla sua storia che dovrebbe essere condivisa e ci ha inquinato e impoverito. Autodeterminiamoci!


Saludos e gratzias meda a chie este arribbatu annoche e s'ada lettu tottu s'istoria nostra chi appo iscritu.


Nuestra lucha es
para todos aquellos que hoy lloran la noche,
para quienes se niega el día.
Para todos la luz, para todos todo.

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da Gsquared »

Potrei fare un post sostanzialmente identico per la liguria e i moti di Genova del 1849 e sarebbe altrettanto assurdo.
Sono passati 200 anni... e quei porci dei Savoia non sono più al potere da 75. Ne ė passata di acqua sotto i ponti

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El Principe
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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da El Principe »

Sì, ma il punto non era, e non è, rosicare su qualcosa successa oltre 200 anni fa. Si voleva raccontare da dove nasce la festa della Die de Sa Sardinna e, come conseguenza, alcune di quelle che sono le origini storiche e culturali dell'indipendendentismo sardo, che sono il tema del topic e che sono state proprio chieste.

Come ho già detto non è una gara a chi ha subito più ingiustizie, anche se in Sardegna non si è trattato di episodi singoli ma di un vero dominio col terrore e una repressione praticata con una continuità incredibile, come vederemo col "Feroce" al suo massimo, e continuata ben oltre l'Unità d'Italia. E questo perché? Perché oltre alla viva presenza già da secoli, almeno dal periodo giudicale, di una identità nazionale condivisa sarda, a Torino erano i primi a considerarci altri, un popolo ben distinto e separato, problematico e inferiore. E questo, ovvero come i sardi venivano definiti nei documenti e nelle leggi prima Sabaude e poi italiane, lo vedremo proprio citando e postando le immagini degli stessi scritti. Non penso che i genovesi e in generale i liguri venissero definiti altri, come un distinto popolo straniero di cittadini di serie b, e proprio a detta degli stessi regnanti. Anche questa è una bella differenza per rimarcare il carattere oppressore: i Savoia hanno dominato e represso quella che sapevano essere un'altra nazione distinta, che si sono ritrovati a controllare controvoglia, ed erano molto consapevoli di questo e lo hanno messo chiaro nero su bianco, non sono pensieri miei. Per questo dal 1720 si sono rafforzate le istanze indipendentiste, già presenti nel periodo spagnolo, e si sono messe le basi per una "questione sarda". Questo è.

E comunque è importante essere consapevoli delle proprie radici e avere memoria di sè e di quanto è successo e non farsi dettare passivamente la propria storia dagli altri. Altri che sono stati opressori, ma vincitori e quindi con un punto di vista diventato dominante. Non mi piace questa storia che ai soprusi dei Savoia dobbiamoo metterci una pietra sopra perché è passato tanto tempo, e a quelli recenti e di cui gli effetti si vedono ora come la vertenza entrate e le servitù militari ci mettiamo una pietra sopra perché eh vabbè, ormai è successo e che vuoi farci, spiaze, capita e la vita va avanti. E alla fine il minimo comune denominatore è sempre che ci si deve far passare tutto perché sì. E questo per me non concepibile.

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da Gsquared »

Vittorio Emanuele II definì i genovesi "vile e infetta razza di canaglie" se per questo. E fidati che il sacco di Genova del 1849 non è proprio roba leggerina.
Ribadisco, l'unica differenza è che siete su un'isola, quindi ha avuto meno effetto il fenomeno della migrazione interna in italia. Ma non siete stati nè gli unici che hanno avuto delle fregature, nè allora, nè oggi, e non solo in Italia ma dappertutto. Posto che per me te stai facendo un botto di cherrypicking per farvi sembrare gli unici fregati del paese.

Ma invece si, cazzo, il fatto che sia passato tanto tempo cambia decisamente tutto. Sennò veramente, se rimuginiamo su ogni stronzata fatta da una parte o dall'altra negli ultimi cinquecento anni, credo che ci ritroveremmo tutti a farci la guerra da un palazzo all'altro.

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da Depeche boy »

Gsquared ha scritto: 29/04/2022, 16:26 Vittorio Emanuele II definì i genovesi "vile e infetta razza di canaglie" se per questo. E fidati che il sacco di Genova del 1849 non è proprio roba leggerina.
Ribadisco, l'unica differenza è che siete su un'isola, quindi ha avuto meno effetto il fenomeno della migrazione interna in italia. Ma non siete stati nè gli unici che hanno avuto delle fregature, nè allora, nè oggi, e non solo in Italia ma dappertutto. Posto che per me te stai facendo un botto di cherrypicking per farvi sembrare gli unici fregati del paese.

Ma invece si, cazzo, il fatto che sia passato tanto tempo cambia decisamente tutto. Sennò veramente, se rimuginiamo su ogni stronzata fatta da una parte o dall'altra negli ultimi cinquecento anni, credo che ci ritroveremmo tutti a farci la guerra da un palazzo all'altro.
Infatti. Tra l'altro anche gli stessi torinesi si scagliarono e rivoltarono contro i Savoia, anche dopo aver ottenuto lo statuto albertino che ha posto i Savoia sulla strada nobile degli ideali della rivoluzione francese e anche dopo che spostarono la capitale da Torino.

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da El Principe »

Ma cherrypicking dove esattamente? Io ho parlato delle cose nostre perché il topic è su quello, non sui crimini dei Savoia o dei regnanti in genere. Non ho fatto paragoni su come sono stati trattati gli altri rispetto a noi e non mi è mai interessato farli. Che avrei dovuto dire raccontando il 28 aprile? Specificare che oltre ai moti di Cagliari poi ce ne sono stati altri per altri motivi in altre città dunque ok era normale? No, io mi sto nel mio. Anzi, a chi ha fatto i paragoni ho detto che più ingiustizie non fanno giustizia e, ancora, che non è una gara. Solo se devo raccontare le ragioni storiche dell'indipendentismo, che è il tema del thread, che faccio? Ignoro uno dei passaggi storici chiave del consolidamento delle istanze indipendentiste?

Non è un rimurginare su nulla, non è che mi piacerebbe avere una Sardegna indipendente perché i sardisti di Angioy sono stati giustiziati a Sassari nel 1796 e rivendico quello. No, è perché dopo un'esperienza molto negativa di centinaia di anni di sopraffazione su un popolo e una situazione generale in peggioramento galoppante, non vedo altra soluzione rispetto all'autodeterminazione per migliorare un minimo, salvare la nostra identità e non affondare direttamente nel Mediterraneo.

Si continua a contestarmi con "eh ma è passato tempo", "eh ma vi attaccate ai soldi", "eh ma anche altri", quando il punto vero, come sui nuraghi bombarbati, è un altro, e quando se ne parlava su Teulada, infatti, è stato bellamente glissato. È il fattore socio-culturale,il sentirsi altri ed esclusi, per cui in 300 anni e in continuità totale, siamo sempre stati disprezzati e tenuti fuori da qualsiasi storia comune di paese. Perché dovremmo essere belli felici di essere italiani se l'Italia in primis non ci ha mai voluto e, anzi, ci ha ostacolato e alienato? O per voi la storia della sardegna e la sua cultura sono sempre state trattate con rispetto e valorizzate? E Lasciando proprio perdere la quantità di soldi, della vertenza entrate, non vi sembra un'umiliazione enorme solo la catena di fatti che l'hanno creata? Per me queste domande rappresentano bene la voglia di escluderci e l'ostilità che si è sempre avuta contro la mia Isola, e ancora non capisco perché dovrei farmele andare bene. Se non perché altri nel mondo subiscono o hanno subito ingiustizie dunque ok, di che mi lamento, poteva andare peggio.

E la grande differenza, che fate finta che non esista, è, ripeto, che da noi c'è un sentimento condiviso di nazione sarda (con la definizione di nazione detta nelle prime pagine, in sintesi: persone accumanate da fattori di lingua, cultura, storia, socio-economici etc...) anche senza stato, che è innegabile ed esiste da secoli. Tanto che, come detto, in epoca giudicale eravamo indipendenti da qualsiasi entità continentale, con il sardo che si parlava allora che è quasi uguale a quallo attuale, 700 anni dopo. Poi siamo stati conquistati da potenze più forti e annessi a questo o quel Regno, ma intanto l'idea di essere un popolo unico c'è sempre stata e si è manifestata con ribellioni continue (nella quali i sardi con autocoscienza si organizzavano definendosi sardi contro gli occupanti) verso gli invasori spagnoli prima e piemontesi poi. No, ma sembra quasi che l'Idea di nazione Sardegna non sia mai esistita, un falso storico, e sia invece un'invenzione attuale, quasi quasi mia proprio, sul modello leghista padano e su quello dei nazionalismi razzisti, quando è l'esatto contrario. L'Abruzzo, L'Emilia-Romagna, il Meridione (tutte le regioni insieme o separate: fate voi) e chi volete, non hanno un'idea di sè come nazione che esiste da secoli. Per cui un Abruzzo che da domani si vuole indipendente o le invenzioni di entità storica padane non hanno senso. La coscienza comune è alla base perché possano esistere istanze indipendentiste, senza non si può aspirare a nulla. Poi se qualcuno vuole negare l'esistenza di questo sentimento sardo secolare perché il solo pensiero gli urta l'anima io non ci posso fare nulla, ma la storia è quella.

È questo sentimento di appartenenza e di memoria comune esiste anche adesso ed è ancora forte. Meno rispetto ad un tempo a causa dei decenni di bombardamento anti-cultura sarda, in particolare a fine 800 e nel secondo dopoguerra, e per alcuni il massimo in cui si esprime è una maglietta con i quattro mori e un portachiavi, ma intanto c'è, è in ripresa netta e sarebbe molto più forte se la gente non ignorasse, nel senso che proprio non sa che siano esistite, molte cose.

Io non capisco perché questi sentimenti di autodeterminazione dei popoli vi spaventino così tanto. Nemmeno Wilson a Parigi nel 1919 aveva trovato così tanta ostilità a questo principio da parte degli Stati nazionalisti.

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

Messaggio da Depeche boy »

Vabbè ma te parli di umiliazione credendo che la Sardegna sia la povera Cenerentola della situazione quando è così, che abbia l'esclusiva dei motivi storici/culturali e politici quando non è così. Già il solo parlare di umiliazione coi programmo RAI che diffondevano l'italiano è da mega lol.

Quelle che tu reputi ca22ate per gli altri indipendentismi lo fai in quanto hai la tua mente limitata solo a quanto accadrebbe in Sardegna. Anche un neoborbonico potrebbe dire lo stesso della vostra causa in quanto anche il Sud ha avuto lunghi periodi di unità ecc... Quello che te hai è un razzismo latente che fa vedere solo le vostre istanze come legittime mentre noi altri in Italia magneremmo sulle vostre spalle, e così non è.

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

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A parte le battute da Biscardi, anche basta: da adesso le accuse di razzismo, se non accompagnate da quote miei incriminanti e molto ben motivate, saranno considerate per quello che sono: offese molto gravi. Con relative conseguenze.

Ho già detto e spiegato in un milione di battute di rispettare qualsiasi forma di autodeterminazione e di essere contro ogni eccezionalismo e nazionalismo razzista e centralista. Non rispetto le robe fasulle senza fondamento storico/culturale come la Padania o pagliacciate ugualmente forzate a livello storico/sociale come i Neoborbonici (non esiste alcuna cosienza di popolo neoborbonico, credo sia assodato). Metterle insieme a movimenti indipendentisti come il nostro, quello corso, scozzese, catalano, basco etc.., che hanno basi culturali, sociali e storiche solidissime di secoli, è una generalizzazione ignorante e priva di onestà intellettuale, credo che sia chiaro a tutti, e per me finisce qui.

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Re: S'ITALIA EST SU NEMICU: Le ragioni economiche, politiche e culturali degli indipendentisti sardi

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