Yourself is Steam ha scritto:Al solito chi parla di wrestling come arte poi sfocia in atteggiamenti anti-accademici che per qualunque altra arte non si pongono.
Il linguaggio del wrestling è pura virtualità, ciò che viene insegnato non è arte ma artigianato. Questo perché chi lo insegna non pensa alla virtualità del linguaggio o, più semplicemente, non pensa, essendo la maggior parte dei wrestler degli ignoranti repubblicani, il che poi porta agli atteggiamenti anti-accademici in un bel circolo vizioso da cui non se ne uscirà mai. E anche giustamente, il wrestling è una baracconata, non è un'arte.
Solo i mark come Settis possono credere che alla civica si studi cinema.
Obiezione interessante e che apre a diversi sviluppi.
1) Potresti dirmi cosa intendi con "atteggiamenti anti-accademici"? Non è una polemica, é proprio per capire la tua definizione e intavolarci su un discorso.
2) Il linguaggio del wrestling é, a mio parere, un ibrido: non è un linguaggio originale perché deriva dalla narrativa e dalle sue declinazioni (Letteratura, teatro, tv, cinema), ma al tempo stesso è un linguaggio indipendente e autonomo. Mi spiego meglio: se nelle storie moderne siamo abituati alla vittoria del buono, il wrestling vediamo che non rispetta questa regola. Ma se nella letteratura, come nella tv (purché si rimanga in un contesto protagonista-antagonista), non è contemplata una conclusione diversa dal lieto fine, poiché significherebbe che la crescita interiore del protagonista é stata vana e inutile, nel wrestling la narrazione può avere un finale negativo e restare una narrazione valida.
Come?
Codificando il linguaggio in maniera tale da poter essere recepito, decodificato, assimilato e accettato da chi guarda.
Spesso chi critica i match, non lo fa sulla base di preferenze o di ruoli: la critica é sulla base di un linguaggio che la sua mente non ha decodificato. E un linguaggio non decodificato é un linguaggio senza valore.
Un esempio lampante e facilmente reperibile in quanto recente, é Sasha Banks-Charlotte a Hell In A Cell 2016.
3) Questo è un passo falso nel tuo ragionamento: affermando che la maggior parte dei wrestler sono degli ignoranti repubblicani, hai parlato dei wrestler AMERICANI, riducendo di molto lo spazio da analizzare. Partendo dal fatto che spesso, chi fa cose che poi possono diventare oggetto di studio o analisi, non se ne rende conto, nel bene e nel male, lo sport-spettacolo a stelle e strisce é certamente il più conosciuto e il più importante, in quanto sia lo sport-spettacolo originale, il primo in assoluto. Tuttavia abbiamo visti come le scuole di pensiero giapponese e messicano del wrestling (come stile di lotta e come narrativa) abbiano acquisito valore, tanto da aver influenzato il wrestling americano e credo si possa affermare con tutta tranquillità come i wrestler più apprezzati siano quelli con esperienze in Giappone, o in Messico.
4) Punto cruciale.
La tua affermazione, influenzata dal giudizio (in parte condivisibile) sui wrestler, degrada lo sport-spettacolo a baracconata.
Vorrei ricordarti che i wrestler sono (almeno in teoria) attori. Attori con una scena da performare. Le scene dello sport-spettacolo sono chiaramente scene fisiche, per cui si richiede una atleticitá, in modo da dare un senso alla performanza. Per questo motivo apprezziamo l'esecuzione di mosse belle durante i match: le mosse sono forme auliche che vanno ad arricchire la grammatica delle immagini e trasportano la sintassi da astratta a concreta.
In conclusione, il wrestling É una forma d'arte.
Sottovalutata, derisa, sfanculata.
Ma forma d'arte rimane.