***NBA Season 2017-18***-Official Topic.

Per i tantissimi amanti dello sport (al di fuori del wrestling e del calcio!) che vogliono parlare e discutere di motori, tennis, sci, golf e tutti gli altri sport!
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Colt877
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Re: ***NBA Season 2017-18***-Official Topic.

Messaggio da Colt877 »

Intanto il buon Pop lancia un'altra stoccata a Leonard, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se sarebbe tornato in campo in questi playoff:
“Dovete rivolgere questa domanda a Kawhi e al suo staff. È da un po’ che continuano a dire che non è pronto a rientrare, per questo non possiamo fare nulla fino a quando ciò non accadrà. A quel punto, quando tornerà a disposizione, dovremo decidere cosa fare”.

Sempre più deluso dal nostro presunto uomo franchigia che dalla Grande Mela se ne esce anche con certe dichiarazioni:
"(Kawhi) ha comunicato che il lavoro di recupero sta andando per il verso giusto, un passo alla volta".
Come se alla squadra che le sta buscando nei playoff dovrebbe fregare qualcosa di uno che sta recuperando un infortunio guarito oltre due mesi fa.
Poi capisco che siano sportivi e che spesso della maglia se ne freghino. Magari a San Antonio siamo stati abituati male da Tim, che, tranne la piccola parentesi in cui si pensava potesse andare ad Orlando dopo il periodo da rookie, era davvero diventato una sorta di capitano. Ma da Leonard mi aspettavo altro. Dopo quest'anno spero di scambiarlo il prima possibile e di ottenere qualche buon asset per la ricostruzione.



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Morris93
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Re: ***NBA Season 2017-18***-Official Topic.

Messaggio da Morris93 »

Colt877 ha scritto:Intanto il buon Pop lancia un'altra stoccata a Leonard, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se sarebbe tornato in campo in questi playoff:
“Dovete rivolgere questa domanda a Kawhi e al suo staff. È da un po’ che continuano a dire che non è pronto a rientrare, per questo non possiamo fare nulla fino a quando ciò non accadrà. A quel punto, quando tornerà a disposizione, dovremo decidere cosa fare”.

Sempre più deluso dal nostro presunto uomo franchigia che dalla Grande Mela se ne esce anche con certe dichiarazioni:
"(Kawhi) ha comunicato che il lavoro di recupero sta andando per il verso giusto, un passo alla volta".
Come se alla squadra che le sta buscando nei playoff dovrebbe fregare qualcosa di uno che sta recuperando un infortunio guarito oltre due mesi fa.
Poi capisco che siano sportivi e che spesso della maglia se ne freghino. Magari a San Antonio siamo stati abituati male da Tim, che, tranne la piccola parentesi in cui si pensava potesse andare ad Orlando dopo il periodo da rookie, era davvero diventato una sorta di capitano. Ma da Leonard mi aspettavo altro. Dopo quest'anno spero di scambiarlo il prima possibile e di ottenere qualche buon asset per la ricostruzione.
Direzione Clippers?

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Ankie
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Re: ***NBA Season 2017-18***-Official Topic.

Messaggio da Ankie »

A parte il blackout per mezzo secondo quarto mi pare che Phila si sia comunque mantenuta su ottimi livelli.

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Colt877
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Re: ***NBA Season 2017-18***-Official Topic.

Messaggio da Colt877 »

Morris93 ha scritto: Direzione Clippers?
Sembrerebbe di sì, anche se alcuni rumors letti su forum americani parlavano anche di Lakers.

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Re: ***NBA Season 2017-18***-Official Topic.

Messaggio da deadman3:16 »

Victor Oladipo al "The Player's Tribune".
Ve lo consiglio, soprattutto per Kanye e Talebano.
Spoiler:
“They’ll embrace you like no other”

Capisci che qualcosa è successo quando tua madre ti chiama con il tuo nome, per intero.

“Victor. Cosa sta succedendo?”

“Non lo so, mamma. Davvero non lo so.”

Era Giugno, ed ero appena arrivato a Baltimore da OKC, e il mio telefono era impazzito quando lo avevo acceso. Sapevo che la trade con i Pacers era reale, ma il vederla dovunque online mi aveva fatto capire che lo era veramente. Leggevo i commenti, anche quelli positivi, e pensavo “Locker room guy è un complimento?”

Si sente spesso dire che lo sport è un business. Ma è anche vita. Io ero stato scambiato poco più di un anno prima, da Orlando, e quindi in quel momento era difficile non prenderla come una cosa personale. Due squadre, per non so quale motivo, avevano rinunciato a me. Questo ti farà male, non importa chi sei o quanto credi in te stesso. Così quando mia madre si chiese perché le squadre continuavano a scambiarmi, io non sapevo cosa dire se non che era una “basketball decision”.

Il messaggio successivo fu quello di Doma. Doveva esserlo. Doma è Domantas Sabonis, l’unica persona che avrebbe veramente compreso.

Ci eravamo già passati. Doma era nello scambio che mi aveva portato ai Pacers, ma eravamo insieme dal momento che i Magic lo avevano scelto nel 2016. Eravamo stati scambiati insieme, a OKC. E ora a Indy. Quindi aspevo che Doma non voleva che io addolcissi niente, ma dovevo collegarmi con lui e fargli sapere cosa pensavo. Gli risposi quello che sapevo essere vero.

“Te lo prometto, se vincerai qui a Indianapolis, ti abbracceranno come nessun’altro.”

E subito mi sentii meglio, richiamai mia madre e le dissi che tutto sarebbe stato a posto. Ci credevo per davvero. Non avrei potuto dirvi esattamente come avrebbe funzionato, o come ci saremmo arrivati, ma lo sapevo. Perché sapevo che ogni trade è diversa così come ogni stato è diverso.

E sapevo che questa non era una trade come tutte le altre: erano i Pacers, era Indiana, e io conoscevo Indiana.

Non stavo andando in un’altra squadra. Stavo tornando a casa.

Ero arrivato a Bloomington, Indiana, nel 2010. Avevo terminato l’high school nel Maryland e avevo scelto Indiana, ma non avevo idea di quanto per loro il basket fosse una cosa seria. Penso che tutt’ora molto poche persone sappiano quello che voglia dire il basket per questo stato. C’è un canestro ovunque, ci sono bandiere degli Hoosiers e dei Pacers ovunque. E quando c’è una partita importante per la high school si ferma praticamente TUTTO.

E quando sei nella squadra di IU, fanno veramente di tutto per conoscerti.

La cosa divertente è che nessuno sapeva pronunciare il mio nome quando arrivai a Indiana. Ricordo la prima settimana di lezioni, avevo la stessa conversazione con tutti gli insegnanti

Oh-la-DIppo, Oh-la-DYE-poe, Oh-la-PEE-do. E mille altre variazioni.

“Ohhh. Oh-la-DEE-poe.”

Ma poi il mio nome non è che venisse detto da chissà quanti. Quando arrivai al campus in estate, avevano appena aperto Cook Hall, mi allenavo in palestra a tirare da solo, quando questo ragazzo si fermò a parlarmi. Non sapeva chi io fossi, era tardi di sera così pensai che forse non dovevo essere lì a quell’ora.

“Cosa fai qui a quest’ora?”

“Devo essere qui tutte le sere se voglio giocare nella NBA”

Ecco cosa gli dissi.

“Ragazzo” scosse la testa “La NBA? Ne hai di strada da fare…” e se ne andò continuando a scuotere la testa.

Ma poi ho avuto veramente dei problemi. Ricordo che anche mesi dopo, quando mi ero allenato tutta l’estate, Verdell Jones entrò e mi DISTRUSSE. Segnava contro di me quando voleva, e non riuscivo a fare niente contro di lui. Poi mi sono seduto sulla panchina dopo l’allenamento, quasi sconvolto. Piangevo, davvero. Avevo lavorato tutta la offseason e adesso sembrava che non era servito a niente.

Poi successe di nuovo il giorno dopo, come un replay. Mi venne in mente che forse non sarei stato mai abbastanza buono per il college basketball. Forse quello poteva essere l’ultimo giorno in cui si sarebbe sentito parlare di Victor Ooh-lay-PEE-do.

Sono partito in quintetto qualche volta, nel mio primo anno, ma al secondo lo facevo già più spesso. Non ero ancora famoso a livello nazionale, ma stavano iniziando a conoscermi, a Indiana.

E non è che adesso sapessero come pronunciare il mio nome. No, adesso mi conoscevano ovunque a Bloomington. Quando andavo alla lezione delle otto, dovevo indossare delle cuffie per non fare tardi a causa di tutte le persone che mi fermavano per provare a parlarmi. A volte non mettevo nemmeno la musica, così potevo ascoltare le persone che dicevano il mio nome.

In realtà io volevo parlare con tutti, era bello essere conosciuto in quel modo. Ogni volta che qualcuno diceva il mio nome o mi indicava, mi faceva venire voglia di lavorare di più ed essere ancora migliore alla volta successiva sul parquet.

Quei tre anni a Bloomington mi hanno cambiato. Sono diventato un giocatore migliore, è vero, ma è stata la prima volta che ho visto un’intera comunità appassionarsi così tanto a qualcosa. Ad una partita che stavamo giocando. Ho imparato che interagire può cambiare la visione della vita della gente.

Ho imparato che il basket ti può aiutare ad essere parte di qualcosa più grande di te.

Dopo il terzo anno sono andato in NBA, ma avevo abbastanza crediti per poter prendere la laurea un anno prima. Dopo che la cerimonia era finita, quel ragazzo che avevo incontrato il primo giorno in palestra mi battè sulla spalla. Mi chiese se mi ricordavo di quella sera quando gli avevo detto che sarei andato in NBA.

Il suo nome era Dave. Dave aveva avuto ragione.

Oggi Dave lavora alla CAA, ed è uno dei miei migliori amici. Dave non è un venditore di fumo. Aveva detto che sarebbe stato difficile, ma non aveva detto che sarebbe stato impossibile.

Indovinate dov’è stato il mio primo away game nel mio rookie year? Indiana. Quando sono stato presentato ho ricevuto una standing ovation.

Questo è amore. Mi sono sentito a casa.

Non posso dirvi quanto è bello quando pensi che in pochi anni quelli che non sapevano pronunciare il tuo nome adesso lo cantano all’unisono. Ed ero nella squadra avversaria…

Ed è stato così tutte le volte che sono tornato. Con Orlando, OKC, non importava. Quando andavo in giro per Indiana la gente mi faceva festa. Tutti.

Ed eccoci qui.

Forse non siete mai stati a Indiana, forse una volta o due. Forse non ci avete mai pensato. E’ uno di quegli stati che è facile da vedere sulla mappa.

Ed immagino che quando avete sentito della trade Thunder-Pacers, avete pensato a Paul George. Doma ed io eravamo come un pacchetto unico, scambiato per la seconda volta in un anno per andare in una squadra che non era una contender.

Sappiamo cosa vuol dire essere trascurati. Lo sanno anche nella nostra squadra e nella nostra arena. Sappiamo cosa vuol dire quando qualcuno perde fiducia in te.

Ora è tutto finito. Nessuno perde la fiducia in nessun’altro quest’anno.

Torniamo a quello che io ho scritto a Doma il giorno che siamo stati scambiati. Lo sapevo che l’Indiana avrebbe abbracciato lui, come tutti noi, come solo questo stato sa fare.

E abbiamo bisogno di voi adesso, Indiana. Il resto della Lega forse si è dimenticato di noi, ma voi no. Dimenticate la classifica o la corsa all’MVP. Sappiamo per chi stiamo giocando, sapete cosa può fare questa squadra. Siamo pronti per i playoff, adesso.

Per tutti gli altri sì, abbiamo ancora tanto da dimostrare.

Ma non per questo mi sono mai fermato.

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andthebad
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Re: ***NBA Season 2017-18***-Official Topic.

Messaggio da andthebad »

deadman3:16 ha scritto:Victor Oladipo al "The Player's Tribune".
Ve lo consiglio, soprattutto per Kanye e Talebano.
Spoiler:
“They’ll embrace you like no other”

Capisci che qualcosa è successo quando tua madre ti chiama con il tuo nome, per intero.

“Victor. Cosa sta succedendo?”

“Non lo so, mamma. Davvero non lo so.”

Era Giugno, ed ero appena arrivato a Baltimore da OKC, e il mio telefono era impazzito quando lo avevo acceso. Sapevo che la trade con i Pacers era reale, ma il vederla dovunque online mi aveva fatto capire che lo era veramente. Leggevo i commenti, anche quelli positivi, e pensavo “Locker room guy è un complimento?”

Si sente spesso dire che lo sport è un business. Ma è anche vita. Io ero stato scambiato poco più di un anno prima, da Orlando, e quindi in quel momento era difficile non prenderla come una cosa personale. Due squadre, per non so quale motivo, avevano rinunciato a me. Questo ti farà male, non importa chi sei o quanto credi in te stesso. Così quando mia madre si chiese perché le squadre continuavano a scambiarmi, io non sapevo cosa dire se non che era una “basketball decision”.

Il messaggio successivo fu quello di Doma. Doveva esserlo. Doma è Domantas Sabonis, l’unica persona che avrebbe veramente compreso.

Ci eravamo già passati. Doma era nello scambio che mi aveva portato ai Pacers, ma eravamo insieme dal momento che i Magic lo avevano scelto nel 2016. Eravamo stati scambiati insieme, a OKC. E ora a Indy. Quindi aspevo che Doma non voleva che io addolcissi niente, ma dovevo collegarmi con lui e fargli sapere cosa pensavo. Gli risposi quello che sapevo essere vero.

“Te lo prometto, se vincerai qui a Indianapolis, ti abbracceranno come nessun’altro.”

E subito mi sentii meglio, richiamai mia madre e le dissi che tutto sarebbe stato a posto. Ci credevo per davvero. Non avrei potuto dirvi esattamente come avrebbe funzionato, o come ci saremmo arrivati, ma lo sapevo. Perché sapevo che ogni trade è diversa così come ogni stato è diverso.

E sapevo che questa non era una trade come tutte le altre: erano i Pacers, era Indiana, e io conoscevo Indiana.

Non stavo andando in un’altra squadra. Stavo tornando a casa.

Ero arrivato a Bloomington, Indiana, nel 2010. Avevo terminato l’high school nel Maryland e avevo scelto Indiana, ma non avevo idea di quanto per loro il basket fosse una cosa seria. Penso che tutt’ora molto poche persone sappiano quello che voglia dire il basket per questo stato. C’è un canestro ovunque, ci sono bandiere degli Hoosiers e dei Pacers ovunque. E quando c’è una partita importante per la high school si ferma praticamente TUTTO.

E quando sei nella squadra di IU, fanno veramente di tutto per conoscerti.

La cosa divertente è che nessuno sapeva pronunciare il mio nome quando arrivai a Indiana. Ricordo la prima settimana di lezioni, avevo la stessa conversazione con tutti gli insegnanti

Oh-la-DIppo, Oh-la-DYE-poe, Oh-la-PEE-do. E mille altre variazioni.

“Ohhh. Oh-la-DEE-poe.”

Ma poi il mio nome non è che venisse detto da chissà quanti. Quando arrivai al campus in estate, avevano appena aperto Cook Hall, mi allenavo in palestra a tirare da solo, quando questo ragazzo si fermò a parlarmi. Non sapeva chi io fossi, era tardi di sera così pensai che forse non dovevo essere lì a quell’ora.

“Cosa fai qui a quest’ora?”

“Devo essere qui tutte le sere se voglio giocare nella NBA”

Ecco cosa gli dissi.

“Ragazzo” scosse la testa “La NBA? Ne hai di strada da fare…” e se ne andò continuando a scuotere la testa.

Ma poi ho avuto veramente dei problemi. Ricordo che anche mesi dopo, quando mi ero allenato tutta l’estate, Verdell Jones entrò e mi DISTRUSSE. Segnava contro di me quando voleva, e non riuscivo a fare niente contro di lui. Poi mi sono seduto sulla panchina dopo l’allenamento, quasi sconvolto. Piangevo, davvero. Avevo lavorato tutta la offseason e adesso sembrava che non era servito a niente.

Poi successe di nuovo il giorno dopo, come un replay. Mi venne in mente che forse non sarei stato mai abbastanza buono per il college basketball. Forse quello poteva essere l’ultimo giorno in cui si sarebbe sentito parlare di Victor Ooh-lay-PEE-do.

Sono partito in quintetto qualche volta, nel mio primo anno, ma al secondo lo facevo già più spesso. Non ero ancora famoso a livello nazionale, ma stavano iniziando a conoscermi, a Indiana.

E non è che adesso sapessero come pronunciare il mio nome. No, adesso mi conoscevano ovunque a Bloomington. Quando andavo alla lezione delle otto, dovevo indossare delle cuffie per non fare tardi a causa di tutte le persone che mi fermavano per provare a parlarmi. A volte non mettevo nemmeno la musica, così potevo ascoltare le persone che dicevano il mio nome.

In realtà io volevo parlare con tutti, era bello essere conosciuto in quel modo. Ogni volta che qualcuno diceva il mio nome o mi indicava, mi faceva venire voglia di lavorare di più ed essere ancora migliore alla volta successiva sul parquet.

Quei tre anni a Bloomington mi hanno cambiato. Sono diventato un giocatore migliore, è vero, ma è stata la prima volta che ho visto un’intera comunità appassionarsi così tanto a qualcosa. Ad una partita che stavamo giocando. Ho imparato che interagire può cambiare la visione della vita della gente.

Ho imparato che il basket ti può aiutare ad essere parte di qualcosa più grande di te.

Dopo il terzo anno sono andato in NBA, ma avevo abbastanza crediti per poter prendere la laurea un anno prima. Dopo che la cerimonia era finita, quel ragazzo che avevo incontrato il primo giorno in palestra mi battè sulla spalla. Mi chiese se mi ricordavo di quella sera quando gli avevo detto che sarei andato in NBA.

Il suo nome era Dave. Dave aveva avuto ragione.

Oggi Dave lavora alla CAA, ed è uno dei miei migliori amici. Dave non è un venditore di fumo. Aveva detto che sarebbe stato difficile, ma non aveva detto che sarebbe stato impossibile.

Indovinate dov’è stato il mio primo away game nel mio rookie year? Indiana. Quando sono stato presentato ho ricevuto una standing ovation.

Questo è amore. Mi sono sentito a casa.

Non posso dirvi quanto è bello quando pensi che in pochi anni quelli che non sapevano pronunciare il tuo nome adesso lo cantano all’unisono. Ed ero nella squadra avversaria…

Ed è stato così tutte le volte che sono tornato. Con Orlando, OKC, non importava. Quando andavo in giro per Indiana la gente mi faceva festa. Tutti.

Ed eccoci qui.

Forse non siete mai stati a Indiana, forse una volta o due. Forse non ci avete mai pensato. E’ uno di quegli stati che è facile da vedere sulla mappa.

Ed immagino che quando avete sentito della trade Thunder-Pacers, avete pensato a Paul George. Doma ed io eravamo come un pacchetto unico, scambiato per la seconda volta in un anno per andare in una squadra che non era una contender.

Sappiamo cosa vuol dire essere trascurati. Lo sanno anche nella nostra squadra e nella nostra arena. Sappiamo cosa vuol dire quando qualcuno perde fiducia in te.

Ora è tutto finito. Nessuno perde la fiducia in nessun’altro quest’anno.

Torniamo a quello che io ho scritto a Doma il giorno che siamo stati scambiati. Lo sapevo che l’Indiana avrebbe abbracciato lui, come tutti noi, come solo questo stato sa fare.

E abbiamo bisogno di voi adesso, Indiana. Il resto della Lega forse si è dimenticato di noi, ma voi no. Dimenticate la classifica o la corsa all’MVP. Sappiamo per chi stiamo giocando, sapete cosa può fare questa squadra. Siamo pronti per i playoff, adesso.

Per tutti gli altri sì, abbiamo ancora tanto da dimostrare.

Ma non per questo mi sono mai fermato.
Oladipo ha fatto una stagione mostruosa, non l'ho mai apprezzato molto come giocatore non credevo che Indiana avrebbe potuto ottenere questi risultati.
Buon per loro. Alla fine lo scambio di PG non gli è andato così male, considerato che George è in scadenza e non è detto che resti a OKC.

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Re: ***NBA Season 2017-18***-Official Topic.

Messaggio da Morris93 »

andthebad ha scritto:
Oladipo ha fatto una stagione mostruosa, non l'ho mai apprezzato molto come giocatore non credevo che Indiana avrebbe potuto ottenere questi risultati.
Buon per loro. Alla fine lo scambio di PG non gli è andato così male, considerato che George è in scadenza e NON RIMARRA' a OKC.

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Re: ***NBA Season 2017-18***-Official Topic.

Messaggio da Colt877 »

Felice di essere uno dei pochi ad aver pronosticato il passaggio del turno dei Pelicans(stanno avanti 2-0, io me li aspettavo vincenti, ma non che ne vincessero 2 in trasferta :andre: ). Devo ammettere di essermi preso un grosso abbaglio dai Bucks(che avevo pronosticato vincenti per 4-1). Complimenti a Stevens e grande rammarico per tutti gli infortuni che hanno decimato la squadra. Nulla da dire su Toronto, per adesso tutto come da programma.

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Re: ***NBA Season 2017-18***-Official Topic.

Messaggio da GGG »

Jrue Holiday sta giocando una serie clamorosa, sia in attacco che soprattutto in difesa. Finora comunque Blazers - Pelicans è la serie più bella e interessante, aspettando che Lillard si svegli.

Toronto bene ma Casey deve smetterla di buttare gente a caso nei quarti quarti (in gara 1 gli era andata bene con Nogueira, a 'sto giro ha messo Brown e non è che abbia funzionato).

Super DeRozan con 37 punti e 3 su 6 da tre.

Beal malissimo, Gortat non può stare in campo da quanto fa schifo. Servono più minuti con Scott da 5.

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Re: ***NBA Season 2017-18***-Official Topic.

Messaggio da Ankie »

Speriamo che Mirotic non si sia fatto nulla, ha arrancato parecchio dopo quella storta alla caviglia.
Davis a tratti imbarazzante per superiorità, dovevano sempre raddoppiarlo pesantemente per arginarlo, Rondo ha messo delle palle straordinarie.

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Re: ***NBA Season 2017-18***-Official Topic.

Messaggio da KanyeWest »

deadman3:16 ha scritto:Victor Oladipo al "The Player's Tribune".
Ve lo consiglio, soprattutto per Kanye e Talebano.
Spoiler:
“They’ll embrace you like no other”

Capisci che qualcosa è successo quando tua madre ti chiama con il tuo nome, per intero.

“Victor. Cosa sta succedendo?”

“Non lo so, mamma. Davvero non lo so.”

Era Giugno, ed ero appena arrivato a Baltimore da OKC, e il mio telefono era impazzito quando lo avevo acceso. Sapevo che la trade con i Pacers era reale, ma il vederla dovunque online mi aveva fatto capire che lo era veramente. Leggevo i commenti, anche quelli positivi, e pensavo “Locker room guy è un complimento?”

Si sente spesso dire che lo sport è un business. Ma è anche vita. Io ero stato scambiato poco più di un anno prima, da Orlando, e quindi in quel momento era difficile non prenderla come una cosa personale. Due squadre, per non so quale motivo, avevano rinunciato a me. Questo ti farà male, non importa chi sei o quanto credi in te stesso. Così quando mia madre si chiese perché le squadre continuavano a scambiarmi, io non sapevo cosa dire se non che era una “basketball decision”.

Il messaggio successivo fu quello di Doma. Doveva esserlo. Doma è Domantas Sabonis, l’unica persona che avrebbe veramente compreso.

Ci eravamo già passati. Doma era nello scambio che mi aveva portato ai Pacers, ma eravamo insieme dal momento che i Magic lo avevano scelto nel 2016. Eravamo stati scambiati insieme, a OKC. E ora a Indy. Quindi aspevo che Doma non voleva che io addolcissi niente, ma dovevo collegarmi con lui e fargli sapere cosa pensavo. Gli risposi quello che sapevo essere vero.

“Te lo prometto, se vincerai qui a Indianapolis, ti abbracceranno come nessun’altro.”

E subito mi sentii meglio, richiamai mia madre e le dissi che tutto sarebbe stato a posto. Ci credevo per davvero. Non avrei potuto dirvi esattamente come avrebbe funzionato, o come ci saremmo arrivati, ma lo sapevo. Perché sapevo che ogni trade è diversa così come ogni stato è diverso.

E sapevo che questa non era una trade come tutte le altre: erano i Pacers, era Indiana, e io conoscevo Indiana.

Non stavo andando in un’altra squadra. Stavo tornando a casa.

Ero arrivato a Bloomington, Indiana, nel 2010. Avevo terminato l’high school nel Maryland e avevo scelto Indiana, ma non avevo idea di quanto per loro il basket fosse una cosa seria. Penso che tutt’ora molto poche persone sappiano quello che voglia dire il basket per questo stato. C’è un canestro ovunque, ci sono bandiere degli Hoosiers e dei Pacers ovunque. E quando c’è una partita importante per la high school si ferma praticamente TUTTO.

E quando sei nella squadra di IU, fanno veramente di tutto per conoscerti.

La cosa divertente è che nessuno sapeva pronunciare il mio nome quando arrivai a Indiana. Ricordo la prima settimana di lezioni, avevo la stessa conversazione con tutti gli insegnanti

Oh-la-DIppo, Oh-la-DYE-poe, Oh-la-PEE-do. E mille altre variazioni.

“Ohhh. Oh-la-DEE-poe.”

Ma poi il mio nome non è che venisse detto da chissà quanti. Quando arrivai al campus in estate, avevano appena aperto Cook Hall, mi allenavo in palestra a tirare da solo, quando questo ragazzo si fermò a parlarmi. Non sapeva chi io fossi, era tardi di sera così pensai che forse non dovevo essere lì a quell’ora.

“Cosa fai qui a quest’ora?”

“Devo essere qui tutte le sere se voglio giocare nella NBA”

Ecco cosa gli dissi.

“Ragazzo” scosse la testa “La NBA? Ne hai di strada da fare…” e se ne andò continuando a scuotere la testa.

Ma poi ho avuto veramente dei problemi. Ricordo che anche mesi dopo, quando mi ero allenato tutta l’estate, Verdell Jones entrò e mi DISTRUSSE. Segnava contro di me quando voleva, e non riuscivo a fare niente contro di lui. Poi mi sono seduto sulla panchina dopo l’allenamento, quasi sconvolto. Piangevo, davvero. Avevo lavorato tutta la offseason e adesso sembrava che non era servito a niente.

Poi successe di nuovo il giorno dopo, come un replay. Mi venne in mente che forse non sarei stato mai abbastanza buono per il college basketball. Forse quello poteva essere l’ultimo giorno in cui si sarebbe sentito parlare di Victor Ooh-lay-PEE-do.

Sono partito in quintetto qualche volta, nel mio primo anno, ma al secondo lo facevo già più spesso. Non ero ancora famoso a livello nazionale, ma stavano iniziando a conoscermi, a Indiana.

E non è che adesso sapessero come pronunciare il mio nome. No, adesso mi conoscevano ovunque a Bloomington. Quando andavo alla lezione delle otto, dovevo indossare delle cuffie per non fare tardi a causa di tutte le persone che mi fermavano per provare a parlarmi. A volte non mettevo nemmeno la musica, così potevo ascoltare le persone che dicevano il mio nome.

In realtà io volevo parlare con tutti, era bello essere conosciuto in quel modo. Ogni volta che qualcuno diceva il mio nome o mi indicava, mi faceva venire voglia di lavorare di più ed essere ancora migliore alla volta successiva sul parquet.

Quei tre anni a Bloomington mi hanno cambiato. Sono diventato un giocatore migliore, è vero, ma è stata la prima volta che ho visto un’intera comunità appassionarsi così tanto a qualcosa. Ad una partita che stavamo giocando. Ho imparato che interagire può cambiare la visione della vita della gente.

Ho imparato che il basket ti può aiutare ad essere parte di qualcosa più grande di te.

Dopo il terzo anno sono andato in NBA, ma avevo abbastanza crediti per poter prendere la laurea un anno prima. Dopo che la cerimonia era finita, quel ragazzo che avevo incontrato il primo giorno in palestra mi battè sulla spalla. Mi chiese se mi ricordavo di quella sera quando gli avevo detto che sarei andato in NBA.

Il suo nome era Dave. Dave aveva avuto ragione.

Oggi Dave lavora alla CAA, ed è uno dei miei migliori amici. Dave non è un venditore di fumo. Aveva detto che sarebbe stato difficile, ma non aveva detto che sarebbe stato impossibile.

Indovinate dov’è stato il mio primo away game nel mio rookie year? Indiana. Quando sono stato presentato ho ricevuto una standing ovation.

Questo è amore. Mi sono sentito a casa.

Non posso dirvi quanto è bello quando pensi che in pochi anni quelli che non sapevano pronunciare il tuo nome adesso lo cantano all’unisono. Ed ero nella squadra avversaria…

Ed è stato così tutte le volte che sono tornato. Con Orlando, OKC, non importava. Quando andavo in giro per Indiana la gente mi faceva festa. Tutti.

Ed eccoci qui.

Forse non siete mai stati a Indiana, forse una volta o due. Forse non ci avete mai pensato. E’ uno di quegli stati che è facile da vedere sulla mappa.

Ed immagino che quando avete sentito della trade Thunder-Pacers, avete pensato a Paul George. Doma ed io eravamo come un pacchetto unico, scambiato per la seconda volta in un anno per andare in una squadra che non era una contender.

Sappiamo cosa vuol dire essere trascurati. Lo sanno anche nella nostra squadra e nella nostra arena. Sappiamo cosa vuol dire quando qualcuno perde fiducia in te.

Ora è tutto finito. Nessuno perde la fiducia in nessun’altro quest’anno.

Torniamo a quello che io ho scritto a Doma il giorno che siamo stati scambiati. Lo sapevo che l’Indiana avrebbe abbracciato lui, come tutti noi, come solo questo stato sa fare.

E abbiamo bisogno di voi adesso, Indiana. Il resto della Lega forse si è dimenticato di noi, ma voi no. Dimenticate la classifica o la corsa all’MVP. Sappiamo per chi stiamo giocando, sapete cosa può fare questa squadra. Siamo pronti per i playoff, adesso.

Per tutti gli altri sì, abbiamo ancora tanto da dimostrare.

Ma non per questo mi sono mai fermato.
Grazie mille! Pezzo molto bello, stanotte si tifa per un altro miracolo

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Re: ***NBA Season 2017-18***-Official Topic.

Messaggio da Morris93 »

Jrue, miglior difensore tra le PG degli ultimi due anni, a mani basse proprio.
Versatile come pochi per altro, si accoppia con chiunque.

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Re: ***NBA Season 2017-18***-Official Topic.

Messaggio da Colt877 »

deadman3:16 ha scritto:Victor Oladipo al "The Player's Tribune".
Ve lo consiglio, soprattutto per Kanye e Talebano.
Spoiler:
“They’ll embrace you like no other”

Capisci che qualcosa è successo quando tua madre ti chiama con il tuo nome, per intero.

“Victor. Cosa sta succedendo?”

“Non lo so, mamma. Davvero non lo so.”

Era Giugno, ed ero appena arrivato a Baltimore da OKC, e il mio telefono era impazzito quando lo avevo acceso. Sapevo che la trade con i Pacers era reale, ma il vederla dovunque online mi aveva fatto capire che lo era veramente. Leggevo i commenti, anche quelli positivi, e pensavo “Locker room guy è un complimento?”

Si sente spesso dire che lo sport è un business. Ma è anche vita. Io ero stato scambiato poco più di un anno prima, da Orlando, e quindi in quel momento era difficile non prenderla come una cosa personale. Due squadre, per non so quale motivo, avevano rinunciato a me. Questo ti farà male, non importa chi sei o quanto credi in te stesso. Così quando mia madre si chiese perché le squadre continuavano a scambiarmi, io non sapevo cosa dire se non che era una “basketball decision”.

Il messaggio successivo fu quello di Doma. Doveva esserlo. Doma è Domantas Sabonis, l’unica persona che avrebbe veramente compreso.

Ci eravamo già passati. Doma era nello scambio che mi aveva portato ai Pacers, ma eravamo insieme dal momento che i Magic lo avevano scelto nel 2016. Eravamo stati scambiati insieme, a OKC. E ora a Indy. Quindi aspevo che Doma non voleva che io addolcissi niente, ma dovevo collegarmi con lui e fargli sapere cosa pensavo. Gli risposi quello che sapevo essere vero.

“Te lo prometto, se vincerai qui a Indianapolis, ti abbracceranno come nessun’altro.”

E subito mi sentii meglio, richiamai mia madre e le dissi che tutto sarebbe stato a posto. Ci credevo per davvero. Non avrei potuto dirvi esattamente come avrebbe funzionato, o come ci saremmo arrivati, ma lo sapevo. Perché sapevo che ogni trade è diversa così come ogni stato è diverso.

E sapevo che questa non era una trade come tutte le altre: erano i Pacers, era Indiana, e io conoscevo Indiana.

Non stavo andando in un’altra squadra. Stavo tornando a casa.

Ero arrivato a Bloomington, Indiana, nel 2010. Avevo terminato l’high school nel Maryland e avevo scelto Indiana, ma non avevo idea di quanto per loro il basket fosse una cosa seria. Penso che tutt’ora molto poche persone sappiano quello che voglia dire il basket per questo stato. C’è un canestro ovunque, ci sono bandiere degli Hoosiers e dei Pacers ovunque. E quando c’è una partita importante per la high school si ferma praticamente TUTTO.

E quando sei nella squadra di IU, fanno veramente di tutto per conoscerti.

La cosa divertente è che nessuno sapeva pronunciare il mio nome quando arrivai a Indiana. Ricordo la prima settimana di lezioni, avevo la stessa conversazione con tutti gli insegnanti

Oh-la-DIppo, Oh-la-DYE-poe, Oh-la-PEE-do. E mille altre variazioni.

“Ohhh. Oh-la-DEE-poe.”

Ma poi il mio nome non è che venisse detto da chissà quanti. Quando arrivai al campus in estate, avevano appena aperto Cook Hall, mi allenavo in palestra a tirare da solo, quando questo ragazzo si fermò a parlarmi. Non sapeva chi io fossi, era tardi di sera così pensai che forse non dovevo essere lì a quell’ora.

“Cosa fai qui a quest’ora?”

“Devo essere qui tutte le sere se voglio giocare nella NBA”

Ecco cosa gli dissi.

“Ragazzo” scosse la testa “La NBA? Ne hai di strada da fare…” e se ne andò continuando a scuotere la testa.

Ma poi ho avuto veramente dei problemi. Ricordo che anche mesi dopo, quando mi ero allenato tutta l’estate, Verdell Jones entrò e mi DISTRUSSE. Segnava contro di me quando voleva, e non riuscivo a fare niente contro di lui. Poi mi sono seduto sulla panchina dopo l’allenamento, quasi sconvolto. Piangevo, davvero. Avevo lavorato tutta la offseason e adesso sembrava che non era servito a niente.

Poi successe di nuovo il giorno dopo, come un replay. Mi venne in mente che forse non sarei stato mai abbastanza buono per il college basketball. Forse quello poteva essere l’ultimo giorno in cui si sarebbe sentito parlare di Victor Ooh-lay-PEE-do.

Sono partito in quintetto qualche volta, nel mio primo anno, ma al secondo lo facevo già più spesso. Non ero ancora famoso a livello nazionale, ma stavano iniziando a conoscermi, a Indiana.

E non è che adesso sapessero come pronunciare il mio nome. No, adesso mi conoscevano ovunque a Bloomington. Quando andavo alla lezione delle otto, dovevo indossare delle cuffie per non fare tardi a causa di tutte le persone che mi fermavano per provare a parlarmi. A volte non mettevo nemmeno la musica, così potevo ascoltare le persone che dicevano il mio nome.

In realtà io volevo parlare con tutti, era bello essere conosciuto in quel modo. Ogni volta che qualcuno diceva il mio nome o mi indicava, mi faceva venire voglia di lavorare di più ed essere ancora migliore alla volta successiva sul parquet.

Quei tre anni a Bloomington mi hanno cambiato. Sono diventato un giocatore migliore, è vero, ma è stata la prima volta che ho visto un’intera comunità appassionarsi così tanto a qualcosa. Ad una partita che stavamo giocando. Ho imparato che interagire può cambiare la visione della vita della gente.

Ho imparato che il basket ti può aiutare ad essere parte di qualcosa più grande di te.

Dopo il terzo anno sono andato in NBA, ma avevo abbastanza crediti per poter prendere la laurea un anno prima. Dopo che la cerimonia era finita, quel ragazzo che avevo incontrato il primo giorno in palestra mi battè sulla spalla. Mi chiese se mi ricordavo di quella sera quando gli avevo detto che sarei andato in NBA.

Il suo nome era Dave. Dave aveva avuto ragione.

Oggi Dave lavora alla CAA, ed è uno dei miei migliori amici. Dave non è un venditore di fumo. Aveva detto che sarebbe stato difficile, ma non aveva detto che sarebbe stato impossibile.

Indovinate dov’è stato il mio primo away game nel mio rookie year? Indiana. Quando sono stato presentato ho ricevuto una standing ovation.

Questo è amore. Mi sono sentito a casa.

Non posso dirvi quanto è bello quando pensi che in pochi anni quelli che non sapevano pronunciare il tuo nome adesso lo cantano all’unisono. Ed ero nella squadra avversaria…

Ed è stato così tutte le volte che sono tornato. Con Orlando, OKC, non importava. Quando andavo in giro per Indiana la gente mi faceva festa. Tutti.

Ed eccoci qui.

Forse non siete mai stati a Indiana, forse una volta o due. Forse non ci avete mai pensato. E’ uno di quegli stati che è facile da vedere sulla mappa.

Ed immagino che quando avete sentito della trade Thunder-Pacers, avete pensato a Paul George. Doma ed io eravamo come un pacchetto unico, scambiato per la seconda volta in un anno per andare in una squadra che non era una contender.

Sappiamo cosa vuol dire essere trascurati. Lo sanno anche nella nostra squadra e nella nostra arena. Sappiamo cosa vuol dire quando qualcuno perde fiducia in te.

Ora è tutto finito. Nessuno perde la fiducia in nessun’altro quest’anno.

Torniamo a quello che io ho scritto a Doma il giorno che siamo stati scambiati. Lo sapevo che l’Indiana avrebbe abbracciato lui, come tutti noi, come solo questo stato sa fare.

E abbiamo bisogno di voi adesso, Indiana. Il resto della Lega forse si è dimenticato di noi, ma voi no. Dimenticate la classifica o la corsa all’MVP. Sappiamo per chi stiamo giocando, sapete cosa può fare questa squadra. Siamo pronti per i playoff, adesso.

Per tutti gli altri sì, abbiamo ancora tanto da dimostrare.

Ma non per questo mi sono mai fermato.
Un grandissimo pezzo non c'è che dire. Racconta in maniera magistrale il modo in cui vivono la pallacanestro in Indiana. Curioso di vedere cosa succede stanotte in gara 2.

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Re: ***NBA Season 2017-18***-Official Topic.

Messaggio da Morris93 »

Dopo 6 minuti di gioco, Cavs in vantaggio 19 a 3. LeBron a quota 16 punti con un onesto 7/8 dal campo. A qualcuno non è andata giù gara 1. Vado a letto, ho già visto abbastanza (credo).

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Re: ***NBA Season 2017-18***-Official Topic.

Messaggio da Mystogan »

Mi piacerebbe ne vincessimo almeno una se questo bastasse a dare a Pop una minuscola gioia nel mare di tristezza che starà provando in questo momento.

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