Dopo la pausa forzata causa caduta nella temporaneità del forum, cosa in realtà abbastanza strutturale vista la presenza di assoluti imbecilli tipo Ankie, torna la rubrica più attesa del formio: Castrating the Settis and his reviews.
E visto che si parlava del nuovo Malick e, soprattutto, visto il clamore della sua ultima recensione su Malick (la "liberazione dell’immagine cinematografica dall’uomo"), reagirò alla sua recensione di Song to Song
http://www.cinelapsus.com/song-to-song- ... ce-malick/
Inoltre, a quanto mi si dice, il Settis sta pure scopando, a differenza di Ankie, e con una tizia con un acne allucinante, da far invidia alla schiena di Mahal, quindi è probabile sia pure dopato e con un ego a livelli sconsiderati
una specie di mistificazione del reale attraverso l’immagine
Quindi esistono esperienze artistiche che non mistichificano (sempre se utilizziamo allo stesso modo la parola mistificare) il reale? Ma poi cos'è il reale? Cos'è l'immagine? Già il primo cazzinismo sparato prepotentemente senza una spiegazione, senza competenza, senza una componente teorica di fondo. Solo Malick, vero oltreuomo, mistifica il reale, gli altri lo vedono tutti allo stesso modo.
un vero e proprio turbine acqueo e amniotico che mischia il videoclip con il flusso di coscienza onirico
Per non parlare del turbine amniotico di queste frasi a caso, videoclip e flusso di coscienza sono linguaggi contrapponibili? Perché? Perché non c'è dato sapere cosa o come li mischia, qualcosa zio canaja, una spiegazione
se Voyage of Time era la Storia del mondo come una Storia digitale, Song to Song è una non-storia d’amore non consequenziale in cui il digitale serve per esprimere quest’interiorità, questa fasulla ‘joie de vivre’ fanciullesca, tosto privata di un significato, sessualizzata, gnosticizzata fino alla crisi mistica e alla distruzione della crisi mistica stessa, con l’abbandono patetico dei termini spirituali
Perché le prime Storia sono con la S e subito non-storia con la s? Perché non-storia? Se non sono la stessa cosa perché metterle una dietro l'altra? Perché l'utilizzo dell'arcaico "tosto" e poi "patetico" nell'uso quotidiano del termine e non originario? Perché una cosa sessualizzata sarebbe priva di significato? In che senso gnosticizzata? Perché una cosa sessualizzata, soprattutto da parte di noi cattolici :cazzino: sarebbe anche gnosticizzata? Perché quest'abbandono al nichilismo viene posto come distruzione della crisi mistica e non come culmine? Ha fatto il classico, avrà fatto cresima, comunione e battesimo, a differenza mia, poi non capisce metà delle cose che scrive.
I limiti dell’inquadratura e del formato creano la meraviglia, mostrando solo parzialmente il movimento dando l’illusione di un altro movimento
QUALI LIMITI? Il mascherino è il mondo cinematografico, qua pare Dolan e l'invertebrato che apre l'inquadratura, fottuti fascisti. QUALE MERAVIGLIA? Serio, stai facendo una recensione e mi stai descrivendo tue sensazioni, cosa mi rappresenta? Che vuol dire che i limiti creano meraviglia? QUALI MOVIMENTI? Della camera? Di Bergson? Una spiegazione pls
un uragano in cui amore e sesso diventano quasi indistinguibili, in cui la passione è così tanto un qualcosa di puramente cinematografico e immaginario da non avere delle necessità scenografiche di distinzione, comprese allucinazioni da funghetti
Mi devo ricredere, sto tizio a quanto pare non scopa, o non ama la sua tipa, o, molto più probabile vista l'acne della tizia, sacchetto in testa e via, in quale cristo di parrocchia scopare con la propria amata è divisibile dall'amore? Gli altri 3/4 di frase non riesco manco a commentarli, non so cosa voglia dire, sono frasi sparate a caso, da un tizio che pensa di essere cool perché ascolta i Death Grips e quindi con una poseraggine allucinante parla di allucinazioni da funghetti, che manco il talebano con la gimmick del #ne*romeme. Ma, serio, sta recensione pare un sermone come gli ultimi film di Malick, ma almeno con Malick magari possiamo credere a un minimo di vissuto, perché sto verginello borghese ci parla della distinguibilità tra sesso e amore e videoclip e flusso di coscienza e Storia e non-storia?
c’è la sua doppia lotta con il mondo, da una parte la ricerca di una chiusura in una coppia e dall’altra la ricerca di un posto nel mondo della musica e dell’arte
Una vera ribelle insomma (i due punti qualche volta non farebbero male)
una sessualità che, forse anche perché omosessuale, Malick non ha mai forse mostrato in maniera così libera, così poco pudìca e trascendentale
Mi piace l'inciso "forse anche perché omosessuale" vicina a "in maniera così libera" e "poco trascendentale". In che mondo l'omossessualità sarebbe un concetto immanente? Ora, mi si vuol far credere che Malick, novello Musella, ha cancellato il gender, ok, ma filma la scena lesbo perché scena lesbo quindi in che modo avrebbe cancellato la trascendentalità se "forse anche perché omosessuale"?
Ricordiamo che Malick è nato nella New Hollywood, e da ciò possiamo far partire due parentesi che toccano due grandi capolavori di questa corrente i cui gioielli dimenticati a volte compongono i tasselli più importanti. Il primo di questi paragoni può riferirsi proprio a questa resa delle relazioni interpersonali, all’eguale chimica che si ritrova in ogni coppia e in ogni rapporto, quasi a voler creare un’idea di un amore esistenziale senza tempo, universale, privo di limiti: Un sogno lungo un giorno (1982) di Coppola, con il suo ben definito quadrilatero amoroso, pone al suo centro un amore totalizzante, ma i due partecipanti a questo amore hanno comunque intense relazioni amorose con altri personaggi che non vengono messi in cattiva luce dall’attento sguardo del regista. L’altro paragone è invece scenografico, ed è legato all’ambientazione del festival musicale, che riecheggia uno dei film più celebrati e importanti della New Hollywood, Nashville (1975) di Robert Altman. Entrambi capolavori senza tempo del grande passato del cinema statunitense, entrambi film sull’America e sulla descrizione del suo popolo, della sua falsità, delle sue costruzioni, entrambi film molto controllati e costruiti (in particolare quello di Coppola), non viscerali e improvvisati come il film di Malick, e soprattutto entrambi film che si muovono “di canzone in canzone”, senza avere i ritmi di un musical ma scandendo il mondo stesso del cinema come un mondo che si muove musicalmente, che finisce e ricomincia ogni volta che finisce e ricomincia un brano musicale. Malick, insomma, si affida al cinema, forse per la prima volta nella sua carriera, costruendo insomma la sua estetica a partire da qualcosa che lo ha ispirato, a qualcosa di preesistente. Forse giusto The Tree of Life e Voyage of Time, prima, si rifacevano a 2001: Odissea nello spazio (1968), ma in maniera implicita, sottocutanea. Song to Song non parla di uno sceneggiatore come faceva Knight of Cups e quindi non riflette sul/nel cinema, ma rimane un film colmo di schermi proiettanti, in cui anche si ricrea un qualche folle e tremendo senso di apnea a partire dal demoniaco e cosmologico montaggio con il quale Malick fuoriesce dal film, immergendosi in Ménilmontant (1926) di Dimitri Kirsanoff, mediometraggio capolavoro del cinema muto e dell’Impressionismo Francese. Quindi si può dire che Song to Song è il film di Malick più estremo, quello che più si applica al cinema per distruggerne i limiti, con meno ambizione universalistica rispetto a The Tree of Life ma con più iconoclastia, più umanità. L’indefinizione della narrazione si sposa però con questa definizione degli spazi relazionali, con Fassbender antagonista fragile, la Portman psicolabile, le varie drammaturgie che si cannibalizzano l’un l’altra in maniera sin troppo concreta per una stilizzazione invece così astratta, danzante, in cui alla fine spunta pure una citazione a Cantando sotto la pioggia (1952) – che trovate qui sopra. Il mondo-cinema dunque finisce per essere così, per far sbucare le proprie luci più superficiali e più profonde in uno snodarsi figurativo ed emotivo – quello che conta è la raffigurazione e l’immedesimazione in essa, la comunicazione più di ciò che è comunicato, l’idea di un universo filmico così semplice eppure così fluviale, così indipendente, libero, viscerale.
Questo pezzo, insomma, non sapevo, insomma, dove spezzarlo, lo metto tutto, insomma, e manco lo commento, insomma, sono nomi campati, riscrittura della storia, insomma, del cinema e del cinema di Malick che non so, insomma, da dove provengano, non ci sono riferimenti nè spiegazioni quindi, insomma, perché dovrei stare lì a commentare? "Malick, insomma, si affida al cinema, forse per la prima volta nella sua carriera", ma è indipendente.
Rimangono soli Rooney Mara e Ryan Gosling, in uno spazio vuoto e immenso come la radura in cui comincia Knight of Cups, o come i deserti tunisini di Chott el-Djerid (1979) di Bill Viola
Sicuramente cita Bill Viola, sì.
Soli che si baciano, che si amano, purificati in uno spazio cinematografico limpido. Ed è di nuovo La rabbia giovane, l’uomo e la donna, la New Hollywood e la Nouvelle Vague, la catarsi di una semplicità devastante, un ritorno, una conclusione
E mo da dove sbuca la nouvelle vague? Oh mio dio. Comunque che conclusione sarebbe senza la scomparsa dall'immagine dell'uomo?
un filone che si conclude separandosi da The Tree of Life, diventando esperienza pura, postmoderna e tragicomica, fasulla e onestissima, viscerale e, alla fine dei conti, essenziale. Che sia un ritorno alla New Hollywood?
Bene. Rendiamoci conto che sto imbecille sta cercando di dar peso a una massa di fascisti. La New Hollywood onestissima, ma nel precedente film non diceva l'esatto opposto? Ma ste cose non hanno peso e per questo anche il più minchione di tutti può trasfigurarle come cazzo gli pare
E ci si rivolta contro la struttura del cinema, ci si rivolta per immagini, contro la narrazione senza dimenticare la narrazione. E, quando ci s’innamora, nonostante i dubbi spesso rimangano a livello razionale, ogni parola, anche quando sono tante, sembra scomparire, perdere significato, dissipandosi nel vento. E a questo punto lasciamoci andare, di canzone in canzone.
Sì, sta dando peso a un fascista, bene.
Mi spiace ma niente reaction alla rece di Twin Peaks oggi, magari lunedì, ma, veramente, ho già passato un'ora terribile a grattarmi la testa per le frasi senza senso di sto imbecille che è un anno che continua quotidianamente a scrivere articoli senza un punto, senza un riferimento bibliografico, con termini rubati qua e là dai peggiori circoletti hipster o fascistizzando quelli del Cazzin, non si regge. Sto tizio è la peggio sinistra, la peggio medietà, il peggio nichilismo e questo nichilismo e questa medietà è il vero problema della "crisi dell'immagine"