Allargo un po' il discorso, sperando che ci sia voglia di discutere e non di fare polemica.
In primo luogo
pingumen96 ha scritto:Dopo 20 anni di Berlusconi tra l'altro.
Il cosiddetto ventennio berlusconiano non esiste.
E' un periodo che va dal 1994 (“la discesa in campo”) fino al 2013, cioè la fine del bipolarismo e l'inizio della fase di trasformazione dell'assetto politico italiano.
Sono 19 anni in cui a farla da padrone è stato il tentativo di costruire un bipolarismo dell'alternanza, voluto e ricercato.
Berlusconi ha governato in questi 19 anni in 4 governi (1994, 2001-2006, 2008-2011) per un totale di circa 9 anni.
La sinistra ha governato in questi 19 anni in 5 governi (1996-2001 e 2006-2008) per un totale di circa 7 anni e spiccioli.
Ci sono poi stati numerosi governi cosiddetti tecnici. Il governo Dini, in carica dal '94 al '96 per un anno e mezzo aveva nel PDS la sua principale forza di maggioranza.
Il governo Monti, in carica dalla fine del 2011 al 2013 aveva sia il PD che Forza Italia tra le sue forze di maggioranza.
Tutto si può parlare tranne che di ventennio berlusconiano, tranne come espressione giornalistica per indicare quella fase storica in cui Berlusconi ha avuto molti incarichi di governo e la sinistra ha governato alternativamente a lui.
Successivamente ci sono altri 5 anni di governi PD (Letta, Renzi, Gentiloni), ma non rientrano nel “ventennio” perchè siamo già in una fase diversa.
Ora qui il problema non è se la sinistra ha o meno commesso degli errori (santo cielo, persino un personaggio squalificato e squallido come D'Alema ha fatto autocritica rispetto ai governi Prodi e ai suoi e all'innamoramento per il blairismo).
Il problema è che nel ventennio della cosiddetta seconda repubblica la sinistra ha fallito ogni sua occasione di essere reale alternativa di governo, di essere reale governo progressista.
Invece ha sempre governato in nome di un astratto principio di “responsabilità” e senza fare nemmeno una delle cose progressiste che stavano nei suoi programmi e che stavano nel suo consenso elettorale diffuso (le 35 ore, le pensioni, il reintegro della scala mobile dei salari, l'investimento sul welfare, una vera tassa patrimoniale progressiva sui salari a crescere).
Al contempo ha fatto invece enormi regali ad altre parti sociali (è di Prodi la più grande riduzione della storia delle tasse sui profitti d'azienda, non di Berlusconi).
I primi a subirne le conseguenze sono stati gli alleati di estrema sinistra del centrosinistra.
“La Sinistra Arcobaleno” registrò per la prima volta nella storia l'esclusione della sinistra radicale dal parlamento, pagando l'abbraccio mortifero col governo Prodi e la condivisione delle sue responsabilità con dirette esperienze di minstero, viceministero, sottosegretariato ecc ecc ecc.
Ora pensare che 19 anni di politica, di economia, di fatti sociali nazionali ed internazionali non abbiano nessuna ricaduta sul presente è davvero ingenuo.
C'è un fatto che va sottolineato. Nel 2013 si rompe l'alternanza.
Il PD veniva dall'ultima elezione vinta nel 2006 e da Berlusconi distrutto dagli scandali e dai processi e dalla Lega devastata dai suoi processi, dal trota, dai diamanti. (infatti la Lega nel 2013 prese il 4%, 1 milione e spiccioli di voti).
Eppure Italia Bene Comune si fermò a 11 milioni di voti, dove L'Unione ne aveva presi 19 milioni.
Dove Uniti nell'Ulivo aveva preso 12 milioni di voti (32%), il PD ne prese 8 milioni (25%).
Il M5S al debutto ne prese altrettanti 8 milioni (sempre 25%).
Su questo voto incidono due elementi.
Nel 2008 inizia la crisi economica.
Nel pieno della crisi e con ancora una parte di resistenze sociali in campo (la FIOM contro Marchionne, l'enorme corteo del 15 Ottobre 2011 a Roma) il PD ha scelto... di suicidarsi.
E' una scelta di campo che viene in tutta coerenza con l'esperienza del governo Prodi precedente.
Il PD scelse di non fare niente per essere una forza di sinistra.
Sarebbe stato sufficiente andare ad elezioni nel 2012 e fare quelle due o tre cose di sinistra per uscire a sinistra dalla crisi (la patrimoniale, le 35 ore e via discorrendo).
Il gruppo dirigente del PD (e a cascata quello della CGIL) invece ha deciso di subordinarsi a Monti e ha favorito un tentativo di uscita a destra dalla crisi (Fornero, pareggio di bilancio in costituzione).
Imbucato questo tunnel non c'è ritorno indietro.
Oggi lo scenario è dominato da ipotesi di soluzione tutte reazionarie e di destra.
Da un lato la pressione dell'establishment europeo, dei mercati ecc ecc e dall'altro il becerume reazionario e populista di Salvini e Di Maio.
Certo di fronte allo scenario attuale ciascuno è libero di sperare in ciò che vuole. Che tolto il dente tolto il dolore e che fra cinque anni l'anomalia populista sia passata o quello che vuole.
Ma rimuovere le responsabilità soggettive a sinistra della situazione attuale non spiega niente della situazione in cui siamo, rilancia illusioni e adatta il proprio sguardo allo spostamento a destra del quadro complessivo.