heatbreakerkid ha scritto:
Non credi però che ci sia molta gente ormai incapace di immedesimarsi? E che cerca di sopperire con l'analisi e la minuziosità a questa carenza?
Sicuramente sì. Io non sono del partito "Internet è il male del wrestling", ma sicuramente questo approccio diverso alla disciplina qualche "mostro" (o ibrido, se vogliamo) lo ha creato. Credo però fondamentalmente che il problema vada ricercato in ciò che il prodotto offre oggi. Insomma, se n'è già discusso mille volte, ma ribadirlo non è mai male: perché io ad oggi, sabato 8 gennaio 2011, dovrei tifare Tizio piuttosto che Caio. In WWE o in TNA che sia, intendiamoci, non è un discorso pro-parte. Una volta riuscivi ad immedesimarti in Dusty Rhodes perché portava sul ring una realtà degli anni '80. E c'era anche DiBiase a fare da controparte. Nel 1996 nacquero Austin e la sua controparte McMahon, che erano uno spaccato della società.
Oggi chi è Ziggler? Chi è Sheamus? Chi sono AJ e Joe? Non a caso sono i personaggi ancora fortemente caratterizzati a funzionare. Penso a Cena, estremamente odiato perché rappresenta il personaggio del buono a tutti i costi che non piace più, perché nella società di oggi troppo "fittizio" (chessò, mi viene in mente di contro Il Cavaliere Oscuro e tutti i film in cui il protagonista viene analizzato in profondità). Alla società non piace più il conflitto tra bene e male, perché è impensabile che questa guerra risulti ancora reale in una compagine sociale dove ci si può nascondere dietro un "bel faccino" su qualsiasi Social Network e in realtà essere tutt'altro genere di persona.
Non esistono persone buone o persone cattive. Solo persone. Sono le loro azioni che le redono buone o cattive, ma rimangono comunque punti di vista. Un uomo che uccide un altro uomo è cattivo. Ma se nell'equazione introduci una variante, racconti allo spettatore che l'uomo che è stato ucciso aveva a sua volta ucciso il figlio del suo assassino, allora quell'uomo diventa un eroe nel suo stesso errore. Sono tutti meccanismi che noi diamo per scontati perché sono scontati.
L'analisi minuziosa (se non viene usata con intelligenza, attenzione) coglie questi difetti di narrazione, coglie maggiormente il "piattume" di un canovaccio abusato. Più che sopperire, in questo caso direi che accentua maggiormente questa mancanza. Ed è da qui che nascono tutti quei post che inneggiano alla volontà di "tornare bambini" come unico modo per potersi nuovamente immedesimare nello spettacolo. Senza rendersi conto che è ciò che hanno sempre fatto e non è un loro "difetto di fabbricazione", ma un errore di chi propone quel tipo di show.
Quando mi capita di leggere le valutazioni di uno show Indy e leggo tra le righe l'entusiasmo di chi lo ha guardato e si è divertito, mi viene da piangere a pensare di non poter avere lo stesso effetto all'interno di un prodotto completamente diverso (quello Major) in grado però potenzialmente di dare lo stesso grado di emozioni. Non per questo vedo nei loro commenti un atteggiamento "mark".