Fratello ma che sono sti toni? Cos'è che ti scalda così tanto esattamente? E soprattutto, dov'è che qualcuno ha scritto "mi sento in colpa a guardare la WWE"? Dario ha semplicemente scritto, in quello che successivamente lui stesso ha definito uno sfogo, che certe volte gli viene da pensare di essere "parte del problema" se supporta la WWE. E io (che non seguo la WWE, e che quindi non mi sento particolarmente coinvolto dalla questione) lo trovo un pensiero non così assurdo, semplicemente perchè per anni abbiamo apprezzato un prodotto che era stato creato seguendo i dettami di un uomo rivelatosi della peggior specie, e che quindi in retrospettiva un po' di amaro in bocca lo può lasciare. E gli esempi di questo genere abbondano: per citare nuovamente la questione Savile, che non conoscevo fino a pochi giorni fa e mi ha colpito molto, come ti saresti sentito se fossi stato un fan dei suoi programmi, una volta uscita la verità su quello che aveva fatto nella sua vita privata? Non è una domanda retorica eh, ognuno può reagire in maniera diversa e in base alla propria sensibilità. Io probabilmente mi sarei sentito molto scosso. Ma si tratta comunque di una questione estremamente complessa, a cui spesso molti di noi rispondono in maniera ipocrita: io, in primis, continuo ad ascoltare e ad amare i Crystal Castles nonostante il duo si sia sciolto a causa delle accuse di molestie di Alice Glass nei confronti di Ethan Kath. Però non nego che la fruizione del prodotto per me è leggermente cambiata: è difficile non pensare a quello che stava dietro alle loro canzoni, ora che so cosa succedeva nella loro vita privata.
Per rispondere agli altri: i soldi non c'entrano nulla. Non sono così stupido da pensare che i quattro spicci che abbiamo speso per comprare i PPV della WWE o per l'iscrizione al Network possano mai avere spostato nulla. E' una questione che ha esclusivamente a che fare con l'apprezzamento per un prodotto che scaturisce da una testa evidentemente malata, e che comunque per tanto tempo ha attivamente contribuito alla formazione di un certo immaginario (le divas erano oggetti sessuali e niente più, non penso serva chissà quale fine analisi sociologica per stabilirlo). Dunque niente di strano che qualcuno si possa sentire ogni tanto un po' turbato.