Mystogan ha scritto:
A questa domanda mi piacerebbe rispondesse qualcuno dei vari studiosi di psicologia che abbiamo qua sul Forum (tipo Kirk).
Aggiungo che non voglio far trasparire alcuna superioritá morale tra me e i drogati di WWE, essendo stato in passato a mia volta drogato di WWE, non ho la sfacciataggine per redarguire altre persone.
Posso solo consigliare di non aver paura a mollare un prodotto che non piace, il mondo é pieno di alternative.
Inizio col dire che "perché la gente continua a fare cose che non dovrebbe fare?" è una domanda un pochettino enorme, a cui molta gente MOLTO più intelligente e più istruita di me ha provato a rispondere senza troppo successo, il massimo che posto offrire è la mia opinione e non risposte certe.
Quindi se volete uscirne con qualche certezza in più posso solo dire che ci sarà un giorno in cui avremo capito cos'è esattamente che ci fa stare bene, ma non è questo il giorno, immaginatevelo doppiato da Pino Insegno.
Allora: inizio col fare un assunto che è una specie di "atto di fede" che sta alla base di qualunque sovrastruttura scientifica, ovvero che esiste un certo limite oltre il quale alla domanda "perché?" si può rispondere solo "per caso".
Per cui se la domanda di base è "perché The Inquisitor continua a vedere sta roba se deve solo incazzarsi?", la risposta più vicina alla verità che posso darti è "per caso".
Quindi per dare una risposta "vera" devo per forza allargare sia un parametro "l'attore", sia l'altro "l'azione", e capire cosa di essi vogliamo sapere. Infatti, partiamo dalla domanda.
"perché cazzo la gente continui a seguire un prodotto che secondo loro fa cacare."
La risposta è la cosa più simile a un atto di fede che la scienza abbia mai fatto. Perché, sostanzialmente, è l'unica risposta che ha senso, ed è la risposta che può essere usata per qualunque domanda del tipo "perché Tizio fa Cosa?". Ovvero: "perché, gli piace.". O meglio, "perché nelle sue particolari condizioni è la sua opzione migliore".
Ovvero, si assume che un comportamento volontario venga assunto perché lo stato in cui la persona si trova mentre lo è esegue sia il più desiderabile possibile rispetto a tutte le restrizioni che la sua situazione comporta (restrizioni che possono andare dal "in questo momento devo fare una cosa che mi faccia guadagnare del denaro" a "in questo momento devo fare una cosa che mi intrattenga" a "in questo momento devo fare una cosa che renda la mia parete colorata di blu: esatto, pitturare") e che sono decise da milioni di miliardi di variabili per cui si dice "per caso".
Tutto questo pippone per dire che? Che l'unica risposta che ha senso è che vedere wrestling che, secondo il loro stesso giudizio, sia di qualità pessima, sia una situazione in realtà, almeno nelle date circostanze in cui sono le persone mentre lo fanno, desiderabile. Ovvero lo fanno perché qualcosa in quest'attività dà luogo a una situazione piacevole.
Dunque: di cosa si tratta?
Le mie migliori ipotesi sono due: una legata al sistema della ricompensa nel cervello, l'altra invece di natura più specificamente "psicologica".
La prima: è stato provato tramite EEG che alcune reazioni che di solito cataloghiamo come "negative" facciano attivare anche il sistema di ricompensa, reazioni come, in particolare, lo sdegno e l'offesa. Dunque: provare sdegno e offesa, oltre alle esperienze negative che di solito fanno provare, danno anche in parte sensazioni positive, ovviamente questo succede più in certe persone che in altre.
Perché? Sdegno e offesa sono sensazioni legate all'autostima e alla percezione del sé. L'esistenza di qualcosa che ti sdegna implica che tu abbia, in qualche modo, una statura morale a cui qualcuno/qualcosa non ha risposto adeguatamente.
La seconda: sappiamo che il parametro con cui il cervello umano è più a suo agio nel giudicare è la
frequenza, che da un punto di vista evoluzionistico ha un senso: basandomi solo sulle situazioni che vivo e sui risultati che posso cognitivamente apprezzare in genere ho tutte le informazioni che mi servono per condurre una vita normale.
Ma questo non è un buon modo per analizzare la verità, non è una roba che dico io (è abbastanza famoso l'esempio del tacchino induttivista di Bertrand Russell, insomma).
Il problema è che la nostra "centrale", il cervello, pensa che lo sia, e le situazioni in cui una data volta abbiamo provato piacere vengono automaticamente assunte a situazioni in cui "si prova piacere". E si cerca di ripetere quest'esperienza. È un legame molto difficile da distruggere, poiché uno "stato piacevole" è il risultato della connessione di molte situazioni allo stesso momento, ed è difficile replicare lo stesso stato solo un'altra volta, figurarsi all'infinito. Ma allo stesso momento questo è stampato nel nostro cervello come la nostra migliore ipostesi per raggiungere lo stesso stato.
Per cui restiamo intrappolati in abitudini obsolete o che ormai hanno ben poco significato.
Spero di essere stato quanto più chiaro possibile, mi rendo conto che 'sta roba è un casino e ci sono più domande che risposte.