TOPIC UFFICIALE - Ultimo film visto o rivisto #2
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Re: TOPIC UFFICIALE - Ultimo film visto o rivisto #2
Pareri su Requiem For a Dream?
Personalmente ho adorato la regia di Aronofsky e tutto il lato tecnico. La trama mi ha intrattenuto per quasi tutto il film e gli attori hanno fatto il loro. Leto non mi è dispiaciuto. La Burstyn mi ha fomentato parecchio, davvero splendida.
Personalmente ho adorato la regia di Aronofsky e tutto il lato tecnico. La trama mi ha intrattenuto per quasi tutto il film e gli attori hanno fatto il loro. Leto non mi è dispiaciuto. La Burstyn mi ha fomentato parecchio, davvero splendida.
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Re: TOPIC UFFICIALE - Ultimo film visto o rivisto #2
L'ho amato e continuo ad amarloMrER ha scritto:Pareri su Requiem For a Dream?
Personalmente ho adorato la regia di Aronofsky e tutto il lato tecnico. La trama mi ha intrattenuto per quasi tutto il film e gli attori hanno fatto il loro. Leto non mi è dispiaciuto. La Burstyn mi ha fomentato parecchio, davvero splendida.
Ok ti ringrazio, lo vedrò presto alloraKanyeWest ha scritto: Che é bellissimo e che per apprezzarlo va visto senza aspettarsi GoT o Tolkien, Steam scrisse un bel post tempo fa citando la critica del Cazzin ma non c'ho voglia di ricercarlo
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Re: TOPIC UFFICIALE - Ultimo film visto o rivisto #2
The Square
Durante un'intervista una giornalista (Elizabeth Moss) chiede al curatore del museo di spiegargli un testo che pare girare intorno a sè stesso ("From non-site to site, from non-exhibition to exhibition"), il curatore gli dà una banale spiegazione d'arte concettuale che sembra ben poco c'entrare col testo. Cosa ci dice la prima scena di The Square? Della trivialità dell'arte contemporanea? O della trivialità dei discorsi attorno all'arte? La Moss perplessa accetta comunque la spiegazione e conclude l'intervista. Dovrebbe questo significare il servilismo e l'ignoranza del giornalismo o si sta semplicemente guardando troppo oltre? Forse per giungere al pensiero di questa scena bisogna iniziare a pensare in modo più semplice, questo ci permetterà poi di concepire il film non (solo) come satira sull'arte, bensì sull'uomo e sulla sua posizione nel Cosmo, per dirla schelerianamente. Il personaggio della Moss (soggetto 1) dice di aver trovato questo testo scritto da non si sa bene chi (soggetto 2) sul sito del museo curato dall'intervistato (soggetto 3). Tre soggetti, tre mondi, nessuno conosce l'altro, come si può pensare di giungere alla conoscenza del significato della frase? La giornalista annuisce, s'adegua alla verità datagli dal curatore, ma dove sta questa verità? Nell'arte concettuale? Nel testo stesso? O è solo un'idea del curatore? Queste domande non sono poste esplicitamente, neanche mostrate espressivamente, ci s'adegua a quel che si vede e ci s'adegua a pensare che quella definizione sia stata posta solo come satira sui discorsi sull'arte, ecc. Ma pure se manca nell'immagine ciò non toglie che quella domanda Östlund la pone. La domanda precedente riguardava la competitività e la mercificazione dell'arte, la stessa intervista serve a promuovere il museo, il curatore è più o meno costretto a trovare una risposta banale, adegua la risposta al target. La giornalista s'adegua alla risposta, ha fiducia in quel che dice il curatore, ma dove riposa questa fiducia? D'altronde l'ha appena conosciuto, sono due mondi diversi e il testo manco è del curatore. Per tutto il film questa domanda non è nè posta esplicitamente nè mostrata espressivamente, eppure Östlund la pone di continuo e vediamo il curatore cercare di dare fiducia a chiunque (dalle figlie ai mendicanti, passando, ovviamente, per gli artisti). Nella prima scena lo vediamo dare fiducia al pensiero dello scritto anonimo nella speranza che abbia un senso, ha fiducia nell'uomo, ma dove sta l'uomo? L'uomo sta nella verità, non fosse così, non pensasse di dire il vero, l'avrebbe bollata come stronzata. O forse si sta adeguando e per non umiliare un proprio collaboratore ha inventato tutto, allora l'uomo sta nel falso? Il curatore non conosce chiaramente il discorso da cui proviene quel pensiero e s'adegua a discapito della verità del suo collaboratore. Ma chi ci dice a questo punto che il collaboratore fosse nel vero? Non sappiamo manco chi sia. Allora l'uomo, ogni uomo, sta nel falso per adeguarsi, o è forse la verità come adaequatio che non basta? Manca l'uomo, la verità o il concetto umano di verità? Manca l'uomo, l'arte o il concetto umano d'arte? I concetti umani dove stanno rispetto all'uomo? E l'arte rispetto all'uomo? Per tutto il film queste domande non sono nè poste esplicitamente nè mostrate espressivamente, eppure Östlund le pone di continuo. Dove le pone? Nelle scene, ma non davanti all'uomo cosicchè l'uomo possa rispondere ad esse, reagire in modo immediato, adeguarsi al proprio stato esistentivo e così confortarsi. Le scene sono situazioni in cui questi e tanti altri interrogativi spuntano qua e là, dove? In mezzo. Il compito dell'uomo non è più dominare il significato totalizzante dell'opera, ma, semplicemente, cercare di cogliere questi interrogativi dove spuntano qua e là. Perchè questo? Perchè l'uomo non è Dio, nè lo abbisogna, l'uomo abbisogna solo della radura così da errare. Che vuol dire questo? Che la verità non è totalizzante, che Dio esiste solo se lo creiamo cosicchè ci ponga dinnanzi alla radura dove il pensiero umano viene indirizzato al suo compito, l'essere interrogante. L'uomo è l'essere interrogante che erra nella radura della verità la quale verità non è una totalità nè è un'adaequatio, ma giusto un qualcosa che si lascia intravedere nella radura in cui si erra. Cosa ci dice Östlund nella prima scena? Tre soggetti sono nella radura e cercano la verità, un collaboratore la cercava una sera mesi fa e scrisse un testo che non si sa bene cosa significhi, gli altri due soggetti errano nella stessa radura, intravedono qualcosa, adeguano quel che vedono cosicchè l'audience sia contenta. Dov'è la verità? Non c'è, nell'azione d'adaequatio la verità sparisce, non si può interpretare dal nulla. L'uomo erra ed errando inciampa. Non dice il falso, inciampa perché non vede, inciampa perché i mondi non si conoscono e le parole posson voler dire tutt'altro. Inciampa perchè cammina, inciampa perché si prende il rischio di errare. La fiducia stessa è un rischio. L'artista rischia creando, lo spettatore rischia guardando. La fiducia che si dà al regista è un rischio, ma l'insoddisfazione spettatoriale che si può provare sta nel regista? O sta nello spettatore che non riposa nel vero di ciò che pone il regista? La provocazione non è un'aggressione, o, almeno, non sempre. La provocazione è un'aggressione solo nel momento in cui il regista si pone sopra allo spettatore per dominarlo, ma ciò sta nel pensiero del dominio dell'uomo sull'ente e della verità come adaequatio, cioè nel cogitare comune. E' dal cogitare comune che nasce l'umanismo nolaniano dell'uomo dominatore della scienza e della storia. L'umanismo di Östlund pone l'uomo come essere interrogante che si-dà alla provocazione per errare, per stare nel vero nel rischio, sempre presente, dell'inciampo. Tutto il film racconta di inciampi sociali in cui è mostrato il riposo nel non-vero dell'uomo. Ma Östlund provoca perché solo nell'arrischiamento della fiducia si giunge al vero dell'arte. Solo attraverso una spettatorialità capace di attivare i discorsi presenti in mezzo all'opera si può iniziare a errare. The Square è il cinema dell'avvenire.
Filmografia di Östlund
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The Square
Durante un'intervista una giornalista (Elizabeth Moss) chiede al curatore del museo di spiegargli un testo che pare girare intorno a sè stesso ("From non-site to site, from non-exhibition to exhibition"), il curatore gli dà una banale spiegazione d'arte concettuale che sembra ben poco c'entrare col testo. Cosa ci dice la prima scena di The Square? Della trivialità dell'arte contemporanea? O della trivialità dei discorsi attorno all'arte? La Moss perplessa accetta comunque la spiegazione e conclude l'intervista. Dovrebbe questo significare il servilismo e l'ignoranza del giornalismo o si sta semplicemente guardando troppo oltre? Forse per giungere al pensiero di questa scena bisogna iniziare a pensare in modo più semplice, questo ci permetterà poi di concepire il film non (solo) come satira sull'arte, bensì sull'uomo e sulla sua posizione nel Cosmo, per dirla schelerianamente. Il personaggio della Moss (soggetto 1) dice di aver trovato questo testo scritto da non si sa bene chi (soggetto 2) sul sito del museo curato dall'intervistato (soggetto 3). Tre soggetti, tre mondi, nessuno conosce l'altro, come si può pensare di giungere alla conoscenza del significato della frase? La giornalista annuisce, s'adegua alla verità datagli dal curatore, ma dove sta questa verità? Nell'arte concettuale? Nel testo stesso? O è solo un'idea del curatore? Queste domande non sono poste esplicitamente, neanche mostrate espressivamente, ci s'adegua a quel che si vede e ci s'adegua a pensare che quella definizione sia stata posta solo come satira sui discorsi sull'arte, ecc. Ma pure se manca nell'immagine ciò non toglie che quella domanda Östlund la pone. La domanda precedente riguardava la competitività e la mercificazione dell'arte, la stessa intervista serve a promuovere il museo, il curatore è più o meno costretto a trovare una risposta banale, adegua la risposta al target. La giornalista s'adegua alla risposta, ha fiducia in quel che dice il curatore, ma dove riposa questa fiducia? D'altronde l'ha appena conosciuto, sono due mondi diversi e il testo manco è del curatore. Per tutto il film questa domanda non è nè posta esplicitamente nè mostrata espressivamente, eppure Östlund la pone di continuo e vediamo il curatore cercare di dare fiducia a chiunque (dalle figlie ai mendicanti, passando, ovviamente, per gli artisti). Nella prima scena lo vediamo dare fiducia al pensiero dello scritto anonimo nella speranza che abbia un senso, ha fiducia nell'uomo, ma dove sta l'uomo? L'uomo sta nella verità, non fosse così, non pensasse di dire il vero, l'avrebbe bollata come stronzata. O forse si sta adeguando e per non umiliare un proprio collaboratore ha inventato tutto, allora l'uomo sta nel falso? Il curatore non conosce chiaramente il discorso da cui proviene quel pensiero e s'adegua a discapito della verità del suo collaboratore. Ma chi ci dice a questo punto che il collaboratore fosse nel vero? Non sappiamo manco chi sia. Allora l'uomo, ogni uomo, sta nel falso per adeguarsi, o è forse la verità come adaequatio che non basta? Manca l'uomo, la verità o il concetto umano di verità? Manca l'uomo, l'arte o il concetto umano d'arte? I concetti umani dove stanno rispetto all'uomo? E l'arte rispetto all'uomo? Per tutto il film queste domande non sono nè poste esplicitamente nè mostrate espressivamente, eppure Östlund le pone di continuo. Dove le pone? Nelle scene, ma non davanti all'uomo cosicchè l'uomo possa rispondere ad esse, reagire in modo immediato, adeguarsi al proprio stato esistentivo e così confortarsi. Le scene sono situazioni in cui questi e tanti altri interrogativi spuntano qua e là, dove? In mezzo. Il compito dell'uomo non è più dominare il significato totalizzante dell'opera, ma, semplicemente, cercare di cogliere questi interrogativi dove spuntano qua e là. Perchè questo? Perchè l'uomo non è Dio, nè lo abbisogna, l'uomo abbisogna solo della radura così da errare. Che vuol dire questo? Che la verità non è totalizzante, che Dio esiste solo se lo creiamo cosicchè ci ponga dinnanzi alla radura dove il pensiero umano viene indirizzato al suo compito, l'essere interrogante. L'uomo è l'essere interrogante che erra nella radura della verità la quale verità non è una totalità nè è un'adaequatio, ma giusto un qualcosa che si lascia intravedere nella radura in cui si erra. Cosa ci dice Östlund nella prima scena? Tre soggetti sono nella radura e cercano la verità, un collaboratore la cercava una sera mesi fa e scrisse un testo che non si sa bene cosa significhi, gli altri due soggetti errano nella stessa radura, intravedono qualcosa, adeguano quel che vedono cosicchè l'audience sia contenta. Dov'è la verità? Non c'è, nell'azione d'adaequatio la verità sparisce, non si può interpretare dal nulla. L'uomo erra ed errando inciampa. Non dice il falso, inciampa perché non vede, inciampa perché i mondi non si conoscono e le parole posson voler dire tutt'altro. Inciampa perchè cammina, inciampa perché si prende il rischio di errare. La fiducia stessa è un rischio. L'artista rischia creando, lo spettatore rischia guardando. La fiducia che si dà al regista è un rischio, ma l'insoddisfazione spettatoriale che si può provare sta nel regista? O sta nello spettatore che non riposa nel vero di ciò che pone il regista? La provocazione non è un'aggressione, o, almeno, non sempre. La provocazione è un'aggressione solo nel momento in cui il regista si pone sopra allo spettatore per dominarlo, ma ciò sta nel pensiero del dominio dell'uomo sull'ente e della verità come adaequatio, cioè nel cogitare comune. E' dal cogitare comune che nasce l'umanismo nolaniano dell'uomo dominatore della scienza e della storia. L'umanismo di Östlund pone l'uomo come essere interrogante che si-dà alla provocazione per errare, per stare nel vero nel rischio, sempre presente, dell'inciampo. Tutto il film racconta di inciampi sociali in cui è mostrato il riposo nel non-vero dell'uomo. Ma Östlund provoca perché solo nell'arrischiamento della fiducia si giunge al vero dell'arte. Solo attraverso una spettatorialità capace di attivare i discorsi presenti in mezzo all'opera si può iniziare a errare. The Square è il cinema dell'avvenire.
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Re: TOPIC UFFICIALE - Ultimo film visto o rivisto #2
Ho visto "Il Settimo Sigillo" di Bergman (1957)
Non credo di avere la competenza per stilare giudizi tecnici approfonditi, ma mi è piaciuto tanto tanto
A parte i temi della morte, della fede, del dubbio che ho sempre adorato approfondire, mi ha colpito anche perchè sinceramente aveva alcune inquadrature o sequenze che mi sembravano molto più moderne del '57 (se è una cazzata ditelo)
Non credo di avere la competenza per stilare giudizi tecnici approfonditi, ma mi è piaciuto tanto tanto
A parte i temi della morte, della fede, del dubbio che ho sempre adorato approfondire, mi ha colpito anche perchè sinceramente aveva alcune inquadrature o sequenze che mi sembravano molto più moderne del '57 (se è una cazzata ditelo)
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Re: TOPIC UFFICIALE - Ultimo film visto o rivisto #2
Confermo quanto detto da Ivo su The Square, la scena iniziale caratterizzata anche dall'evidente imbarazzo dell'intervistatrice (frenesia, fogli che cascano a terra, qualche tentennamento alla prima domanda) rappresenta benissimo quell'incomunicabilità presente in tutto il film spesso rimarcata anche con arguta ironia (la press-conference é decisamente indicativa).
Fantastico.
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Re: TOPIC UFFICIALE - Ultimo film visto o rivisto #2
"saw legacy".
Temevo peggio,alla fine l'ho trovato migliore rispetto ai precedenti dal 4 in poi.
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- Myles Kennedy
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Re: TOPIC UFFICIALE - Ultimo film visto o rivisto #2
Lo scrivo qui nel caso.
Sta per uscire (penso il 17 novembre) un documentario su Jim Carrey che interpreta Andy Kaufman in Man on the Moon (e a quanto pare anche fuori dal film).
C'è il trailer che sembra interessantissimo e Jim dice che i produttori non hanno voluto fino alla fine che uscissero queste scene inedite.
Nel caso vi interessasse si chiama Jim e Andy.
Sta per uscire (penso il 17 novembre) un documentario su Jim Carrey che interpreta Andy Kaufman in Man on the Moon (e a quanto pare anche fuori dal film).
C'è il trailer che sembra interessantissimo e Jim dice che i produttori non hanno voluto fino alla fine che uscissero queste scene inedite.
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Re: TOPIC UFFICIALE - Ultimo film visto o rivisto #2
Lo vedrò sicuramente (nel duemilacredici, ma lo vedrò!) in quanto sono un grande estimatore di Carrey e ho apprezzato molto Man on the Moon.Myles Kennedy ha scritto:Lo scrivo qui nel caso.
Sta per uscire (penso il 17 novembre) un documentario su Jim Carrey che interpreta Andy Kaufman in Man on the Moon (e a quanto pare anche fuori dal film).
C'è il trailer che sembra interessantissimo e Jim dice che i produttori non hanno voluto fino alla fine che uscissero queste scene inedite.
Nel caso vi interessasse si chiama Jim e Andy.
Avevo già sentito alcuni aneddoti su Carrey proprio riguardo la lavorazione del film, per cui questo sarà sicuramente interessante.
- KanyeWest
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Re: TOPIC UFFICIALE - Ultimo film visto o rivisto #2
In The Mood for Love, molto bene i riferimenti al mondo occidentale e l'universalizzazione del dramma privato dei due protagonisti, consigliatissimo.
Mi sono anche fatto la filmografia essenziale di Buster Keaton, sebbene il suo surrealismo manchi di quella componente psicanalitica tipicamente europea (si legga Buñuel) rimane un gigante ed un innovatore come pochi tra tutta la corrente melesiana. Ritengo comodamente Sherlock Jr. la sua opera migliore, peccato mi sia perso il suo restauro accanto a The Kid lo scorso anno
Mi sono anche fatto la filmografia essenziale di Buster Keaton, sebbene il suo surrealismo manchi di quella componente psicanalitica tipicamente europea (si legga Buñuel) rimane un gigante ed un innovatore come pochi tra tutta la corrente melesiana. Ritengo comodamente Sherlock Jr. la sua opera migliore, peccato mi sia perso il suo restauro accanto a The Kid lo scorso anno
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Re: TOPIC UFFICIALE - Ultimo film visto o rivisto #2
auguri per la tua morte, mi è piaciuto, horror divertente e lei è molto f..brava.
- Yourself is Steam
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Re: TOPIC UFFICIALE - Ultimo film visto o rivisto #2
Non fare il Rauco, non è ontologico.KanyeWest ha scritto:corrente melesiana
Sul resto, guarda il bicchiere mezzo pieno, non hai buttato soldi su un Chaplin, ritienilo un gesto antifashista
- Yourself is Steam
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Re: TOPIC UFFICIALE - Ultimo film visto o rivisto #2
Veloce overview delle migliori cose viste a Torino:
Rey (Niles Atallah) delirio oltre-omistico anti-statalista basato sulla vita di Tounens, stiloso, lisergico e metafisico come un Lisandro Alonso, pecca nella divisione in capitoli che indirizza troppo la sceneggiatura
Al di là dell'uno (Anna Marziano) meraviglioso saggio sulle connessioni tra amore, violenza e movimento
The Disaster Artist (James Franco) appassionato tributo al miglior film di sempre
The Death of Stalin (Armando Iannucci) una puntata di Veep allungata ma molto divertente
Napalm (Claude Lanzmann) sguardo imparziale sulla Nord Corea che sfocia in un intimo racconto d'amore, abbastanza sorprendente per essere Lanzmann
Tesnota (Kantemir Balagov) dramma cupo e soffocante come di tradizione russa, un po' già visto ma azzecca i toni emotivi e le prestazioni attoriali
The Reagan Show (Pettengill & Velez) divertente riflessione sulla connessione tra politica e spettacolo, in Italia ne abbiamo avuti un botto del genere sul Berlusca quindi non è granchè originale
Le rêve de Nikolay (Maria Karaguiozova) riscoperta di un'impresa anti-totalitarista dimenticata
A fábrica de nada (Pedro Pinho) dramma sociale che si lascia apprezzare per la pretenziosità dei discorsi e la volontà di parlare ancora di Marx e Capitale, ma visivamente sul generis e dioboia 3 ore
Edizione molto deludente, inaccettabile togliere le sale del Lux
Rey (Niles Atallah) delirio oltre-omistico anti-statalista basato sulla vita di Tounens, stiloso, lisergico e metafisico come un Lisandro Alonso, pecca nella divisione in capitoli che indirizza troppo la sceneggiatura
Al di là dell'uno (Anna Marziano) meraviglioso saggio sulle connessioni tra amore, violenza e movimento
The Disaster Artist (James Franco) appassionato tributo al miglior film di sempre
The Death of Stalin (Armando Iannucci) una puntata di Veep allungata ma molto divertente
Napalm (Claude Lanzmann) sguardo imparziale sulla Nord Corea che sfocia in un intimo racconto d'amore, abbastanza sorprendente per essere Lanzmann
Tesnota (Kantemir Balagov) dramma cupo e soffocante come di tradizione russa, un po' già visto ma azzecca i toni emotivi e le prestazioni attoriali
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A fábrica de nada (Pedro Pinho) dramma sociale che si lascia apprezzare per la pretenziosità dei discorsi e la volontà di parlare ancora di Marx e Capitale, ma visivamente sul generis e dioboia 3 ore
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Re: TOPIC UFFICIALE - Ultimo film visto o rivisto #2
I miei amici stanno organizzando per andare a vedere al cinema domani "Assassinio sull'Orient Express", qualcuno che l'ha visto? Consigliate di andare?ù
Io ancora non ho dato risposta, non so se andare
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