Allora, io mi chiamo SaintJust. Quindi un romanzo sulla Rivoluzione Francese deve essere bello per forza.
Ok, non è sempre vero. Ma questo sì, è bello.
Lo stile dei Wu Ming, per quanto studiato ed attento (per la ricostruzione storica dei personaggi e per la filtrazione dei messaggi) scrivono in modo fluido che è un piacere. E le ottocento pagine (comprensive di "appendici storiche") dell'Armata dei Sonnambuli scorrono via che è un piacere (forse anche troppo, ma uscivo con le ossa rotta da un Saramago).
La storia in sé va dal 21 Gennaio 1793 (con la morte del Capeto) e si protrae, con una serie di personaggi (di cui il più memorabile è l'attore/supereroe italiana Leo e la sanculotta Marie) fino a 3 anni dopo, lo stesso 21 Gennaio (con i Termidoriani al potere).
Ciò che affascina di più del racconto è il contesto più che i personaggi (che, a parte i due sopracitati, risultano abbastanza odiosi). Una rivoluzione svuotata da ogni didascalismo scolastico, ma immersa in una atmosfera fantastica e grottesca ma, incredibilmente, reali (e chi lo avrebbe detto che la Parigi sanculotta aveva il suo supereroe?).
Gli autori, si vede, simpatizzano per la sanculotteria (specialmente per le donne, terribili ma fedeli all'ideale della rivoluzione più dei corrotti/corruttori maschi), che è descritta nel linguaggio rozzo e brutale nei suoi chiacchericci nel quartiere di Sant' Antonio. La riflessione generale, guarda un po', ricorda il Terrore come un'occasione persa e dimenticata nel bagaglio culturale occidentale che, all'epoca, non usava tanto gli -ismi come ideali (rimando a questo articolo
http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=984" onclick="window.open(this.href);return false; ).
E poi, tutto è teatro in questo romanzo. Un po' come la vita reale. Ed i Wu Ming lo hanno capito e ne hanno tratto le conseguenze (prendendosi licenze che, se non si conosce la storia, paiono un po' fantasy LOL).
Insomma...
Viva la Rivoluzione e Viva le donne di Sant'Antonio.