Aaron Kirk ha scritto:Uh appena c'ho una mezz'oretta ti rispondo bene che il Chievo in questi anni ha e ha avuto giocatori molto sottovalutati e vale la pena parlarne.
In poche parole graze a molta applicazione e specialsti, giocatori tattici che non sono molto forti ma hanno una o due caratteristiche che mandano in tilt le squadre.
Ecco la mezz'oretta libera.
Parto un attimo dalla risposta breve ma giusta di chris4 un poco più sopra:
christian4ever ha scritto:Maran è un allenatore preparato che ha dato un'identità forte e peculiare alla squadra. Giocano in modo particolare e sono difficili da affrontare, ma allo stesso tempo il loro calcio richiede un dispendio psicofisico fuori dal normale.
Le domande che vengono fuori una volta accettate queste info sono molte, ma sostanzialmente si riducono a: come fa sta squadra di cadaveri a tenere tutti e correre come un branco di gnu ogni partita?
Momento dati: il Chievo è puntualmente una delle squadre col dato più alto di chilometri percorsi su 90 minuti ogni campionato, oltre che la squadra con l'età media più alta dei primi 5 campionati in Europa.
È anche una delle squadre col più alto numero di falli nel campionato, dato che sorprende se pensiamo che non è una squadra che pressa né che difende in maniera aggressiva uomo su uomo (le squadre di Gasp spesso fanno entrambe le cose e infatti si ritrovano spesso ai primi posti della classifica, per fare un esempio meno strano).
È attualmente al primo posto in Serie A per fuorigioco e una delle prime per gol segnati su colpo di testa - questi dati ci serviranno dopo per vedere come attaccano. Cose che fanno pensare a una squadra molto fisica e aggressiva e verticale, tutte cose che il Chievo è solo fino a un certo punto.
In pratica quello che dovrebbe restituire l'immagine più fedele possibile, ovvero la raccolta di dati, ci dipinge una squadra completamente diversa da quella che vediamo in campo. La definizione migliore che ho per il Chievo è che è una trappola, e che quando te lo ritrovi davanti è quasi impossibile capire cosa succederà.
Il segreto sta in una serie di fattori che il Chievo s’è costruito con un lavoro molto attento della società e ovviamente col lavoro in panchina di Maran.
Innanzitutto ha un gruppo di calciatori che negli anni è cambiato molto poco e solo ultimamente sembra essersi spompato, gruppo che società e allenatore hanno fatto in modo di cambiare il meno possibile.
Perché proprio questi calciatori? Il Chievo è composto per la maggior parte da calciatori con una buona capacità di leggere il gioco e agire di conseguenza. Può sembrare una battuta, ma è una squadra che si muove tanto ma corre poco: hanno fasi di pressing per lo più reattive quando l’altra squadra non è in pieno controllo del pallone, ovvero hanno effettuato un passaggio rischioso, hanno sbagliato un controllo, hanno fatto un retropassaggio verso il portiere, roba così. In tutto il resto delle situazioni, usano un 4-3-1-2 o un 4-4-2 in fase difensiva. Il 4-3-1-2 a un primo sguardo può sembrare una scelta molto offensiva, ma, con i due attaccanti abbassati sulla linea del trequartista a schermare le linee di passaggio e il centrocampo a rombo usato come gabbia per chiudere il centrocampo avversario (davvero, a volte lo circondano letteralmente), con la squadra compattate in posizione bassa e centrale, si rivela efficace grazie anche al lavoro di copertura dei due terzini, su cui torniamo fra un attimo perché sono due vecchietti che meritano una pacca sulla spalla.
Il centrocampo è strutturato con due interni di grande corsa, nel best case scenario sono Hetemaj e Castro, capaci entrambi di portare palla in transizione e non farsi saltare nell’1vs1, entrambi discretamente intelligenti nei movimenti senza palla, Castro riesce a non soffrire neanche in lunghe fasi di difesa posizionale, Hetemaj è più portato ad aggredire e sono entrambi molto fallosi.
Dietro di loro Radovanovic, bravissimo a mantenere la posizione ed equilibrare il centrocampo quando la squadra si allunga in transizione.
Infatti, la difesa raramente si alza, visto che i centrali sono pachidermi e c’hanno 120 anni a capa, e per difendere in transizione negativa usano la corsa degli interni, che riescono a rincorrere e sono forti a contrasto, l’abilità nel posizionamento e la concentrazione di Radovanovic e quando il pallone si alza, i due centrali sono molto alti e abili nel gioco aereo (come lo sono anche Radovanovic, Cacciatore e Castro) e, quando non devono difendere molto spazio (in quel caso basta un attaccante normodotato per buttarsi il pallone avanti e saltarli come birilli), vista la stazza e la notevole intelligenza tattica & esperienza accumulata, sono anche buoni nell’1vs1.
I due terzini partono sempre molto bassi, sono molto restii ad andare a contrasto e di solito cercano di accompagnare l’azione sulle fasce per portare gli avversari a crossare fuori ritmo, visto che con la difesa posizionata è difficile segnare al Chievo in questo modo, e già il cross di per sé è poco efficiente come arma offensiva.
I due attaccanti, che siano Pucciarelli, Inglese, Meggiorini o anche Pellissier e Paloschi quando c’era, sono attaccanti particolarmente dediti alla fase difensiva e al sacrificio, sempre decisamente sopra la media del ruolo per forza a contrasto e ricerca degli stessi in fase difensiva.
Passiamo alla fase offensiva, qui si applica ancora la definizione che ho dato prima: trappola. Generalmente partono con un lancio o una transizione dopo un pallone conquistato, spesso in posizione comunque piuttosto bassa.
Radovanovic non è proprio un calciatore tecnico, ma è più che discreto nel gioco lungo e si tratta comunque di soluzioni collaudate. Ha diverse soluzioni: Inglese serve principalmente da appoggio perché è molto forte sia a contrasto che nei duelli aerei ma non è molto bravo nel tenere palla per far salire la squadra, quindi o la riceve e la scarica subito verso un compagno (idealmente Birsa) o fa da esca per attirare un difensore mentre la palla va a qualcun altro.
Il concetto di “esca” è fondamentale nella fase offensiva del Chievo: in genere si trovano ad affrontare squadre tecnicamente e atleticamente superiori alla loro: non possono contare sull’1vs1 di qualche giocatore, come di solito fanno le piccole. Quindi grazie ai movimenti senza palla e alcune soluzioni che fra un pochino elenco fanno in modo di avere quante più opzioni di passaggio riescono ad avere contemporaneamente, anche sulla stessa linea, infatti ricorrono spessissimo al velo per sorprendere i marcatori.
Alcuni calciatori hanno nel proprio set di movimenti alcune soluzioni che le difese fanno fatica a leggere: Cacciatore, che tutti conosciamo e amiamo perché esulta come un coglione, riesce a eseguire puntualmente una traccia interna fra la fascia e il mezzo spazio che lo porta sul lato corto dell’area da cui esegue cross più semplici ed efficaci che se fosse sul fondo, e più complicati da chiudere perché ovviamente è più vicino e le difese hanno meno tempo per organizzarsi, movimento interno che in Italia non fa quasi nessun terzino e che si sposa con la naturale tendenza di Birsa ad allargarsi sulla fascia destra per rientrare o crossare (o appunto fornire un passaggio per la traccia interna di Cacciatore), ed è una situazione che per molte difese è complicata da leggere.
Castro è un interno ottimo sia per guidare una transizione (ha anche una discreta abilità in dribbling) che per concluderla, altro set di caratteristiche che in Italia pochissimi possiedono, che se uniamo alla forza nel gioco aereo e all’applicazione difensiva ne fanno un lavoratore eccezionale oltre che una seria minaccia sia quando attacca il lato debole che quando è lui stesso a guidare l’attacco, nonostante abbia un tiro che dire merdoso è fargli un complimento.
Il tutto è ovviamente innescato da Birsa, trequartista molto portato al passaggio chiave (è a 2,1 passaggi chiave a partita, al 10 posto in Serie A) e molto bravo nell’offrire assist su punizione, che è una delle armi offensive della squadra.
Cazzo ho scritto troppo.