Dark Horse ha scritto:Sono ignorante in materia, ma la IndyCar Series sarebbe come la Formula 1?
non proprio.Possiamo dire che è la controparte americana della F1 perchè le due serie sono accomunate dal fatto di utilizzare vetture a ruote scoperte, dopodichè le affinità storiche finiscono qui perchè le origini sono ben distinte e il campionato IndyCar, che ha cambiato spesso nel corso degli anni denominazione e organizzatore, nasce comunque ben prima della creazione ufficiale del mondiale di F1. Da sempre il campionato fa riferimento alla corsa più importante d'America che è la Indianapolis 500, della quale costituisce una sorta di prolungamento su più tappe. Oggi più che mai Indianapolis è il faro che guida le corse a ruote scoperte, una vittoria a Indy a livello di prestigio vale anche più del campionato, che però è più probante per capire il valore dei piloti. Tecnicamente IndyCar e F1 hanno differenze che storicamente dipendono dalle due impostazioni del campionato. La F1 (almeno nella sua concezione originale) è la tecnologia al servizio delle corse. Cercare di andare il più veloce possibile con ogni mezzo. In IndyCar la velocità delle vetture è tenuta in debita considerazione ma ci sono altri fattori: si corre su piste più varie e spesso sconnesse, le corse sono più fisiche (sorpassi e contatti sono più frequenti) anche perchè le neutralizzazioni con la pace car danno spesso modo ai piloti di confrontarsi direttamente. Per questo motivo le gare sono mediamente più spettacolari, che è uno degli obiettivi di queste corse. In America il pubblico è la cosa più importante, e le gare sono strutturate per intrattenerlo, pur senza far venire meno l'aspetto sportivo. Sostanzialmente una F1 è molto più leggera e agile, la sua velocità in curva negli stradali è molto superiore grazie all'enorme carico generato dalle ali. Un IndyCar invece è concepita per soddisfare più aspetti. Deve andare veloce ma anche essere resistente e costare relativamente poco. Una F1 tende ad essere quindi più reattiva e a sgusciare dalle curve molto più velocemente. Un'Indycar è più pesante e per certi aspetti difficile. La F1 è una specie di super kart, rigidissima e incollata. L'IndyCar è più morbida, scivola molto di più, va guidata di forza, il pilota può davvero metterci del suo. Un pilota di talento in IndyCar emerge sempre, in F1 non è detto, ci sono innumerevoli variabili in gioco, molte delle quali fuori dal tuo controllo (sia tecniche che, purtroppo, politiche ed economiche). Enorme differenza poi, l'IndyCar corre su stradali, cittadini, aeroporti, ovali. La F1 non corre sugli ovali, spesso snobbati dagli europei. A prima vista le corse su ovali possono sembrare semplici ma richiedono talento, coraggio e, salvo qualche rara eccezione (Montoya, Mansell), esperienza. Chiedere a Will Power, l'anno scorso imbattibile sugli stradali che ha perso il titolo sugli ovali. Personalmente preferisco l'IndyCar per il tipo di gare, più divertente, più vero, più concreto. Non si sta a parlare di alette e alettine, gomme soft o super soft e ca**ate varie. I piloti non sono dei super vip intoccabili, è tutto molto più accessibile e hanno una personalità, non sono lì solo per portare in esposizione marchi. La competizione tra piloti e squadre è esaltante e migliora di anno in anno anche se a vincere ultimamente son sempre gli stessi (team Penske e Ganassi). Adoro le corse su ovali, una volta che ne capisci la logica non tene stacchi. Purtroppo dal 1996 con la scissione dell'IndyCar originale in due serie antagoniste, CART e IRL, la ruote scoperte in America, una volta padrone del panorama motoristico, hanno vissuto un crollo della popolarità in favore della Nascar, categoria in cui corrono vetture a ruote coperte quasi esclusivamente su ovali, oggi il secondo-terzo sport più seguito degli USA. Questo ha portato a un'emorragia di sponsor e risorse dalle ruote scoperte. Nel 2008 le due serie si sono riunite, ma le condizioni di ristrettezza economica hanno da tempo obbligato al regime di monomarca Dallara-Honda, che di fatto vige dal 2006. Monomarca che è cessato lo scorso anno con l'arrivo dei nuovi telai Dallara e l'arrivo di Chevy e Lotus (la casa "inglese"in realtà ha fatto più dannidella grandine.basta chiedere a Jean Alesi per conferma) come motoristi. Puoi capire quindi che tecnicamente passi avanti dal 2003 se ne sono fatti pochi. Se della F1 apprezzi la ricerca tecnologia, quale poi dato che non potendo toccare altro si lavora solo di aerodinamica, forse l'IndyCar non ti soddisferà. Se invece cerchi una serie dove si corre punto e basta, allora ti sentirai più a tuo agio qui. La nuova vettura è più leggera e ha dei motori turbo con potenza variabile dai 550 cv (ovali) ai 750 (sugli stradali). Il telaio è costruito dalla Dallara ma le squadre potranno creare i proprio body kit, quindi il corpo vettura con relativa aerodinamica. Sui casini regolamentari, non succederà mai e non è mai successo anche quando la battaglia tra case era feroce (fine anni '90), che il campionato rimanesse sub judice per mesi o ci fossero infinite polemiche su particolari insignificanti. Un'altra cosa a vantaggio dell'IndyCar, non si corre nei tilkodromi. Tutte le piste sono difficili, belle e fanno pagare gli errori. Purtroppo, non posso tralasciare questo aspetto che stona con quanto detto fin'ora. Il periodo economico difficile e il confronto con la Nascar, hanno portato a situazioni poco simpatiche per "puristi" come il sottoscritto. In IndyCar, per favorire lo spettacolo e i sorpassi, è proibito piazzarsi all'interno in frenata per difendere la posizione. Il conflitto con la Nascar, proprietaria di fatto di molti ovali, sta rendendo difficile all'Indycar l'inserimento in calendario di un numero sufficiente di questo tipo di circuiti, cosa che sta scontentando gli appassionati, che vivono questa situazione come un tradimento. In più, nel tentativo di continuare la timida espansione iniziata da qualche anno, la dirigenza tende a scegliere i tracciati che garantiscono maggiore esposizione per gli sponsor e soprattutto maggiore afflusso di pubblico, lasciando però da parte piste fantastiche, in parte migliori di quelle che hanno un posto fisso in calendario. Altro motivo di malcontento tra gli appassionati. In definitiva, l'IndyCar è in una fase di transizione. Si cerca di crescere, e per farlo si deve cercare di coinvolgere pubblico nuovo, ma nel farlo si rischia di scontentare i fan storici. Siamo comunque lontani dalla scandalosa deriva che ha visto la F1 trasformarsi, da campo di prova per la genialità dei tecnici e il coraggio dei piloti, in ridicola serie di processioni con sorpassi pilotati, dove la gara è l'ultima delle preoccupazioni di almeno metà del loro dorato paddock. L'IndyCar o si ama o si odia, non credo esistano mezze misure. Se ne capisci lo spirito e ti abitui alle sue particolarità (pace car, strategie, ovali ecc) non potrai farne a meno. Guarda qualche gara, ovali e stradali, e fatti un'idea. Poi si tratta anche di vedere le gare giuste. Come è normale che sia puoi beccare corse fantastiche o noiose.
spero di aver soddisfatto il tuo interesse.
Se a te interessa sapere qualcosa anche riguardo ai protagonisti diciamo che team e piloti top sono:
Penske Racing: è la squadra che ha vinto di più nella storia delle corse americane, sia in termini di campionati che di 500 miglia di Indianapolis. Corrono anche in Nascar e l'anno scorso hanno vinto il titolo. Roger Penske è il proprietario e fondatore, la squadra è nata negli anni sessanta, ha corso e vinto anche nei prototipi e a metà anni '70 anche in formula uno, vincendo la corsa in Austria nel '76 con John Watson. I piloti confermati sono Will Power ed Helio Castroneves. Power, australiano, è il pilota più forte e veloce sugli stradali, ma è ancora poco a suo agio sugli ovali e questo gli è costato gli ultimi tre campionati, tutti persi all'ultima gara in condizioni rocambolesche. Castroneves, brasiliano, è uno dei veterani della serie. Un pilota completo che insegue la sua quarta vittoria a Indianapolis (eguaglierebbe il record) ma non ha mai vinto il titolo, un po' per sfortuna un po' per sua inconsistenza cronica.
Target Chip Ganassi Racing: la squadra che negli ultimi 15 ha lanciato la sfida alla Penske come team di riferimento. Per loro hanno vinto Vasser, Zanardi, Montoya e recentemente Dixon e Franchitti. Organizzazione tecnica perfetta, piloti eccellenti, ogni anno portano sempre a casa qualcosa. Dal '96 hanno vinto 9 titoli e 4 Indy500. Almeno come Indy siamo lontani dalle 16 di Penske ma piano piano... I piloti sono Dario Franchitti e Scott Dixon. Franchitti, 38 anni, scozzese di origine italiana, ha vinto tre titoli di fila dal 2009 al 2011 (più uno nel 2007 col team Andretti) e 3 Indy500, compresa quella del 2012. E' un pilota molto veloce, assolutamente versatile dopo anni di esperienza e molto concreto, sbaglia pochissimo anche se l'anno scorso ha avuto un'annata difficile, Con Castroneves è l'unico che frena col piede destro. Dixon, neozelandese, ha corso per quasi tutta la carriera con Ganassi, ha vinto due titoli e una 500 miglia. Forse il pilota più talentuoso, sbaglia pochissimo, è efficace in ogni tipo di circuito, specie negli stradali permanenti. Riesce quasi sempre a portare il miglior risultato possibile a casa ed è abilissimo nel risparmiare carburante. è però incredibilmente sfortunato, cosa che gli è costa almeno gli ultimi due titoli.
Andretti Autosports: squadra risorta l'anno scorso dopo molte stagioni in cui non hanno lottato per il titolo. Hanno dominato la metà del decennio precedente con i motori Honda, vincendo tre titoli e due Indy500. La squadra originale, quella con cui Jacques Villeneuve ha vinto tutto nel '95, è stata totalmente acquisita da Michael Andretti nel 2010. Schierano tre vetture per: Ryan Hunter Reay, James Hinchcliffe e Marco Andretti. Hunter Reay, americano, è il campione in carica. Un pilota molto forte sui cittadini/stradali ma che col tempo si è scoperto grande interprete anche degli ovali. Anche lui molto solido e veloce, ha vinto 4 corse nel 2012 battendo Power all'ultima gara. Per anni ha raccolto quello che poteva ma alla prima occasione di acchiappare il titolo non se l'è fatto sfuggire. James Hinchcliffe, canadese, è uno dei volti nuovi della serie. Estremamente popolare tra i fan, è alla terza stagione, l'anno scorso è partito alla grande ma si è un po' spento nel finale. è atteso ad una prova di consistenza. Marco Andretti, nipote di Mario e figlio di Michael, pilota di talento che non ha ancora capito come farlo fruttare per portare a casa risultati. Due vittorie all'attivo e una Indy500 persa in volata al debutto nel 2006. Deve dimostrare di meritare un volante in un top team.
Tra gli altri segnalo Tony Kanaan, veterano brasiliano che corre nel team KV Racing, pilota completo che sta faticando in qualifica ma in gara è sempre redditizio e tra i più spettacolari, specie nelle ripartenze. Seppur sempre grande protagonista, non ha mai vinto Indianapolis. Simon Pagenaud è stato il miglior debuttante nel 2012, ha sfiorato diverse vittorie ed è considerato un contendente al titolo per il 2013. Corre per l'ex pilota Sam Schmidt. Tra i protagonisti ci sarà anche Sebastien Bourdais, 4 volte campione ChampCar, con una vettura del team di Jay Penske, figlio di Roger.
Tra le piste, ovviamente Indianapolis è la più importante. Poi altri eventi prestigiosi sono Long Beach (cittadino), Fontana(super speedway) (corsa di 500 miglia che chiude la stagione), Pocono (ovale di oltre 2.5 miglia che ritorna quest'anno dopo più di 20 anni d'assenza) e Milwaukee, ovale corto di un miglio, una delle piste più vecchie del mondo. Appuntamenti storici sono anche il cittadino di Toronto e il permanente di Mid Ohio. L'unica corsa fuori dagli States si svolge in Brasile, nel cittadino di San Paolo.